Non sto qua a parlare del lavoro
dell'attore o del regista. Ogni persona ne può avere una opinione
diversa, sta di fatto che nell'immaginario essere attore o regista
dovrebbe avere determinate connotazioni, genere per esagerare, attore
holliwoodiano, o quanto meno televisivo. Perchè anche quelli
importanti che magari non vanno tanto in televisione o non fanno film
rimangono comunque all'interno di una cerchia decisamente limitata.
Ricordo sempre i Paolini o i Moni Ovadia o i tanti, tutti, che sono
passati qua al teatro di Romanengo , ancora non conosciutissimi e la
gente veniva per fiducia a me e a Marco. Uno dei flop più grandiosi
che abbiamo avuto , una volta che abbiamo portato Elio de Capitani
che non è proprio l'ultimo arrivato. Ieri alle prove dello
spettacolo di Arianna, avevo tutte le lune decisamente di traverso ed
ero demoralizzato, non per Arianna che amo tantissimo e di cui parlo
dopo, ma per questo mestiere o professione o non so come definirlo.
Per le incapacità burocratiche amministrative politiche cui
perennemente ci si trova a doversi scontrare. Mi manca e l'ho sempre
detto, una idea globale di uomo, di città, ma anche di nazione. Per
me è un bravo amministratore chi è in grado di un progetto in toto
, magari una utopia, ma quando hai la chiarezza dell'insieme, puoi
dopo avere anche la chiarezza delle piccole cose. Si ragiona sempre
per problemi singoli, le piccole toppe di volta in volta per
aggiustare qualcosa . Ma una società non va avanti con le piccole
toppe di volta in volta. Mi manca l'umiltà , essere amministratore
non dovrebbe essere un privilegio, ma sei tu designato dal tuo
popolo. Mi manca la competenza, perchè la volontà serve, i
propositi servono, ma serve anche la competenza. E' vero non si può
fare di tutta un'erba un fascio e di amministratori molto in gamba ne
ho conosciuti diversi, e ne conosco ancora, ma più si va avanti più
il tessuto sociale si deteriora. Ecco questi miei pensieri di ieri,
oltre i fantasmi continui ripetuti asfissianti di quella brava donna
di mia madre. Quando poi all'inizio di spettacolo ha parlato
l'assessore di Torre, è stata brava, mi sono commosso. Poche parole
semplici dette con la volontà e il cuore. Si mi sono commosso. Il
pomeriggio l'avevo trascorso a rincorrere il mio cane impazzito per
le rondini, ha corso talmente tanto e talmente veloce che ad un certo
punto l'ho dovuto legare. Ma porca miseria non puoi farti venire un
infarto. E a seguire il montaggio e le prove di “potevo essere io”
con Arianna Scommegna.. Appunto. Arianna è il mio stereotipo
dell'attore, umile fuori scena, grintosa, problematica senza farlo a
vedere, intelligente, curiosa e tanto tanto brava. Trovo ingiusto
dire sempre è figlia di … no, lei è Arianna , punto. Molti ora la
vogliono paragonare a Mariangela Melato, per me è una sorta di nuova
Anna Magnani, più bella e più ingentilita. Sciocchezze anche queste
, lei è Arianna, punto. Forse l'anteprima, forse ancora mancanza di
rodaggio, forse perchè il testo, si molto bello, ma è una vita che
ascolto testi del genere, mi sembrava un po' scontato. Però c'era
lei , puro inafferrabile, inarrivabile , ineffabile animale da
palcoscenico. Come non rivangare nella memoria lo spettacolo “qui
città di emme”. A dire la verità tutti gli attori dell'Atir sono
estremamente bravi, questo bisogna ricordarlo, ma Arianna riesce a
darmi delle emozioni che sono quelle che voglio a teatro. E fortuna
che di attori così ce ne sono anche senza montarsi la testa. Un
altro attore che mi faceva impazzire era Toni Servillo. Prima che
diventasse tanto famoso. Una volta ricordo , uno spettacolo brutto di
Martone, brutto per me, non ce la facevo più,ma poi improvvisamente
è arrivato lui, Servillo. E' come una giornata di pioggia e arriva
improvvisamente un raggio di sole. Stamattina ancora di malumore, ho
chiamato Marco e gli parlavo di queste cose che poverino era uscito
di casa, stava facendo colazione all'aperto e ogni suo poro stava
dicendo lasciami perdere. Il mondo che vorrei, dovrebbe essere
abitato da persone in gamba, capaci e brave nel loro mestiere,
qualunque esso sia, capaci e umili nella vita e con voglia di
sorridere e di cambiare il mondo per renderlo sempre più vivibile. Chi fa questo mestiere e dopo anni continua avere la passione e agisce su di un territorio, giorno dopo giorno, queste cose le sa
sabato 29 giugno 2013
giovedì 27 giugno 2013
pota gnaro capito mi hai?
Dovevo
parlare con un medico per mia madre e ho scoperto che era ferrarese.
All'università e anche dopo ho avuto molti amici ferraresi. Ferrara
è bellissima e non dico i ferraresi , ma almeno i miei amici, teste
calde calienti. Mi piace la loro cadenza dialettale. Da sempre amo i
dialetti, niente a che fare con i regionalismi, mi piacciono , sono
lingua viva, sono il popolo che li parla. Faccio fatica a parlare il
romagnolo, il bergamasco neanche pensarci, ma li comprendo benissimo.
Non so parlare nessun dialetto, ma ne capisco tanti, compresi diversi
dialetti della Sardegna. Ritorno al medico Ferrarese, mi sono trovato
subito bene e mi sono venute in mente diversi frasi o imprecazioni
nei vari dialetti. Maial ferrarese che di solito è *** maial. Non
amo le bestemmie, non mi interessano, ma questa ha una sonorità
particolare che mi fa impazzire. Non è porco o boia ***, ma maial.
Non sono mai riuscita a dirla, non riuscirei a ripetere la stessa
dolce sonorità. I miei amici ferraresi quando mi volevano far ridere
dicevano questa bestemmia. Che chiaro, la bestemmia non sta nel maial
, ma nei tre asterischi che lo precedono. Che se uno mi guuarda negli
occhi e mi dice “*** maial”, potrebbe ottenere da me tutto quello
che vuole. Poi ritornando in macchina, dato che ormai passo metà
della mia vita in macchina, parlo rido e me le racconto da solo. Del
dialetto romagnolo ci sono due frasi e due parole che uso
frequentemente. Le due frasi sono , le traduco in italiano, “ fai
di meglio se puoi” , l'altra “ dare di matto o fare il matto” .
Le due parole strettamente collegate fra di loro, che in romagna non
risultano assolutamente volgari, ma fanno parte dell'uso quotidiano
sono “ pugnetta e sborone” . La cosa bella non è la parola in
sé , ma le innumerevoli varianti in cui vengono utilizzate. C'è
anche il termine “patacca”, ma questo lo utilizzo raramente.
L'imprecazione in Romagna non è mai una parola, ma un insieme
complicato di parole che compongono una frase che dopo non sai se
arrabbiarti o metterti a ridere. E più è grande l'incazzatura , più
è lunga la frase. Anni fa, l'ho sempre ripetuto, in ospedale vicino
a mia madre c'era una signora di S. Piero in Bagno , che per i
cesenati S. Piero, è proprio la montagna. Gnucchi come direbbero qua
a Bergamo. Il figlio di questa signora dopo un pomeriggio in cui lei
lo “aveva tirato matto” è sbottato ( traduzione sempre in
italiano) : “ ma se da piccola ti avessero mangiato le scrofe, ora
non staremmo tutti meglio?” lui era arrabbiatissimo, ma ci siamo
messi tutti a ridere. I bergamaschi, amano meno perdersi nelle parole
e se si arrabbiano, un porco di qui, un porco di la secchissimo , non
glielo toglie nessuno. Oltre il loro “ostia” che poi mi hanno
detto, “guarda che è una bestemmia” , si ma la stai dicendo tu,
mica io. Poi c'è il pota che comprende in sé un certa
rassegnazione. Pota : è così, cosa ci vuoi fare. Io uso il pota con
i miei amici della valle di Cembra (Trentino) e appena ci vediamo
sembriamo dei rugbisti australiani : pota pota pota . Del bresciano
mi piace il termine “gnaro” che ha molte più possibilità di
utilizzo e di interpretazioni rispetto al corrispettivo scèc ( come
si scrive?) bergamasco. I primi anni che abitavo su , Marco mi
insegnava a come riconoscere, non solo un bergamasco da un bresciano
o da un cremonese, ma addirittura come riconoscere gli abitanti di un
paese piuttosto che un altro : e la parola chiave è “ incùlet”.
Parola usatissima qua. Da come viene pronunciata puoi capire da dove
proviene qualcuno. Dietro queste sciocchezze e ne avremmo tutti a
iosa, ci sta un mio reale interesse per i dialetti, mi piacciono le
diverse sfumatura. Quando sono a Cesena mi dicono che ho l'accento
bergamasco e io rispondo “ ma cosa stai dicendoooo” oppure “
coha dighet po a tè” . Qua invece rispondo in Romagnolo. In val di
Cembra – Trentino molte persone iniziano a parlare in italiano, poi
continuano in dialetto ( qua nella bergamasca parlano subito in
dialetto) e molte volte neanche me ne accorgo. Ho lavorato moltissimo
sulla voce, mai sulla dizione. Mi sono sempre rifiutato di fare
dizione e mi fanno ridere quelli che magari ti fanno uno spettacolo
da oratorio e vanno a controllare su di un libricino , a come dire
una vocale o un accento. Conosco due giovanotti attori nel tempo
libero, uno è un mio attore, lo era. Sarà che entrambi sono dei
pesci, sarà che sono belli, sarà non so cosa, hanno una presenza
magnetica in scena, proprio bravi. Però non bisogna farli parlare
perchè anche se non amo la dizione, però porca miseria il loro
accento bergamasco è così forte che ti viene da nasconderti sotto
una sedia. E nella vita non hanno quell'accento tanto forte, ma
appena li vedi in scena …. la voce e gli accenti raccontano molto
di una persona. E' uno studio affascinante che sto continuando. Me lo
aveva insegnato Marisa Fabbri, scomparsa da anni e storica attrice di
Ronconi. Una intera giornata a ragionare sulla esse. Le sonorità, le
variazioni e i significati che può avere una semplice consonante,
magari accompagnata da una vocale o da un'altra consonante. E mi
sono accorto che anche nei dialetti la esse ha sempre connotazioni
particolari. Sono ritornato ieri da Cesena e sono un pochino allo
stremo e ho bisogno di liberarmi la mente. Qua davanti a me Marco al
suo computer, qui di fianco quello strano coso che è il mio cane sta
dormendo e mi fa una tenerezza boia e io ho voglia di ridere porca
miseria e allora vai con i pota, gnaro, sborone, che ci azzecco io,
capito mi hai e soprattutto *** maial. Ma che fine avranno fatto i
miei amici ferraresi?
lunedì 24 giugno 2013
laboratori, fiumi e kabuki
I laboratori
teatrali, stage, corsi di aggiornamento, che cosa strana. Cose che
ripeto e ripeto e mi piace anche ripetermi. Anni 70/80 gente che
girava il mondo o anche solo l'europa e l'italia , poi magari finiva
a meditare in qualche paese dell'India. Il nuovo teatro, la nuova
danza stavano scoppiando, wow i trampoli l'acrobatica il training, il
corpo è mio tocca pure. La mia fortuna , e io ero fra quelli che
schifo le scuole di teatro borghesi di merda, a non disperdermi fra
troppi rivoli è stato un progetto a Bologna che si chiamava “maestri
e margherite”. Senza dovermi spostare troppo, i grandi maestri
della scena mondiale erano li a disposizione di un piccolo gruppetto
fanatico di giovanotti e giovanotte, di cui anche io e Marco facevamo
parte, che volevano mettersi in gioco e in scena. Duri determinati
senza un attimo di tregua, allievi e maestri. Una grande scuola
soprattutto di disciplina. Marco per esempio era stato allievo del
primo corso internazionale di teatro kabuki tenuto dalla compagnia
più importante di Kabuki che c'è in giappone. Che a me il teatro e
la danza orientali piacciono , ma l'idea di dovere fare pari pari
quello che facevano loro, senza dovere dare il mio contributo di
estrosa genialità, mi deprimeva. Infatti hanno preso Marco e non me.
Porca miseria se mi è scocciato. Per me l'idea del laboratorio non
era seguire pari pari le idee del maestro, si impararle, ma poi
obbligatoriamente rivederle in base al proprio corpo personalità e
vissuto. Dopo anni e dopo mesi di gavetta e lavoro questo si duro (
tutti i giorni lavoro sul corpo e sulla voce dalle 8 di mattina fino
alle 8 di sera. Piccole pause per pipì e panino). Eravamo giovani,
eravamo disperati, eravamo orgogliosi senza se e senza ma. E senza
soldi o qualcuno che ci proteggesse le spalle in caso di caduta. I
primi laboratori nelle scuole di S.Lazzaro, Imola, comuni limitrofi a
Bologna. A me piacevano, per Marco era uno sforzo inaudito, però
anche li, abbiamo imparato molto. E ci hanno permesso di sopravvivere
senza cadere nelle lusinghe del teatro mercato attore scritturato.
Iniziavamo ad essere notati e corteggiati. Allora era la rabbia, la
voglia di essere diversi, la voglia di raccontare storie diverse, era
la miseria più cupa e senza speranze. Marco un giorno mi aveva
detto, non ce la faccio più, getto la spugna e torno a casa mia. E
allora di notte ho iniziato a lavorare per una idea di drammaturgia e
regie, mie. Ora non se ne ricorda nessuno,ma abbiamo scardinato un
pochino le regole. Il primo spettacolo che abbiamo portato a
santarcangelo era vicino più alla danza che al teatro e parlava dei
suicidi dei cassaintegrati. Avevamo fatto prima spettacoli bellini
senza storia né futuro. Ci ha stupito il successo. A questo punto,
avevamo già abbandonato il lavoro nelle scuole e lavorato a Imola a
diversi laboratori per adulti, il nostro primo vero grande
laboratorio , dedicato a Genet e alla costruzione di uno spettacolo
sul “diario di un ladro”
. Laboratorio si durissimo, non volevo
creare letteratura, ma sentimenti sensazioni forti, poesia. Metà
dello spettacolo era in verticale con gli attori che danzavano su
corde. Anch'io danzavo il mio tango sulla mia corda, avevo una paura
boia, ma danzavo. Laboratorio duro con molti ragazzi e ragazze già
professionisti, uno ora è un danzatore importantissimo, volevo dare
il massimo chiedevo il massimo. Litigate furiose, me ne vergogno un
pochino ora. Però era vita, era sudore, era sangue, era la nostra
giovinezza che davamo. Poi tante cose, il gruppo si è sfasciato,
cioè ho detto basta non ce la faccio più. Però è stato bello. Poi
un po' di giri come attori professionisti noleggiati da altri, poi
tante vicende. Sono stato corteggiato per progetti importantissimi,
però ho sempre avuto la possibilità di dire no se non ne ero
convinto. E questa è una fortuna, avere la possibilità di dire no.
Poi ancora tante cose e anche in giro per il mondo. Ho ripreso
laboratori quando abbiamo iniziato a gestire il teatro di Romanengo.
Il primo laboratorio tantissimi del genere brutti sporchi e cattivi
(scherzo) però qualche volta la sera a casa mi mettevo a piangere.
Lontani dai fighetti del dams bolognese, o dai nostri amici che ci si
vedeva sempre ai festival, parlo delle Curino, i Vacis, i Baliani, i
Manfredini e tutti gli altri ora famosissimi, mi chiedevo ma cosa ci
sto a fare qua. E mi sono accorto che il teatro , anche se è il tuo,
non è una scienza perfetta perchè devi fare i conti con le persone.
Qua operai muratori, contadini, insegnanti, impiegati, alcuni non
sapevano leggere decentemente , non potevo metterli in imbarazzo ,
allora davo il testo a casa. Poi anche la provincia ha scoperto i
laboratori e qua un profluvio di offerte. A volte con effetti
disastranti perchè non è raro il caso di persone che hanno fatto un
corso uno nella propria vita , ma decidono da soli che sono bravi e
possono insegnare. Ho fatto laboratori per anni, a volte buoni a
volte non andati benissimo. Poi in giro per l'italia laboratori
entusiasmanti con giovani attori. E ricordo sempre un laboratorio per
i giovani attori di koreja a Lecce e un laboratorio massacrante ,
perchè andavo avanti e indietro, a Verona. Massacrante , ma che
porto ancora nel cuore. Poi la vita i sentimenti le idee evolvono. Ho
fatto per esempio tanta acrobatica, da giovane, ma negli ultimi
dieci anni … infatti poi ero ingrassato. Di pari passo con i
laboratori chiaramente il lavoro di drammaturgia e di regia. Più di
dieci anni fa l'idea delle camminate poi degli spettacoli sul fiume,
l'idea era quello di un sogno, in cui entri, sei attore e spettatore
e ogni tanto i miei giovanotti del laboratorio me li portavo al fiume
e lavorare nell'acqua controcorrente, si, può essere sfiancante , ma
ti apre mondi nuovi. Poi tante cose, troppe cose. Improvvisamente poi
un giorno mi è arrivata una opportunità, strana ma entusiasmante.
Marco e un dirigente del parco Adda avevano elaborato un laboratorio
per me , prima avevo detto no, purtroppo dico sempre no al primo
approccio, poi Marco mi aveva detto pensaci. Era una laboratorio
sull'analisi del corpo e i comportamenti in cui potevo mettere
assieme quelle cosine che sapevo di teatro, sociologia e
antropologia. Avevo detto no, ma poi mi sono entusiasmato, mi sono preparato per un mese. Il laboratorio era in valle Imagna e gli allievi dai 30 ai 50 anni, praticamente tutti quadri della Lega. Io ero abbronzato, bello con la mia faccia da straniero, loro all'inizio mi guardavano un po' strano come io fossi arrivato da chissà quale mondo. Ho dato tanto , alla fine del laboratorio molti mi hanno messo il braccio sulle spalle, una signora mi ha anche abbracciato. Ma ho imparato tanto, che per esempio si può e si deve dialogare. Per ritornare ai laboratori propriamente teatrali, una volta ero in crisi e sono stato ore a parlare con Cesar Brie, a proposito del comportamento di alcune persone. Lui sereno, drastico, tranquillo: “buttali fuori”. Con Cesar ho un bel rapporto , anche se negli ultimi anni mi evitava, lui toro io vergine e gliel'avevo combinata grossa. Ci ha fatto invitare al più importante festival dell'america latina, con il nostro Caravaggio, ci aveva fatto la traduzione in spagnolo. Saranno stati i vaccini, sarà stato il panico di quelli brutti, ma pochi giorni prima della partenza ho iniziato a stare male, Marco mi sta odiando ancora, e non siamo andati. Cesar toro, io della vergine, non mi ha parlato per anni. Poi l'anno scorso ci siamo rivisti, vabbè lo spettacolo era bello, lui sempre bravo, gli ho chiesto scusa e mi ha abbracciato, poi ha iniziato a lamentarsi che sua moglie lo aveva abbandonato. Ma porca miseria Cesar ne hai abbandonate tante tu, ora per una che ti abbandona lei. Mi ha guardato e sorriso e ha continuato a lamentarsi. Ti adoro Cesar. Cesar è l'unica persona con cui sono riuscito realmente a confrontarmi sul lavoro dell'attore e sulle persone che ti accompagnano per un pezzo di vita. Dicevo che il primo laboratorio importante a bologna, litigate su litigate e se qualcuno mi faceva il pazzo, diventavo più pazzo di lui. Poi non ho avuto più voglia di litigare, oddio qualche volta è successo. Mi è anche successo di dire alle persone , no per favore stai a casa tua. E non perchè uno non riusciva a fare un esercizio, ma per l'arroganza o per il sentirsi già bravi e arrivati oppure per le zizzanie che creavano all'interno del gruppo. Sei onesto con le persone se fai non solo quello che sai fare e cerchi di farlo al meglio, ma anche se fai ciò che ami fare. Non puoi pretendere l'impossibile, pretendi solo quello che una persona può dare cercando di fare capire che a volte è solo la paura a farti tirare indietro. Di una cosa ho bisogno, di una motivazione forte, se non c'è questa motivazione cerco di scoraggiare le persone. Credo di essere l'unico teatrante al mondo che cerca di scoraggiare le persone a frequentare un laboratorio. Magari molti di meno, però alla fine mi ritrovo gente che spaccherebbe il mondo. Questo laboratorio ultimo sta creando diverse curiosità, la maggiorparte di chi vorrebbe partecipare è ancora indecisa, io a tutti dico, non sarò io a toglierti le indecisioni. Io voglio lavorare sulle tecniche del teatro, sul corpo, sulla voce, analizzare i comportamenti tramite la sociologia e riti dell'antropologia. Lo farò in un posto al chiuso, lo farò girando per boschi, lo farò danzando e cercando improvvisazioni dentro l'acqua. Sarà una camminata praticabile, non impossibile e credo entusiasmante. Perchè è degli entusiasmi che io ho bisogno.
Mi fa ridere questa cosa che cerco di
scoraggiare le persone, giuro è vero, si forse un pochino idiota lo
sono
domenica 23 giugno 2013
il bastone, la carota, i fiordi e il fiume Oglio
Sarà che
all'ultima camminata, finito tutto, una signora mi parlava di radici,
non quelle amare lassative di Soncino, quelle di una persona. Lungo
discorso e io dicevo che per me le radici sono dove sei tu, dove
abiti, dove sta il tuo cuore e la gente che ti piace. Poi i rapporti
sociali si creano. Vai in un posto ti piace, ti piace la gente,
cominci a viverci. Non è male per me avere la mente e il corpo
nomadi. Si chiaro gli imput dalla nascita fino alla crescita,
rimangono. Però non è detto che il luogo di nascita sia anche
quello dove devi morire. Avessi potuto sarei andato a vivere in
Canada, Montreal, amore assoluto a prima vista. Fortuna che di amori
assoluti a prima vista ne ho tanti. Non sarebbe stato male neanche
andare ad abitare a Lisbona oppure su e giù in giro per i fiordi
norvegesi. Amo da impazzire anche la valle di Cembra, ma li, sarei
ancora più isolato che da me. Non mi sembra di essere così strano.
Sarà che vivo con pesantezza i miei continui spostamenti da Cesena,
le malattie, le paure le ansie e le tante bugie di mia madre. Non ho
mai fatto vacanze, non le amo, a me piace andare in posto e anche se
per poco, viverci senza fare il turista so tutto io , toh sembra
quasi casa mia. Amo i fiumi, amo l'acqua, amo i repentini cambiamenti
di umore e di tempo. Sono nato vicino ad un fiume, ho abitato sempre
vicino ad un fiume, come faccio a non amare l'acqua? Sarà che la
vita è dura e te la devi conquistare, giorno dopo giorno, sarà che
sei sempre vissuto con l'idea del bravo soldatino che deve dare
sempre il meglio di te, porca miseria un attimo di pausa. Sarà che
amo il mio lavoro e se devo fare delle cose, magari degli sbagli
poderosi, può succedere, ma almeno cerchi o tenti di farle al
meglio. Sarà che si sono espansivo, neanche troppo, sarà che sono
timido come una foca anche se non si vede ( la foca) , cioè non sono
sbaciucchione neanche troppo espansivo, sarà tutte queste cose, ma
tutte le volte che organizzo un laboratorio, sembra che le persone
siano terrorizzate da me. Allora mi telefonano, mi chiedono, ma mi
tratterai male, ma riuscirò a farcela, ti arrabbierai. Non sapevo di
portarmi dietro questa nomea di duro. Devi fare delle cose le fai,
punto. Lo dico con un sorriso. Il laboratorio, prossimo vicino, è
chiaro, non sono tre giorni sdraiati a prendere il sole. Nei limiti
del corpo e delle possibilità di ognuno, ma si lavorerà. Non c'è
motivo di arrabbiarsi, mi sono arrabbiato tante volte nella vita, per
le bugie, per l'arroganza, per la malafede, per il resto perchè
dovrei essere cattivo, perchè dovrei arrabbiarmi ? Una signora
ragazza che parteciperà, ieri mi dice “a te ti conosco, tu sai
usare il bastone e la carota”. Cosa me ne faccio della carota?
Scherzo. Amo scherzare, amo ridere. Nella camminata di venerdì non
ero duro, ero iperconcentrato. Non posso permettermi che magari
qualcuno mi si perda nel bosco o mi vada dove c'è un gorgo. Che se
poi ci vuole andare, oh! Non sono cattivo se dico ad una signora, non
puoi venire con i tacchi. Semplicemente ti sto proteggendo, con i
tacchi ti faresti male. Però dai mi piace questa idea del duro che
dice le cose sempre sorridendo. In ogni caso , sarà tante cose, ma
saranno tre giorni di piacevole duro lavoro. Quando ho iniziato tanti
anni fa con il lavoro del training, i miei istruttoroni svedesi
dicevano a chi aveva paura di un certo esercizio, o lo fai o vai a
casa. Io non dico o lo fai o vai a casa, dico solo se hai voglia di
metterti in gioco, fallo, se non hai voglia , non farlo. Sempre ieri
sera ad un'altra ragazza, le dico “io ti posso dire cosa farò, non
posso essere io a decidere per te o mettermi a discutere su paure che
non hanno ragione di esistere”. Per me. Chiaro se uno ha delle
paure evidentemente una ragione ci sarà. La voglia di fare non è
sinonimo di muso duro, il muso duro è l'approccio alle cose, prese
di petto. Quando si può. Sarà tante cose, ma come faccio a fare
capire che sotto sotto , ma molto sotto, sono dolcissimo?
sabato 22 giugno 2013
Iniziato
bene venerdì 21 giugno, data di inizio del nostro festival Odissea.
13 anni,eravamo partiti alla grande e un po' alla volta negli ultimi
anni ci siamo assottigliati. La cosa positiva che comunque ci siamo
ancora, non troppe serate, ma credo di potere dire tutte di alto
livello . Ieri a Torre Pallavicina , prima la presentazione della
mostra con tanto di buffet e tanta gente. Mi hanno riferito perchè
io ero già al fiume per l'ultimissimo sopralluogo. Tanti anni che
conduco queste camminate strane e ancora mi piacciono e mi diverto
molto. I sopralluoghi mi servono, anche qua da noi dove ormai
praticamente conosco la zona ad occhi chiusi. Mi servono per stupire,
mi servono per cercare di costruire attraverso i luoghi, una sorta di
drammaturgia della mente. Il tema era “le battaglie della vita, le
fughe gli incontri, gli amori persi e quelli ritrovati” generico si
come tema, però più il tema è generico più mi posso sbizzarrire.
E ieri sera ho voluto giocare maggiormente all'idea di happening
teatrale. Dieci minuti di camminata veloce, per arrivare al mio punto
di partenza. Porca miseria ad ogni camminata offro un bicchiere di
grappa ai partecipanti, ieri sera me ne sono dimenticato, l'abbiamo
bevuta dopo. Qua ho chiesto alle persone di pensare al tema , di
pensare al cuore, quello metaforico che quando le cose non vanno bene
sta male anche il cuore reale. E ho chiesto alle persone di morire ,
proprio accasciate a terra, per un attimo , un minuto esatto pensando
al tema e al cuore ferito. Con dolcezza hanno riaperto gli occhi e
siamo partiti. Marco vicino ad un albero a cantare una canzone, un
ruscello, poi via subito su di una spiaggia di ghiaia e una visione
del fiume da perdersi dentro. Qua il rituale del fuoco, ogni persona
mi ha dato un proprio capo di vestiario che abbiamo bruciato e poi
via via i diversi riti che non sto a raccontare. Passando attraverso
il buio inquietante di un bosco ammalato e con gli alberi contorti
per entrare in una palude che sembrava volesse risucchiarti anche
l'anima, poi un ponte e lo spiraglio di luce di una luna meravigliosa
attraversata dal volo di diversi rapaci. Di nuovo il buio, un
ruscello fangoso e puzzolente e poi di nuovo la luce, diverse
cascate, acqua pulita , e il percorso finale nell'acqua del fiume ,
in fila indiana tenendosi per mano. Eravamo tanti, tantissimi e prima
di concludere ho chiesto ai partecipanti di regalare agli altri un
dono. Non una cosa materiale, ma un sorriso un abbraccio, un bacio.
Quello che volevano e poi di scatenarsi in una loro danza
assolutamente solitaria. Si vive si soffre, ci si affoga nel pantano
a volte, ma poi arriva la luce a volte, l'acqua pulita a volta, il
sorriso di qualcuno a volte, ma fondamentalmente si rimane soli , non
necessariamente tristi. Eravamo tanti e ognuno aveva portato
tantissimo da mangiare. E' bello dopo stare tutti assieme e a
dividere quello che si è portato. Chiaro sono un teatrante un po'
bugiardo con tanti interessi e amo la vita, più è difficoltosa più
la amo, ho voglia di respirarla. Dico sempre alle persone di non
prendermi troppo sul serio però dopo ogni camminata qualcosa succede
realmente, si apre il cuore, ma non sono stato io , è il percorso
interno che tramite quello esterno ognuno ha fatto su di sé. Ieri
ero in forma, nonostante i miei casini, stavo bene e la gente che ha
partecipato mi piaceva tantissimo, ritornato a casa non avevo sonno,
avevo voglia di giocare con il mio cane. Ho dormito in tutto non più
di tre ore. Il quotidiano avanza e ogni tanto sembra ti voglia
soffocare, ma sono di nuovo felice con me, con il mio aspetto
ritrovato, con un futuro nebuloso cui non ho voglia di pensare.
Stasera a Romanengo “canzoni da marciapiede” : Ho accolto la
compagnia, un ragazzo , una ragazza e la loro figlia. Sono belli
simpatici sorridenti. Hanno una roulotte in scena, questa roulotte
era scomparsa nell'alluvione di due anni fa a La Spezia. Poi l'hanno
ritrovata, con la Roulotte avevano trovato anche una Madonna portata
a valle dal crollo di una chiesa di montagna. La madonna l'hanno
ridata al prete, la roulotte l'hanno ripulita e sono ripartiti
giovedì 20 giugno 2013
Peter, la macchina e il fiume
Sono
stanchino come qualsiasi persona che da sola deve far fronte ai
problemi di salute fisica e altro di un familiare anziano. Quindi non
mi lamento dato che tanti sono nelle mie condizioni e tanti messi
addirittura peggio di me. Però stamattina, prima dell'alba,
prendere la macchina per i 300 chilometri che mi portano a casa mia, mi sembrava
di essere felice. Non solo per casa mia, ma perchè voglio continuare
il lavoro che mi sono scelto e che amo. E anche perchè posso andare
dai miei amici a riprendermi il mio Peter. Che non è mio figlio, ma
il cane.Mi è mancato il mio 80 per cento
boxerino. Ieri giornata pesantina e avevo voglia di essere un po'
cretino un po' stupido. E mi sono messo al computer. Io quando le
situazioni sono pesanti invece di deprimermi ho bisogno da ridere e
fare un po' il cazzone. Forse un bene, forse un male non lo so, di
certo mi permette di non andare in depressione. E ho scritto il blog
stupidissimo di ieri. Volevo prendere un po' alla leggera dei
problemi reali e pesanti in cui si ritrovano molte amiche che
frequento. Per anni, magari hanno tirato su i figli da sole, il
lavoro, magari anche loro, parenti anziani da accudire e per anni
hanno dovuto mettere da parte qualcosa di fondamentale per qualsiasi
persona; come la voglia di tenerezza, l'affetto e la sessualità. Poi
grandine, figli ormai cresciuti, genitori morti si ritrovano sole a
fare i conti con quella parte di sé messa in disparte e a volte
dimenticata. La solitudine è orribile ne sono consapevole. Allora ho
scherzato un po' alla mia maniera per sorridere io prima di tutto. Un
po' fanfarone, un pochino bugiardo, un po' grossolano a volte così
come le mie origini tosco romagnole a volte mi “impongono”. E ho
scherzato anche sulla voglia di cambiamenti fisici, come diete o
altro, uno lo deve fare per sé, non per paura di non piacere.
Seguendo per anni parenti anziani ammalati o dovendo portare avanti
da soli o da sole la propria vita e la vita di altri, si può essere
forti finchè si vuole, ma subentra inevitabilmente un ingiusta
sottostima di sé. E ritorno alle paura di cui avevo parlato qualche
blog fa. Se uno ti vuole bene, ti vuole bene come sei, fisicamente e
psicologicamente. Un abbraccio e tanto rispetto a queste mie amiche. Ma io invece che carezze sono abituato
sia a poderose pacche sulle spalle e anche agli abbracci da stritolamento.
Non per niente il mio cane è un boxer, tanto carino tanto bello,
tanto pesante nelle proprie effusioni. Bene oggi con lui faremo gli
ultimi sopralluoghi sul e dentro il fiume Oglio, gli ultimissimi domani. Per il respiro del fiume. Voglio sia una
grande serata, voglio stupire. Purtroppo c'è stato qualche disquido
e io volevo cinquanta persone, missà che siamo sui settanta. Saremo
eclatanti ugualmente
mercoledì 19 giugno 2013
il volo della passera
Prendo
spunto dalla mail notturna di una amica e non entro nei particolare
altrimenti la mia amica mi sbrana e questo non va bene dato che non
ho i ricambi di me. Insomma ragazze, cioè signore fra i quaranta,
cinquanta e vicine anche ai sessanta, se siete sole abbandonate o
anche non abbandonate, è inutile che cerchiate di dargliela anche se
lui, costi quel che costi, non la vuole. E la cosa peggiore che
cerchiate di condire con un sentimento di cui non gliene può fregare
di meno. Se siete state abbandonate , lasciate da un marito o
fidanzato, non è il caso di dare un taglio dato che lui la sua vita
, alla faccia vostra, se la sta già facendo? E sono già passati gli
anni? Tanto se ritornasse non lo vorreste più e giustamente. O se lo
riprendereste , la vita sarebbe improponibile, perchè non è l'amore
che andate cercando, ma la vendetta . Comunque ognuno poi si
distrugge come vuole. Se invece avete già superato questa fase e il
marito l'avete già abbondantemente mandato al diavolo anche nella
vostra testa, non buttatevi a capofitto su diete, corsi di
ginnastica, cremine miracolose o altro. Non è il filino in più di
pancia , so bene che non è solo un filino, o la rughetta in più
magari non proprio rughetta. Sappiamo tutti benissimo che non esiste
nessuna tipologia che non vada bene ad un uomo perchè aldilà del
purchè respiri, sappiamo benissimo che ci sono uomini che vogliono
la donna con la pancia, i fianchi grossi, le tette spataspam
ommioddio dove vanno a finire. Se uno vi vuole , vuole dire che
andate bene così come siete. E' che non vi vuole, neanche se foste
perfette. Esistono alcune tipologie di maschi, gliela voglio dare ma
lui non la vuole. Uno può essere che non gliene frega niente di voi,
si va bene è brutto noioso, puzza, ma lo volete ammazzare? Il fatto
che è noioso, brutto e puzza... ma perchè ve ne andate a scegliere
uno così? Seconda tipologia, gli interessate, ma è depresso. Basta
allora con i sensi di colpa, non è depresso per causa vostra, è
depresso di suo. Non cercate di fare le crocerossine perchè alla
fine lui magari starà bene, voi sarete a terra e lui sarà già da
qualche altra parte a consumare il viagra che gli avete comprato.
Terza tipologia potrebbe essere gay, che sia nascosto, che ve lo
faccia capire, che ve lo dica in faccia: è gay. Non ha bisogno di
essere salvato, sta bene così anche se finge il contrario.
Metterci una pietra sopra? Non a lui poverino, ma ai vostri
sentimenti indirizzati a chi proprio non la vuole? Sappiamo benissimo
che la storia della mezza mela è pura baggianata, come anche la
storia del principe azzurro, Un po' di esperienza l'ho avuta anch'io
e vi assicuro che il principe azzurro non esiste. Fra i gay è meno
complicato, prima si fa sesso, poi ci si conosce e io cretino che
cerco di conoscere prima, infatti i risultati si vedono. Allora
ragazze, capisco che siete state scottate dalla vita e che non ne
avete più voglia di storie e di sesso, altrimenti penso andreste a
cercare che vi vuole e non chi non vi vuole. Quindi per favore
smettetela di tormentare voi e il povero malcapitato di turno, poi
fra gli altri , quelli non nelle vostre attenzioni, se c'è qualcuno
che vi tormenta e voi non lo volete, questa è violenza , parlatene
con tutti, non perdete le staffe e andate dai carabinieri. Per il
resto , fortuna che esistono anche le vie di mezzo e non ci sono solo
quelli che non vi vogliono o quelli che vi vogliono, ma in maniera
malata, ma questo è un discorso molto reale e pericoloso che la
sciocchezza di questo post non mi permette di affrontare. Se un uomo
si sente in diritto, ogni tanto, ma proprio ogni tanto, di dirvi “oh
bella gnocca ti scoperei” e non appartiene alle diverse tipologie
di cui sopra, non dico che dovete rispondere andiamo, guardate almeno
la patta dei pantaloni per capire se quello che sta dicendo è vero,
o è solo una delle tante inutile e stupide battute. Io una volta ad
una mia amica un po' infatuata di me, quando mi ha presentato il
marito le avevo detto “ non sono geloso” , ma io mi riferivo al
marito
martedì 18 giugno 2013
o forse un pensiero di distruzione più profondo
Le cariche
con l'acqua acida in Turchia, il coro greco che commuove tutto il
mondo, le guerre considerate tali e quelle camuffate. Già il nuovo
secolo era cominciato all'insegna della paura. Il grande vuoto. Le
migliori menti informatiche allertate in tutto il mondo perchè tutto
sarebbe potuto succedere, poi le torri gemelle, poi tanto altro lo sappiamo
tutti. Sono passati tredici anni e sarà anche la crisi mondiale, già
ci siamo dimenticati le speranze , i desideri e i proponimenti per il
nuovo secolo. Nel frattempo anche i fondamentalismi sono cresciuti e
le intolleranze pure. Nel nostro piccolo, credo nessuno abbia
dimenticato gli slogan del celodurismo , di roma ladrona, o i
vaffanculo ultimi, anche se molti hanno dimenticato i milioni di
posti di lavoro promessi da mister b. Ma non è di politica che
voglio parlare, ma della paura. Quella personale piccola che riesce a
distruggere la mente e il cuore di una persona e quella sfruttata e
continuamente iniettata nei diversi contesti sociali. Che poi vanno
di pari passo. Adesso ci si mette pure il papa che scopre l'acqua
calda e parla di lobby gay in vaticano. Ma va. E' il termine lobby
che non mi piace , gli altri cosa sono la lobby etero? Dal nulla,
siamo tutti etero, viva la famiglia , al rogo gli altri,
improvvisamente si scopre una lobby gay. Ma va. La paura dicono sia
quella che subentra appena arriva uno stimolo reale, il panico invece
dicono sia quello che subentra quando gli stimoli sono inventati o
alterati della mente. Sarà. Poi c'è la demenza senile, l'alzaimer,
gli acidi legali e non legali,le crisi mistiche, ma queste sono
un'altra cosa, anche se forse strettamente collegate. La paura della
morte per esempio, non la nostra che siamo tutti eroi e diciamo che
non ci interessa, la paura per esempio della morte anche solo
metaforica di chi ci sta vicino e ci sta a cuore. Che a volte non
capisco se è pararsi il culo per il futuro o la voglia di darsi
martellate nei cosini. Però in ogni caso uno smette di vivere,
perchè quel pensiero può diventare un pensiero paralizzante. Che
invece di rimanere paralizzato si usasse il tempo per risolvere per
esempio le questioni non risolte che dopo uno continua a tirarsele
ancora dietro? Che il celodurismo possa rimanere va bene, fa bene
all'autostima, tanto ci sono sempre le pasticche e le protesi a
pompetta, ma cos'è uno inizia a prendere pasticche o si fa le
protesi per paura di qualche periodo afflosciante? La paura poi va a
braccetto con il disagio sociale, quel malessere, incubo di un
presente che non ti lascia intravedere nulla. Una amica
psicoterapeuta, mi diceva che il suo lavoro non è in crisi, dato che
in questi ultimi anni sono aumentate in maniera smisurata le persone
che si rivolgono a lei per chiedere un aiuto. Lo sanno anche i
sindaci e gli assessori dei comuni che anche loro ormai hanno sempre
la fila davanti alla porta. Ne sanno qualcosa anche i centri
religiosi antidiavolo che ormai metteranno il numero elettronico per
dare la benedizione. Se guardiamo le pagine FB, siamo tutti bravi,
petizioni su petizioni, fanculo a quello, fanculo quell'altro, il
tutto inframmezzato dalle piccole e divertenti scemenze del nostro
quotidiano. E' voglia di lasciare un segno, di mettersi in mostra ,
di condividere un pensiero? ( chiaro che sto parlando anche per me)
però c'è qualcosa che non mi quadra. Ci si nasconde a volte dietro le
definizioni di altri, però un pensiero
proprio, espresso chiaramente oltre gli slogan? Non è che sia paura
anche questa? Quella rabbia , o forse apatia, che hai dentro e non
riesci ad incanalare in maniera differente? Ho sempre pensato e
sempre detto che la paura può piegare duramente una persona, che poi
ci metti due persone, tre persone, diventano un popolo. E quando la
paura riesce a piegare interi popoli, o meglio quando la paura viene
incanalata per piegare intere popolazioni, ahi, è un brutto momento.
Sulla paura , sulle paronoie, sui contorcimenti della mente, avevo
cercato di scrivere uno spettacolo. Ma l'unica cosa bella era il
titolo “chiave 45”, il resto pur riscritto innumerevoli volte,
faceva schifo. Un pochino. Si a volte arrivano le
patologie, uno scoppia e questo è proprio un casino. Perdi la casa
il lavoro la pensione, si altro casino. Le pecore hanno paura, basta
un cane abbaiante a tenerle tutte assieme. Forse ci sono delle cose
che vanno oltre noi, sciocchezza perchè tutto quello che fa parte
del mondo ci dovrebbe riguardare, dato che siamo noi il mondo, Cioè
non è con un sorriso o parlando pubblicamente dei propri problemi
che si risolvono le questioni. Forse. Ammettere le proprie debolezze,
chiarirsi sui propri sentimenti e smetterla di raccontare balle senza
cercare a tutti costi nemici altrove, non sarebbe già un piccolo
passo? In questo momento ancora a casa di mia madre, sento in
lontananza le urla, sempre a quest'ora non sgarra di un minuto, di
qualcuno forse in stato confusionale, forse in demenza, o forse non
so cosa. Chissà cosa gli sta distruggendo o gli ha distrutto la
mente.
domenica 16 giugno 2013
cani senza padroni
Credo che
uno dei grandi problemi della nostra società, probabilmente il
problema che accentra tutti gli altri, sia quello della proprietà.
Problema che riguarda non solo le cose materiali, ma generalmente
tutto ciò che ci circonda comprese anche quelle cose un pochino più
immateriali come per esempio i sentimenti in senso lato o un pochino
più concreti come la sessualità. Chiaro non faccio un trattato,
solo considerazioni; considerazioni comunque non nuove dato che mi ci
accanisco spesso. Per me fa parte di questo discorso anche
l'appartenenza a qualcosa. Un conto è l'adesione, un conto è
l'appartenere o il volere appartenere, per sentirsi religione,
gruppo,famiglia, comunità o tutto quello che ci pare. Il concetto di
amore è un concetto molto recente lo sappiamo. La donna considerata
fino a non troppo tempo fa neanche persona, era quella che doveva
diventare la sposa di qualcuno, carne da macello per sfornare altra
carne da macello e da lavoro. Il sesso, lo sfogo del maschio e
l'inseminazione della donna. Una frase delle donne contadine trentine
che mi aveva molto colpito e che traduco in italiano “ posso
alzarmi o devo voltarmi?”. O come certe contadine bergamasche che
avevano ricamato nella sottoveste della prima notte “ non per amore
mio, ma per volere di Dio”. Sono passati gli anni, sono evoluti i
costumi, a volte neanche troppo, ma questo concetto di proprietà e
appartenenza all'altro rimangono a volte pesantemente nel proprio
substrato socio culturale e anche economico. Mia madre in questi
giorni in ospedale rivanga in continuazione il proprio passato che tu
dici per favore basta non ce la faccio più a sentire queste storie.
Però c'è una frase che mi ha sempre molto colpito. Erano giovani,
una volta mio zio si era arrabbiato con mia madre, al che è
intervenuto mio padre “ non ti permettere più di dire qualcosa a
tua sorella perchè adesso è mia moglie”. Cioè prima apparteneva
a te e alla vostra famiglia, adesso appartiene a me. E mia madre ne
va anche fiera. Infatti i casini dall'anno scorso dopo la morte di
mio padre, oltre i tantissimi problemi fisici, è il fatto che mia
madre non si sente più “proprietà” di nessuno. Eppure è sempre
stata una donna molto in gamba iper attiva rompicoglioni con il
figlio che già aveva incrinato questo concetto di proprietà,
andandosene giovanissimo ad abitare per i fatti propri. A guardare
bene in giro, non è un concetto che appartiene a donne o uomini
antichi, perchè il matrimonio, l'anello ( o anche solo la
convivenza) sono un contratto che sancisce il distacco dai
precedenti proprietari, la famiglia di origine, per la formazione di
una nuova società con la donna socio di minoranza addetto ai lavori
più complicati. Fino a quel momento anche se tu vivi da solo e
quindi pensi che sei tu la tua famiglia, e sei tu proprietà di te
stesso, in realtà non esisti, perchè sei figlio di, nipote di e non
marito o moglie di o padre di. Ben venga il matrimonio gay che viste
le regole attuali è più che sacrosanto dato che il matrimonio non
l'ha inventato Dio, ma gli uomini. Che se lo avesse creato Dio, i gay
sarebbero sposati da una vita. Il matrimonio gay potrebbe essere
molto salutare, non perchè scardina le regole della famiglia, ma
secondo me va a mettere in discussione, ma seriamente, il ruolo
sottomesso della donna nella società in cui viviamo. Un uomo e un
uomo, una donna e una donna, devono , aldilà della formula
giuridica, inventarsi altre regole che nessuno finora aveva scritto.
Per esempio che tutti e due sono uguali con uguali responsabilità.
Non è vero che i gay si sposerebbero solo per amore, perchè credo
che anche qua vige la regola dell'appartenenza allo stesso ceto
sociale. Un medico potrà andare anche a letto con un muratore , ma
poi si sposa uno equiparato. Ho sempre ritenuto che il grande
cambiamento e la grande rivoluzione dei costumi sarà quando la donna
sarà effettivamente alla pari dell'uomo. A me solo il pensare
all'idea di appartene a qualcuno mi fa ribrezzo, dato che già sono
appartenuto prima ai miei genitori , poi al collegio in cui a tutti i
costi sono andato a fare le medie e questo mi è sufficiente. I
grossi problemi che ora ho con mia madre che per lei io sono “la
nostra famiglia” , io per me sono lei mia madre, io suo figlio,
stop. Chi mi conosce sa che corro tantissimo e non ho mai
abbandonato i miei nei loro tanti momenti difficoltosi e casini di
salute. Ma non mi sono mai considerato loro proprietà, solo loro
figlio. E basta con ste cose private. Esiste il matrimonio e checchè
ne dicano certi parlamentari che tu pensi , ma io devo pagare anche
questi?è doveroso e sacrosanto anche per i gay. Sancisce un diritto e anche se a
qualcuno non va bene è un diritto ( lo sarebbe se ci fosse) per cui
zitti, se qualcuno ha dei problemi se li risolva da solo e non vada
a rompere in giro. Poi però ci sono quelli che per necessità,
impossibilità a volte, o per un proprio pensiero a volte, non appartengono a
nessuno. Cosa ne facciamo? Un cane si affeziona tantissimo al
padrone, ma è quello che vuole il cane o quello che vuole il
padrone? In questi giorni che ho lasciato, per necessità, il cane ad
amici e mi dicono che sta benissimo ed è felice, ci sono rimasto
anche un pochino male. A me piacerebbe che niente appartenesse a
nessuno. Siamo di passaggio . In questi tanti anni di malattie dei
miei , ho visto morire tantissime persone e io anni fa, probabile
fighettino con un probabile futuro di successo, mi sono molto
ridimensionato e ho ridimensionato la mia vita, comunque non in
funzione di un successo da inseguire a tutti i costi. Chissenefrega.
Un bambino che nasce non può essere solo della sua famiglia,
dovrebbe essere della società come i problemi non della famiglia, ma
della donna che questi figli deve crescere. Ogni questione della vita
sociale non dovrebbe essere una questione privata. Una persona che
ha dei sentimenti e ha voglia di amare, non è una questione sua da
vivere fra le quattro mura, ma una ricchezza per tutti. Quindi basta
storie e che si vada avanti con i matrimoni gay, poi si riformuli e
si ridefinisca il concetto di società e di intero universo in cui
circuitiamo e per favore cominciamo a dare spazio anche ai singoli.
Bbbrrr i termini zitella o zitellone che venivano usati non troppo
tempo fa per donne e uomini come me.
sabato 15 giugno 2013
ciabatte scontrini e disordine
Vado nella
sanitaria dove sono sempre andato per i miei. Telefonata , corsa
d'urgenza, ennesimo ricovero per mia madre. Nel trambusto si perdono
le ciabatte. Non sono questi i problemi, te ne vado a comprare un
altro paio. Dico mi servono delle ciabatte per mia madre numero tot.
Il signore del negozio comincia a dire, si però costano tanto; “è
una vita che vengo qua e anche se sembra tu non mi conosca, so che
sei caro ammazzato” l'ho pensato, ma non l'ho detto. Poi ancora mi
mo ma, ad un certo punto mi viene il nervoso e “ mi vuole spiegare
cosa sta succedendo, a me serve solo un paio di ciabatte per mia
madre, le ha o non le ha?” . Mi guarda tristissimo e dice “ sa
con la crisi teniamo pochi numeri e il 38 non ce l'ho” . Dimmelo
subito. Poi invece le abbiamo trovate. Sarà che era l'unico paio
numero 38, quindi preziose, quindi prezzo decisamente alto. Nel
momento di pagare mi dice “ dato che ci conosciamo da tanto, è lo
stesso se non le faccio lo scontrino?” . Come una volta tanti anni
fa dovevo comperare delle cose per uno spettacolo e la commerciante
mi dice ( alla mia richiesta di fattura) : “se devo fare la fattura
preferisco non vendere” non vendere. Mi manca moltissimo il mio
cane, a gennaio dopo che da anni ci pensavo e finalmente mi sono
deciso, gli avevo detto a te ti porto sempre con me. Infatti odia la
macchina. Non pensavo che un cane potesse affezionarsi tanto ad una
persona neanche che una persona potesse affezionarsi tanto ad un
cane. E quelle volte che per urgenza l'ho dovuto lasciare ad amici ne
risente lui ne risento io. Fai di meglio se puoi , dicono in romagna.
Se escludiamo, i serpenti, i topi, i ragni, le pecore, i cani delle
pecore e i padroni dei cani e delle pecore, impazzisco per gli
animali. Potessi essere con le persone la metà di dolcezza e di
stupidità che sono con gli animali, sarei sempre fidanzato. Mi ha
appena telefonato mia cugina lamentandosi che sua madre è testona
orgogliosa bugiarda e ha continuato per mezz'ora. Le ho risposto è
la sorella di mia madre. Che poi uno si lamenta dei genitori e magari
riprende pari pari il loro carattere. Infatti anche mia cugina è
testona, orgogliosa e bugiarda. Io sono talmente testone e orgoglioso
che se ci pendo a volte me ne vergogno. A volte. Dopo mesi di
discussioni sono riuscito a convincere mia madre a chiedere l'aiuto
di una signora per le pulizie grosse di casa. Infatti sono arrivato
qua, tutto bello pulito in ordine e profumato. Un giorno che sono
qua a casa di mia madre, è già tutto incasinato, ma proprio non ci
riesco a mettere le cose al loro posto, il disordine è parte
integrante della mia mente. Appena uno arriva in sede da noi, capisce
subito quale il tavolo e la mia zona e quali le zone di Marco.
Quando magari chiamo Marco a casa mia per un caffè lui già dalle
scale inizia a dire “ ma porca miseria non si può essere così
perennemente disordinati” io e il cane lo guardiamo “disordine
dove?” . Appena posso vado su e mi riprendo il cane, che macchina o
non macchina, deve stare con me. Venerdì 21 dovremmo iniziare
Odissea, prima con una mostra a Palazzo barbò, a Torre Pallavicina,
poi la sera con la camminata, e costi quel che costi ci sarò. Se non
riesco prima giovedì notte o tutto venerdì mi rifarò il percorso
definitivo. Voglio che sia un a grande anno di cambiamenti, problemi
o non problemi, deve essere un anno di grandi cambiamenti e tanto
sono disordinato nella vita, tanto voglio che il mio lavoro sia al
massimo che posso dare. Ho fatto troppi errori nel passato e anche
qualche casino. Errori e casini ci saranno sempre , ma quest'anno di
cambiamenti deve essere la porta che mi accompagna per i prossimi
50/60 anni che mi rimangono ancora da vivere. Bè si anche un pochino
presuntuoso.
giovedì 13 giugno 2013
la luna e le pecore
In questi
pomeriggi, un po' la scusa dei sopralluoghi , un po' la scusa del
cane, il pomeriggio sono praticamente sempre al fiume. E la cosa non
è che mi dispiaccia. Sopralluoghi per la camminata in notturna del
21 giugno e per il laboratorio dei primi di luglio. L'acqua cambia in
continuazione e così anche le rive. Per cui giorno per giorno devi
rivedere quello che avevi immaginato il giorno prima. Tutto questo lo
avevo calcolato. Non avevo calcolato le pecore. Già di mio ne sono
terrorizzato, non tanto per le pecore quanto per l'insieme di capre
pecore caproni, asini, guardiani e cani che si, fanno il loro lavoro,
ma sono , i cani, un pochino rognosi e ti avvicini troppo rischi lo
sbranamento. Poi l'odore, ma le mangiano ancora le pecore o servono
solo per il formaggio e per la lana? Poi i tanti sassolini neri che
sono cacchette ed infine il terrore per le zecche. Ma porca miseria
mi vanno a parcheggiare, con tanto di camion furgoni e roulotte,
proprio nello spazio che era la penultima azione della camminata.
Conosco il proprietario, un omone grande grosso da paura e con la
vocina di uno magrolino. Lui e i ragazzi, credo tutti stranieri, mi
guardano un po' strano perchè pensano io sia uno del parco. Però
sono gentilissimi. Infatti qualche anno fa , madido di sudore, mi ero
avvicinato , veramente mi sono passati davanti loro, tutti in fila
perchè la stradina era stretta,e io bloccato dal panico. Avevo detto
che facevo delle camminate, degli spettacoli e avevo chiesto quali i
loro percorsi. Gentilissimi, è il loro lavoro , ma ste pecore, cani,
asini, capre e caproni oltre i cani distruggono tutto al loro
passaggio. Non solo l'erba che gli fa bene poi ricresce, ma anche le
cortecce degli alberi, gli alberi giovani e le radici. Dove sono
passate le pecore, di notte è uno spettacolo. Tutto attorno
vegetazione bellissima, li , sembra di essere sulla luna. In un posto
così non posso portare il mio pubblico e dire adesso sedetevi. In
questo periodo poi ci sono tantissime lepri, ne ho sempre viste tante
e di solito belle grandi. Queste sono nane e zac zac te le ritrovi
anche in mezzo ai piedi. Per cui il cane che ho sempre con me
impazzisce e lo devo tenere al guinzaglio e dato che è piccolino, ma
pesa già quasi 30 chili, qualche volta lo trascino io, spesso mi
trascina lui. Meglio che andare in palestra. Scelgo un altro posto
per la mia azione prefinale, cioè un posto grande dove fare danzare
le persone e poi il bagno, tutti ammollo nell'acqua. Volevo scegliere
un altro posto, ma mi sono trovato spiaccicato in una sorta di
palude. Spiaccicato perchè il cane tirava e il fondo era argilloso .
Il terreno argilloso è bello quando è secco, tutto crepe, ma quando
c'è l'acqua si scivola. Infangato io , infangato il cane ho trovato
un ruscello. Mi ci sono ficcato dentro. Ho lasciato libero il cane “
adesso sfogati e non fare danni”. Peccato che le pecore alla sera
le portano via, non sarebbe stato male camminarci in mezzo con il
nostro pubblico
martedì 11 giugno 2013
Avrei voluto
iniziare con leggerezza. Raccontando magari dei matrimoni che si
fanno nel parco dove abito oppure nel ristorante oltre la strada.
Come quella volta che un cameriere ubriaco voleva toccare le tette
alla sposa e si è beccato un cazzotto dallo sposo. O un'altra volta
, la sposa portata in ospedale per coma etilico e gli ospiti hanno
continuato a fare baldoria. Oppure ogni tanto , finita la festa,
qualcuno che viene dimenticato e gira per strada gridando “ voglio
andare a casa”. O i tanti fuochi d'artificio che fanno impazzire
uccelli gatti e cani, e chissà se anche i maiali e le vacche degli
allevamenti vicini. Allevamenti che quando gira il vento contrario ti
ritrovi in casa una imbarazzante puzza e tu per un attimo ti tasti i
pantaloni con il brutto presentimento di avere tu combinato un guaio.
Volevo raccontare, ma lo farò più avanti del rapporto uomo cane e
di un settore commerciale che riguarda gli animali che sembra non
conoscere crisi. Oppure del lunedì nero di ieri in autostrada e più
di sei ore per farmi 300 chilometri. O anche l'argomento di cui oggi
parlano tutti, cioè le elezioni. Però stamattina ho saputo che è
morto Teresio. Teresio è l'ex mitico vigile di Romanengo. L'avevo
conosciuto tanti anni fa quando lui e il sindaco frequentavano il
festival di Santarcangelo e noi eravamo ospiti fissi. Un giorno siamo
andati a pranzo e il sindaco ci aveva detto “abbiamo un teatro,
perchè non venite a gestirlo?” detto fatto. Lui Teresio non l'ho
mai visto con il berretto e credo non abbia mai fatto una multa. Era
un lavoro per lui, socialmente utile, non uno status da guerrigliero.
Giovanottone burbero, acquario un pochino sfasato, era di animo
buono. Pur con il rispetto e le qualche chiacchiere di tanto in
tanto, non abbiamo mai avuto reale amicizia. Mi metteva soggezione.
Nell'ultimo anno, appena andato in pensione, lo vedevo girare per il
paese tenendo per il braccio un vecchio signore, probabilmente il
padre. Mi sembrava sempre uno di quei cagnoni cresciuti per essere a
disposizione degli altri. La vita va avanti , oggi c'è il sole.
Sono tantissime le persone morte in questi ultimi mesi in questo
paese con un fabbrica di amianto attiva fino a non troppi anni fa.
Anche se dicono che la morte fa parte della vita, no, non è una gran
bella cosa morire. Ciao Teresio
domenica 9 giugno 2013
Pensamenti ripensamenti non ne avevo
più voglia. Prima era cardiocactus, poi cardiocactusphera, poi
alcune lettere anonime e avevo chiuso: basta con i blog. Ora a
distanza di qualche anno mi è ripresa la voglia. Da due giorni sto
provando e cercando in rete e sono approdato qua. Non sono un
blogger, non sono uno scrittore, sono un teatrante che gli piace
scrivere e annotare le sciocchezze che gli passano per la mente e
sono tante. Un teatrante che spesso si perde nei rivoli delle tante
curiosità e ogni tanto si ricorda anche di quello che dovrebbe
essere o fare. Questa la mia presentazione e fra qualche giorno,
sperando di non essere così dispersivo e altalenante come nei blog
precedenti, ricomincerò a scrivere. Negli ultimi anni, un pò
questioni della vita, un po' perchè nessuno si vede per quello che
è, mi ero lasciato andare ed ero ingrassato mica da ridere. Poi due
anni fa mi sono realmente guardato allo specchio e mi sono detto:
oi! E ho deciso di perdere quei dieci quindici chili in più,
presumo, con cui ormai convivevo. Presumo perchè non mi sono mai
pesato. E avevo deciso di farlo con calma. Ho comprato una bilancia
solo una settimana fa e sto ritornando al mio peso forma, ancora tre
chili da fare sparire entro la fine dell'estate. Nessuno mi corre
dietro, ma li perderò. E forse anche qualcosa di più. E mi sta
piacendo questa mia nuova faccia, non più tonda pacioccosa, ma
allungata e un pochino scavata e anche scafata che forse rende le
continue inquietudini in cui spesso rimango aggrovigliato. E gli
aggrovigliamenti e i contorcimenti delle menti ( degli altri) sono
argomenti che mi hanno sempre affascinato. E così un po' lunatico,
un po' divertito scriverò. ciao
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