lunedì 24 giugno 2013

laboratori, fiumi e kabuki

I laboratori teatrali, stage, corsi di aggiornamento, che cosa strana. Cose che ripeto e ripeto e mi piace anche ripetermi. Anni 70/80 gente che girava il mondo o anche solo l'europa e l'italia , poi magari finiva a meditare in qualche paese dell'India. Il nuovo teatro, la nuova danza stavano scoppiando, wow i trampoli l'acrobatica il training, il corpo è mio tocca pure. La mia fortuna , e io ero fra quelli che schifo le scuole di teatro borghesi di merda, a non disperdermi fra troppi rivoli è stato un progetto a Bologna che si chiamava “maestri e margherite”. Senza dovermi spostare troppo, i grandi maestri della scena mondiale erano li a disposizione di un piccolo gruppetto fanatico di giovanotti e giovanotte, di cui anche io e Marco facevamo parte, che volevano mettersi in gioco e in scena. Duri determinati senza un attimo di tregua, allievi e maestri. Una grande scuola soprattutto di disciplina. Marco per esempio era stato allievo del primo corso internazionale di teatro kabuki tenuto dalla compagnia più importante di Kabuki che c'è in giappone. Che a me il teatro e la danza orientali piacciono , ma l'idea di dovere fare pari pari quello che facevano loro, senza dovere dare il mio contributo di estrosa genialità, mi deprimeva. Infatti hanno preso Marco e non me. Porca miseria se mi è scocciato. Per me l'idea del laboratorio non era seguire pari pari le idee del maestro, si impararle, ma poi obbligatoriamente rivederle in base al proprio corpo personalità e vissuto. Dopo anni e dopo mesi di gavetta e lavoro questo si duro ( tutti i giorni lavoro sul corpo e sulla voce dalle 8 di mattina fino alle 8 di sera. Piccole pause per pipì e panino). Eravamo giovani, eravamo disperati, eravamo orgogliosi senza se e senza ma. E senza soldi o qualcuno che ci proteggesse le spalle in caso di caduta. I primi laboratori nelle scuole di S.Lazzaro, Imola, comuni limitrofi a Bologna. A me piacevano, per Marco era uno sforzo inaudito, però anche li, abbiamo imparato molto. E ci hanno permesso di sopravvivere senza cadere nelle lusinghe del teatro mercato attore scritturato. Iniziavamo ad essere notati e corteggiati. Allora era la rabbia, la voglia di essere diversi, la voglia di raccontare storie diverse, era la miseria più cupa e senza speranze. Marco un giorno mi aveva detto, non ce la faccio più, getto la spugna e torno a casa mia. E allora di notte ho iniziato a lavorare per una idea di drammaturgia e regie, mie. Ora non se ne ricorda nessuno,ma abbiamo scardinato un pochino le regole. Il primo spettacolo che abbiamo portato a santarcangelo era vicino più alla danza che al teatro e parlava dei suicidi dei cassaintegrati. Avevamo fatto prima spettacoli bellini senza storia né futuro. Ci ha stupito il successo. A questo punto, avevamo già abbandonato il lavoro nelle scuole e lavorato a Imola a diversi laboratori per adulti, il nostro primo vero grande laboratorio , dedicato a Genet e alla costruzione di uno spettacolo sul “diario di un ladro”
. Laboratorio si durissimo, non volevo creare letteratura, ma sentimenti sensazioni forti, poesia. Metà dello spettacolo era in verticale con gli attori che danzavano su corde. Anch'io danzavo il mio tango sulla mia corda, avevo una paura boia, ma danzavo. Laboratorio duro con molti ragazzi e ragazze già professionisti, uno ora è un danzatore importantissimo, volevo dare il massimo chiedevo il massimo. Litigate furiose, me ne vergogno un pochino ora. Però era vita, era sudore, era sangue, era la nostra giovinezza che davamo. Poi tante cose, il gruppo si è sfasciato, cioè ho detto basta non ce la faccio più. Però è stato bello. Poi un po' di giri come attori professionisti noleggiati da altri, poi tante vicende. Sono stato corteggiato per progetti importantissimi, però ho sempre avuto la possibilità di dire no se non ne ero convinto. E questa è una fortuna, avere la possibilità di dire no. Poi ancora tante cose e anche in giro per il mondo. Ho ripreso laboratori quando abbiamo iniziato a gestire il teatro di Romanengo. Il primo laboratorio tantissimi del genere brutti sporchi e cattivi (scherzo) però qualche volta la sera a casa mi mettevo a piangere. Lontani dai fighetti del dams bolognese, o dai nostri amici che ci si vedeva sempre ai festival, parlo delle Curino, i Vacis, i Baliani, i Manfredini e tutti gli altri ora famosissimi, mi chiedevo ma cosa ci sto a fare qua. E mi sono accorto che il teatro , anche se è il tuo, non è una scienza perfetta perchè devi fare i conti con le persone. Qua operai muratori, contadini, insegnanti, impiegati, alcuni non sapevano leggere decentemente , non potevo metterli in imbarazzo , allora davo il testo a casa. Poi anche la provincia ha scoperto i laboratori e qua un profluvio di offerte. A volte con effetti disastranti perchè non è raro il caso di persone che hanno fatto un corso uno nella propria vita , ma decidono da soli che sono bravi e possono insegnare. Ho fatto laboratori per anni, a volte buoni a volte non andati benissimo. Poi in giro per l'italia laboratori entusiasmanti con giovani attori. E ricordo sempre un laboratorio per i giovani attori di koreja a Lecce e un laboratorio massacrante , perchè andavo avanti e indietro, a Verona. Massacrante , ma che porto ancora nel cuore. Poi la vita i sentimenti le idee evolvono. Ho fatto per esempio tanta acrobatica, da giovane, ma negli ultimi dieci anni … infatti poi ero ingrassato. Di pari passo con i laboratori chiaramente il lavoro di drammaturgia e di regia. Più di dieci anni fa l'idea delle camminate poi degli spettacoli sul fiume, l'idea era quello di un sogno, in cui entri, sei attore e spettatore e ogni tanto i miei giovanotti del laboratorio me li portavo al fiume e lavorare nell'acqua controcorrente, si, può essere sfiancante , ma ti apre mondi nuovi. Poi tante cose, troppe cose. Improvvisamente poi un giorno mi è arrivata una opportunità, strana ma entusiasmante. Marco e un dirigente del parco Adda avevano elaborato un laboratorio per me , prima avevo detto no, purtroppo dico sempre no al primo approccio, poi Marco mi aveva detto pensaci. Era una laboratorio sull'analisi del corpo e i comportamenti in cui potevo mettere assieme quelle cosine che sapevo di teatro, sociologia e antropologia.
Avevo detto no, ma poi mi sono entusiasmato, mi sono preparato per un mese. Il laboratorio era in valle Imagna e gli allievi dai 30 ai 50 anni, praticamente tutti quadri della Lega. Io ero abbronzato, bello con la mia faccia da straniero, loro all'inizio mi guardavano un po' strano come io fossi arrivato da chissà quale mondo. Ho dato tanto , alla fine del laboratorio molti mi hanno messo il braccio sulle spalle, una signora mi ha anche abbracciato. Ma ho imparato tanto, che per esempio si può e si deve dialogare. Per ritornare ai laboratori propriamente teatrali, una volta ero in crisi e sono stato ore a parlare con Cesar Brie, a proposito del comportamento di alcune persone. Lui sereno, drastico, tranquillo: “buttali fuori”. Con Cesar ho un bel rapporto , anche se negli ultimi anni mi evitava, lui toro io vergine e gliel'avevo combinata grossa. Ci ha fatto invitare al più importante festival dell'america latina, con il nostro Caravaggio, ci aveva fatto la traduzione in spagnolo. Saranno stati i vaccini, sarà stato il panico di quelli brutti, ma pochi giorni prima della partenza ho iniziato a stare male, Marco mi sta odiando ancora, e non siamo andati. Cesar toro, io della vergine, non mi ha parlato per anni. Poi l'anno scorso ci siamo rivisti, vabbè lo spettacolo era bello, lui sempre bravo, gli ho chiesto scusa e mi ha abbracciato, poi ha iniziato a lamentarsi che sua moglie lo aveva abbandonato. Ma porca miseria Cesar ne hai abbandonate tante tu, ora per una che ti abbandona lei. Mi ha guardato e sorriso e ha continuato a lamentarsi. Ti adoro Cesar. Cesar è l'unica persona con cui sono riuscito realmente a confrontarmi sul lavoro dell'attore e sulle persone che ti accompagnano per un pezzo di vita. Dicevo che il primo laboratorio importante a bologna, litigate su litigate e se qualcuno mi faceva il pazzo, diventavo più pazzo di lui. Poi non ho avuto più voglia di litigare, oddio qualche volta è successo. Mi è anche successo di dire alle persone , no per favore stai a casa tua. E non perchè uno non riusciva a fare un esercizio, ma per l'arroganza o per il sentirsi già bravi e arrivati oppure per le zizzanie che creavano all'interno del gruppo. Sei onesto con le persone se fai non solo quello che sai fare e cerchi di farlo al meglio, ma anche se fai ciò che ami fare. Non puoi pretendere l'impossibile, pretendi solo quello che una persona può dare cercando di fare capire che a volte è solo la paura a farti tirare indietro. Di una cosa ho bisogno, di una motivazione forte, se non c'è questa motivazione cerco di scoraggiare le persone. Credo di essere l'unico teatrante al mondo che cerca di scoraggiare le persone a frequentare un laboratorio. Magari molti di meno, però alla fine mi ritrovo gente che spaccherebbe il mondo. Questo laboratorio ultimo sta creando diverse curiosità, la maggiorparte di chi vorrebbe partecipare è ancora indecisa, io a tutti dico, non sarò io a toglierti le indecisioni. Io voglio lavorare sulle tecniche del teatro, sul corpo, sulla voce, analizzare i comportamenti tramite la sociologia e riti dell'antropologia. Lo farò in un posto al chiuso, lo farò girando per boschi, lo farò danzando e cercando improvvisazioni dentro l'acqua. Sarà una camminata praticabile, non impossibile e credo entusiasmante. Perchè è degli entusiasmi che io ho bisogno.
Mi fa ridere questa cosa che cerco di scoraggiare le persone, giuro è vero, si forse un pochino idiota lo sono

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