sabato 29 giugno 2013

boxer, rondini e bravi attori

Non sto qua a parlare del lavoro dell'attore o del regista. Ogni persona ne può avere una opinione diversa, sta di fatto che nell'immaginario essere attore o regista dovrebbe avere determinate connotazioni, genere per esagerare, attore holliwoodiano, o quanto meno televisivo. Perchè anche quelli importanti che magari non vanno tanto in televisione o non fanno film rimangono comunque all'interno di una cerchia decisamente limitata. Ricordo sempre i Paolini o i Moni Ovadia o i tanti, tutti, che sono passati qua al teatro di Romanengo , ancora non conosciutissimi e la gente veniva per fiducia a me e a Marco. Uno dei flop più grandiosi che abbiamo avuto , una volta che abbiamo portato Elio de Capitani che non è proprio l'ultimo arrivato. Ieri alle prove dello spettacolo di Arianna, avevo tutte le lune decisamente di traverso ed ero demoralizzato, non per Arianna che amo tantissimo e di cui parlo dopo, ma per questo mestiere o professione o non so come definirlo. Per le incapacità burocratiche amministrative politiche cui perennemente ci si trova a doversi scontrare. Mi manca e l'ho sempre detto, una idea globale di uomo, di città, ma anche di nazione. Per me è un bravo amministratore chi è in grado di un progetto in toto , magari una utopia, ma quando hai la chiarezza dell'insieme, puoi dopo avere anche la chiarezza delle piccole cose. Si ragiona sempre per problemi singoli, le piccole toppe di volta in volta per aggiustare qualcosa . Ma una società non va avanti con le piccole toppe di volta in volta. Mi manca l'umiltà , essere amministratore non dovrebbe essere un privilegio, ma sei tu designato dal tuo popolo. Mi manca la competenza, perchè la volontà serve, i propositi servono, ma serve anche la competenza. E' vero non si può fare di tutta un'erba un fascio e di amministratori molto in gamba ne ho conosciuti diversi, e ne conosco ancora, ma più si va avanti più il tessuto sociale si deteriora. Ecco questi miei pensieri di ieri, oltre i fantasmi continui ripetuti asfissianti di quella brava donna di mia madre. Quando poi all'inizio di spettacolo ha parlato l'assessore di Torre, è stata brava, mi sono commosso. Poche parole semplici dette con la volontà e il cuore. Si mi sono commosso. Il pomeriggio l'avevo trascorso a rincorrere il mio cane impazzito per le rondini, ha corso talmente tanto e talmente veloce che ad un certo punto l'ho dovuto legare. Ma porca miseria non puoi farti venire un infarto. E a seguire il montaggio e le prove di “potevo essere io” con Arianna Scommegna.. Appunto. Arianna è il mio stereotipo dell'attore, umile fuori scena, grintosa, problematica senza farlo a vedere, intelligente, curiosa e tanto tanto brava. Trovo ingiusto dire sempre è figlia di … no, lei è Arianna , punto. Molti ora la vogliono paragonare a Mariangela Melato, per me è una sorta di nuova Anna Magnani, più bella e più ingentilita. Sciocchezze anche queste , lei è Arianna, punto. Forse l'anteprima, forse ancora mancanza di rodaggio, forse perchè il testo, si molto bello, ma è una vita che ascolto testi del genere, mi sembrava un po' scontato. Però c'era lei , puro inafferrabile, inarrivabile , ineffabile animale da palcoscenico. Come non rivangare nella memoria lo spettacolo “qui città di emme”. A dire la verità tutti gli attori dell'Atir sono estremamente bravi, questo bisogna ricordarlo, ma Arianna riesce a darmi delle emozioni che sono quelle che voglio a teatro. E fortuna che di attori così ce ne sono anche senza montarsi la testa. Un altro attore che mi faceva impazzire era Toni Servillo. Prima che diventasse tanto famoso. Una volta ricordo , uno spettacolo brutto di Martone, brutto per me, non ce la facevo più,ma poi improvvisamente è arrivato lui, Servillo. E' come una giornata di pioggia e arriva improvvisamente un raggio di sole. Stamattina ancora di malumore, ho chiamato Marco e gli parlavo di queste cose che poverino era uscito di casa, stava facendo colazione all'aperto e ogni suo poro stava dicendo lasciami perdere. Il mondo che vorrei, dovrebbe essere abitato da persone in gamba, capaci e brave nel loro mestiere, qualunque esso sia, capaci e umili nella vita e con voglia di sorridere e di cambiare il mondo per renderlo sempre più vivibile. Chi fa questo mestiere e dopo anni continua avere la passione e agisce su di un territorio, giorno dopo giorno, queste cose le sa 

giovedì 27 giugno 2013

pota gnaro capito mi hai?

Dovevo parlare con un medico per mia madre e ho scoperto che era ferrarese. All'università e anche dopo ho avuto molti amici ferraresi. Ferrara è bellissima e non dico i ferraresi , ma almeno i miei amici, teste calde calienti. Mi piace la loro cadenza dialettale. Da sempre amo i dialetti, niente a che fare con i regionalismi, mi piacciono , sono lingua viva, sono il popolo che li parla. Faccio fatica a parlare il romagnolo, il bergamasco neanche pensarci, ma li comprendo benissimo. Non so parlare nessun dialetto, ma ne capisco tanti, compresi diversi dialetti della Sardegna. Ritorno al medico Ferrarese, mi sono trovato subito bene e mi sono venute in mente diversi frasi o imprecazioni nei vari dialetti. Maial ferrarese che di solito è *** maial. Non amo le bestemmie, non mi interessano, ma questa ha una sonorità particolare che mi fa impazzire. Non è porco o boia ***, ma maial. Non sono mai riuscita a dirla, non riuscirei a ripetere la stessa dolce sonorità. I miei amici ferraresi quando mi volevano far ridere dicevano questa bestemmia. Che chiaro, la bestemmia non sta nel maial , ma nei tre asterischi che lo precedono. Che se uno mi guuarda negli occhi e mi dice “*** maial”, potrebbe ottenere da me tutto quello che vuole. Poi ritornando in macchina, dato che ormai passo metà della mia vita in macchina, parlo rido e me le racconto da solo. Del dialetto romagnolo ci sono due frasi e due parole che uso frequentemente. Le due frasi sono , le traduco in italiano, “ fai di meglio se puoi” , l'altra “ dare di matto o fare il matto” . Le due parole strettamente collegate fra di loro, che in romagna non risultano assolutamente volgari, ma fanno parte dell'uso quotidiano sono “ pugnetta e sborone” . La cosa bella non è la parola in sé , ma le innumerevoli varianti in cui vengono utilizzate. C'è anche il termine “patacca”, ma questo lo utilizzo raramente. L'imprecazione in Romagna non è mai una parola, ma un insieme complicato di parole che compongono una frase che dopo non sai se arrabbiarti o metterti a ridere. E più è grande l'incazzatura , più è lunga la frase. Anni fa, l'ho sempre ripetuto, in ospedale vicino a mia madre c'era una signora di S. Piero in Bagno , che per i cesenati S. Piero, è proprio la montagna. Gnucchi come direbbero qua a Bergamo. Il figlio di questa signora dopo un pomeriggio in cui lei lo “aveva tirato matto” è sbottato ( traduzione sempre in italiano) : “ ma se da piccola ti avessero mangiato le scrofe, ora non staremmo tutti meglio?” lui era arrabbiatissimo, ma ci siamo messi tutti a ridere. I bergamaschi, amano meno perdersi nelle parole e se si arrabbiano, un porco di qui, un porco di la secchissimo , non glielo toglie nessuno. Oltre il loro “ostia” che poi mi hanno detto, “guarda che è una bestemmia” , si ma la stai dicendo tu, mica io. Poi c'è il pota che comprende in sé un certa rassegnazione. Pota : è così, cosa ci vuoi fare. Io uso il pota con i miei amici della valle di Cembra (Trentino) e appena ci vediamo sembriamo dei rugbisti australiani : pota pota pota . Del bresciano mi piace il termine “gnaro” che ha molte più possibilità di utilizzo e di interpretazioni rispetto al corrispettivo scèc ( come si scrive?) bergamasco. I primi anni che abitavo su , Marco mi insegnava a come riconoscere, non solo un bergamasco da un bresciano o da un cremonese, ma addirittura come riconoscere gli abitanti di un paese piuttosto che un altro : e la parola chiave è “ incùlet”. Parola usatissima qua. Da come viene pronunciata puoi capire da dove proviene qualcuno. Dietro queste sciocchezze e ne avremmo tutti a iosa, ci sta un mio reale interesse per i dialetti, mi piacciono le diverse sfumatura. Quando sono a Cesena mi dicono che ho l'accento bergamasco e io rispondo “ ma cosa stai dicendoooo” oppure “ coha dighet po a tè” . Qua invece rispondo in Romagnolo. In val di Cembra – Trentino molte persone iniziano a parlare in italiano, poi continuano in dialetto ( qua nella bergamasca parlano subito in dialetto) e molte volte neanche me ne accorgo. Ho lavorato moltissimo sulla voce, mai sulla dizione. Mi sono sempre rifiutato di fare dizione e mi fanno ridere quelli che magari ti fanno uno spettacolo da oratorio e vanno a controllare su di un libricino , a come dire una vocale o un accento. Conosco due giovanotti attori nel tempo libero, uno è un mio attore, lo era. Sarà che entrambi sono dei pesci, sarà che sono belli, sarà non so cosa, hanno una presenza magnetica in scena, proprio bravi. Però non bisogna farli parlare perchè anche se non amo la dizione, però porca miseria il loro accento bergamasco è così forte che ti viene da nasconderti sotto una sedia. E nella vita non hanno quell'accento tanto forte, ma appena li vedi in scena …. la voce e gli accenti raccontano molto di una persona. E' uno studio affascinante che sto continuando. Me lo aveva insegnato Marisa Fabbri, scomparsa da anni e storica attrice di Ronconi. Una intera giornata a ragionare sulla esse. Le sonorità, le variazioni e i significati che può avere una semplice consonante, magari accompagnata da una vocale o da un'altra consonante. E mi sono accorto che anche nei dialetti la esse ha sempre connotazioni particolari. Sono ritornato ieri da Cesena e sono un pochino allo stremo e ho bisogno di liberarmi la mente. Qua davanti a me Marco al suo computer, qui di fianco quello strano coso che è il mio cane sta dormendo e mi fa una tenerezza boia e io ho voglia di ridere porca miseria e allora vai con i pota, gnaro, sborone, che ci azzecco io, capito mi hai e soprattutto *** maial. Ma che fine avranno fatto i miei amici ferraresi?

lunedì 24 giugno 2013

laboratori, fiumi e kabuki

I laboratori teatrali, stage, corsi di aggiornamento, che cosa strana. Cose che ripeto e ripeto e mi piace anche ripetermi. Anni 70/80 gente che girava il mondo o anche solo l'europa e l'italia , poi magari finiva a meditare in qualche paese dell'India. Il nuovo teatro, la nuova danza stavano scoppiando, wow i trampoli l'acrobatica il training, il corpo è mio tocca pure. La mia fortuna , e io ero fra quelli che schifo le scuole di teatro borghesi di merda, a non disperdermi fra troppi rivoli è stato un progetto a Bologna che si chiamava “maestri e margherite”. Senza dovermi spostare troppo, i grandi maestri della scena mondiale erano li a disposizione di un piccolo gruppetto fanatico di giovanotti e giovanotte, di cui anche io e Marco facevamo parte, che volevano mettersi in gioco e in scena. Duri determinati senza un attimo di tregua, allievi e maestri. Una grande scuola soprattutto di disciplina. Marco per esempio era stato allievo del primo corso internazionale di teatro kabuki tenuto dalla compagnia più importante di Kabuki che c'è in giappone. Che a me il teatro e la danza orientali piacciono , ma l'idea di dovere fare pari pari quello che facevano loro, senza dovere dare il mio contributo di estrosa genialità, mi deprimeva. Infatti hanno preso Marco e non me. Porca miseria se mi è scocciato. Per me l'idea del laboratorio non era seguire pari pari le idee del maestro, si impararle, ma poi obbligatoriamente rivederle in base al proprio corpo personalità e vissuto. Dopo anni e dopo mesi di gavetta e lavoro questo si duro ( tutti i giorni lavoro sul corpo e sulla voce dalle 8 di mattina fino alle 8 di sera. Piccole pause per pipì e panino). Eravamo giovani, eravamo disperati, eravamo orgogliosi senza se e senza ma. E senza soldi o qualcuno che ci proteggesse le spalle in caso di caduta. I primi laboratori nelle scuole di S.Lazzaro, Imola, comuni limitrofi a Bologna. A me piacevano, per Marco era uno sforzo inaudito, però anche li, abbiamo imparato molto. E ci hanno permesso di sopravvivere senza cadere nelle lusinghe del teatro mercato attore scritturato. Iniziavamo ad essere notati e corteggiati. Allora era la rabbia, la voglia di essere diversi, la voglia di raccontare storie diverse, era la miseria più cupa e senza speranze. Marco un giorno mi aveva detto, non ce la faccio più, getto la spugna e torno a casa mia. E allora di notte ho iniziato a lavorare per una idea di drammaturgia e regie, mie. Ora non se ne ricorda nessuno,ma abbiamo scardinato un pochino le regole. Il primo spettacolo che abbiamo portato a santarcangelo era vicino più alla danza che al teatro e parlava dei suicidi dei cassaintegrati. Avevamo fatto prima spettacoli bellini senza storia né futuro. Ci ha stupito il successo. A questo punto, avevamo già abbandonato il lavoro nelle scuole e lavorato a Imola a diversi laboratori per adulti, il nostro primo vero grande laboratorio , dedicato a Genet e alla costruzione di uno spettacolo sul “diario di un ladro”
. Laboratorio si durissimo, non volevo creare letteratura, ma sentimenti sensazioni forti, poesia. Metà dello spettacolo era in verticale con gli attori che danzavano su corde. Anch'io danzavo il mio tango sulla mia corda, avevo una paura boia, ma danzavo. Laboratorio duro con molti ragazzi e ragazze già professionisti, uno ora è un danzatore importantissimo, volevo dare il massimo chiedevo il massimo. Litigate furiose, me ne vergogno un pochino ora. Però era vita, era sudore, era sangue, era la nostra giovinezza che davamo. Poi tante cose, il gruppo si è sfasciato, cioè ho detto basta non ce la faccio più. Però è stato bello. Poi un po' di giri come attori professionisti noleggiati da altri, poi tante vicende. Sono stato corteggiato per progetti importantissimi, però ho sempre avuto la possibilità di dire no se non ne ero convinto. E questa è una fortuna, avere la possibilità di dire no. Poi ancora tante cose e anche in giro per il mondo. Ho ripreso laboratori quando abbiamo iniziato a gestire il teatro di Romanengo. Il primo laboratorio tantissimi del genere brutti sporchi e cattivi (scherzo) però qualche volta la sera a casa mi mettevo a piangere. Lontani dai fighetti del dams bolognese, o dai nostri amici che ci si vedeva sempre ai festival, parlo delle Curino, i Vacis, i Baliani, i Manfredini e tutti gli altri ora famosissimi, mi chiedevo ma cosa ci sto a fare qua. E mi sono accorto che il teatro , anche se è il tuo, non è una scienza perfetta perchè devi fare i conti con le persone. Qua operai muratori, contadini, insegnanti, impiegati, alcuni non sapevano leggere decentemente , non potevo metterli in imbarazzo , allora davo il testo a casa. Poi anche la provincia ha scoperto i laboratori e qua un profluvio di offerte. A volte con effetti disastranti perchè non è raro il caso di persone che hanno fatto un corso uno nella propria vita , ma decidono da soli che sono bravi e possono insegnare. Ho fatto laboratori per anni, a volte buoni a volte non andati benissimo. Poi in giro per l'italia laboratori entusiasmanti con giovani attori. E ricordo sempre un laboratorio per i giovani attori di koreja a Lecce e un laboratorio massacrante , perchè andavo avanti e indietro, a Verona. Massacrante , ma che porto ancora nel cuore. Poi la vita i sentimenti le idee evolvono. Ho fatto per esempio tanta acrobatica, da giovane, ma negli ultimi dieci anni … infatti poi ero ingrassato. Di pari passo con i laboratori chiaramente il lavoro di drammaturgia e di regia. Più di dieci anni fa l'idea delle camminate poi degli spettacoli sul fiume, l'idea era quello di un sogno, in cui entri, sei attore e spettatore e ogni tanto i miei giovanotti del laboratorio me li portavo al fiume e lavorare nell'acqua controcorrente, si, può essere sfiancante , ma ti apre mondi nuovi. Poi tante cose, troppe cose. Improvvisamente poi un giorno mi è arrivata una opportunità, strana ma entusiasmante. Marco e un dirigente del parco Adda avevano elaborato un laboratorio per me , prima avevo detto no, purtroppo dico sempre no al primo approccio, poi Marco mi aveva detto pensaci. Era una laboratorio sull'analisi del corpo e i comportamenti in cui potevo mettere assieme quelle cosine che sapevo di teatro, sociologia e antropologia.
Avevo detto no, ma poi mi sono entusiasmato, mi sono preparato per un mese. Il laboratorio era in valle Imagna e gli allievi dai 30 ai 50 anni, praticamente tutti quadri della Lega. Io ero abbronzato, bello con la mia faccia da straniero, loro all'inizio mi guardavano un po' strano come io fossi arrivato da chissà quale mondo. Ho dato tanto , alla fine del laboratorio molti mi hanno messo il braccio sulle spalle, una signora mi ha anche abbracciato. Ma ho imparato tanto, che per esempio si può e si deve dialogare. Per ritornare ai laboratori propriamente teatrali, una volta ero in crisi e sono stato ore a parlare con Cesar Brie, a proposito del comportamento di alcune persone. Lui sereno, drastico, tranquillo: “buttali fuori”. Con Cesar ho un bel rapporto , anche se negli ultimi anni mi evitava, lui toro io vergine e gliel'avevo combinata grossa. Ci ha fatto invitare al più importante festival dell'america latina, con il nostro Caravaggio, ci aveva fatto la traduzione in spagnolo. Saranno stati i vaccini, sarà stato il panico di quelli brutti, ma pochi giorni prima della partenza ho iniziato a stare male, Marco mi sta odiando ancora, e non siamo andati. Cesar toro, io della vergine, non mi ha parlato per anni. Poi l'anno scorso ci siamo rivisti, vabbè lo spettacolo era bello, lui sempre bravo, gli ho chiesto scusa e mi ha abbracciato, poi ha iniziato a lamentarsi che sua moglie lo aveva abbandonato. Ma porca miseria Cesar ne hai abbandonate tante tu, ora per una che ti abbandona lei. Mi ha guardato e sorriso e ha continuato a lamentarsi. Ti adoro Cesar. Cesar è l'unica persona con cui sono riuscito realmente a confrontarmi sul lavoro dell'attore e sulle persone che ti accompagnano per un pezzo di vita. Dicevo che il primo laboratorio importante a bologna, litigate su litigate e se qualcuno mi faceva il pazzo, diventavo più pazzo di lui. Poi non ho avuto più voglia di litigare, oddio qualche volta è successo. Mi è anche successo di dire alle persone , no per favore stai a casa tua. E non perchè uno non riusciva a fare un esercizio, ma per l'arroganza o per il sentirsi già bravi e arrivati oppure per le zizzanie che creavano all'interno del gruppo. Sei onesto con le persone se fai non solo quello che sai fare e cerchi di farlo al meglio, ma anche se fai ciò che ami fare. Non puoi pretendere l'impossibile, pretendi solo quello che una persona può dare cercando di fare capire che a volte è solo la paura a farti tirare indietro. Di una cosa ho bisogno, di una motivazione forte, se non c'è questa motivazione cerco di scoraggiare le persone. Credo di essere l'unico teatrante al mondo che cerca di scoraggiare le persone a frequentare un laboratorio. Magari molti di meno, però alla fine mi ritrovo gente che spaccherebbe il mondo. Questo laboratorio ultimo sta creando diverse curiosità, la maggiorparte di chi vorrebbe partecipare è ancora indecisa, io a tutti dico, non sarò io a toglierti le indecisioni. Io voglio lavorare sulle tecniche del teatro, sul corpo, sulla voce, analizzare i comportamenti tramite la sociologia e riti dell'antropologia. Lo farò in un posto al chiuso, lo farò girando per boschi, lo farò danzando e cercando improvvisazioni dentro l'acqua. Sarà una camminata praticabile, non impossibile e credo entusiasmante. Perchè è degli entusiasmi che io ho bisogno.
Mi fa ridere questa cosa che cerco di scoraggiare le persone, giuro è vero, si forse un pochino idiota lo sono

domenica 23 giugno 2013

il bastone, la carota, i fiordi e il fiume Oglio

Sarà che all'ultima camminata, finito tutto, una signora mi parlava di radici, non quelle amare lassative di Soncino, quelle di una persona. Lungo discorso e io dicevo che per me le radici sono dove sei tu, dove abiti, dove sta il tuo cuore e la gente che ti piace. Poi i rapporti sociali si creano. Vai in un posto ti piace, ti piace la gente, cominci a viverci. Non è male per me avere la mente e il corpo nomadi. Si chiaro gli imput dalla nascita fino alla crescita, rimangono. Però non è detto che il luogo di nascita sia anche quello dove devi morire. Avessi potuto sarei andato a vivere in Canada, Montreal, amore assoluto a prima vista. Fortuna che di amori assoluti a prima vista ne ho tanti. Non sarebbe stato male neanche andare ad abitare a Lisbona oppure su e giù in giro per i fiordi norvegesi. Amo da impazzire anche la valle di Cembra, ma li, sarei ancora più isolato che da me. Non mi sembra di essere così strano. Sarà che vivo con pesantezza i miei continui spostamenti da Cesena, le malattie, le paure le ansie e le tante bugie di mia madre. Non ho mai fatto vacanze, non le amo, a me piace andare in posto e anche se per poco, viverci senza fare il turista so tutto io , toh sembra quasi casa mia. Amo i fiumi, amo l'acqua, amo i repentini cambiamenti di umore e di tempo. Sono nato vicino ad un fiume, ho abitato sempre vicino ad un fiume, come faccio a non amare l'acqua? Sarà che la vita è dura e te la devi conquistare, giorno dopo giorno, sarà che sei sempre vissuto con l'idea del bravo soldatino che deve dare sempre il meglio di te, porca miseria un attimo di pausa. Sarà che amo il mio lavoro e se devo fare delle cose, magari degli sbagli poderosi, può succedere, ma almeno cerchi o tenti di farle al meglio. Sarà che si sono espansivo, neanche troppo, sarà che sono timido come una foca anche se non si vede ( la foca) , cioè non sono sbaciucchione neanche troppo espansivo, sarà tutte queste cose, ma tutte le volte che organizzo un laboratorio, sembra che le persone siano terrorizzate da me. Allora mi telefonano, mi chiedono, ma mi tratterai male, ma riuscirò a farcela, ti arrabbierai. Non sapevo di portarmi dietro questa nomea di duro. Devi fare delle cose le fai, punto. Lo dico con un sorriso. Il laboratorio, prossimo vicino, è chiaro, non sono tre giorni sdraiati a prendere il sole. Nei limiti del corpo e delle possibilità di ognuno, ma si lavorerà. Non c'è motivo di arrabbiarsi, mi sono arrabbiato tante volte nella vita, per le bugie, per l'arroganza, per la malafede, per il resto perchè dovrei essere cattivo, perchè dovrei arrabbiarmi ? Una signora ragazza che parteciperà, ieri mi dice “a te ti conosco, tu sai usare il bastone e la carota”. Cosa me ne faccio della carota? Scherzo. Amo scherzare, amo ridere. Nella camminata di venerdì non ero duro, ero iperconcentrato. Non posso permettermi che magari qualcuno mi si perda nel bosco o mi vada dove c'è un gorgo. Che se poi ci vuole andare, oh! Non sono cattivo se dico ad una signora, non puoi venire con i tacchi. Semplicemente ti sto proteggendo, con i tacchi ti faresti male. Però dai mi piace questa idea del duro che dice le cose sempre sorridendo. In ogni caso , sarà tante cose, ma saranno tre giorni di piacevole duro lavoro. Quando ho iniziato tanti anni fa con il lavoro del training, i miei istruttoroni svedesi dicevano a chi aveva paura di un certo esercizio, o lo fai o vai a casa. Io non dico o lo fai o vai a casa, dico solo se hai voglia di metterti in gioco, fallo, se non hai voglia , non farlo. Sempre ieri sera ad un'altra ragazza, le dico “io ti posso dire cosa farò, non posso essere io a decidere per te o mettermi a discutere su paure che non hanno ragione di esistere”. Per me. Chiaro se uno ha delle paure evidentemente una ragione ci sarà. La voglia di fare non è sinonimo di muso duro, il muso duro è l'approccio alle cose, prese di petto. Quando si può. Sarà tante cose, ma come faccio a fare capire che sotto sotto , ma molto sotto, sono dolcissimo?

sabato 22 giugno 2013

Iniziato bene venerdì 21 giugno, data di inizio del nostro festival Odissea. 13 anni,eravamo partiti alla grande e un po' alla volta negli ultimi anni ci siamo assottigliati. La cosa positiva che comunque ci siamo ancora, non troppe serate, ma credo di potere dire tutte di alto livello . Ieri a Torre Pallavicina , prima la presentazione della mostra con tanto di buffet e tanta gente. Mi hanno riferito perchè io ero già al fiume per l'ultimissimo sopralluogo. Tanti anni che conduco queste camminate strane e ancora mi piacciono e mi diverto molto. I sopralluoghi mi servono, anche qua da noi dove ormai praticamente conosco la zona ad occhi chiusi. Mi servono per stupire, mi servono per cercare di costruire attraverso i luoghi, una sorta di drammaturgia della mente. Il tema era “le battaglie della vita, le fughe gli incontri, gli amori persi e quelli ritrovati” generico si come tema, però più il tema è generico più mi posso sbizzarrire. E ieri sera ho voluto giocare maggiormente all'idea di happening teatrale. Dieci minuti di camminata veloce, per arrivare al mio punto di partenza. Porca miseria ad ogni camminata offro un bicchiere di grappa ai partecipanti, ieri sera me ne sono dimenticato, l'abbiamo bevuta dopo. Qua ho chiesto alle persone di pensare al tema , di pensare al cuore, quello metaforico che quando le cose non vanno bene sta male anche il cuore reale. E ho chiesto alle persone di morire , proprio accasciate a terra, per un attimo , un minuto esatto pensando al tema e al cuore ferito. Con dolcezza hanno riaperto gli occhi e siamo partiti. Marco vicino ad un albero a cantare una canzone, un ruscello, poi via subito su di una spiaggia di ghiaia e una visione del fiume da perdersi dentro. Qua il rituale del fuoco, ogni persona mi ha dato un proprio capo di vestiario che abbiamo bruciato e poi via via i diversi riti che non sto a raccontare. Passando attraverso il buio inquietante di un bosco ammalato e con gli alberi contorti per entrare in una palude che sembrava volesse risucchiarti anche l'anima, poi un ponte e lo spiraglio di luce di una luna meravigliosa attraversata dal volo di diversi rapaci. Di nuovo il buio, un ruscello fangoso e puzzolente e poi di nuovo la luce, diverse cascate, acqua pulita , e il percorso finale nell'acqua del fiume , in fila indiana tenendosi per mano. Eravamo tanti, tantissimi e prima di concludere ho chiesto ai partecipanti di regalare agli altri un dono. Non una cosa materiale, ma un sorriso un abbraccio, un bacio. Quello che volevano e poi di scatenarsi in una loro danza assolutamente solitaria. Si vive si soffre, ci si affoga nel pantano a volte, ma poi arriva la luce a volte, l'acqua pulita a volta, il sorriso di qualcuno a volte, ma fondamentalmente si rimane soli , non necessariamente tristi. Eravamo tanti e ognuno aveva portato tantissimo da mangiare. E' bello dopo stare tutti assieme e a dividere quello che si è portato. Chiaro sono un teatrante un po' bugiardo con tanti interessi e amo la vita, più è difficoltosa più la amo, ho voglia di respirarla. Dico sempre alle persone di non prendermi troppo sul serio però dopo ogni camminata qualcosa succede realmente, si apre il cuore, ma non sono stato io , è il percorso interno che tramite quello esterno ognuno ha fatto su di sé. Ieri ero in forma, nonostante i miei casini, stavo bene e la gente che ha partecipato mi piaceva tantissimo, ritornato a casa non avevo sonno, avevo voglia di giocare con il mio cane. Ho dormito in tutto non più di tre ore. Il quotidiano avanza e ogni tanto sembra ti voglia soffocare, ma sono di nuovo felice con me, con il mio aspetto ritrovato, con un futuro nebuloso cui non ho voglia di pensare. Stasera a Romanengo “canzoni da marciapiede” : Ho accolto la compagnia, un ragazzo , una ragazza e la loro figlia. Sono belli simpatici sorridenti. Hanno una roulotte in scena, questa roulotte era scomparsa nell'alluvione di due anni fa a La Spezia. Poi l'hanno ritrovata, con la Roulotte avevano trovato anche una Madonna portata a valle dal crollo di una chiesa di montagna. La madonna l'hanno ridata al prete, la roulotte l'hanno ripulita e sono ripartiti

giovedì 20 giugno 2013

Peter, la macchina e il fiume

Sono stanchino come qualsiasi persona che da sola deve far fronte ai problemi di salute fisica e altro di un familiare anziano. Quindi non mi lamento dato che tanti sono nelle mie condizioni e tanti messi addirittura peggio di me. Però stamattina, prima dell'alba, prendere la macchina per i 300 chilometri che mi portano a casa mia, mi sembrava di essere felice. Non solo per casa mia, ma perchè voglio continuare il lavoro che mi sono scelto e che amo. E anche perchè posso andare dai miei amici a riprendermi il mio Peter. Che non è mio figlio, ma il cane.Mi è mancato il mio 80 per cento boxerino. Ieri giornata pesantina e avevo voglia di essere un po' cretino un po' stupido. E mi sono messo al computer. Io quando le situazioni sono pesanti invece di deprimermi ho bisogno da ridere e fare un po' il cazzone. Forse un bene, forse un male non lo so, di certo mi permette di non andare in depressione. E ho scritto il blog stupidissimo di ieri. Volevo prendere un po' alla leggera dei problemi reali e pesanti in cui si ritrovano molte amiche che frequento. Per anni, magari hanno tirato su i figli da sole, il lavoro, magari anche loro, parenti anziani da accudire e per anni hanno dovuto mettere da parte qualcosa di fondamentale per qualsiasi persona; come la voglia di tenerezza, l'affetto e la sessualità. Poi grandine, figli ormai cresciuti, genitori morti si ritrovano sole a fare i conti con quella parte di sé messa in disparte e a volte dimenticata. La solitudine è orribile ne sono consapevole. Allora ho scherzato un po' alla mia maniera per sorridere io prima di tutto. Un po' fanfarone, un pochino bugiardo, un po' grossolano a volte così come le mie origini tosco romagnole a volte mi “impongono”. E ho scherzato anche sulla voglia di cambiamenti fisici, come diete o altro, uno lo deve fare per sé, non per paura di non piacere. Seguendo per anni parenti anziani ammalati o dovendo portare avanti da soli o da sole la propria vita e la vita di altri, si può essere forti finchè si vuole, ma subentra inevitabilmente un ingiusta sottostima di sé. E ritorno alle paura di cui avevo parlato qualche blog fa. Se uno ti vuole bene, ti vuole bene come sei, fisicamente e psicologicamente. Un abbraccio e tanto rispetto a queste mie amiche. Ma io invece che carezze sono abituato sia a poderose pacche sulle spalle e anche agli abbracci da stritolamento. Non per niente il mio cane è un boxer, tanto carino tanto bello, tanto pesante nelle proprie effusioni. Bene oggi con lui faremo gli ultimi sopralluoghi sul e dentro il fiume Oglio, gli ultimissimi domani. Per il respiro del fiume. Voglio sia una grande serata, voglio stupire. Purtroppo c'è stato qualche disquido e io volevo cinquanta persone, missà che siamo sui settanta. Saremo eclatanti ugualmente

mercoledì 19 giugno 2013

il volo della passera

Prendo spunto dalla mail notturna di una amica e non entro nei particolare altrimenti la mia amica mi sbrana e questo non va bene dato che non ho i ricambi di me. Insomma ragazze, cioè signore fra i quaranta, cinquanta e vicine anche ai sessanta, se siete sole abbandonate o anche non abbandonate, è inutile che cerchiate di dargliela anche se lui, costi quel che costi, non la vuole. E la cosa peggiore che cerchiate di condire con un sentimento di cui non gliene può fregare di meno. Se siete state abbandonate , lasciate da un marito o fidanzato, non è il caso di dare un taglio dato che lui la sua vita , alla faccia vostra, se la sta già facendo? E sono già passati gli anni? Tanto se ritornasse non lo vorreste più e giustamente. O se lo riprendereste , la vita sarebbe improponibile, perchè non è l'amore che andate cercando, ma la vendetta . Comunque ognuno poi si distrugge come vuole. Se invece avete già superato questa fase e il marito l'avete già abbondantemente mandato al diavolo anche nella vostra testa, non buttatevi a capofitto su diete, corsi di ginnastica, cremine miracolose o altro. Non è il filino in più di pancia , so bene che non è solo un filino, o la rughetta in più magari non proprio rughetta. Sappiamo tutti benissimo che non esiste nessuna tipologia che non vada bene ad un uomo perchè aldilà del purchè respiri, sappiamo benissimo che ci sono uomini che vogliono la donna con la pancia, i fianchi grossi, le tette spataspam ommioddio dove vanno a finire. Se uno vi vuole , vuole dire che andate bene così come siete. E' che non vi vuole, neanche se foste perfette. Esistono alcune tipologie di maschi, gliela voglio dare ma lui non la vuole. Uno può essere che non gliene frega niente di voi, si va bene è brutto noioso, puzza, ma lo volete ammazzare? Il fatto che è noioso, brutto e puzza... ma perchè ve ne andate a scegliere uno così? Seconda tipologia, gli interessate, ma è depresso. Basta allora con i sensi di colpa, non è depresso per causa vostra, è depresso di suo. Non cercate di fare le crocerossine perchè alla fine lui magari starà bene, voi sarete a terra e lui sarà già da qualche altra parte a consumare il viagra che gli avete comprato. Terza tipologia potrebbe essere gay, che sia nascosto, che ve lo faccia capire, che ve lo dica in faccia: è gay. Non ha bisogno di essere salvato, sta bene così anche se finge  il contrario. Metterci una pietra sopra? Non a lui poverino, ma ai vostri sentimenti indirizzati a chi proprio non la vuole? Sappiamo benissimo che la storia della mezza mela è pura baggianata, come anche la storia del principe azzurro, Un po' di esperienza l'ho avuta anch'io e vi assicuro che il principe azzurro non esiste. Fra i gay è meno complicato, prima si fa sesso, poi ci si conosce e io cretino che cerco di conoscere prima, infatti i risultati si vedono. Allora ragazze, capisco che siete state scottate dalla vita e che non ne avete più voglia di storie e di sesso, altrimenti penso andreste a cercare che vi vuole e non chi non vi vuole. Quindi per favore smettetela di tormentare voi e il povero malcapitato di turno, poi fra gli altri , quelli non nelle vostre attenzioni, se c'è qualcuno che vi tormenta e voi non lo volete, questa è violenza , parlatene con tutti, non perdete le staffe e andate dai carabinieri. Per il resto , fortuna che esistono anche le vie di mezzo e non ci sono solo quelli che non vi vogliono o quelli che vi vogliono, ma  in maniera malata, ma questo è un discorso molto reale e pericoloso che la sciocchezza di questo post non mi permette di affrontare. Se un uomo si sente in diritto, ogni tanto, ma proprio ogni tanto, di dirvi “oh bella gnocca ti scoperei” e non appartiene alle diverse tipologie di cui sopra, non dico che dovete rispondere andiamo, guardate almeno la patta dei pantaloni per capire se quello che sta dicendo è vero, o è solo una delle tante inutile e stupide battute. Io una volta ad una mia amica un po' infatuata di me, quando mi ha presentato il marito le avevo detto “ non sono geloso” , ma io mi riferivo al marito

martedì 18 giugno 2013

o forse un pensiero di distruzione più profondo

Le cariche con l'acqua acida in Turchia, il coro greco che commuove tutto il mondo, le guerre considerate tali e quelle camuffate. Già il nuovo secolo era cominciato all'insegna della paura. Il grande vuoto. Le migliori menti informatiche allertate in tutto il mondo perchè tutto sarebbe potuto succedere, poi le torri gemelle, poi tanto altro lo sappiamo tutti. Sono passati tredici anni e sarà anche la crisi mondiale, già ci siamo dimenticati le speranze , i desideri e i proponimenti per il nuovo secolo. Nel frattempo anche i fondamentalismi sono cresciuti e le intolleranze pure. Nel nostro piccolo, credo nessuno abbia dimenticato gli slogan del celodurismo , di roma ladrona, o i vaffanculo ultimi, anche se molti hanno dimenticato i milioni di posti di lavoro promessi da mister b. Ma non è di politica che voglio parlare, ma della paura. Quella personale piccola che riesce a distruggere la mente e il cuore di una persona e quella sfruttata e continuamente iniettata nei diversi contesti sociali. Che poi vanno di pari passo. Adesso ci si mette pure il papa che scopre l'acqua calda e parla di lobby gay in vaticano. Ma va. E' il termine lobby che non mi piace , gli altri cosa sono la lobby etero? Dal nulla, siamo tutti etero, viva la famiglia , al rogo gli altri, improvvisamente si scopre una lobby gay. Ma va. La paura dicono sia quella che subentra appena arriva uno stimolo reale, il panico invece dicono sia quello che subentra quando gli stimoli sono inventati o alterati della mente. Sarà. Poi c'è la demenza senile, l'alzaimer, gli acidi legali e non legali,le crisi mistiche, ma queste sono un'altra cosa, anche se forse strettamente collegate. La paura della morte per esempio, non la nostra che siamo tutti eroi e diciamo che non ci interessa, la paura per esempio della morte anche solo metaforica di chi ci sta vicino e ci sta a cuore. Che a volte non capisco se è pararsi il culo per il futuro o la voglia di darsi martellate nei cosini. Però in ogni caso uno smette di vivere, perchè quel pensiero può diventare un pensiero paralizzante. Che invece di rimanere paralizzato si usasse il tempo per risolvere per esempio le questioni non risolte che dopo uno continua a tirarsele ancora dietro? Che il celodurismo possa rimanere va bene, fa bene all'autostima, tanto ci sono sempre le pasticche e le protesi a pompetta, ma cos'è uno inizia a prendere pasticche o si fa le protesi per paura di qualche periodo afflosciante? La paura poi va a braccetto con il disagio sociale, quel malessere, incubo di un presente che non ti lascia intravedere nulla. Una amica psicoterapeuta, mi diceva che il suo lavoro non è in crisi, dato che in questi ultimi anni sono aumentate in maniera smisurata le persone che si rivolgono a lei per chiedere un aiuto. Lo sanno anche i sindaci e gli assessori dei comuni che anche loro ormai hanno sempre la fila davanti alla porta. Ne sanno qualcosa anche i centri religiosi antidiavolo che ormai metteranno il numero elettronico per dare la benedizione. Se guardiamo le pagine FB, siamo tutti bravi, petizioni su petizioni, fanculo a quello, fanculo quell'altro, il tutto inframmezzato dalle piccole e divertenti scemenze del nostro quotidiano. E' voglia di lasciare un segno, di mettersi in mostra , di condividere un pensiero? ( chiaro che sto parlando anche per me) però c'è qualcosa che non mi quadra. Ci si nasconde a volte dietro le definizioni di altri, però un pensiero proprio, espresso chiaramente oltre gli slogan? Non è che sia paura anche questa? Quella rabbia , o forse apatia, che hai dentro e non riesci ad incanalare in maniera differente? Ho sempre pensato e sempre detto che la paura può piegare duramente una persona, che poi ci metti due persone, tre persone, diventano un popolo. E quando la paura riesce a piegare interi popoli, o meglio quando la paura viene incanalata per piegare intere popolazioni, ahi, è un brutto momento. Sulla paura , sulle paronoie, sui contorcimenti della mente, avevo cercato di scrivere uno spettacolo. Ma l'unica cosa bella era il titolo “chiave 45”, il resto pur riscritto innumerevoli volte, faceva schifo. Un pochino. Si a volte arrivano le patologie, uno scoppia e questo è proprio un casino. Perdi la casa il lavoro la pensione, si altro casino. Le pecore hanno paura, basta un cane abbaiante a tenerle tutte assieme. Forse ci sono delle cose che vanno oltre noi, sciocchezza perchè tutto quello che fa parte del mondo ci dovrebbe riguardare, dato che siamo noi il mondo, Cioè non è con un sorriso o parlando pubblicamente dei propri problemi che si risolvono le questioni. Forse.  Ammettere le proprie debolezze, chiarirsi sui propri sentimenti e smetterla di raccontare balle senza cercare a tutti costi nemici altrove, non sarebbe già un piccolo passo? In questo momento ancora a casa di mia madre, sento in lontananza le urla, sempre a quest'ora non sgarra di un minuto, di qualcuno forse in stato confusionale, forse in demenza, o forse non so cosa. Chissà cosa gli sta distruggendo o gli ha distrutto la mente.

domenica 16 giugno 2013

cani senza padroni

Credo che uno dei grandi problemi della nostra società, probabilmente il problema che accentra tutti gli altri, sia quello della proprietà. Problema che riguarda non solo le cose materiali, ma generalmente tutto ciò che ci circonda comprese anche quelle cose un pochino più immateriali come per esempio i sentimenti in senso lato o un pochino più concreti come la sessualità. Chiaro non faccio un trattato, solo considerazioni; considerazioni comunque non nuove dato che mi ci accanisco spesso. Per me fa parte di questo discorso anche l'appartenenza a qualcosa. Un conto è l'adesione, un conto è l'appartenere o il volere appartenere, per sentirsi religione, gruppo,famiglia, comunità o tutto quello che ci pare. Il concetto di amore è un concetto molto recente lo sappiamo. La donna considerata fino a non troppo tempo fa neanche persona, era quella che doveva diventare la sposa di qualcuno, carne da macello per sfornare altra carne da macello e da lavoro. Il sesso, lo sfogo del maschio e l'inseminazione della donna. Una frase delle donne contadine trentine che mi aveva molto colpito e che traduco in italiano “ posso alzarmi o devo voltarmi?”. O come certe contadine bergamasche che avevano ricamato nella sottoveste della prima notte “ non per amore mio, ma per volere di Dio”. Sono passati gli anni, sono evoluti i costumi, a volte neanche troppo, ma questo concetto di proprietà e appartenenza all'altro rimangono a volte pesantemente nel proprio substrato socio culturale e anche economico. Mia madre in questi giorni in ospedale rivanga in continuazione il proprio passato che tu dici per favore basta non ce la faccio più a sentire queste storie. Però c'è una frase che mi ha sempre molto colpito. Erano giovani, una volta mio zio si era arrabbiato con mia madre, al che è intervenuto mio padre “ non ti permettere più di dire qualcosa a tua sorella perchè adesso è mia moglie”. Cioè prima apparteneva a te e alla vostra famiglia, adesso appartiene a me. E mia madre ne va anche fiera. Infatti i casini dall'anno scorso dopo la morte di mio padre, oltre i tantissimi problemi fisici, è il fatto che mia madre non si sente più “proprietà” di nessuno. Eppure è sempre stata una donna molto in gamba iper attiva rompicoglioni con il figlio che già aveva incrinato questo concetto di proprietà, andandosene giovanissimo ad abitare per i fatti propri. A guardare bene in giro, non è un concetto che appartiene a donne o uomini antichi, perchè il matrimonio, l'anello ( o anche solo la convivenza) sono un contratto che sancisce il distacco dai precedenti proprietari, la famiglia di origine, per la formazione di una nuova società con la donna socio di minoranza addetto ai lavori più complicati. Fino a quel momento anche se tu vivi da solo e quindi pensi che sei tu la tua famiglia, e sei tu proprietà di te stesso, in realtà non esisti, perchè sei figlio di, nipote di e non marito o moglie di o padre di. Ben venga il matrimonio gay che viste le regole attuali è più che sacrosanto dato che il matrimonio non l'ha inventato Dio, ma gli uomini. Che se lo avesse creato Dio, i gay sarebbero sposati da una vita. Il matrimonio gay potrebbe essere molto salutare, non perchè scardina le regole della famiglia, ma secondo me va a mettere in discussione, ma seriamente, il ruolo sottomesso della donna nella società in cui viviamo. Un uomo e un uomo, una donna e una donna, devono , aldilà della formula giuridica, inventarsi altre regole che nessuno finora aveva scritto. Per esempio che tutti e due sono uguali con uguali responsabilità. Non è vero che i gay si sposerebbero solo per amore, perchè credo che anche qua vige la regola dell'appartenenza allo stesso ceto sociale. Un medico potrà andare anche a letto con un muratore , ma poi si sposa uno equiparato. Ho sempre ritenuto che il grande cambiamento e la grande rivoluzione dei costumi sarà quando la donna sarà effettivamente alla pari dell'uomo. A me solo il pensare all'idea di appartene a qualcuno mi fa ribrezzo, dato che già sono appartenuto prima ai miei genitori , poi al collegio in cui a tutti i costi sono andato a fare le medie e questo mi è sufficiente. I grossi problemi che ora ho con mia madre che per lei io sono “la nostra famiglia” , io per me sono lei mia madre, io suo figlio, stop. Chi mi conosce sa che corro tantissimo e non ho mai abbandonato i miei nei loro tanti momenti difficoltosi e casini di salute. Ma non mi sono mai considerato loro proprietà, solo loro figlio. E basta con ste cose private. Esiste il matrimonio e checchè ne dicano certi parlamentari che tu pensi , ma io devo pagare anche questi?è doveroso e sacrosanto anche per i gay.  Sancisce un diritto e anche se a qualcuno non va bene è un diritto ( lo sarebbe se ci fosse) per cui zitti, se qualcuno ha dei problemi se li risolva da solo e non vada a rompere in giro. Poi però ci sono quelli che per necessità, impossibilità a volte, o per un proprio pensiero a volte,  non appartengono a nessuno. Cosa ne facciamo? Un cane si affeziona tantissimo al padrone, ma è quello che vuole il cane o quello che vuole il padrone? In questi giorni che ho lasciato, per necessità, il cane ad amici e mi dicono che sta benissimo ed è felice, ci sono rimasto anche un pochino male. A me piacerebbe che niente appartenesse a nessuno. Siamo di passaggio . In questi tanti anni di malattie dei miei , ho visto morire tantissime persone e io anni fa, probabile fighettino con un probabile futuro di successo, mi sono molto ridimensionato e ho ridimensionato la mia vita, comunque non in funzione di un successo da inseguire a tutti i costi. Chissenefrega. Un bambino che nasce non può essere solo della sua famiglia, dovrebbe essere della società come i problemi non della famiglia, ma della donna che questi figli deve crescere. Ogni questione della vita sociale non dovrebbe essere una questione privata. Una persona che ha dei sentimenti e ha voglia di amare, non è una questione sua da vivere fra le quattro mura, ma una ricchezza per tutti. Quindi basta storie e che si vada avanti con i matrimoni gay, poi si riformuli e si ridefinisca il concetto di società e di intero universo in cui circuitiamo e per favore cominciamo a dare spazio anche ai singoli. Bbbrrr i termini zitella o zitellone che venivano usati non troppo tempo fa per donne e uomini come me. 

sabato 15 giugno 2013

ciabatte scontrini e disordine

Vado nella sanitaria dove sono sempre andato per i miei. Telefonata , corsa d'urgenza, ennesimo ricovero per mia madre. Nel trambusto si perdono le ciabatte. Non sono questi i problemi, te ne vado a comprare un altro paio. Dico mi servono delle ciabatte per mia madre numero tot. Il signore del negozio comincia a dire, si però costano tanto; “è una vita che vengo qua e anche se sembra tu non mi conosca, so che sei caro ammazzato” l'ho pensato, ma non l'ho detto. Poi ancora mi mo ma, ad un certo punto mi viene il nervoso e “ mi vuole spiegare cosa sta succedendo, a me serve solo un paio di ciabatte per mia madre, le ha o non le ha?” . Mi guarda tristissimo e dice “ sa con la crisi teniamo pochi numeri e il 38 non ce l'ho” . Dimmelo subito. Poi invece le abbiamo trovate. Sarà che era l'unico paio numero 38, quindi preziose, quindi prezzo decisamente alto. Nel momento di pagare mi dice “ dato che ci conosciamo da tanto, è lo stesso se non le faccio lo scontrino?” . Come una volta tanti anni fa dovevo comperare delle cose per uno spettacolo e la commerciante mi dice ( alla mia richiesta di fattura) : “se devo fare la fattura preferisco non vendere” non vendere. Mi manca moltissimo il mio cane, a gennaio dopo che da anni ci pensavo e finalmente mi sono deciso, gli avevo detto a te ti porto sempre con me. Infatti odia la macchina. Non pensavo che un cane potesse affezionarsi tanto ad una persona neanche che una persona potesse affezionarsi tanto ad un cane. E quelle volte che per urgenza l'ho dovuto lasciare ad amici ne risente lui ne risento io. Fai di meglio se puoi , dicono in romagna. Se escludiamo, i serpenti, i topi, i ragni, le pecore, i cani delle pecore e i padroni dei cani e delle pecore, impazzisco per gli animali. Potessi essere con le persone la metà di dolcezza e di stupidità che sono con gli animali, sarei sempre fidanzato. Mi ha appena telefonato mia cugina lamentandosi che sua madre è testona orgogliosa bugiarda e ha continuato per mezz'ora. Le ho risposto è la sorella di mia madre. Che poi uno si lamenta dei genitori e magari riprende pari pari il loro carattere. Infatti anche mia cugina è testona, orgogliosa e bugiarda. Io sono talmente testone e orgoglioso che se ci pendo a volte me ne vergogno. A volte. Dopo mesi di discussioni sono riuscito a convincere mia madre a chiedere l'aiuto di una signora per le pulizie grosse di casa. Infatti sono arrivato qua, tutto bello pulito in ordine e profumato. Un giorno che sono qua a casa di mia madre, è già tutto incasinato, ma proprio non ci riesco a mettere le cose al loro posto, il disordine è parte integrante della mia mente. Appena uno arriva in sede da noi, capisce subito quale il tavolo e la mia zona e quali le zone di Marco. Quando magari chiamo Marco a casa mia per un caffè lui già dalle scale inizia a dire “ ma porca miseria non si può essere così perennemente disordinati” io e il cane lo guardiamo “disordine dove?” . Appena posso vado su e mi riprendo il cane, che macchina o non macchina, deve stare con me. Venerdì 21 dovremmo iniziare Odissea, prima con una mostra a Palazzo barbò, a Torre Pallavicina, poi la sera con la camminata, e costi quel che costi ci sarò. Se non riesco prima giovedì notte o tutto venerdì mi rifarò il percorso definitivo. Voglio che sia un a grande anno di cambiamenti, problemi o non problemi, deve essere un anno di grandi cambiamenti e tanto sono disordinato nella vita, tanto voglio che il mio lavoro sia al massimo che posso dare. Ho fatto troppi errori nel passato e anche qualche casino. Errori e casini ci saranno sempre , ma quest'anno di cambiamenti deve essere la porta che mi accompagna per i prossimi 50/60 anni che mi rimangono ancora da vivere. Bè si anche un pochino presuntuoso.

giovedì 13 giugno 2013

la luna e le pecore

In questi pomeriggi, un po' la scusa dei sopralluoghi , un po' la scusa del cane, il pomeriggio sono praticamente sempre al fiume. E la cosa non è che mi dispiaccia. Sopralluoghi per la camminata in notturna del 21 giugno e per il laboratorio dei primi di luglio. L'acqua cambia in continuazione e così anche le rive. Per cui giorno per giorno devi rivedere quello che avevi immaginato il giorno prima. Tutto questo lo avevo calcolato. Non avevo calcolato le pecore. Già di mio ne sono terrorizzato, non tanto per le pecore quanto per l'insieme di capre pecore caproni, asini, guardiani e cani che si, fanno il loro lavoro, ma sono , i cani, un pochino rognosi e ti avvicini troppo rischi lo sbranamento. Poi l'odore, ma le mangiano ancora le pecore o servono solo per il formaggio e per la lana? Poi i tanti sassolini neri che sono cacchette ed infine il terrore per le zecche. Ma porca miseria mi vanno a parcheggiare, con tanto di camion furgoni e roulotte, proprio nello spazio che era la penultima azione della camminata. Conosco il proprietario, un omone grande grosso da paura e con la vocina di uno magrolino. Lui e i ragazzi, credo tutti stranieri, mi guardano un po' strano perchè pensano io sia uno del parco. Però sono gentilissimi. Infatti qualche anno fa , madido di sudore, mi ero avvicinato , veramente mi sono passati davanti loro, tutti in fila perchè la stradina era stretta,e io bloccato dal panico. Avevo detto che facevo delle camminate, degli spettacoli e avevo chiesto quali i loro percorsi. Gentilissimi, è il loro lavoro , ma ste pecore, cani, asini, capre e caproni oltre i cani distruggono tutto al loro passaggio. Non solo l'erba che gli fa bene poi ricresce, ma anche le cortecce degli alberi, gli alberi giovani e le radici. Dove sono passate le pecore, di notte è uno spettacolo. Tutto attorno vegetazione bellissima, li , sembra di essere sulla luna. In un posto così non posso portare il mio pubblico e dire adesso sedetevi. In questo periodo poi ci sono tantissime lepri, ne ho sempre viste tante e di solito belle grandi. Queste sono nane e zac zac te le ritrovi anche in mezzo ai piedi. Per cui il cane che ho sempre con me impazzisce e lo devo tenere al guinzaglio e dato che è piccolino, ma pesa già quasi 30 chili, qualche volta lo trascino io, spesso mi trascina lui. Meglio che andare in palestra. Scelgo un altro posto per la mia azione prefinale, cioè un posto grande dove fare danzare le persone e poi il bagno, tutti ammollo nell'acqua. Volevo scegliere un altro posto, ma mi sono trovato spiaccicato in una sorta di palude. Spiaccicato perchè il cane tirava e il fondo era argilloso . Il terreno argilloso è bello quando è secco, tutto crepe, ma quando c'è l'acqua si scivola. Infangato io , infangato il cane ho trovato un ruscello. Mi ci sono ficcato dentro. Ho lasciato libero il cane “ adesso sfogati e non fare danni”. Peccato che le pecore alla sera le portano via, non sarebbe stato male camminarci in mezzo con il nostro pubblico

martedì 11 giugno 2013

Avrei voluto iniziare con leggerezza. Raccontando magari dei matrimoni che si fanno nel parco dove abito oppure nel ristorante oltre la strada. Come quella volta che un cameriere ubriaco voleva toccare le tette alla sposa e si è beccato un cazzotto dallo sposo. O un'altra volta , la sposa portata in ospedale per coma etilico e gli ospiti hanno continuato a fare baldoria. Oppure ogni tanto , finita la festa, qualcuno che viene dimenticato e gira per strada gridando “ voglio andare a casa”. O i tanti fuochi d'artificio che fanno impazzire uccelli gatti e cani, e chissà se anche i maiali e le vacche degli allevamenti vicini. Allevamenti che quando gira il vento contrario ti ritrovi in casa una imbarazzante puzza e tu per un attimo ti tasti i pantaloni con il brutto presentimento di avere tu combinato un guaio. Volevo raccontare, ma lo farò più avanti del rapporto uomo cane e di un settore commerciale che riguarda gli animali che sembra non conoscere crisi. Oppure del lunedì nero di ieri in autostrada e più di sei ore per farmi 300 chilometri. O anche l'argomento di cui oggi parlano tutti, cioè le elezioni. Però stamattina ho saputo che è morto Teresio. Teresio è l'ex mitico vigile di Romanengo. L'avevo conosciuto tanti anni fa quando lui e il sindaco frequentavano il festival di Santarcangelo e noi eravamo ospiti fissi. Un giorno siamo andati a pranzo e il sindaco ci aveva detto “abbiamo un teatro, perchè non venite a gestirlo?” detto fatto. Lui Teresio non l'ho mai visto con il berretto e credo non abbia mai fatto una multa. Era un lavoro per lui, socialmente utile, non uno status da guerrigliero. Giovanottone burbero, acquario un pochino sfasato, era di animo buono. Pur con il rispetto e le qualche chiacchiere di tanto in tanto, non abbiamo mai avuto reale amicizia. Mi metteva soggezione. Nell'ultimo anno, appena andato in pensione, lo vedevo girare per il paese tenendo per il braccio un vecchio signore, probabilmente il padre. Mi sembrava sempre uno di quei cagnoni cresciuti per essere a disposizione degli altri. La vita va avanti , oggi c'è il sole. Sono tantissime le persone morte in questi ultimi mesi in questo paese con un fabbrica di amianto attiva fino a non troppi anni fa. Anche se dicono che la morte fa parte della vita, no, non è una gran bella cosa morire. Ciao Teresio

domenica 9 giugno 2013

Pensamenti ripensamenti non ne avevo più voglia. Prima era cardiocactus, poi cardiocactusphera, poi alcune lettere anonime e avevo chiuso: basta con i blog. Ora a distanza di qualche anno mi è ripresa la voglia. Da due giorni sto provando e cercando in rete e sono approdato qua. Non sono un blogger, non sono uno scrittore, sono un teatrante che gli piace scrivere e annotare le sciocchezze che gli passano per la mente e sono tante. Un teatrante che spesso si perde nei rivoli delle tante curiosità e ogni tanto si ricorda anche di quello che dovrebbe essere o fare. Questa la mia presentazione e fra qualche giorno, sperando di non essere così dispersivo e altalenante come nei blog precedenti, ricomincerò a scrivere. Negli ultimi anni, un pò questioni della vita, un po' perchè nessuno si vede per quello che è, mi ero lasciato andare ed ero ingrassato mica da ridere. Poi due anni fa mi sono realmente guardato allo specchio e mi sono detto: oi! E ho deciso di perdere quei dieci quindici chili in più, presumo, con cui ormai convivevo. Presumo perchè non mi sono mai pesato. E avevo deciso di farlo con calma. Ho comprato una bilancia solo una settimana fa e sto ritornando al mio peso forma, ancora tre chili da fare sparire entro la fine dell'estate. Nessuno mi corre dietro, ma li perderò. E forse anche qualcosa di più. E mi sta piacendo questa mia nuova faccia, non più tonda pacioccosa, ma allungata e un pochino scavata e anche scafata che forse rende le continue inquietudini in cui spesso rimango aggrovigliato. E gli aggrovigliamenti e i contorcimenti delle menti ( degli altri) sono argomenti che mi hanno sempre affascinato. E così un po' lunatico, un po' divertito scriverò. ciao