Fiore di
magnolia, fiore di loto, rose rosse profumate intense. Sono finiti i
nostri tre giorni di laboratorio praticamente non stop. Concludiamo
senza malinconie ho detto, ma con la voglia di nuovi inizi.
Senz'altro come dice Marco i miei laboratori stages o non so cosa
,ormai non si possono definire propriamente teatrali, ma sono altro o
oltre. Cosa quest'altro non sono riuscito ancora a teorizzarlo o a
capirlo bene. Parto anni fa dalla consapevolezza che esiste la
tecnica, ma anche il corpo e il cuore, oltre che la mente,
dell'attore che con queste tecniche deve rapportarsi. Parto anche dal
fatto che non ritengo il teatro e le sue tecniche una scienza
perfetta, dato che aldilà delle mode, dei momenti storici
particolari, dei cambiamenti ogni tanto radicali, queste tecniche
sono modificate dall'esperienza , dal pensiero dal corpo e dal cuore
anche di chi in quel momento te le sta insegnando. E sono i
cambiamenti , le rivoluzioni che possono mantenere vivo e
affascinante un corpo, il teatro, che unicamente di tecnica potrebbe
essere solo la vestale della classe media. E vai con le citazioni.
Questa dal titolo di un libro del mio allora docente di sociologia,
Marzio Barbagli. Lo ripeto in continuazione , da anni mi sta stretto
il teatro, da anni mi sta stretta la vita che trovo meravigliosa e
che vorrei avere la possibilità di vivermela un pochino di più.
Poi, non è la natura che pur amo in maniera incondizionata, ma tutti
i percorsi incasinati della mente che cerco di tradurre in strani
percorsi fra boschi aggrovigliati, pantani e acque limpidissime. Non
serve rimuginare o rimpiangere il passato, il passato è quello che
siamo noi ora. Banale, si. Nasco figlio non voluto, perchè prima di
me era morta un'altra figlia, una sorella che non ho mai conosciuto.
E' lei che volevano. Due genitori troppo giovani, troppo belli, lui
Peter Pan, lei Giovanna D'Arco, entrambi poco pensiero,ma sangue
caliente e un figlio ingombrante, io, cicciotto e bruttino, da
sballottare in giro parente dopo parente con la scusa del lavoro.
Piccolissimo ho incontrato la follia vera. Quella di una vicina di
casa, improvvisamente impazzita per una arancia che lei riteneva le
fosse stata rubata da una figlia. O quella di alcune persone che si
buttavano dal ponte vecchio di cesena. Ho sempre abitato poco
distante da un fiume e il rumore delle acque era la mia ninna nanna.
E ogni tanto fuggivo nel cuore della notte per dimostrarmi che non
avevo paura e cantavo a squarciagola perchè di paura ne avevo
tantissima. Ho chiuso con il mio mondo a undici anni per andare in
seminario, ostacolato da tutti , ma più mi ostacolavano più puntavo
i piedi. Ero alto come adesso, ma più grosso. Non andavo per
vocazione, ma per dare un taglio al mio mondo. E li mi hanno
aumentato le paure . Clima cupo, disciplina, pantaloni corti e
ginocchia sbucciate e tutto peccato. Lavaggio del cervello, non
appartieni a te o a qualcuno,ma a dio. Calma. Mi ci sono voluti poi
anni per togliermi anche se non completamente le paure di un corpo
carne in decomposizione peccato che se non appartiene a dio a chi
appartiene? A me porca miseria. Ho continuato con il liceo classico,
odiavo tutti ed ero corteggiato anche da tanti e non ne capivo il
motivo. Sono stato male e andavo malissimo a scuola, poi il mio unico
amico è morto affogato dopo un tuffo nel fiume e ho mandato tutti al
diavolo. Mia madre voleva che io continuassi a studiare, mio padre
voleva che io , così come i suoi nipoti, iniziassi a lavorare. Ho
deciso per il compromesso, avrei dato l'esame , tutto in una volta,
dei 4 anni delle allora magistrali. Fossi stato promosso avrei
continuato, fossi stato bocciato sarei andato a lavorare. Che per
inciso sempre per fuggire dai miei, d'estate facevo il cameriere a
Cesenatico per non dovere pesare su nessuno. Ho dato i quattro anni e
sono stato promosso e così a neanche 18 anno mi ero già iscritto
all'università. Improvvisamente , nel giro di pochi mesi sono
passato dagli 80 chili che ero, ai sessanta chili. Ma non me ne sono
accorto e ho continuato a vivere e a essere goffo come prima.
Improvvisamente tantissimi amici e tanta gente che si innamorava di
me, ma io neanche sapevo cosa fosse l'amore e quando mi facevano dei
complimenti pensavo mi prendessero in giro. Poi improvvisamente mi
sono accorto che non era della fidanzatina che ho avuto per due
settimane ( peraltro anche lei porca miseria morta suicida tanti
anni dopo , un volo da quel famigerato ponte vecchio) ma del
fratello. Grandi pianti e grandi crisi. Ne ho parlato con i miei che
mi hanno detto che ero pazzo ed è iniziato un periodo molto pesante.
Guerra totale. A 21 anni , sei esami dalla laurea, mi sembrava di
impazzire e ho mollato di nuovo tutto andando per il servizio
militare. E' stata dura,la guerra con i miei senza un attimo di
tregua, e tramite un maresciallo amico di mio padre ho passato quasi
una settimana segregato nel carcere militare, sezione quelli fuori di
testa. Passavo le mie notti in bianco accucciato nel mio angolo a
sentire le urla di ragazzi realmente impazziti e sempre pronti alla
autodistruzione. Mi ha salvato uno psichiatra che ha stabilito nero
su bianco che ero troppo intelligente, l'avevo sempre pensato, troppo
lucido e con i piedi per terra per potere essere pazzo e tanto meno
omosessuale. E poi i miei amici si meravigliano per il fatto che
considero gli psichiatri dei perfetti imbecilli. Ritornato a casa, ho
trovato un lavoro, ho risparmiato e sono
andato a vivere a Bologna. E
finalmente il mio primo rapporto d'amore e di sesso. 24 anni, e come
dicono nella bergamasca: “aspetta mo un pito”. Dopo un periodo
come impiegato ho deciso di andare a lavorare in fabbrica, lavori
pesanti da manovale e finalmente finita la mia storia che non era
bella , ma ossessiva e malata e al pensiero “mai più botte sui
maroni” ho ripreso l'università, virando da pedagogia a
sociologia. Sono una persona fortunata, ho incontrato gente
straordinaria, il meglio che ci poteva essere in tutti i campi, Così
all'università dove mi sono laureato con una tesi su desiderio e
comportamenti. Bologna fine anni 70 prima anni 80, era unica in
Italia, tutto quello che era novità in campo mondiale ( dalla danza,
al teatro, alla musica, alla body art) li, a Bologna passava in
anteprima e li a Bologna dopo tanti lavori e tanti, troppi interessi,
ho deciso di riprendermi in mano la mia vita e di non avere più
voglia di fuggire( non da un luogo che di luoghi ce ne sono tanti) ma
da me. E ho conosciuto e sono stato allievo di maestri fondamentali
per il teatro e la danza contemporanei. Tanti libri e tanti film mi
hanno cambiato visione o prospettive della vita. In questo caso un
libro di sociologia, del sociologo americano Eric Goffman, un libro
piccolino, scritto in maniera semplice semplice. Addirittura banale
nella sua semplicità : “la vita umana come rappresentazione
teatrale” e ho iniziato a guardarmi in giro, le persone i loro
comportamenti , le loro maschere, le loro rappresentazioni. Non
guardavo solo per curiosità, ma per studio. Poi il film “la
montagna sacra” di Jodorovsky” , follia, mondi paralleli, sublime
e basso, avevano la possibilità di essere trasfigurati e vissuti
tramite la forma artistica. Non sono un fanatico di Jodorovsky,
quello dopo che a volte mi sembra anche un po' cialtrone, ma i suoi
film li ho amati in maniera sconsiderata. C'è un altro elemento
importante, due e riguardano la Romagna e la mia famiglia di origine.
Primo elemento : a circa 18 anni e tramite una serie di concause che
sarebbe troppo lungo specificare, ho scoperto che esisteva un
sottobosco che non conoscevo. La romagna così laica , eppure
intasata di cartomanti, fattucchieri, cialtroni vari, interpretazioni di sogni, preti esorcisti
, frati considerati santi, contadini guaritori, conventi e basiliche
attorniate dal mistero e riti crudeli e ancestrali. Secondo elemento:
Il fatto di avere deciso di vivere la mia vita, ha creato dei grossi
problemi ai miei. La prima e unica volta che mio padre ha visto un
mio spettacolo , era una cosina sui trampoli, eravamo tre guerrieri,
eravamo giovani, ci sentivamo belli, volevamo sfondare il mondo.
Finito lo spettacolo, lui , mio padre, ha guardato mia madre e ha
commentato in dialetto “ per me sono tre froci” e non è mai più
venuto a vedere un mio spettacolo. Abituati a considerarmi loro
proprietà, non hanno mai accettato l'idea di un figlio diverso da
quello che loro avevano progettato e immaginato per loro. E si sono
chiusi, iniziando a tagliare tutti i ponti con il mondo, poi andati
in pensione hanno iniziato ad ammalarsi.Malattie pesanti. E qui ho deciso di essere io
ad avvicinarmi. Rapporti contrastati, a volte pesanti, ma non potevo
abbandonarli, anche se forse un pochino se lo sarebbero meritato.
Sono un somaro da lavoro, si devono fare delle cose , si fanno, senza
tante menate. E ho passato le notti e i giorni in ospedali, dato che
i miei non accettavano nessun altro se non me. E li hai un bel da
dire, faccio l'attore, so scrivere, spacco il mondo. Conosci la
malattia, vedi la gente morire, ti devi confrontare con quelle cose
che si chiamano piscio , merda, sangue e altro. Dimenticavo una cosa
importante. Nel nostro periodo bolognese, abbiamo lavorato in maniera
costante anche a Imola. Nel teatro dell' ex manicomio. Con ancora
alcuni ricoverati. Era lavoro, era una possibilità che ci era stata
data, ma appena ci inoltravamo lungo i vialetti del manicomio mi
prendeva una angoscia terribile. Questi signori signore, brutti
sporchi cattivi che si avvicinavano urlando, che tante, troppe
cose... eppure ero affascinato da questa umanità lacerata e ne
spiavo i movimenti, la ripetizione ossessiva costante di una azione
che poi cercavo di tramutare in azioni teatrali. Piccolo ricordo che
ora mi fa sorridere. Una volta ero andato solo, mi sono chiuso in
teatro per lavorare una intera giornata. E' arrivato un uomo, si è
spogliato e per tutta l'intera giornata è rimasto sdraiato davanti
alla porta del teatro alternando belati a ululati . Non avevo il
coraggio di uscire, infatti poi ho perso il treno per ritornarmene a
casa. Non so leggere il cuore delle persone per chissà quali
qualità, è il mio vissuto che mi ricorda in continuazione che si
vive una volta sola, che gli egoismi narcisismi egocentrismi sono una
sciocchezza che ti fa perdere il gusto delle cose e che se una
persona ti guarda e ha bisogno di un sorriso, non puoi negarglielo.
Non sto a dilungarmi dato che volevo parlare del laboratorio. Quello
che volevo dire , è che una persona, la sua sensibilità il suo
cuore, è quello che ha vissuto in precedenza. Scontato. In ogni caso
e ad un certo punto mi sono accorto che ogni persona ha un proprio
interessantissimo mondo alle spalle che va ascoltato e va rispettato.
Ho conosciuto molti amici del teatro, tanto forti in scena, quanto
tanto fragili nella vita. Come se il loro ego fuori dalla scena non
avesse ragione di esistere e mi andavano in tilt. Infatti ormai amo
solo quegli artisti che anche fuori scena sanno ricordarsi di essere
persone. Dato che la vita di ognuno ha la stessa uguale
dignità e ognuno ha lo stesso diritto di essere ascoltato. Ogni
tanto qualcuno, artista o meno, dice “ se parlassi della mia vita
dovrei scrivere un romanzo”. Ma tutti hanno nel cuore tanto , da
scrivere non un romanzo , ma mille enciclopedie. Sono tosto, a volte
anche troppo duro con me, credevo di avere risolto tutto e di essere
uscito indenne dai miei anni. Ma compiuti i cinquant'anni ,tutto il
mio mondo mi è crollato addosso con tanto di fortissime crisi di
panico. Poi ho pensato , quante menate Enzo, questa è la vita di
tutti, non sei unico e ho cercato di fare teatro in maniera diversa,
un teatro in cui tutti i miei mondi potessero di nuovo non dico
acquietarsi, ma convivere. Di qui le camminate, gli spettacoli sul
fiume, con lo spettatore , attore come entrasse e uscisse da un film
o da un sogno. Ho avuto molti che mi hanno copiato, addirittura
l'ultima camminata una ragazza prendeva appunti. Mi è sembrata una
cosa idiota. Le mie azioni nascono dal cuore, da un pensiero, da un
ragionamento, non copiarmi, usa il tuo cuore la tua intelligenza,
mettiti in discussione. Altrimenti è solo una bella pagliacciata in
cui ridicolizzi il rito e i sentimenti delle persone. Perchè le
persone , tante persone hanno il dolore dentro il cuore, non puoi
prenderle in giro con delle belle scene copiate pari pari da me. Devi
capire questo dolore, devi passarci sopra con leggerezza, devi
sorriderci, devi piangerci, e poi trovare una via d'uscita. Da anni
poi dicevo mi stavano stretti anche i laboratori teatrali. Lavori,
dai una tecnica e ti trovi sempre qualche invasato che magari per
uno spettacolo fatto bene, si crede improvvisamente dio. Come la
ragazzina che fa due giorni di danza classica e cammina già con i
piedi allargati. E anche qua avevo bisogno di altro, come mi mancasse
il respiro. Negli ultimi anni con i miei ragazzi che ragazzi non sono
più neanche loro, ho lavorato, oltre che nel teatro di Romanengo,
al mulino di Torre Pallavicina. E ogni tanto ci veniva voglia di
lavorare all'aperto o di tuffarci in acqua, piccole cose nate così
per caso. Ho già riferito in un blog precedente come poi anni fa mi
era stato commissionato un laboratorio particolare. Una analisi dei
comportamenti. Ci sono andato a nozze. E poi sono arrivato in questi
ultimi mesi alla elaborazione di questo particolare laboratorio che
Marco definisce molto poco teatrale, o quanto meno non ortodosso. A
me non interessa definirlo, interessava mettere assieme tutte quelle
sensibilità che ho incontrato o con cui mi sono scontrato in questi
miei 60 anni di vita. Quando qualcuno mi chiama maestro, digrigno i
denti che se proprio devi darmi un appellativo almeno chiamami
docente universitario. Volevo una cosa in cui teatro, sociologia,
rapporti umani, ferite del cuore, percorsi tortuosi della mente, riti
antichi si incastrassero per diventare una cosa unica come uniche e
insostituibili sono le tante persone che quotidianamente incontriamo.
Non si ottiene nulla in maniera facile, bisogna lavorare ed essere
onesti. Mentre Marco e Piccolo Parallelo andavano avanti con
l'organizzazione perchè comunque è lavoro, io creavo le mie
trappole. Mi sono detto “non me ne frega nulla di quante persone
arrivano”, ma voglio che queste persone abbiano una motivazione
fortissima. E' una caduta nel vuoto, una vertigine che ti offro, ma
poi ti assicuro, ritorneremo a galla. Su 8 partecipanti due ragazze
all'ultimo minuto non sono venute. Una per malattia, l'altra non si
sa. Ma appena abbiamo iniziato , ho capito che in quel momento era
solo con quelle sei persone con cui volevo lavorare. Ho avuto alcuni
piccoli momenti di difficoltà. Mia madre in un periodo di forti
scombussolamenti è entrata in uno stato di agitazione depressione,
ma di quelle pesanti con tanto di visioni e paranoie varie. Che si
acuiscono quando io torno a casa mia e inizio dei lavori importanti.
Sabato ho avuto un piccolo momento di “porca miseria lasciami in
pace non tormentarmi in continuazione”, ma poi mi sono ripreso , Ma
aldilà di questo e aldilà del fatto che non sono riuscito a
lavorare su alcune cose , come per esempio gli oggetti che per me non
sono oggetti,ma attori di scena, si, sono riuscito a fare tutto
quello che mi ero proposto. Senza nessun tipo di tensione, con il
sorriso a volte, con la fatica spesso, con i piedi martoriati sempre.
Mi è piaciuto tanto e vorrei raccontare di alcuni episodi che mi
hanno emozionato mica da ridere. Avevo tirato una corda da un albero,
volevo che si danzasse sulla corda. Una delle ragazze è artista di
circo, specializzata in trapezio. Con leggerezza è salita e ha
improvvisato un tango da toglierti il fiato. L'ultimo giorno , uno
degli ultimi esercizi ho voluto fare la respirazione in acqua. Tre
coppie, uno in piedi sorreggeva il compagno totalmente sdraiato in
acqua, una mano a sorreggere la testa, e una a sorreggere la schiena.
Mi piaceva come idea. Acqua corrente , forte. E improvvisamente
visioni altre mi hanno invaso la testa. Erano bellissimi da vedere,
era una nascita, era una morte, era una rinascita, era un rito questo
si antichissimo , era fiducia totale incondizionata dell'altro. E poi
a conclusione una danza sfrenata in cui piedi gambe mani braccia
dovevano sollevare il più acqua possibile. Era la vita che aveva
voglia di emergere e di riesplodere. Il giorno precedente dopo il mio
attimino di down avevo lavorato ancora sulla respirazione, sulla voce
e su quella cosa strana che si chiama diaframma , che a volte sembra
una delle tante spugne in cui si depositano i problemi che ogni
persona ha. Ho messo la mano sulla pancia di ognuno per fare vedere
dove premere, dove sbloccare e qui la cosa strana. Ad ogni persona
ricevevo come una scarica elettrica e non dico la loro vita, ma i
loro incasinamenti mi sono passati dalla mano al cervello. Appunto
come una scarica elettrica, mi si è caricata l'adrenalina e per un
attimo mi sembrava di essere entrato in trance. La spugna va
ripulita, altrimenti si infradicia e sono guai. Buttiamoli via questi
problemi non lasciarli li ad inzupparsi. Solo tu puoi guarirti. Tante
le emozioni dicevo, io non volevo sapere le motivazioni fortissime
che percepivo di ognuno, però ho chiesto il primo giorno “ non
entrate nei particolari della vostra vita, però raccontateci
qualcosa di voi” Io pensavo a qualcosa di scontato forse banale.
Nessuno mi ha raccontato la propria vita, ma le motivazioni che
l'avevano portato da me. La voglia di chiudere qualcosa e
ricominciare da capo. Le motivazioni che volevo. Quando ci siamo
salutati ho detto niente malinconie, è solo una piccola tappa che si
conclude, domani inizia un'altra tappa. Una ragazza mi dice, posso
piangere?non è per malinconia è per felicità. Si sono abbracciati
i giovanotti e le giovanotte , io ho detto vi abbraccio dopo.
Soldatino tutto d'un pezzo, poi un ragazzo dice “
avevo deciso di
dare fiducia a Enzo e questa fiducia è stata ben riposta” come fai
a non commuoverti? A marco che mi ha appoggiato, supportato e
sopportato, a loro : alla giovane signora di Udine con i capelli dal
taglio strano e simpatico e gli occhi azzurrisimi e il bel sorriso
timido, alla ragazza di Verona, grande volontà , casini d'amore,
grande sorriso e voce splendida, alla giovane donna tedesca, capelli
di seta, faccia triste, muscoli di acciaio e leggerezza di libellula
colorata, alla pin up in miniatura che tutto è bello tutto è
pace,la vita è dura bisogna saperne uscire , ma sempre con il
sorriso. Al giovanottone occhi blu azzurro ritornato bambino felice
con tanta voglia di ridere e di dimostrare la propria delicatezza, al
mio ormai figlio adottivo che arrivava da Trento e che ha affrontato
la tre giorni a muso durissimo e che alla fine mi ha abbracciato con
la sua frase ormai di rito con me “vecchio porco mi ci voleva
proprio” seguito da un mio rituale calcio nel culo. Volevo stupoire, volevo essere stupito, volevo lasdciare qualcosa, volevo ricevere qualcosa, ci siamo riusciti. Grazie. Non
sono io ad essere unico e speciale, siamo tutti unici e speciali e
con un sorriso e con una mano sul cuore , vi saluto e vi abbraccio.