La
nebbia, le foglie che cadono, i cachi, le castagne e i melograni. E'
arrivato l'autunno, stamattina proprio freddino. In questi giorni io
e Marco abbiamo preso delle decisioni importanti che è poi quello
che io chiedevo da anni. Ora iniziamo il giro delle amministrazioni
con cui siamo in contatto :” no questo inverno non organizziamo
nulla”. Marco è stato bravo, ha pubblicato quello che era il
nostro manifesto “politico” di quando abbiamo iniziato. Io qui,
dato che parlo per me, sono meno poetico e diplomatico. Da anni non
mi andava bene che il lavoro di organizzazione avesse preso il posto
anche del nostro lavoro artistico. Certo rischiamo grosso, ma
rischiare fa parte della nostra vita e quelle volte che abbiamo
rischiato e abbandonato la via sicura, abbiamo prodotto i nostri
lavori più importanti.
Da parte mia c'è anche un'altra forte
motivazione. Il teatro, la cultura spesso sono solo un prodotto di
scambio o di convenienza, l'anima che tu ci metti , no. In questi
anni ho conosciuto tantissimi politici, amministrazioni crollare e
altre nuove . Fa parte del gioco della democrazia. Il teatro,
l'organizzazione poi , ha a che fare con la politica e i politici.
Ne ho conosciuti tanti in gamba, tanto di rispetto e di cappello, ma
ne ho conosciuto anche altri piccoli piccoli, rinchiusi nel loro
egocentrismo e nei giochini della ridistribuzione dei poteri. E non è
una questione di partiti, ma di persone. E arriva il momento che hai
bisogno di disintossicarti.
Ad agosto e settembre ho girato in lungo
e in largo le colline e le montagne romagnole delle mie origini,
avevo voglia di vendere la casa dei miei e comprarmi una casa in quei
posti. Case ne ho viste, belle, di sasso, isolate dal mondo con tanti
ettari di terreno. Poi tante cose e alla fine invece ho deciso di
rimandare perché ancora la mia vita è qua. I miei amici, la gente
cui voglio bene, qua ci sono quelle che io chiamo le mie radici
aeree. Non è ancora tempo di chiudermi al mondo per fare il
contadino. Sognare è lecito e sognare sogno tanto. Una casa di sasso
in cima ad una collina con da una parte la veduta sui monti e da
quell'altra sul mare. Un campo di erica, uno di lavanda, un giardino
incolto e selvaggio, tante piante di rose e ogni tipo di albero da
frutto e chiaramente un orto. Tutto bellissimo, tutto possibile,
tutto bello da sognare, ma non è ancora il tempo. Il mio tempo e il
mio corpo sono ancora il teatro. Intanto stiamo smantellando la
nostra sede e fortuna che riusciamo a non buttare le nostre cose, ma
a regalarle ad una associazione di persone che stimiamo molto. Fine
novembre, massimo dicembre saremo da qualche altra parte. Qua a
Romanengo lasciamo degli amici, lasciamo dei ricordi, ma in realtà
le cose immateriali non si lasciano, rimangono. Ho voglia ancora di
utopie, ho voglia di lottare, ho voglia di sognare e di agire in
grande. Ho voglia di follia, quella che ha sempre caratterizzato la
mia vita. Un bambino buttato da una famiglia e raccolto da un'altra.
Un bambino grosso, scuro, con la faccia da straniero, un bambino che
si sentiva sempre in debito con il mondo e desiderava sempre fuggire.
Un bambino che è cresciuto che si sente ancora in debito con tutti e
che desidera ancora fuggire. Un bambino che è cresciuto, è
diventato uomo e ora sta diventando vecchio, ma che continua ad avere
la fortuna di tanti che gli vogliono bene. Orgoglioso della mia
testa, del mio cuore, di questo mio aspetto da straniero , orgoglioso
di quello che faccio e pure orgoglioso del mio viziato, adrenalinico,
complicato bellissimo cane.