sabato 28 dicembre 2019

E' morta una signora qua in paese. Una signora che conoscevo abbastanza bene e anche lei, forse un pochino troppo giovane per morire. O forse si è sempre un pochino troppo giovani per morire. Passano gli anni e ti vedi decimare le persone che ti passano accanto e aspetti il momento che succeda a te e allora ti viene il nervoso. 

Poi passano i giorni, la gente si dimentica, ma le persone direttamente coinvolte, rimane una ferita difficile da rimarginare.
C'è un'amica che due anni fa le è morto il marito, improvvisamente, così. L'ha trovato steso a terra. Ogni tanto la chiamo e la ferita è ancora apertissima e allora dico delle sciocchezze per farla un pochino ridere. L'altro giorno si parlava dei rispettivi malanni e ad un certo punto le ho detto :" tu che sei messa molto peggio di me..." e abbiamo iniziato a ridere. Ogni tanto servo anch'io a qualcosa.

Ho terminato di leggere il mio primo libro di genetica, porca miseria che fatica. Chiaramente non ricordo nomi, numeri, combinazioni, ma mi è stato utile. L'autore era stato chiaro fin dall'inizio :"non aspettavi certezze, ma solo dubbi". Infatti. E' che scopri qualcosa, ti si apre sempre qualcos'altro in un pozzo infinito che non ha mai fine. E questo diventa affascinante perchè ti spinge ad andare ancora avanti.

Non ho mai amato gli assoluti. Gli assoluti, da qualunque parte arrivino, e la troppa perfezione mi fanno paura. Io sono figlio del dubbio in senso reale e metaforico. Il dubbio ti permette di ragionare, gli assoluti no.  Una di quelle cose che ho imparato e già sapevo è che viviamo in un'epoca in cui non c'è tempo. Tutto deve essere macinato in una frazione di secondi per poi passare a qualcos'altro. Questo non ti permette il ragionamento. 

Un ragionamento ha bisogno di tempo, di interlocutori, di essere dimostrato, di essere confutato. Anche le persone hanno bisogno di tempo, per parlare, per essere amate, capite, coccolate e per essere anche piante quando le si perde. A volte ho l'impressione che questa nevrastenia da social e non solo ci faccia perdere sia l'identità che l'umanità. Anche perchè poi non stiamo parlando con qualcuno, ma stiamo parlando al vento. 
Torno a cose più banali, mi sono detto, prima di comprarmi il prossimo libro di genetica e so già quale, leggo qualcos'altro, di più leggero. Ne avevo sempre sentito parlare, non l'avevo mai letto, non è recente, mi dico leggo "il racconto dell'ancella". Non è pesante come lettura, ma alla faccia della leggerezza, però si, va letto. 


Nelle letture dei social sto preferendo i post di persone che si mettono in discussione, che parlano direttamente di sè, senza tante citazioni o condivisioni da altri, questo mi arricchisce. In questi giorni tante cose, ho un diavolo per capello, e di capelli ne ho tanti. E sono un pochino insofferente al mondo. Ne fa le spese il cane, non perchè lo tratti male figuriamoci, ma perchè capta i miei malumori e inizia pure lui a fare capricci e a sentirsi abbandonato. Per cui anche per farlo mangiare, con una mano devo tenere la ciotola , con quell'altra devo continuamente grattargli la  testa, i fianchi, la pancia. A volte invidio chi ha cani che appeni ti avvicini alla ciotola ti sbranano. Il mio mi sbrana se non sto vicino a lui .

 2019, ci avviciniamo al 2020. Per me è stato un decennio, quello appena passato, decisamente pesante, ma anche i dieci anni prima non è che siano stati molto leggeri. Se dovessi parlare con la mia amica di prima, alzerei la posta e direi che da quando sono nato è tutto pesante. 

Sempre oggi , alcuni ragionamenti di una giovane donna, mi hanno fatto pensare al ruolo difficoltoso e spesso non capito e inascoltato di una madre. E tanto per cambiare sono riuscito a sentirmi nuovamente in colpa nei confronti di mia madre. Mi dispiace di avere captato una verità che lei ha cercato di tenere nascosta per tutta la vita.  E mi dispiace anche per quell'altra madre, quella naturale che qualunque cosa sia successa, comunque, non ho mai appesantito di questioni o giudizi morali. E mi sono ricordato di come la mente possa riuscire a dimenticare, cancellare realmente dei pezzi della tua vita. Perchè non vado più avanti nella mia ricerca sulle origini? Perchè mi sono reso conto che tante persone hanno dimenticato e non ho alcun diritto a scavare facendo fuoriuscire da altri qualcosa di probabilmente doloroso. 

Ritorniamo alle sciocchezze. Ho degli amici, maschi, che amano la competizione, anche solo come gioco. Io no. Perchè perdo sempre. A volte mi sembra che anche da adulti, i maschietti abbiano sempre bisogno di tirarselo fuori (metaforicamente) per misurarselo e per fare vedere chi ce l'ha più grande. E poi non capiscono le mogli che si mettono ad urlare "basta con questa sindrome di Peter Pan". E' arrivata sera, il cane dorme e si lamenta. Vai a fargli capire che non ho nessuna intenzione di abbandonarlo: E non posso neanche concludere con un"avrei voglia di tenerezza" perchè si alzerebbe un coro di  :" sapessi noi". ciao

martedì 24 dicembre 2019

Buon natale, buone feste, buon tutto da quel di Pumenengo, paesino di neanche milleottocento abitanti, zona bassa e deriva bergamasca del fiume Oglio. Quelle dieci volte all'anno in cui il cielo è sereno, si vedono anche le montagne in lontanaza e allora ti sembra di abitare in una valle, invece è proprio bassa. C'è una chiesa parrocchiale, un santuario, una chiesina bellina chiamata  San Giorgio a due netri da casa. Non male tre chiese per mileottocento abitanti. Ma siamo nella bergamasca. 
Ci sono anche due negozietti alimentari e altri due non alimentari. Un barbiere che è il mio vicino, due parrucchiere, una farmacia, un ufficio postale brutto che apre a giorni alterni, un asilo, una scuola
elementare e  quattro bar. Se si considerano anche le frazioni, l'oratorio e il circolo degli anziani i bar diventano sette. Dicono che qua si beve, sembrerebbe di si. 
La gente è simpatica, qualche volta. Qua ti accorgi cosa sia il grugno bergamasco, ma poi due sorrisi un buongiorno, si aprono anche loro. C'è anche un castello, una pizzeria elegante e una da asporto e pure un panettiere. Poi dai c'è il fiume che è proprio bellino e tira su il morale ad un paese che non è proprio il massimo della vita. Ci sto bene, benino, la gente mi saluta, fa i complimenti al mio cane, conosco tanti, tutti conoscono me. Quando sono in giro senza cane, tanti sembrano disperati e mi chiedono come mai sono senza cane. 
C'è anche un cimitero. E pure  un prete - vorrei vedere, con tre chiese-  che non conosco e da quando mi hanno detto che colleziona presepi, non mi sta simpatico. Sarà che quando ero ragazzino sono stato in seminario e di cose che voi umani neanche immaginate ne ho viste, non è che i preti mi stiano simpaticissimi. Volevo parlare di massimi sistemi della vita e di politica, ma poi i tanti amici so tutto io stai zitto te, iniziano a dirmene di tutti i colori, allora vai con il sciocchezzaio. 
Stamattina sono riuscito a fare una bella camminata con il cane, due ore. Partiti alle sette, ritornati alle nove. Oggi pomeriggio altre due tre ore in giro, credo non si possa lamentare. 
Io sono nato e cresciuto vicino a fiumi. Il torrente Borella lassù in quel paese sperduto chiamato Piavola, e poi il fiume Savio a Cesena. E comunque da piccolo, le lavatrici non c'erano e le donne andavano dove c'era un pò di acqua o una fontana a lavare i panni. Comunque acqua sempre presente. Da piccolo in estate, io ero sempre sbolognato dai parenti perchè i miei dovevano lavorare. I primi anni da un fratello di mio padre. I loro vicini avevano quattro figlie e un maschio già grande. Le ragazze, d'estate era caldo e poi c'era la miseria giravano sempre senza mutande. Quando si andava al fiume a portare le vacche a bere e a lavare i panni loro facevano svolazzare le gonne perchè avevano caldo e la passera praticamente sempre all'aria. Mi è venuta in mente questa immagine perchè ho letto che una attrice bolognese, già attrice di Tinto Brass si candiderebbe a Bologna con la signora Borgonzoni. E magari poi ti vengono anche a parlare della famiglia tradizionale e dei valori che di solito devono avere gli altri. Dai è natale è inutile fare gli ironici o i polemici che a noi italiani ci piace vivere, altro che oltranzismi. E se la gente smettesse con le ipocrisie e avesse il coraggio dei propri sentimenti e dei desideri complessi della propria sessualità, vivremmo tutti meglio. 
Buon Natale. Io sono fortunato, ho un casino di gente che mi vuole bene e se sto sempre da solo non è per mancanze, ma per mie scelte. I natali li ho sempre vissuti male, ma adesso sono tranquillo e senza malinconie. Penso a tutte le persone care morte in questi anni, ma anche qua senza malinconie. Con un sorriso e con un grazie e con la speranza che magari da qualche parte posssano volteggiare leggeri , felici e finalmente liberi. 

Stasera mi scrivo i miei desideri. Ne ho tantissimi, ma tre urgenti neanche troppo. Li scrivo su due fogli. Uno lo metto sotto un piatto che mi farà compagnia domani ed un foglio lo metto sotto il cuscino. L'avevo letto in uno dei tanti libri di Jodorowski. Scrivi un desiderio, lascialo per tre notti sotto il cuscino, poi legalo con un nastro rosso, mettilo in un vaso, ricopri di terra e ci pianti una piantina. L'ho fatto diverse volte, non ha mai funzionato, ma è carina come idea. 
Concludo: per chi è felice va bene, chi ha le malinconie, ogni tanto fa bene mandarle via. Chi invece ha dei problemi realmente grossi o sta realmente male , un abbraccio profondo che non risolve nulla, ma sempre abbraccio è. Quindi le cose  migliori per tutti e coraggio che anche il natale finisce, poi ci sarà l'ultimo dell'anno . Oh il tempo passa e per fortuna. La foto di qualche anno fa è di Paolo Comensoli durante una delle nostre camminate in notturna. Ciao e ancora auguri

martedì 17 dicembre 2019

Oroscopi, palline luccicanti, cani e letterine dei desideri

L'oroscopo di settimana scorsa ( quello di Rob Brezny, l'oroscopo intellettualino per gente un pò fighetta e un pò di sinistra, mica leggiamo Paolo Fox, Astra o gli oroscopi-cazzate dei quotidiani noi. Tanto per darsi un tono) ci dava come tema, a quelli del mio segno: di sognare ad occhi aperti, tutto quello che volevamo. Credo di essere un pò atipico, ma io sogno sempre ad occhi aperti, è la gestione del reale e del quotidiano e dell'ordine che mi massacrano. Di notte invece continuo a sognare bruttissimo, poi in questi giorni il cane è arrabbiato con me e non ne vuole sapere di fare giri oltre il marciapiedi di casa. E allora mi tocca giocare in continuazione in cortile con il tira e prendi la pallina. Poi il nervoso viene a me che ho voglia di camminare e gliele lancio tutte in una volta le sue palline. Un oroscopo serio dovrebbe dire : piantala di sognare che hai già una certa età e tutto quello che perdi per strada , poi non lo ritrovi.
Ieri sera mi sono perso in internet a guardare tutta la fauna dell'appennino romagnolo perchè volevo capire cosa fossero quelle tre quasi capre che l'altro giorno arrivando di corsa saltellando da un dirupo mi hanno atraversato la strada. Non avevano le corna così esagerate, ma direi che erano mufloni. E di nuovo a sognare una casa su in  quelle colline attorniato da tutta la fauna dell'appennino. Peccato che solo a sentire un abbaio di un capriolo mi spavento e scappo via.  
Ho fatto  l'albero di natale che albero non è. Ho messo un pò di palline sulla rete che divide me dai vicini.   Il problema che appena tocco la rete o apro il cancellino,  le palline cominciano a muoversi , il cane impazzisce e vuole mangiarsele. E poi devo rincorrerlo per tirargli fuori la pallina maciullata dalla bocca. Normale in queste giornate di gente allegra, gente che vuole essere allegra a tutti i costi , in queste giornate in cui prolificano foto di piatti, dolci, panettoni, sorrisi stellati in piazze addobbate, tavole imbandite, calici alzati ( spero che non compaiano foto al cesso quando uno andrà a fare la cacca perchè mangiato troppo) normale che però ci siano alcune malinconie. 
Lasciamo perdere quelli che tutto perfetto, tutto felice , tutto va bene, sappiamo che non è sempre così. Lasciamo perdere anche le malinconie personali o le mancanze personali. Pensavo ai Palestinesi, ai Curdi e si può andare avanti all'infinito viste le tante guerre e gli interessi in tante parti del mondo. Pensavo a quelle foto di bambini o anziani che si vedono razzolare nella spazzatura perchè hanno fame. O ai tanti delitti impuniti. Ascoltavo adesso in radio un servizio su Regeni. Ma anche semplicemente pensavo alla tanta gente sola. Io sono solo per scelta, mai avuto patemi per questa cosa, le mie malinconie riguardano altro. Pensavo che rinunciare tutti magari ad un panettone, ad una bottiglia di vino, ad una portata delle cento che di solito si fanno a natale e devolvere questi pochi euro di risparmio a chi forse non ha neanche la possibilità di un piatto caldo, forse noi non moriremo di fame e forse neanche qualcun'altro. 
Leggevo anche di un pronto soccorso dove una madre piangeva il figlio morto e qualcuno gridava "fate smettere quella negra, face tacere quella scimmia". Indipendentemente da come la si pensi, non possiamo esserci ridotti così. Fa male. E dopo a cosa serve fare o obbligare a fare il presepio:  a sentirci in diritto per le nostre anime buttate nell'immondizia? Aldilà di tutti i discorsi , ecco, tutte queste anime buttate nell'immondizia all'insegna dell'ingordigia del proprio sè, non fa presagire belle cose per il futuro. 
Anni fa quando abitavo a Bologna (perchè dopo Cesena e prima di qua, ho abitato per poco più di dieci anni a Bologna) , abitavo vicino alla piazza. E la sera ero sempre in piazza maggiore (spesso) seduto sui gradini della chiesa e si incontravano tante persone. Non c'era la paura, ma la voglia di conoscere e si facevano tanti amici. Una sera avevo conosciuto un ragazzetto della Sardegna. Litigato con la famiglia e buttato fuori casa, poi era andato a vivere, mi pare vicino aVarese. Mi raccontava che tutti gli anni per Natale, ma anche a tutte le feste, lui, solo, apparecchiava la tavola per due :" se poi qualcuno viene a bussare, il piatto è già pronto".  Mi è rimasto molto impresso questa cosa. Tenerezza, dolcezza, poesia, orgoglio. 
Io quest'anno , dopo tantissimi anni, voglio scrivere la mia letterina dei desideri e di quello che vorrei (niente di materiale)  e poi metterla sotto il piatto, la notte di Natale. Chissà che il giorno dopo qualcosa si possa avverare. Si in effetti avrei bisgno di essere un pochino più concreto. Fra poco mi metto a leggere (pesanti i testi di genetica porca miseria) vicino al mio cagnone e poi a nanna. Buon sogni a tutti e ciao

sabato 14 dicembre 2019

Ut brùsa é cùl?

Queste sono le colline romagnole vicino a dove sono nato e vicino a dove ho vissuto fino ai tre anni. La strada si chiama strada Casalbono e da pochi metri sul livello del mare si snoda per quasi cinque sei chilometri con pendenze e curve da paura fino a quasi cinquecento metri sul livello del mare. In cima alla salita , sulla sinistra, inizia un'altra strada che porta a quel paese .
Valdinoce, dove poi ho scoperto di essere nato. Passiamo dal comune di Cesena al comune di Meldola e comunque una zona di confine fra i comuni di Cesena, Meldola , Mercato Saraceno , Sarsina e credo anche Bertinoro. La strada Casalbono fa parte di un triangolo un pochino più vasto che nel dopoguerra fino ai primi anni cinquanta era chiamato il far west della Romagna. Tanti i delitti e le rese dei conti che ci sono stati. Sia su questa strada, ma soprattutto verso Cesena, un paesone che si chiama Borello, diverse miniere, ora tutte abbandonate. Quindi miniere, lavoro, soldi, traffici di camion in un periodo storico di grande povertà, si di traffici e cose un pochino forti ne sono successe. Dicono che i primi anni di vita di una persona sono quelli che poi ti condizionano tutta la vita. Io quando scendo giù in Romagna per andare al cimitero che è in un paesino poco distante chiamato Piavola  (Mercato Saraceno) - anche lì il cimitero in cima ad una collina che quando d'inverno c'è il ghiaccio non ci si riesce a salire- sento il bisogno di fare un salto lungo questa strada bella, ostica e piena di fantasmi (mentali). Spesso vado anche oltre il crinale, al paese Valdinoce. Non c'è mai nessuno in giro, c'è un cimitero ormai abbandonato, una chiesa, un castello, due tre case e alcune ville di quelle che dici "mannaggia i soldi sempre agli altri". Ho sempre pensato che i luoghi possano mantenere un ricordo di quello che è stato. Uscendo dalla macchina e respirando questa aria pulita che sa di mare e di montagna, mi guardo in giro e aspetto che mi arrivi qualche segnale che finora non è mai arrivato. Fino a qualche anno fa conoscevo strada Casalbono solo di nome e Valdinoce neanche sapevo cosa fosse. E quando qualche anno fa ho scoperto un pò di cose, ho deciso di "avventurarmi". Dopo il  paese - che paese non è - di Casalbono e poi di un borgo chiamato case Venzi, non c'è nulla. Prati con delle mandrie al pascolo e ogni tanto delle pecore, un pecoraio e un asino.
E poi oltre il crinale strada Valdinoce, per un pezzetto quasi pianeggiante. Oggi mi hanno attraversato la strada tre capre enormi nere che saltellando sono andate nella loro stalle. Forse non erano neanche capre, perchè troppo grandi.  Dicono che i primi anni di vita di una persona  poi ti condiziano. Su in queste colline ritrovo il mio carattere. Bello, ostico, solitario ed orgoglioso e ripeto, bello.  Da neanche troppi anni la strada è asfaltata, non oso immaginare cosa fosse prima. E dopo  i miei tre anni di età siamo venuti ad abitare a Cesena e tutto dimenticato. E quello che sapevo, apparteneva ai ricordi e ai racconti che i miei continuavano a fare. E anche qua, figlio di uno di questi racconti. E anche qua, figlio dei ricordi di qualcun'altro. E dopo i ventiquattro anni me ne sono andato da Cesena che è una città meravigliosa e bella, ma che non ho mai amato. Nonostante io fossi in effetti di città, mi sono sempre sentito di campagna, anzi di queste colline.  Dopo la morte dei miei genitori avevo pensato seriamente di trasferirmi da queste parti. Da qua, fino alle montagne ai confini con la toscana ci sono tanti casolari isolati e a prezzi decorosi, basta adattarsi. Ma poi ho pensato che se stai male o se ti si rompe la macchina, poi puoi solo sperare nei lupi, in qualche capra, cervo o capriolo che quando sono in calore abbaiono come un cane rabbioso e cavernoso. Qualche anno fa ero su al cimitero di Piavola , avevo con me  il cane e improvvisamente su di una collinetta sono apparsi sette caprioli ( che poi fossero caprioli, cervi o daini è chiedermi troppo) . Un attimo, una visione, poi il cane ha iniziato a strappare e ad abbaiare e loro sono scappati. 
Se non avessi avuto
il cane con me, avrei pensato ad un qualche stordimento della mia mente. Poi vabbè, il patrimonio di conoscenze e di amicizie che ho su nella bassa bergamasca, no non posso buttarlo via. Però ogni tanto questa aria e queste visioni che non arrivano mai, mi mancano.
Poi la mattina appena sveglio mi prende, come si dice qua : "ma ut brusa é cùl?" e ho bisogno di ripartire  prestissimo verso l'umidità e le nebbie del nord. Così come negli amori: sono bellissimi se durano poco. Almeno per me. Poi mi viene da ridere perchè mi viene sempre  in mente una frase che mia madre diceva spesso, sia da arrabbiata, che da ironica.  Una frase che pensavo fosse dell'intera Romagna, o almeno del cesenate, e invece ho scoperto essere solo di queste zone: "ma va da via i sléndar" e cosa siano questi "sléndar" penso non sia troppo difficile da capire. Con un sorriso e sperando sempre che arrivi anche un amore, ma che non duri troppo, ciao

giovedì 12 dicembre 2019

ho ricominciato con cardiocactus

Quasi due anni. Inizio le cose, poi smetto, poi riprendo. Così anche stavolta. Non dico che scrivo quando ho qualcosa da dire, probabilmente non scriverei mai. Scrivo e basta. Fra non molto natale, grandi feste, allegria a tutti i costi e colesterolo a manetta. In questi giorni mi ero tolto anche da Facebook, avevo bisogno di un attimo di pausa. In questi giorni avevo voglia di avere la testa sgombra dai tanti troppi imput e avevo voglia di fare un ripasso all'indietro della mia vita. Senza necessarie rese dei conti e malinconie.
Non esiste il "se fosse successo...", "se avessi fatto..." piaccia o meno è andata così e tanto vale mettersi l'animo in pace. Siamo il presente e il rimuginare o rimpiangere qualcosa , sono solo botte sui maroni. In questi giorni leggevo che quello che succede nelle prime settimane di vita di una persona, poi rimane impresso e condizionerà tutta la nostra vita futura. Questioni di dna non psicologia. Ho fatto discussioni in passato con alcuni psicologi. Si ritiene che non ci siano ricordi fino ai quattro anni circa. Però siccome quel periodo c'è stato, da qualche parte questa memoria deve essere finita. Sapere che nel dna rimangono delle tracce può essere rassicurante, però secondo me esistono anche altre tracce, va a capire dove. L'altro argomento riguardava questioni di vita quotidiana. I miei amici psicologi sostenevano che se uno ama i fiori, le piante, gli animali, è un "condizionatamento" dato dalla famiglia. Io fin da piccolo ho sempre avuto un amore sfrenato per fiori piante , cani,gatti e tutto quello che capitava e i miei assolutamente no. Man mano portavo animali a casa, loro li facevano scomparire. Famiglie povere di origini contadine, gli animali servono per mangiare e i fiori, meglio fare l'orto così si mangia. E se fossero ricordi ancestrali magari rimasti impigliati in un qualche frammento di dna? Oggi sono stato dal farmacista, un pò è della vergine anche lui, un pò è sballato anche lui e mi sta simpatico. Credo di stargli simpatico pure io, visto che qualsiasi menata sono lì a chiedere consiglio e a comprare. Si parlava di intelligenze , di pazzia a volte legata alla troppa intelligenza (non è il mio caso) e mi conclude con un " L'importante è essere felici" . Hai appena mangiato un bacio perugina? Per ritornare al passato, allora ai miei  tempi, nella  Romagna, neanche si sapeva chi fosse Santa Lucia, non si festeggiava babbo natale ( dio grazia se si riusciva a fare l'albero) però a natale c'erano i cappelletti , la carne lessata, il pollo e le patate al forno e poi il budino con la ciambella, e quelle cose strane profumate chiamate mandarini. Poi finalmente finito il natale, arrivava la Befana. Ma prima ancora delle befana l'ultimo, anzi il primo dell'anno.  Noi bimbi piccolini coi cappottoni , sciarpe e pantaloni corti ci si alzava presto e si andava a rompere i coglioni alla gente per gridare "buon anno". Si doveva essere solo maschi, perchè le donne al primo dell'anno si diceva portassero sfiga. Infatti con noi c'era anche una bambina che la si vestiva da maschio e non doveva parlare. Come se nel quartiere nessuno ci conoscesse. La gente poi ci offriva qualche soldino, qualche dolcetto, qualcuno ci tirava dietro la scopa, qualcuno ci sorrideva e qualche altro mandava a cagare noi e i nostri genitori. Ma era una cosa molto bella , ci sentivamo liberi e non si aveva mai voglia di ritornare a casa. Tutti, purchè non si perda la memoria, abbiamo dei ricordi. a volte belli a volte brutti , poi chiaramente cambiati e condizionati dal tempo.
Nelle mie ricerche di cui avevo ampiamente parlato, adesso  basta, non mi interessava trovare o sapere chi i miei genitori naturali. Cercavo dei fratelli ( senza peraltro avere la sicurezza di averne) quasi per ricostruire un passato che non c'era stato. C'ho messo un pò di tempo a capire che io un passato, come tutti, l'ho sempre avuto e non si può ricostruire nulla che non c'è mai stato E dato che sono abbastanza rincoglionito di mio, immagino questi miei probabili fratelli che dovrebbero essere più vecchi di me, ancora più rincoglioniti.  Sto scherzando. Io ho avuto la mia vita, loro pure. E non è giusto andare ad incrinare i ricordi degli altri. Ritorniamo alla befana che tutti gli anni " arriva la befana" e tu cercavi di non dormire perchè la volevi vedere. Ma la mattina in maniera miracolosa , sotto il letto c'erano i pacchettini. Io sono stato fortunato. Pur poveri , ma la befana è sempre arrivata. Altri miei amici e anche parenti non hanno avuto questa possibilità. Arrivava la mattina, io urlavo di gioia e mio padre andava in escandescenze e mi raggelava. I miei regali erano belli, regali che noi non ci potevamo permettere. Poi in età adulta, dopo la scoperta dei casini della mia nascita, ho capito le escandescenze di mio padre. Qualcuno aveva portato quei regali o parte di quei regali per me. Forse. E io con quei giochi c'ho giocato poco, preferivo fossero i mei amici a giocarci. E ancora oggi , ricevere un regalo mi crea un disagio profondissimo. Ritorno ai ricordi. La neve allora tanta, l'unica camera da letto, la stufa a legna e il gabinetto nel cortile e gli amici, tanti. E il mio gatto che i miei continuavano a portare via e lui ritornava. Serve ogni tanto riconciliarsi un pochino con il proprio passato. ciao