mercoledì 15 ottobre 2014

Sette vite come i gatti e la promessa a Mario

“han sette vite come i gatti” bello il titolo di Sussurrandom dedicato alla nostra prossima stagione. Davanti io e Marco, in mezzo una araba fenicia. Il sottotitolo “cacciati da Romanengo....” fa colpo. Non mi piacciono i vittimismi per cui non mi sento assolutamente cacciato, ma come parte di una naturale evoluzione delle cose. Nessuna guerra, nessuna sconfitta, nessuna vittoria, le cose cambiano. Poi cosa succederà non lo so, vedremo. Stiamo rischiando non molto, moltissimo e dopo la stagione e Odissea di questa estate, tireremo le somme e a me, come ho sempre detto, rientrare nelle compagnie di giro e dedicarmi ai miei spettacoli, non mi dispiacerebbe. In ogni caso ora dobbiamo ringraziare tante , ma tante persone. Da chi ci ha dato solidarietà e sorrisi fino ai comuni che hanno deciso di ospitarci, agli artisti la cui collaborazione e amicizia sono stati fondamentali, fino alle persone del nostro pubblico che speriamo possano continuare a seguirci e a sostenerci. Quando anni fa ho lasciato Bologna e già avevo lasciato Cesena, ero affascinato da queste zone e la prima cosa che ho fatto è stato di cercare di comprendere la storia e le economie che sono quelle cose che poi portano al presente. E tutti i libri, a volte un pochino faziosi, che di volta in volta i comuni mi regalavano, sono diventati materiale prezioso. Rimpiango i periodi in cui ero topo di biblioteca e andare per esempio a sfogliare libri antichissimi o vecchi giornali era il massimo della goduria. E si scoprono cose strane, movimenti umani strani, paludi diventate città, guerre continue e invasioni continue. Dai romani in poi in queste zone ci ha stazionato di tutto. Mercanti , soldati da tutta Europa con relativo materiale umano al seguito, porti di acqua, commercianti ebrei. E il bello , così come in tutta Italia, ogni paese, pur piccolo, ha enormi differenziazioni e caratteristiche che li rendono unici e belli. Qua in zona c'erano le strade che portavano a nord sud est e ovest e quindi le grandi chiese nei punti strategici, fari nella nebbia forse, controlli sociali sicuramente. A Calcio c'è una delle chiese più grandi di tutta Italia. A Pumenengo invece hanno un santuario più piccolo, però hanno la Madonna che cambia direzione. Calcio , che sarà sede della maggior parte degli spettacoli, è in apparenza come uno dei tanti paesi. Ci passi in mezzo e neanche lo noti. Come Romanengo , uno fa la strada principale, entra da una parte ed esce dall'altra, e dice “tutto qua?”. Bisogna fermarsi e non dare nulla per scontato e le sorprese diventano tante e molto belle. Ma non è di storia o di paesi che voglio parlare, ma di murales, di scritte sui muri, di graffiti. L'ho promesso a Mario e ogni promessa va mantenuta. Mario scusa la mia stupidità. Ci sono dei paesi qua in Italia che nel murales hanno trovato la loro forza, intere facciate continuamente rivedute. A Milano un muro del parco nord, zona Niguarda, diviso a settori è interamente dipinto. Non so se commissionato o opera clandestina. Qua mi sono perso un attimo sul concetto di murales o di graffiti, in ogni caso lavori splendidi. In giro per internet compaiono spesso facciate di palazzi dipinte come dei tromp d'oeil. Poi ci sono le scritte, sembra quasi che noi italiani siamo  tutti pittori poeti e scrittori. La scritta più bella e l'avevo già riferita, su di un muro di Cesena. Un ragazzo si lamentava che avrebbe voluto fare l'amore per la prima volta, invece si era dovuto arrangiare da solo. Pronta la risposta in un altro scritto : “ anch'io è una vita che mi faccio le pugnette, ma non lo vado a scrivere sui muri”. Se in autostrada hai bisogno di un bagno, non ti serve il giornale. E anche qua al di la dello scontato quasi sempre, a volte ti trovi dei piccoli capolavori di letteratura erotica. A Romanengo, che io sappia, ci sono due murales che hanno una storia importante . Uno incornicia la cassa del teatro. Non c'erano soldi , era iniziata una collaborazione con il liceo artistico di Crema, il sindaco aveva fatto loro una proposta e loro avevano accettato. Questi ragazzini tutte le mattine prendevano la corriera per venire da Crema a Romanengo e con enorme serietà, caldo o freddo , hanno portato avanti le loro opere. Quella alla cassa del teatro a me piace molto, peccato che , forse i ragazzini, ogni tanto lasciano cazzate scritte con il pennarello. Peccato perchè può piacere, può non piacere, ma è una opera d'arte. Pensata, vissuta, sudata. Forse verrà cancellato,è comunque storia del paese. L'altro murales è da commozione. C'è un sottopasso che collega Romanengo al cimitero. Qua, sempre i ragazzini del liceo artistico, sempre senza soldi, hanno dipinto scene di vita del paese. Case, strade, gatti, cani, un topo, una nutria. Con uno sguardo pulito da ragazzini appunto. Era nella idea del sindaco, la voglia di dare un dolce e delicato saluto alle persone che morivano e che venivano accompagnate al cimitero. Ci passo spesso con il cane, lui sa che li non deve fare pipì rischio pisello tagliato, e questa idea riesce sempre a commuovermi. E' l'idea di un paese che dice a chi va per sempre “ non avere paura, non ti lasciamo solo”. E' un abbraccio. Purtroppo il tempo e l'umidità del sottopasso iniziano a fare danni. Noi per ora non lasciamo Romanengo, abbiamo una nostra sede e sobbarcarci altre spese non ne abbiamo voglia. Però l'avventura è partita, un po' di ansia, chiaro, nuovi rapporti da costruire, poi come dicevo si vedrà. Siamo ai confini delle province di Bergamo Brescia e Cremona, Calcio è bergamasca. Cittadina discreta e non subito eclatante come per esempio Rudiano, Soncino, Orzinuovi o Ostiano gli altri comuni che ci ospitano. Basta parcheggiare e lasciarsi un attimo andare e una delle cose che noti sono questi dipinti sui muri, mai troppo appariscenti, non intere facciate, però a volte abbastanza grandi. Per la prossima estate abbiamo pensato per Odissea ad un piccolo tour seguendo appunto questi dipinti. Che non sono tantissimi, poco più di trenta credo, ma è una sorta di impronta che magari scolorisce, ma c'è. Sono assolutamente favorevole al consumo di suolo zero. La bellezza di questi paesi non è cercare di diventare sempre più grandi , ma iniziare a valorizzare e a ricostruire su ciò che c'è già. L'amore per un territorio non è la distruzione tramite nuovi agglomerati anonimi, rotonde eccessive, centri commerciali ormai vuoti o strade da fare invidia a Los Angeles , ma vuote come i grandi centri commerciali. Se uno parte da Soncino, verso Orzinuovi per andare a Brescia o se da Calcio si prendono le superstrade per Bergamo, si accorge di questa distruzione. E allora ben vengano dipinti, affreschi sui muri che per me stanno anche ad indicare che nella vita si muore, ma il ricordo di noi, bello o brutto che sia, rimane

sabato 11 ottobre 2014

caduto da un ufo

Ogni tanto ci si demoralizza, poi ci si rialza e via via con tempi sempre più lunghi e una stanchezza che diventa sempre più pesante sia a livello mentale che fisico. E finchè c'è la speranza la voglia e il desiderio di rialzarsi, va bene. Se dovessi prendere adesso il cane, non lo prenderei perchè non si riesce a fare tutto, ma sono contento di averlo preso perchè anche se faticoso, mi rigenera la vita. Non è faticoso il cane, ma da quando ce l'ho gli avevo promesso che minimo quattro ore al giorno l'avrei fatto camminare giocare e correre e questo minimo quattro ore al giorno le ho sempre mantenute e superate. Anche a acosto di non dormire.  Ma quando si fa male e si fa male spesso, dato che è giocatore di rugby, non si lamenta , ma viene da me, ma quando lo asciugo o lo spazzolo inizia a scuotersi fino a cadere per terra con le gambe per aria, ma quando dormo arriva e inizia a sbattere le orecchie finchè non mi sveglio e gli dico “ dai sali sul letto”. E allora la stanchezza e le malinconie scompaiono e gli dico “Peter, felice di averti incontrato”. Oggi ho detto cosi' anche a mia madre preoccupata per il mio continuo correre avanti e indietro: “Si deve fare si fa, felice di averti incontrato”. Non ho mai chiamato mio padre o mia madre con “mamma o babbo”, ma sempre con il loro nome e anche i loro fratelli non li ho mai chiamati zii, ma sempre con il loro nome o soprannome. Un po' strano forse, ma è così e non ne so il motivo. E' un casino in questi giorni, ma più che casino è proprio nebbia nel cervello. E sono stanco. Circa un anno fa la mattonata in testa, poi prove riprove, ipotesi varie, fatti strani continui senza mai arrivare ad una soluzione o una verità definitivi. Consapevole che spesso la verità può dipendere da diversi punti di vista. Ho visitato paesi, ho fatto, faccio ricerche continue in internet, qualche volte mi sono rivolto a persone che avrebbero dovuto sapere, ma mi sono ritrovato con dei pesci in faccia. Sui paesi di cui parlo sto scoprendo realtà che neanche l'immaginazione più fervida. Terre di confini sempre spostati, terre di ripicche da guerra e dopoguerra che sembrano non avere limiti, fascisti, partigiani, finti partigiani. Storie di soprusi, di omicidi, di tradimenti, di gente ricchissima e di gente in totale povertà. Storie di miniere e di traffici vari. Storie di gente che partiva per il Belgio o per l'Australia. Storie del dopoguerra italiano, un dopoguerra che si è trascinato per anni. In questi giorni non ho più voglia di cercare e per ora ho gettato la spugna. Dico per ora perchè conoscendomi, se devo arrivare ad una cosa, a costo di massacrarmi, ci arrivo. Si dice così , tanto per fare un pochino gli sboroni. E a proposito di sboroni - in Romagna non esiste la parolaccia, ma la costruzione di una frase che vorrebbe essere offensiva, ma spesso diventa ironica – oggi ho sentito questa frase di un ragazzo che parlava al telefono con un amico : “se a te piace fare lo sborone va bene, ma non puoi sempre fare lo sborone con il mio culo” in dialetto. Ho spesso discussioni con Zappa il mio socio che da bravo bergamasco, non riesce a capire queste sottigliezze e mi dice che sono volgare. A me ste frasi piacciono tantissimo. Come la frase che ho sempre riportato del ragazzo in ospedale. Esasperato dalla madre che stava male, le aveva detto ( sempre in dialetto) : se da piccola ti avessero mangiato le troie, non saremmo stati tutti meglio?”. Con una frase del genere cosa fai? Ti metti a ridere e le incazzature passano. Dicevo che a costo di massacrarmi ci arrivo, non ora. Queste zone di cui parlo, hanno cambiato in continuazione confini sia comunali che di diocesi, molti paesi non sono più paesi , ma solo agglomerati di case spesso comperate da gente facoltosa che le ha trasformate in ville blindatissime. Sono cambiate anche le numerazioni e hai un bel da cercare avanti e indietro, poi cosa cerchi, da chi vai a bussare? Non esistono neanche più le parrocchie, diversi cimiteri sono abbandonati e gli unici preti, ormai solo sud americani, sfruttati anche qua, fanno i pendolari fra un paese e l'altro per cercare di mantenere almeno quell'usanza chiamata messa. In un paese domenica scorsa mi hanno detto che fino a due minuti prima della messa , non sapevano chi sarebbe stato il prete che avrebbe officiato. Perchè un mese fa avevo deciso di rivolgermi ad un prete dato che mi risulta che almeno fino agli anni sessanta i preti erano i migliori informatori dei carabinieri dato che sapevano e annotavano tutto. Trovato finalmente il prete, Bolivano, responsabile di tutti gli altri, gli enuncio il fatto. Lui mi dice “ come ti chiami, dati da nascita, nome dei tuoi genitori,non ti preoccupare ti telefono io”. Sembrava una cosa normalissima. Per un mese, due volte la settimana ho continuato ad esasperarlo con telefonate “ vengo giù ci vediamo, le do una mano nella ricerca” - “cosa vieni a fare, non ho avuto ancora tempo ti telefono io” - Ieri gli telefono ancora e mi dice : “ si ho capito chi sei, nei paesi che mi hai detto non ho trovato nulla, adesso cercherò anche in altre direzioni”. L'unica sicurezza che avevo, era di essere stato battezzato in un paese con tanto di nome, neanche quello. Già nel mio stato di nascita, sotto il nome della strada e del numero civico, era stato scritto qualcos'altro, poi cancellato. Allora non esisteva il bianchetto e si raschiava il foglio, ma non siamo riusciti a capire cosa ci fosse sotto. Io e l'impiegata del comune. Quando il prete mi ha detto “non ho trovato nulla”, sono crollato, per un attimo, ma sono crollato. Sono stato cresimato, sono anche stato in seminario, da qualche parte mi avranno battezzato. Allora ho deciso , non so per quanto, di fare finta che niente ci sia stato. Non ho fratelli da nessuna parte, non sono stato abbandonato o perso da nessuno, i miei genitori sono i miei genitori e se non ho troppi elementi fisici in comune con loro dipende dai miei geni e cellule antichissimi. Oppure , dato che in una di quelle zone di cui parlo hanno avvistato gli ufo , forse erano comparsi anche anni fa e mi hanno perso per strada. Dovevo parlare di Calcio, il paese di Calcio in provincia di Bergamo, che ospiterà il maggior numero di spettacoli della nostra rassegna, per chi è in zona “occhio ragazzi, non mancate alla presentazione del 14 di novembre”. Ci sarà anche un omaggio ad Alda Merini. Non letture di poesie, ma stralci di vita raccolti e catalogati da un suo amico che quando Alda Merini arrivava a Calcio, lui la proteggeva, La gente la derideva e lei ne aveva paura. Il marito di Alda Merini era originario di Calcio e a Calcio è seppellito. Avrei voluto parlare di queste cose, come dei murales in giro sulle facciate delle case, ma anche degli altri comuni che ci ospitano. Invece mi sono perso nelle mie piccole cose private, ma in fin dei conti la Storia si fa con le piccole storie private. O no? Si sono proprio fuso