martedì 23 luglio 2013

Con il coraggio di osare

Anni fa nasceva l'idea di un nuovo teatro, di una nuova danza, di una nuova visione del circo, l'arte non aveva più voglia di essere rinchiusa in un museo ed esplodeva nelle strade e nascevano anche fenomeni nuovi per esempio legati alla body art. Si lavorava in gruppo, il gruppo spesso era un importante marchio di fabbrica. Certo il singolo, in qualsiasi campo c'era e per emergere comunque bisognava essere singolo. 
Oppure di certi “fenomeni” rimaneva il nome principale anche se il percorso poi era stato fatto da tanti. Per esempio penso a Grotowsky e ai suoi tanti attori , specialmente Richard Cieslak , il bel giovanotto seminudo che campeggia sulla copertina di “per un teatro povero”. Poi anni 80, metà e fine anni 80, campeggiano sulle strade megamanifesti in bianco/nero di un noto stilista poi morto ammazzato. E' il corpo che diventa dio, è l'io cancellato per dare sopravvento ad un ego smisurato narcisista folle. Certo non è colpa della pubblicità, la pubblicità e lo stilista captano quello che sta succedendo nell'aria. E un po' alla volta fino al nuovo secolo. Qui in Italia, di vecchie e storiche compagnie si ne sono rimaste, ormai quasi baluardi invalicabili, ma spesso se rimane il nome è solo per mantenere il marchio perchè tutti comunque non hanno più voglia di gavette , ma di emergere appunto. E spesso macerie alle spalle di cui pochi sanno e che forse neanche interessano. Penso a Richard che ho incontrato a Bologna ad un convegno, presente Grotowsky. Non c'era più nulla del bellissimo giovanotto della copertina del libro. A pochi mesi dalla morte. Volto tumefatto, corpo sfatto, puzzava di alccol e di tutto. Mi dicevano che era andato in America a cercare fortuna nel cinema. Tanti tantissimi, cito ancora alcuni episodi.
La bella attrice italiana, amante o così diceva del famoso leader del gruppo newyorkese, vissuta negli ultimi mesi come una barbona e poi morta suicida. Penso al bellissimo danzatore di una compagnia inglese rifiutato dalla sua compagnia e dal famoso capo, pure lui gay, appena scoperto che aveva l'aids. Penso al ragazzino che parte dalla Puglia per andare a lavorare nella compagnia del suo mito, la famosa coreografa tedesca. E poi morto solo, la in Germania, di overdose. Ma anche tanti altri , come il nostro amico Ludovico, uscito dal gruppo in cui era ,anche lui brutta morte dopo poco tempo. Ma il teatro dimentica facilmente, o forse la nostra società dimentica facilmente. Sembrava che la rivoluzione dovesse partire dal gruppo e un po' alla volta questi nuovi linguaggi sono diventati tradizione e i singoli sono usciti dai gruppo per emergere . Così come il loro talento probabilmente imponeva. Il risultato è che abbiamo una serie di attori importanti, anche se nessuno ha poi cavalcato genio e sregolatezza, come un Carmelo Bene o un Leo de Berardinis. Al massimo abbiamo fuori scena depressi cronici o amanti dell'alcool o persone incapaci di formulare un pensiero uno se non imboccati dal loro drammaturgo.
Ma il punto non è questo: abbiamo principalmente due regioni, l'Emilia Romagna e la Puglia seguite a ruota forse dal Piemonte e dalla Toscana in cui teatro danza e realtà varie, spesso importanti, si sono moltiplicate nel corso degli anni. Abbiamo la Puglia con attori danzatori musicisti talentuosi giovani e agguerriti. Per il resto si, qualche bella realtà, gruppi interessanti nel nord est, un festival strepitoso come quello di Dro, ma poi? Da anni si dice è colpa dei soldi, della mancanza di soldi, però sta di fatto che nessuno rischia più nulla. Se non in qualche compagnia di danza e ne abbiamo di notevoli in Italia, però anche li, intenti molte volte a raggiungere la perfezione hanno rischiato a volte di perdersi in codici così compiaciuti di sé da essere compresi dai soli addetti ai lavori. Nel teatro i grandi nomi, si ogni tanto una produzione con altri, un po' di date combinate fra i vari centri teatrali , spettacoli da dimenticare. Il grande nome non ama rischiare più nulla, preferisce starsene in scena da solo raccontando una qualche storia, per ammaliare il pubblico. Va bene. Il risultato è che abbiamo attori giovanissimi e talentuosi che subito si buttano su questa strada. Un bel testo, la loro innegabile bravura e il mercato tira ancora.
D'altra parte negli ultimi anni , le scuole di teatro si sono adeguate ai format televisivi e se vai in una scuola di teatro , non ti insegnano ad essere gruppo, ti fanno credere che potresti essere un genio a patto che tu massacri gli altri. E sti giovani attori, belli e bravi, pieni di grinta si ritrovano poi ad essere umiliati in continui asfissianti provini che se ti va bene ti becchi lo spot televisivo, se ti va benissimo finisci in qualche soap opera. Niente di scandalizzante, è comunque lavoro. Un mio amico anni fa, somigliante a Richard Gere, quello giovane, ma più bello, più alto, capelli neri occhi blu azzurro, grandi speranze, poi macinato dalla grande compagnia milanese, adesso, come tanti altri, me lo ritrovo in qualche serie televisiva. Imbambolato, inutile e intercambiabile come tutti gli altri. Conosco giovani attrici, porca miseria, belle, di talento, di intelligenza e senza lavoro. Io quello che dico a tutti, e faccio spesso l'esempio dell'Atir, è di ritornare ad essere gruppo, di formulare un proprio linguaggio, una propria poetica. Ecco, mi manca questo, mi manca la voglia di mandare affanculo le proprie sicurezze e ricominciare da capo. Perchè , tanto non si butta via nulla, occorre una nuova grande rivoluzione culturale in tutti i campi. In questo periodo sono umanamente e teatralmente in crisi. Amo questa professione, impazzisco di gioia quando vedo attori e danzatori e musicisti proprio bravi e spettacoli che mi piacciono, mi ringiovanisce il cuore , però sento l'esigenza di qualcos'altro. E questo qualcos'altro non può arrivare più dall'intuizione di un singolo, non solo, ma dall'accorpamento di tante intelligenze e tante idee. I prossimi mesi anni saranno durissimi, forse neanche come ci immaginiamo. Sopravviverà , forse, chi non mette in discussione nulla ,ma userà il proprio talento, appunto solo ed esclusivamente per annebbiare le menti. Forse.
Oppure questa nuova miseria che arriverà a strangolarci farà pensare a qualcuno “ non ho più nulla da perdere”. Io non ho mai avuto nulla da perdere e mi sono permesso anche il lusso di fare le scelte che volevo, sbagliando a volte, ma pagando sempre io. Abbiamo qualcosa da perdere? Dico ai giovanissimi artisti, mandate affanculo le scuole, il loro pensiero ma tenetevi la tecnica . Abbiamo il dono, la fortuna e la sfiga di frequentare una professione faticosa ed entusiasmante, non perdetevi, raggruppate le vostre forze, le intelligenze e il vostro pensiero, non pensate al mercato, non incaponitevi su stupidaggini che vi potrebbero far scagliare rotta , usate la vostra bellezza, la vostra bravura, il vostro cuore ingarbugliato assieme ai tanti come voi. Ci sono e sono tanti. Con il coraggio di osare.

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