martedì 21 marzo 2017

le pulzelle di Orleans e la leggerezza per un giorno

Ci sono degli androidi nei paesi, fatti con lo stampino che neanche il più grande antropologo o scienziato avrebbe potuto fare di meglio. Cambiano in base al settore e al campo di interessi, ma androidi seriali sono.  
In questo caso sto parlando di un androide  donna, comunemente chiamata beghina o tutto fare della chiesa e/o oratorio. Qualche volta aspetto piacevole, sorriso tirato, una mansuetudine cui non crede nessuno. Tutti sanno che dietro quel sorriso di circostanza si celano denti fortissimi che potrebbero sbranarti, se solo osi contraddirle. 
Sono loro che comandano le questioni di chiesa e non solo le pulizie. I preti cambiano, loro restano. Niente di particolare, fa quello che ti pare, ma lascia perdere me. Non mi sento cattolico, tanto meno praticante. 
Negli ultimi tempi vado qualche volta a messa, le pago, per ricordare i miei parenti. Non che la messa serva a qualcosa, serve a me, un rito pubblico per dire ai miei “non ti ho dimenticato”, anche se in effetti quei soldi sarebbe meglio darli magari a chi ne ha bisogno. 
Uno di questi androidi mi ha preso di mira, non me in quanto me, ma me in quanto nuovo arrivato in questo paese- “ehi tè ascolta, più avanti facciamo la festa, dato che sei artista, ci dai una mano?”. Sorriso di circostanza e dentro il cuore: “fanculo”. 
Oggi mi ferma “arriva il vescovo, compreresti un po' di decorazioni che poi le mettiamo noi?”. Il compreresti, è un imperativo: devi! E questo devi mi fa venire un nervoso boia. Ognuno si aggrappa ai piccoli poteri che può. La signora androide mi sta anche simpatica, ma odio, ho sempre odiato le decorazioni di carta o di stoffa con cui di volta in volta vengono infestati i paesi, possa essere l'arrivo di un nuovo prete, di un vescovo, di un asino, non lo so. Vuoi mettere i festoni, fallo. Cavolo vuoi da me pulzella di Orleans. 
Per non sembrare sessista, occorre ricordare che ci sono anche gli uomini androidi chiesaioli, che magari sotto sotto vorrebbero sentirsi anche loro la pulzella di Orleans. Ad ogni messa, sono in prima fila e intonano , con voce altissima , qualche volta sgraziata, spesso baritonale, i vari canti della messa. Finito tutto ritornano mansueti, ma anche loro pronti a sbranarti minimamente si accorgono che non hai le loro idee che in genere non vanno oltre la panca della chiesa o i quattro metri del giardino. 
Domenica sera qua, in questo paese , è morto un giovanotto. Vita travagliata, grandi casini, ormai deambulava con lo sguardo fisso. Quarantotto anni, un po' presto per morire. Lo conoscevo di vista, ma avevo , ho, un rapporto di amicizia con tanti suoi familiari. Domani il funerale, oggi, come si dice, sono andato a fare visita. Mi ha colpito la dignità della madre. Ne ha passate tante, eppure ha sempre amato questo suo figlio problematico. Il dolore ormai sedimentato, un sorriso per ringraziarti, una perdita rimane pur sempre una perdita. Di un figlio poi. 
A volte quando in una famiglia ci sono dei drammi, è la donna che deve affrontarli, arginarli, eventualmente risolverli. E a volte la lotta può essere estenuante, anche perché in un paese ti guardano e tu sei la madre di … o la moglie di … ma nessuno ti da mai realmente una mano. 
Anni fa, tanti anni fa, i problemi di una persona sembrava fossero i problemi di tutti, e tutti si sentivano vicini. Ora no. 
Ero scosso e tornando a casa, sono stato fermato appunto dall'altra signora, l'androide novella Giovanna D'Arco, che voleva comprassi i festoni di carta per la festa al vescovo. Le avessi detto : “non me ne frega niente del vescovo e dei vostri festoni”, sarebbe scesa dalla bicicletta e mi avrebbe menato. 
Poi a casa a giocare con il cane, mi ha telefonato un amico dalla Val di Cembra, per informarmi di una bella notizia. E questo mi ha rallegrato il cuore. 
Quando ero giovane e ho iniziato a fare teatro, non pensavo a me o ai piccoli successi. Ero presuntuoso e pensavo che fare questo mestiere fosse una sorta di dono, uno sguardo in più sul mondo, uno sguardo forse più avanti. 
Guardavo dall'alto al basso i miei compagni di percorso, quelli ora famosissimi, loro facevano arte, loro parlavano di cultura, parlavano. Io ero convinto di vedere oltre. 
Ieri sera spento il computer e facendo avanti indietro fra i vari canali televisivi, ho visto un po' di volti a me noti, alcune volte anche in programmi squallidi e mi sentivo distante. 
Lo sto ripetendo da mesi: è un periodo che non so cosa voglio dalla mia vita. Sia chiaro sto bene. Ci sto prendendo gusto a stare io solo con il cane, il giardinino e il piccolo orto. Mi piace. 
 Però nei confronti del teatro che consideravo la mia vita, incomincio ad essere titubante. Fare un lavoro che ti piace e cercare di farlo bene sarebbe già tanto, ma ho bisogno di un pensiero alle spalle e di una utopia. Ecco in questo momento è una utopia mia che manca. 
Non so se sono visionario o se riesco a vedere oltre, credo proprio di no. Non è una missione fare l'attore o il regista, non te lo ha ordinato il medico, é un lavoro. Cadi dal pero Enzo. 
Un dono credo però di averlo avuto. La possibilità che mi è stata data di entrare subito in empatia con le persone, di capire il loro cuore. 
Da ragazzo lo consideravo si un dono e mi sentivo particolare. Con il tempo , questa cosa ha iniziato ad essere pesante. Diventi vecchio, conosci meglio le persone, sai leggere nel cuore e nelle contraddizioni, degli altri. Ma non sai vedere dentro di te, non capisci nulla del tuo cuore e ancora peggio della tua mente. 
Ti aggrappi ai sogni, quelli notturni e speri che possano fornirti una soluzione. Forse è così , ma se non sai decifrare i tuoi sogni, diventa inutile. 
Appena arriva un pochino il caldo, vorrei organizzare, per i fatti miei, non come teatro e senza nessuna motivazione o parvenza di spettacolo, una camminata lunga un giorno. Sul fiume, ognuno si porta da mangiare e si mangia al sacco in giro per boschi. Lo pubblicizzerò un giorno prima sulla ma pagina fb, ora e luogo di incontro. 
Lungo il fiume alla ricerca dei fontanili che in questo periodo sono quasi tutti asciutti. Per togliersi per un giorno la seriosità ed essere leggeri e lasciare a casa per un attimo i propri fantasmi