sabato 26 dicembre 2015

con un fiore rubato nei campi per spazzare le idiozie

Dai, natale terminato, pure santo Stefano, poi sta cosa dell'ultimo dell'anno, la befana e finalmente basta feste. 
Leggevo i costi di un cenone in uno dei ristoranti, quelli dei cuochi fighetti, porca miseria. Non mi scandalizza che ci siano persone disposte a spendere anche più di mille euro, si dice che l'economia deve girare, che giri. Mi scandalizza il fatto che quella notte, come tante altre notti, ci sia in giro per il mondo gente che neanche ha la possibilità di un pezzo di pane. 
Natale terminato, non è un gran problema. Mio padre odiava il natale, da sempre. Non questioni ideologiche, proprio lo odiava, se non accettarlo grazie alle abbuffate romagnole di cappelletti, tortelloni, paste al forno, galline faraone farcite, E questa cosa credo me l'abbia trasmessa. In casa nostra, grazie al cielo, il presepe non si è mai fatto, solo l'albero di natale. Anni 50 in giro la miseria era cosa mica da ridere. Avere un alberino con gli uccellini e le palline di vetro, i mandarini e le arance e un pochino di cioccolato neanche troppo, sembrava un lusso esagerato. Qua in Romagna, adesso non so, non era importante il Natale, Santa Lucia chi?, era importante la befana. Coerenza laica. 
Anni 50 si era molto poveri in tanti, peccato che molti oggi se ne siano dimenticati o se ne vergognino, era difficile avere anche dei regali. Io ne ho sempre avuti, tanti e costosi. Ma c'era qualcosa che non quadrava. A mezzanotte mia madre accendeva le luci “è arrivata la befana” e mio padre alla vista di questi regali diventava furioso come una bestia. Perchè, ho realizzato in questi anni, probabilmente quei regali arrivavano da un'altra parte. E non ci ho mai giocato, perché appena li guardavo mi venivano in mente le litigate di mio padre. Però facevo giocare i miei amici, loro ci giocavano, leggevano i giornalini, intere collezioni di “Topolino”. Da allora qualsiasi regalo mi venga fatto , mi mette terribilmente a disagio. I regali che amo ricevere sono un fiore rubato nei campi, un pensiero scritto a mano, un sorriso. 
Che a proposito di regali che arrivavano da un'altra parte, questo signore un giorno mi era stato presentato e poi l'invito dei miei a non farsi più vedere. In questi giorni mi sento un pochino in colpa, assurdo lo so, per i miei. Loro si sono sempre voluti bene, amore a prima vista, matrimonio nel giro di un mese, mia madre quando era morto mio padre , era crollata. Però litigavano in continuazione e sempre ero io il motivo. Però porca miseria non ci si può sentire in colpa per essere nati. Questa cosa quasi di colpa per essere nati, la sto percependo in diverse persone. Non si può buttare la propria vita perché allora un po' di cosine erano andate storte. O perché semplicemente la vita ti è stata storta.

 Però dai miei ho imparato tanto e me ne accorgo ora. Anni 50, si era in tanti molto poveri. Noi compresi. Ma la nostra casa è sempre stata aperta. Una cucina, un gabinetto e una camera da letto. Eppure tutti i parenti che dalle campagne arrivavano in città, anche persone in difficoltà , a casa nostra hanno sempre trovato un letto in cui dormire o un piatto in cui mangiare. C'è una cosa che ancora mi commuove: una ragazza del paese di mia madre, era rimasta incinta senza che si sapesse chi fosse il padre. I suoi genitori l' avevano buttata fuori casa e i miei, in quel periodo entrambi senza lavoro, l'avevano ospitata finché la bambina non è nata. Ora questa ragazza incinta di allora, è una signora di ottanta anni, cui sono affezionato e cui spesso telefono per darle un saluto. Anch'io fino a qualche anno fa avevo questa mentalità delle porte aperte, poi vabbè tante cose e mi sono chiuso. Adesso ho voglia ancora di dire ai miei amici, quando volete la mia casa è aperta e se avete fame si mangia quello che c'è. Viviamo nelle nostre casettine, nei nostri giardinini, nelle nostre macchinine e abbiamo paura persino della nostra ombra. E non è questione di Lega o di destra quella brutta. E' un pensiero strisciante che sta annebbiando le menti. Questa cosa che arrivano gli stranieri, ti tolgono il crocefisso, il presepe, minano le tue radici è un mantra che non riesco più a sopportare. L'Italia non doveva essere un paese laico? 
 Sono poi arrivati gli anni 60 e 70. Il boom, le case a schiera, i condomini, le automobili e i meridionali chiamati terroni. Fortunatamente siamo usciti da quella miseria e la paura di tutto ha iniziato ad avvelenare le menti. Ho voluto passare anche quest'anno il natale da solo, io e il mio cane. Gli ultimi dieci anni, i miei erano ammalati, spesso in ospedale e io mi ritrovavo qua da solo. Non è mai stato un problema. Anche l'ultimo dell'anno. Ho ricevuto diversi inviti : “non stare solo”- “desidero stare da solo”, non ho angosce, ho l'animo sereno. In questi giorni a Cesena sto vivendo come un sessantenne che va in giro con il cane, un salto al giorno per andare a salutare i parenti e in giro ci sono tanti padroni di cani che hanno spesso voglia di parlare. Ho degli amici su nel paese dei miei, ma sono praticanti oltre misura, (magari uno non ci crede, ma esistono anche i cattolici moderati) e dovere andare lassù, alla messa, per poterli vedere e salutare, mi sembra un pochino eccessivo. 
Ad un amico che avevo aspettato al freddo e che mi aveva detto “potevi anche entrare , cos'è la messa ti fa male?”, avevo risposto “non mi hanno fatto entrare”. Subito lui si è inalberato :”chi non ti ha fatto entrare?” e io “ le mie anime irrequiete”. Tramortito.
 Ho sognato un uomo, elegante con la faccia oscurata, come certe finte interviste televisive, un uomo che nonostante la faccia oscurata sembrava molto serio e mi dice : “è inutile che vieni a cercare, stai perdendo il tuo tempo. Sono tuo fratello, ma sono già morto” . Proprio a natale me lo dovevi venire a dire? Forse sta semplicemente a significare “ ritorna a vivere Enzo, non sprecare gli anni pochi o tanti che ancora hai da vivere”. E questo è l'augurio che voglio fare io : “dai giovanotte/i, massimo cent'anni e saremo tutti morti, non sprechiamo quei 90 anni che ancora ci rimangono”. Con un fiore rubato nei campi e al mio cane, un sorriso e un augurio di spazzare le idiozie che annebbiano il cervello, ciao.

giovedì 10 dicembre 2015

certe mattine l'ululare dei cani in lontananza


Ci sono certe notti, ma ci sono anche certe mattine. Con la nebbia fittissima e i cani in lontananza che ululano. E certe mattine, alla buon'ora, girare con il cane che ancora non ci si vede nulla, ti viene da pensare “ ma perché non sono rimasto a letto?”. Ogni rumore ti ritrovi impregnato oltre che dalla nebbia, da quel sudore strano che si chiama paura. Ma le paure vanno affrontate, così mi hanno sempre insegnato, e allora vai avanti e ti senti persino un pochino eroe. Poi la paura passa e la testa comincia ad andare , altro che navigare. Pensi ai tuoi amici , alle persone care che non ci sono più, alle cose non risolte della tua vita, poi dici basta botte sui maroni e pensi alla tua casa ideale, al tuo amore ideale, alle tue economie ideali, alla tua vita ideale. Poi fortuna ci si comincia a vedere, si deve ritornare a casa e i fantasmi vanno a ripiegarsi nel cassettino del cervello. E comincia la vita reale, da farti rimpiangere la camminata delle sei di mattina. In questi giorni che penso meno al teatro, mi sto accorgendo di realtà che conoscevo solo per sentito dire. Come gente che ha perso tutto e vive in un garage, come case famiglia per ragazzi problematici, come gente che va a rovistare nei rifiuti per poi rivendere quello che può. Come persone che dedicano il loro tempo, i loro soldi e la loro casa per potere dare un aiuto. Ieri in giro con una amica e tutti questi mondi mi sono saltati addosso in maniera violenta, da farmi stare male. E pensi ai tanti populismi della politica, pensi a chi cerca di cavalcare e di fomentare le paure. Pensi alla marea di esseri umani che scappano dalla miseria e dalle guerre, 700 bambini morti in mare dall'inizio dell'anno, pensi ai terrorismi e a chi si vuole impossessare di un dio, di un simbolo solo ed esclusivamente per il proprio potere. Pensi alle tante cazzate che quotidianamente ti bombardano il cervello e pensi purtroppo anche a quelli che ci credono a queste cazzate. E allora ti rifugi nella tua casa ideale, cerchi di entrare dentro il cervello del tuo amore ideale per potergli dire, come in un film americano: “ciao, come stai?”.E magari ti risponde e senti un urlo“cavolo vuoi da me?”. Mi viene in mente, aldilà della frase di quel cretino omofobo, misogino, intollerante – a proposito delle madri “surrogate” - “che gli possa scoppiare l'utero”. Ipocrisia di merda. Mi viene in mente che a un bambino che nasce non importa nulla del colore della pelle, della professione, delle ricchezze, degli orientamenti sessuali, politici o religiosi dell'uomo o della donna che lo accudiscono e lo amano.
Ha solo bisogno di essere accudito, amato e accompagnato per mano lungo quel percorso chiamato vita. Mi viene anche in mente che ad una persona anziana, ammalata e in preda alle dimenticanze non importa nulla se il figlio o la figlia, abbiano un colore di pelle, una professione, un credo religioso o politico,un orientamento sessuale piuttosto che un altro. Ha solo bisogno di avere qualcuno vicino che gli voglia bene e che lo tenga per mano per essere accompagnato verso quel tragitto chiamato del non ritorno. Tutto il resto sono sciocchezze. Mi viene anche in mente che le persone tutte, nascono e avrebbero il diritto di essere felici, avere un lavoro, una casa, qualcosa da mangiare e qualcuno da amare, la possibilità di un pensiero proprio, indipendentemente da tutto. Il resto sono solo sciocchezze, intolleranze, razzismi e idiozia. Un amico mi raccontava che stava parlando con due colleghi che non sapevano nulla dei sentinelli in piedi. Questo amico ha detto loro che si trattava di esaltati omofobi intolleranti pseudo cattolici. Non si era accorto che un altro collega li ascoltava, poi ha
iniziato ad inveire , era un sentinello in piedi, e stava per menarlo.
In questo momento in cui scrivo è sera, la nebbia già potentissima, fra poco l'ultimo giretto con Peter e poi finalmente i fantasmi del sonno potranno liberarsi e chissà che ti mostrino il varco per potere attraversare questa nebbia.

 Passata la notte, ora è mattina, i fantasmi del sonno non hanno mostrato nessun varco e vai con un'altra giornata.

lunedì 30 novembre 2015

e i topi uscirono dalle fogne

I topi stanno uscendo dalle fogne. Questa frase me l'ha detta un'amica, topi sta per reazionari, sessisti, omofobi, razzisti, arroganti, ignoranti e piccoli piccoli. Non posso dire fascisti come in effetti gli attacchi alla caritas di questi giorni , perché purtroppo le caratteristiche di cui sopra sono molto trasversali. In questi giorni leggo sulla pagina del comune di Romanengo la lettera di una signora incazzatissima perché arrivata a casa di sera, c'era un indiano che si masturbava. Stesso indiano che poi “evidentemente ubriaco o strafatto” girava a zig zag con la bicicletta per il paese. Fatto grave indubbiamente, ma poi tutta la tiritera sugli indiani e sugli stranieri "... Di questo passo dove andremo  a finire". Fatto grave che tu arrivi a casa e qualcuno si masturba davanti a te (non do neanche il beneficio del dubbio, do per assodato) ma basta girare in questi paesi il venerdì sabato sera per vedere quanti ragazzi strafatti o ubriachi vagano zigzagando, purtroppo neanche in bicicletta, ma in macchina. 
Anni fa neve e sul tetto del teatro un ragazzo e una ragazza strafattissimi stavano facendo all'amore. Il vecchio custode, pensando fossero ladri aveva chiamato i carabinieri. Non riuscivano a staccarli e non erano indiani. Molte notti uscendo dal laboratorio qualche macchina isolata nel parcheggio e non sembrava che le persone dentro stessero parlando e non erano indiani. Oppure i ragazzini di notte sui gradini della scuola.
Anni fa il mio sogno era un grande cartello all'entrata del paese “ Romanengo città della cultura, del pensiero, della tolleranza”. Ora, agli ingressi del paese, le telecamere. Questo il paese che sto lasciando definitivamente, senza nessun tipo di rancore e nel cuore le tante persone meravigliose che ho conosciuto. Il rapporto con il teatro si era chiuso definitivamente l'anno scorso ad agosto, ora dicembre 2015 si chiude definitivamente anche il nostro rapporto con il paese. Abbiamo chiuso la sede e molto tranquillamente stiamo facendo i traslochi. Per ora pausa da qualsiasi tipo di organizzazione, è un lusso come già dicevo che desideriamo percorrere, consapevoli anche dei pericoli che una decisione del genere può provocare. Per disintossicarci e ritornare alle utopie e alle battaglie dei nostri inizi. Nulla si cancella. 
Ce ne andiamo a testa alta, orgogliosi di noi e del nostro lavoro. Aldilà e oltre le chiacchiere e le scorrettezze . Volevamo allora costruire con il teatro una sorte di cattedrale nel deserto, ma poi sono arrivati i venti freddi del nord. Lascio Romanengo con tante persone nel cuore e mi commuovono in questi giorni le persone che ci fermano per strada e ci dimostrano il loro affetto. In questi mesi , a livello di amici, parenti, conoscenti, sono morte tantissime persone e altrettante si sono ritrovate ammalate. Ora sto uscendo da un periodo nero in cui l'idea della morte e della malattia invadevano i miei pensieri. E questo trasloco mi sta svegliando e mettendo allegria. Così come il raglio dell'asino per L'Idiota di Dostoyevskj. 
Sono solo , io e il mio cane, non ho legami affettivi, ho dei parenti che non riesco più a chiamare parenti, rimane l'affetto, ma non sono parenti. Sto cercando un luogo che possa sentire mio, ma continuo a rimanere strettamente legato a queste terre, agli amici che ho qua e anche alle terre della mia infanzia e della mia nascita. Lascio Romanengo , fra non molto chissà dove andrò ad abitare , ora vivo un po' a Torre e un po' a Cesena, ma fa parte della mia vita il continuo spostamento, è il mio incipit. Lascio Romanengo con tante persone nel cuore, a loro un abbraccio e il resto non ha importanza. “ e i topi uscirono dalle fogne”, questa frase della mia amica ( che fra l'altro ha fatto un giochino su chi fosse la sua sorella gemella e sono risultato io, ma si può?) mi sta martellando la testa. Fortuna che in giro ci sono anche i gatti.

lunedì 2 novembre 2015

dove eravamo dieci anni fa? Boh: san pietroburgo mi dice Marco

Dove eravamo dieci anni fa?” mi chiede Marco. “Cosa vuoi che sappia” rispondo io. Sono alle prese con Peter che da due giorni non sta molto bene e mi sta continuamente appiccicato. Addirittura prima ho visto un caro amico e avrei voluto abbracciarlo, ma Peter non gradiva e gli si stava scagliando contro. Ora sto scrivendo con una mano perché quell'altra devo fargli “pat-pat”. “dove eravamo dieci anni fa?” - “Boh!”. San Pietroburgo. Cazzo. E improvvisamente la bomba dei ricordi e delle sensazioni mi ha deflagrato la mente. Le file interminabili al consolato a Milano per avere il visto, c'era sempre qualcosa che non andava bene. Poi l'aereo, emozione, Russia, San Pietroburgo. Poi l'arrivo, file e controlli interminabili. L'uscita, una serata fredda con i mucchi di neve lungo le strade. Ad attenderci una signora del consolato italiano, e un omone biondo che sembrava uscito da un film di James Bond. E una bmw nera vecchia un pochino scassata. Dovevamo salire, l'omone biondo voleva aprirci la portiera, ma la portiera non si apriva. Tutto risolto con un calcio. Le lunghe fredde strade della periferia, i grandi palazzi brutti e grigi, chilometri. Poi improvvisamente san Pietroburgo, quella da cartolina quella della prospettiva Nevskij e l'albergo in una stradina appiccicata ad uno degli innumerevoli canali che attraversano la città. Il consolato che ci aveva invitato per il nostro spettacolo “Caravaggio” aveva fatto le cose in grande. Era una due giorni dedicata a Caravaggio con invitati tutti i maggiori corrispondenti di moda e costume e società dei giornali italiani. Una due giorni voluta dal consolato e dalla regione Piemonte per sponsorizzare una regione e una nazione. L'albergo da lusso e a disposizione una suite, una per me e una per Marco. Non avevo mai dormito in una suite tutta per me. Non male. Peccato che la tv era sintonizzata su di un unico canale porno, i porno più schifosi che abbia mai visto. Ma la mia tv era stare alle finestre. Una vista sui tetti da infarto. Ci avevano chiamato per questa due giorni eccezionali, avremmo dovuto presentare il nostro Caravaggio all'Hermitage. Prima di noi il teatro dell'Hermitage era stato calcato solo dal Piccolo. Due mesi il tempo per avere il permesso di farlo li. Hanno richiesto tutta la nostra documentazione, le foto, il testo, la nostra storia e quando ormai avevamo perso le speranze, il permesso è arrivato. Avevo già raccontato dieci anni fa questa nostra avventura: il teatro dell'hermitage, una ricchezza dell'architettura, circa venti tecnici a disposizione. Che al momento di lavorare sparivano sempre. Per cui mi sono montato i fari, vecchi fari cinematografici pesantissimi da duemila watt. Alla faccia della discrezione dei colori che volevo ricreare. Poi al momento dello spettacolo, ho cacciato i tecnici, mai visti fino allora, che mi stavano sulle spalle. Loro si sono rinchiusi in una stanza vicina e hanno continuato a bere ed a ridere per tutto lo spettacolo. Io seguivo lo spettacolo in una stanza murata, su di un monitor, pure questo vecchissimo , e facevo le luci. Per la fonica, un tecnico in un'altra stanza, che non aveva monitor né visione dello spettacolo e con cui comunicavo tramite radiotrasmittente. In inglese e né io né lui conoscevamo l'inglese. Marco imperterrito, quando si deve fare Caravaggio e ci sono io che lo proteggo, non ha paura di nulla. Lui bravissimo, sul proscenio alcuni monitors con la traduzione in simultanea, fatta dalla nipote del più grande regista russo di teatro. Aveva imparato in pratica il testo a memoria. Fortuna Marco non ha dimenticato nulla. Tutto perfetto, applausi, Marco continuava a farmi segno che anch'io salissi sul palco, non sapevo neanche come si potesse uscire da quella stanza in cui ero stato imprigionato. Poi sudato, sporco, puzzolente come una capra, pieno dei fumi di alcool che mi arrivava dalla stanza dei tecnici, sono riuscito ad uscire e vedere tutti gli invitati. Porca miseria, gente importante, signore in abito lungo, eleganza. Nel pomeriggio avevo cercato di sbirciare il museo, ma immancabilmente alcune guardie mi riportavano alle mie postazioni. Smontaggio, dico con Marco, vai con gli altri a fare presenza, qua mi arrangio io. C'era anche Laura Tonatto che aveva ideato un profumo dedicato a Caravaggio, ne hanno regalato anche un flacone, tutti numerati, a me e a Marco. La signora del consolato italiano continuava a ripetere, spicciati Enzo che dobbiamo andare, ci chiudono il museo. L'idea di dovere passare la notte imprigionato nelle stanze dell'Hermitage con le guardie notturne del museo mi ha fatto volare. Peccato che per uscire, nessuno ci aveva detto che per entrare avremmo dovuto dichiarare il contenuto delle valige, ci hanno bloccato e non solo non volevano lasciare le valige, ma neanche me e Marco. Alla fine intervento di diplomatici italiani e russi ce l'abbiamo fatta. Che bella e piacevole l'aria della notte di san Pietroburgo. Poi macchina che carica le valige da portare in albergo, taxi che carica me , Marco, la signora del consolato e un'altra persona verso la casa del console. Piazza meravigliosa, Teatro meraviglioso di fronte, assomigliava alla place des Vosges di Parigi. Documenti di rito, riconoscimento di rito, palpazioni che non hai armi di rito e infine dentro l'appartamento del console italiano. Io avrei voluto andare a fare una doccia, andarmi a cambiare, fortuna ci eravamo portati le giacche. La situazione da film, i maggiori imprenditori italiani, nobiltà decaduta e imboscati piemontesi, le maggiori firme del giornalismo modaiolo italiano. Tutto raffinatissimo finché non è arrivato il mangiare. Orde di barbari volgarissimi in abiti firmati. Il caviale mangiato a cucchiaiate. Un giovanotto da jet set di famiglia importante piemontese continuava a mangiare come un maiale e a starmi appiccicato per rompermi i maroni. Poi ci siamo capiti con un cameriere russo cui avevo detto che ero di origine mongola e mi ha fatto entrare in un cortiletto così mi sono messo a fumare e ad aspettare che tutto finisse. Siamo stati tre o quattro giorni, non ricordo, e la regola era che non avremmo mai dovuto spostarci da soli, ma dire sempre dove andavamo e possibilmente farci accompagnare da qualcuno. Figuriamoci. San Pietroburgo è bellissima, ma da paura. Le grandi case che rinchiudono dentro altre case che rinchiudono dentro altre case, sembra all'infinito. Uno potrebbe essere rapito a san Pietroburgo e nessuno se ne accorgerebbe. Abbiamo girato tanto in maniera non ufficiale.
Non puoi andare a San Pietroburgo e accontentarti dei viaggi ufficiali e programmati. Ricchezza e povertà. Grandiosità e miseria, tutto all'ennesima potenza. Non è una città da andarci da soli, ma una città da andarci e di corsa. Ieri in televisione la piazza dellHermitage invasa dalle persone in lutto per l'aereo esploso sul Sinai. Allora i venditori di tutto e tutti parlavano italiano. E poi la gente, gli ubriachi della notte , i barboni che si lavavano, alla faccia del freddo, dentro i canali, i prostituti o le prostitute tutti giovanissimi che ci inseguivano e ci ammiccavano, i ladruncoli in agguato, le chiese maestose , una tutta d'oro. Poi eravamo stati invitati ad un festival, non ricordo quale zona. Una cosa molto particolare, un festival all'aperto dove qualsiasi situazione atmosferica, pubblico e attori dovevano rimanere fino alla fine. Ma era troppo complicato per arrivarci e non avremmo avuto con noi nessuno e l'idea di perdermi su qualche aereo in qualche regione sperduta della Russia, mi ha spaventato. Il ritorno poi, con già nel cuore il mal di Russia, il solito omone biondo, la macchina nera scassata, i cumuli di neve sulle strade, i grandi squadrati palazzoni dell'ex unione sovietica, le file interminabili per il check in e l'arrivo a Malpensa. Ora il mio cane è sdraiato in veranda e mi sta guardando come per dire “andiamo a casa” . Si Peter andiamo a casa.

martedì 27 ottobre 2015

la nebbia, i melograni, gli asini e l'orgoglio

La nebbia, le foglie che cadono, i cachi, le castagne e i melograni. E' arrivato l'autunno, stamattina proprio freddino. In questi giorni io e Marco abbiamo preso delle decisioni importanti che è poi quello che io chiedevo da anni. Ora iniziamo il giro delle amministrazioni con cui siamo in contatto :” no questo inverno non organizziamo nulla”. Marco è stato bravo, ha pubblicato quello che era il nostro manifesto “politico” di quando abbiamo iniziato. Io qui, dato che parlo per me, sono meno poetico e diplomatico. Da anni non mi andava bene che il lavoro di organizzazione avesse preso il posto anche del nostro lavoro artistico. Certo rischiamo grosso, ma rischiare fa parte della nostra vita e quelle volte che abbiamo rischiato e abbandonato la via sicura, abbiamo prodotto i nostri lavori più importanti. 

Da parte mia c'è anche un'altra forte motivazione. Il teatro, la cultura spesso sono solo un prodotto di scambio o di convenienza, l'anima che tu ci metti , no. In questi anni ho conosciuto tantissimi politici, amministrazioni crollare e altre nuove . Fa parte del gioco della democrazia. Il teatro, l'organizzazione poi , ha a che fare con la politica e i politici. Ne ho conosciuti tanti in gamba, tanto di rispetto e di cappello, ma ne ho conosciuto anche altri piccoli piccoli, rinchiusi nel loro egocentrismo e nei giochini della ridistribuzione dei poteri. E non è una questione di partiti, ma di persone. E arriva il momento che hai bisogno di disintossicarti. 
Ad agosto e settembre ho girato in lungo e in largo le colline e le montagne romagnole delle mie origini, avevo voglia di vendere la casa dei miei e comprarmi una casa in quei posti. Case ne ho viste, belle, di sasso, isolate dal mondo con tanti ettari di terreno. Poi tante cose e alla fine invece ho deciso di rimandare perché ancora la mia vita è qua. I miei amici, la gente cui voglio bene, qua ci sono quelle che io chiamo le mie radici aeree. Non è ancora tempo di chiudermi al mondo per fare il contadino. Sognare è lecito e sognare sogno tanto. Una casa di sasso in cima ad una collina con da una parte la veduta sui monti e da quell'altra sul mare. Un campo di erica, uno di lavanda, un giardino incolto e selvaggio, tante piante di rose e ogni tipo di albero da frutto e chiaramente un orto. Tutto bellissimo, tutto possibile, tutto bello da sognare, ma non è ancora il tempo. Il mio tempo e il mio corpo sono ancora il teatro. Intanto stiamo smantellando la nostra sede e fortuna che riusciamo a non buttare le nostre cose, ma a regalarle ad una associazione di persone che stimiamo molto. Fine novembre, massimo dicembre saremo da qualche altra parte. Qua a Romanengo lasciamo degli amici, lasciamo dei ricordi, ma in realtà le cose immateriali non si lasciano, rimangono. Ho voglia ancora di utopie, ho voglia di lottare, ho voglia di sognare e di agire in grande. Ho voglia di follia, quella che ha sempre caratterizzato la mia vita. Un bambino buttato da una famiglia e raccolto da un'altra. Un bambino grosso, scuro, con la faccia da straniero, un bambino che si sentiva sempre in debito con il mondo e desiderava sempre fuggire. Un bambino che è cresciuto che si sente ancora in debito con tutti e che desidera ancora fuggire. Un bambino che è cresciuto, è diventato uomo e ora sta diventando vecchio, ma che continua ad avere la fortuna di tanti che gli vogliono bene. Orgoglioso della mia testa, del mio cuore, di questo mio aspetto da straniero , orgoglioso di quello che faccio e pure orgoglioso del mio viziato, adrenalinico, complicato bellissimo cane.

lunedì 28 settembre 2015

bbbbbrrrrrrr.....

Sono a giocare nel parco con il cane, con i cani perchè anche le due border collie mi seguono dappertutto, sulla strada vicina passa una signora che tempo fa era stata mia vicina. Grandi saluti, grandi sorrisi, tante chiacchiere e conclude : “Dio come sei invecchiato Enzo”. Mi ha rovinato la giornata. 
Una domenica pomeriggio , un po' caldina, un po' frescolina, in cui nel palazzo e nel parco non c'era nessuno. Né feste, né vicini, né vacanzieri, neanche i cavalli al maneggio. Quelle domeniche pomeriggio che proprio te le godi o avresti voglia di goderti : “dio come sei invecchiato Enzo”. Fanculo lo so già di mio. 
Passa anche un signore che conosco, da sette anni senza lavoro per cui se ne sta sempre in giro in bicicletta. Dimagrito in splendida forma mi dice, sempre sulla strada e io di qua dal muro: “ormai faccio dai 50 ai 100 chilometri al giorno, ritorni con il fisico perfetto. Farebbe bene anche a te”. In casa poi a fare la doccia, ho iniziato a controllarmi allo specchio, le rughe in faccia, la pelle molliccia, il sedere che una volta c'era, adesso una tavoletta. Mi sono rivestito che se uno sta anche un giorno senza fare la doccia, non muore. 
Sono innamorato ancora di chi non so, ma sono innamorato, una sorta di fantasma che prima o poi si dovrà materializzare. Mi sa che sarà poi. Infatti continuo a perdere tutto e a farmi cadere di tutto. L'altro giorno dico con Marco: “mi faccio un risotto, lo faccio anche per te”. Meraviglioso, buonissimo, sono riuscito ad assaggiarlo. Peccato che poi il piatto mi sia caduto per terra. Mi dice Marco: “ per essere innamorati ci deve essere anche una persona, secondo me stai solo invecchiando”. Temo. 
Ho letto le dichiarazioni rilasciate da Lindo Ferreti. Penso che uno abbia il diritto di essere di destra, di sinistra, di quello che vuole. Penso anche che ognuno abbia diritto di manifestare il proprio pensiero. Anche s epensiero temo sia un aparola grossa. Ho conosciuto Lindo Ferretti, doveva venire a Romanengo, poi data saltata per incidente di lui a cavallo. Abbiamo ripreso la serata per una delle nostre odissee epiche. Non posso dire nulla, tantissima gente, ma tanta tanta. Lui magro magro, piacevole, generoso, pauroso di tutto. Molto gentile ed educato. Sapevo già del suo ritorno a destra, fatti suoi. Sono salito poi con lui in macchina, o l'ho caricato sulla mia macchina non ricordo, per andare dopo a mangiare. Si persona piacevole. E non cambio il mio parere. Neanche ora che appoggia la Meloni, dopo avere appoggiato il papa tedesco. Non condivido nulla di quello che dice, però perchè uno che raggiunge un pochino di fama deve mettersi sull'altare a sentenziare sul mondo? Ma due cose mi hanno dato un fastidio boia. 
Dice che è andato diverse volte a cantare, a suonare ai festival dell'unità perchè obbligato. Obbligato da chi? Sono cresciuto teatralmente al quartiere baraccano di Bologna, quartiere chic, ma illuminato e allora ci gravitava tutto il punk rock emiliano. Sfasciamo tutto, rompiamo tutto. Però facevano tutti la fila per andare a suonare ad un qualche festival importante dell'unità. Io e Marco siamo andati una volta con uno spettacolo, ma io sto male con troppa gente. Non ho lavori per troppa gente, non sono una rock star.Poi abbiamo sempre rinunciato. Allora i festival dell'unità hanno dato lavoro a tantissimi artisti e li pagavano pure bene. Obbligato? Solo perchè le feste della destra allora non lo invitavano? Uno può dire anche no, anche a costo di fare la fame. 
 L'altra cosa che mi ha dato fastidio ( cito a memoria): “c'è chi parla di terzo mondo e poi manda i propri vecchi all'ospizio”. Non ho ancora superato il periodo della morte di mio padre e mia madre e delle loro tante malattie. Loro hanno sofferto tanto, io ho corso tanto e una frase del genere ti viene da gridare “Lindo Ferretti sei un idiota”. Quando Lindo Ferretti era venuto per il suo concerto da noi per il festival Odissea, dopo mi aveva fermato un giovanotto di un paese vicino, uno che è diventato politico della lega. Mi dice “ bisogna farvi fuori voi, portate sempre solo gente di sinistra che vi ostinate a chiamare artisti”. Il voi stava per me e per Marco. Infatti. 
Tempo fa ad un laboratorio , un giovanotto continuava a ripetere a tutti : “ ma se Enzo viene a sapere che sono di destra, mi butta fuori?”. Oggi lunedì , giornata autunnale, in radio parlano dell'aspirina, Marco lavora, il mio cane dorme, io sono sempre per aria in attesa che il fantasma che mi ama, possa diventare materia. Brrrrr.... Con la vecchiaia diventa piacevole recuparare anche la propria stupidità.

lunedì 21 settembre 2015

zero più uno uguale due

Sarà il “respiro del fiume” di venerdì, serata e incontri magici, saranno alcuni sogni, sarà che il mio cane ha fatto tre anni e il pelo vicino alla bocca gli si sta già schiarendo, sarà il frescolino di questi giorni, sarà la stanchezza cui ormai non potrei più rinunciare, saranno gli ormoni che hanno voglia di svegliarsi, ma sto bene. Non mi pongo più domande, perchè o per come, non serve dare una risposta a tutto. Avevo già parlato di come nel film “la donna che canta” , sul finale, scoperta la verità, uno dei gemelli dice “uno più uno non può fare uno”. Avevo già raccontato quanto questa frase mi avesse colpito. Poi ho fatto un sogno di cui ricordo solo l'immagine finale. Una lavagna con su scritto con il gessetto : 0 + 1 = 2. Non ho saputo dare una spiegazione e mi sono anche stancato poi di pensarci.
 Dove abito io ci sono appartamenti che affittano a settimana. La gente viene, che poi uno venga a fare le vacanze a Torre Pallavicina, mi sembra quanto meno bizzarro. Prima una coppia di olandesi. Minutini educatini, sempre chiusi in casa o nascosti a leggere sotto un albero. Poi una coppia inglese con lei donnone esuberante e sorridente. Poi pausa, poi il proprietario mi dice : domani arriva una coppia da Milano per tre giorni, poi prossima settimana altri non so da dove. Arrivo, mi accorgo della presenza dei nuovi arrivati per l'abbaiare del cane. Guardo un attimo e saluto, ma qualcosa mi crea un disagio profondo. Coppia giovane sui trent'anni con bambino piccolo. Non sono mai usciti di casa, solo lui per fare la passeggiata con il bambino. Mi presento , dico di non preoccuparsi del cane che quando c'è qualcuno lo tengo al guinzaglio e le solite cose. Mi batte forte il cuore. Il giovanotto assomiglia in maniera impressionante a me, quando avevo trenta anni. Un po' più alto, un po' più chiaro, ma stessi capelli, stesso taglio, stessa pelle , naso, bocca, sorriso e gli occhi. Mi ha detto che è nato a Milano, ma l'accento era di persona straniera. Non aveva voglia di parlare, sorrideva, e io non volevo fare domande. L'ho rivisto quando sono partiti, sono sempre stati in casa, ogni tanto lui guardava da dietro le tende, mi ha sorriso e salutato con la mano, mi sembrava di svenire. Sembrava me più giovane che salutava me. Capelli lisci neri, pelle vellutata, corpo europeo ed occhi a mandorla. Non mi sono fatto più domande, la vita è fatta di incontri, sguardi, coincidenze.
 In quei giorni continuavo a fare sopralluoghi per la camminata in notturna, pubblico delle foto e il commento di August, omone italo-argentino che stimo tantissimo : “belle foto ma mi domando sempre cosa fai lì che sei arte, palcocenico, e "umano".” poi anch'io nel sopralluogo successivo mi sono chiesto cosa facessi lì, si va bene amare la natura e i cani e gli animali, ma mi sto dimenticando che esistono le persone, che esistono gli amici e che esiste un lavoro che ho sempre amato. Alla camminata un giovanotto che conosco da anni e con cui ci battibecchiamo abbastanza mi dice : “hai solo bisogno di innamorarti” - rispondo :”succedesse, ora potrei essere pronto”. Sua conclusione : “figuriamoci”. Ha ragione. Durante la camminata un bel e delicato gesto di affetto da una persona sconosciuta che tale è voluta rimanere anche quando dopo ci si è ritrovati per mangiare qualcosa assieme. Notte insonne, agitata, la mattina di sabato parto per Cesena. Alcune cose da sbrigare, fiori al cimitero, persone da salutare, computer in tilt e di nuovo notte e ancora sogni incasinati e agitati.
 Mi alzo decido di partire, un salto su in collina ancora per un saluto, ai miei e alle colline, mi fermo a fare benzina. Assonnato, incazzato do le chiavi al benzinaio “50 diesel, grazie”. Lui è un quarantenne atletico, bello, alto, magro, moro, occhi chiari verdi. Fa una battuta, rispondo per educazione. Fa un'altra battuta, lo guardo e mi viene da ridere. Gli do i soldi , mi da le chiavi della macchina e inizia a parlare. Sono stato li mezz'ora, anche di più, con i suoi colleghi che smadonnavano. Praticamente mi ha raccontato tutta la sua vita. Padre, madre, nonno, moglie fuggita, nuova compagna, fratelli, zii, incidenti. Io ogni tanto dicevo di me, ma è come sapesse già. Gli dico che andavo in collina al cimitero. Ma sembrava sapesse già. L'unica cosa che non mi ha detto con precisione, dove era nato e dove abitava. Praticamente nelle zone dove sono nato sia ufficialmente che ufficiosamente. L'accento era quello, inconfondibile. La cosa strana non è stato il bell'incontro e le tante chiacchiere, ma il fatto che diverse volte si commuoveva, mi guardava e gli veniva da piangere. Un giovanotto, alto , bello, moro, quelli sicuri di sé, quelli inavvicinabili, parla con me per raccontarmi di sé e della sua famiglia, e si commuove, quasi come con un parente mai visto e di cui ha sempre sentito parlare. Quando sono salito in macchina per partire, era già da altri clienti, ma poi mi si è piazzato in mezzo alla strada mettendosi una mano sul cuore. Aveva le lacrime. Stavo per mettermi a piangere anch'io perchè per la prima volta ho sentito, me l'ha detto il cuore, qualcuno della mia famiglia, quella mai conosciuta. Zero più uno fa due. Al cimitero guardavo le foto dei miei e li ho ringraziati. Pur con tutti i casini che ci sono in tutte le famiglie, mi hanno voluto bene e anche se nato da altre persone, sono sempre stato il loro figlio. Sono ritornato su, stanchezza e mal di testa a mille, ma con la leggerezza nel cuore. Ho preso il mio cane e l'ho portato a correre. Lui ha fatto tre anni e già il pelo vicino alla bocca si sta schiarendo. Ciao cagnone gli ho detto, stiamo invecchiando.

venerdì 11 settembre 2015

non sarà un paio di occhiali a distruggere la bassa stima

L'oroscopo diceva che da giovedì della settimana scorsa le cose sarebbero cambiate in meglio perché Marte o Mercurio se ne andavano e arrivava non ricordo chi, forse giove, forse venere. Infatti in una settimana mi è successo di tutto e visto il mio disordine mentale e lo sballamento quotidiano, come dice un amico, autoindotto, chissà forse non sono neanche del segno della vergine. Fatto fuori un computer, un paio di occhiali e un cellulare. Vado dall'ottico e pronti gli occhiali mi obbliga a specchiarmi : “ si piace?”. Oddio parola grossa. “non sarà un paio di occhiali a distruggere la bassa stima che ho di me”. Ha iniziato a ridere. Vado per comprare il telefono, il commesso guarda il mio :”le è caduto?” - “no, ho cercato di aprirlo per cambiare la sim” . Ha spinto in un angolino e il telefono si è aperto. Io non c'ero riuscito e avevo provato con il cacciavite. Faccio poi vedere il telefono nuovo a Marco, mi risponde “ ti rendi conto con tutti i cellulari che hai cambiato in questi anni quanta gente avresti potuto sfamare?” Mi sono vergognato di me. Ieri vado a trovare degli amici, lei la mamma appena morta, oggi c'è il funerale. Lui che ha iniziato un ciclo di chemioterapie. Mi hanno sempre insegnato a non mostrare pubblicamente le mie emozioni. Infatti li ho abbracciati e stavo per mettermi a piangere. Fortuna in quel momento mi ha telefonato l'ottico che anche gli occhiali da sole erano pronti e continuava a ridere. I miei amici, lui mi dice : visto come sono smagrito?” Siccome era un omone grosso , io lo trovavo benissimo. Poi fra tanti discorsi mi dice che con la chemioterapia anche il testosterone ormai a zero. Gli rispondo che il testosterone io ce l'ho a zero da una vita. Volevo fare il cretino per tirarli su un pochino, ma la morte, la malattia, i due figli che ricordavo piccoli, ormai grandi e belli, ho salutato i miei amici e mi sono commosso mica da ridere. Mi hanno ricordato che ho molti amici e ho tanta gente che mi vuole bene e non posso buttare questo patrimonio per le mie smanie di ricerche. Abitano in una casa vicino al fiume, di fianco a loro un'altra casa con un appartamento vuoto : “perchè non vieni ad abitare qua?”. Colline romagnole o bassa bassa bergamasca? Prima o poi dovrò decidere che poi magari finirò in Trentino o in Portogallo. In questi mesi avrei dovuto decidere praticamente tutti i miei prossimi trent'anni di vita, non ho risolto né deciso nulla, ma va bene così. Il farmacista di Romanengo con cui ho amicizia, ci diamo regolarmente del lei, mi dice : “ Cecchi non venda la sua casa di Cesena, per andare ad isolarsi chissà dove, fra non molto sarà vecchio, magari non riuscirà a camminare e avrà bisogno di tutori, non riuscirà piu' a guidare la macchina e una casa in città le potrebbe fare comodo”. Razionali gli scorpioni. Ma perché devo pensare a come sarò fra trent'anni? Settimana prossima ancora una camminata in notturna “il respiro del fiume” a Crema per il parco del Serio. Si dai ho un bel carattere e di questo devo ringraziare la vita. La settimana non è ancora terminata e sono terrorizzato dall'idea di quanti altri casini potrei ancora combinare. La vita è una bella cosa e dovrebbe essere un diritto per tutti e non solo per noi nati per caso in una qualche zona del mondo, attualmente più forunata.

martedì 1 settembre 2015

Avrei dovuto risolvere tutto

Un po' di tempo è passato, ma si va, si viene, ci si perde, ci si ritrova e ci si riperde di nuovo. In questi giorni, le cose tragiche, le stupidità della politica e dei poteri, una umanità disprezzata e buttata, ti lascia allucinati e non ti mette voglia di scrivere le sciocchezzine di un quotidiano non risolto neanche risolvibile. Avevo deciso di darmi un momento di pausa per fare chiarezza o per cercare di risolvere alcune questioni della mia vita, pause me ne sono date e me le sono sprecate a perdermi nei pensieri e a rincorrere il bastone con il mio cane. Avevo deciso che entro la fine di agosto avrei risolto tutto, ma erano tante le cose da risolvere che le ho guardate e lasciate per i fatti loro. Avevo deciso che avrei vissuto isolato, come se già non lo fossi abbastanza, lontano dal mondo e da queste terre della bassa. Ma per tutte le cose occorre un tempo ed evidentemente il tempo è stato latitante. Ed è passato agosto, vabbè rimane ancora settembre. Ho girato in lungo e in largo quella parte di Romagna, Cesena Forlì, che dalle colline va su verso gli appennini. Terre bellissime, ostiche, terreni franosi, a volte pascoli o terreni seminativi abbandonati, a volte foreste senza segnali di vita umana per chilometri e chilometri. Ho percorso le vie dei tedeschi rabbiosi in fuga, le colline granaio dell'allora fascio, ho seguito le strade dei racconti di guerra e dopoguerra dei miei fino a quelle montagne che una volta erano toscana e il duce ha voluto Romagna. Da solo o in giro con alcuni amici che pensavano che giù da me ci fosse solo il mare. Ho cercato case con l'idea di trasferirmi definitivamente. Io, il mio cane, un po' di terreno, magari anche un asino e due maialini tibetani, un orto e tanti alberi da frutta. Ma poi una chiacchierata con una amica mi ha tolto dalla follia. Mi dice “ qui da noi d'estate è un caldo insopportabilmente umido, d'inverno la nebbia e l'umidità ti entrano sotto pelle. Il paesaggio, si, può piacere, ma niente in confronto alle colline e alle montagne che stai cercando. Forse hai voglia di una nuova rinascita o identità, ma qui hai la tua vita , hai i tuoi amici. Ti sei costruito negli anni un patrimonio umano che ti stima e ti vuole bene e non puoi buttare questo patrimonio”. Una doccia fredda salutare. Avevo deciso anche di seguire alcuni indizi che avevo sulla mia nascita. Ho telefonato ad un signore, un medico. Volevo chiedere un appuntamento o mandare una mail. Alcune ipotesi molto concrete e non sto a specificare, mi facevano pensare che il padre e lo zio di questo signore, sapessero qualcosa a proposito dei misteri della mia nascita. Appena sentite le mie credenziali, non ha voluto ricevermi o che gli mandassi una mail. “ se ha qualcosa da chiedere, me lo dica al telefono”. Ho cercato di rassicurarlo in quanto ritengo che né il padre né lo zio c'entrino qualcosa con la mia nascita. Ma avevo degli elementi concreti che mi facevano pensare che sapessero. Con educazione mi ha trattato malissimo. “mio padre è morto diversi anni fa , non so nulla, non voglio sapere nulla e se deve cercare qualcosa se la vada a cercare”. Massacrato. Dai vari indizi o dai tanti racconti, a volte strampalati o sconnessi, degli ultimi mesi di mia madre, avevo alcune ipotesi. Siccome dai tanti discorsi emergeva in continuazione questa idea di fratelli, quattro, di cui forse uno gemello e di due genitori, lei morta non so per quale motivo e subito dopo il parto. Lui un graduato della guardia di Finanza, ammazzato o suicidatosi poco tempo dopo. Avevo già parlato con preti o carabinieri, ma sono stato sempre messo a tacere : “ è passato tanto tempo, non esiste nessuna documentazione, lasci perdere”. Ho parlato e poi mandato lettera alla guardia di finanza di Forlì specificando che era un ipotesi , forse non vera, ma la volevo percorrere. Sono passati due mesi e non ho mai ricevuto nessun tipo di risposta. Ora avrei ancora alcune carte da giocarmi. Ma ho deciso di non chiedere più nulla a nessuno, sono stanco di girare a vuoto e di essere trattato male. Torna ogni tanto cocente il desiderio di conoscere questi eventuali fratelli, ma sono passati in effetti tantissimi anni e forse non ho diritto di andare a scombussolare la vita di altri. Rimane questa ferita aperta e il dolore profondo di mia madre che ha lottato per tutta la vita per difendere l'identità e l'amore di suo figlio, rimane il dolore di mio padre che solo negli ultimi anni si è riappacificato con me “tu non sei un figlio, sei molto di più”. Mi tornano in mente un romanzo e un film. Il romanzo è “umiliati e offesi” di Dostojevsky. Si conclude con “avremmo potuto essere felici”, già, ma anche no. E il film è il canadese “la donna che canta”, terribile inquietante angosciante. Il gemellino che dice “ uno più uno non può fare uno” e tutte le volte , perché sto film l'ho visto diverse volte, mi verrebbe da urlare anche a me. Adesso basta, devo voltare pagina, definitivamente. Da qualche parte e in qualche maniera sono nato. Forse non voluto, forse non potuto tenere, forse chissà. Ma dal primo giorno, forse per compensare la vita di un altro bimbo nato morto, sono diventato figlio di un'altra donna che come tale per tutta la vita mi ha voluto bene. Stop. Rimane la mia faccia e il mio corpo. Per i miei amici messicani dei “Quetzalqoatl” potrei essere un uomo del Chapas, per alcune signore russe arrivo indubbiamente dalla Mongolia, alcuni sudamericani mi chiedono di quale paese sono. Yumiko, danzatrice giapponese di butoh mi diceva che le ricordavo un coreano. Alcuni parenti hanno iniziato ad ammettere che forse non ho nulla in comune con loro. A volte ci si sente soli, ma tutti, a volte, si sentono soli. Stop. Con Marco abbiamo deciso di darci una pausa, non dal lavoro che in effetti continuiamo a lavorare, ma dalle idee e dalle decisioni, fino alla fine di ottobre. Ci sarà ancora una stagione teatrale? Non abbiamo voglia ora di decidere. Ci sarà un prossimo festival Odissea? Non abbiamo voglia di decidere ora . Ci sarà un nuovo spettacolo? Forse che si forse che no. L'unica cosa che non sto mandando a monte sono i laboratori. Mi diverto troppo e mi danno una notevole carica. Non può più essere il tempo delle angosce, la vita non è lunga e varrebbe la pena viverla. Quando avevo preso il cane, sognavo di portarmelo in giro dappertutto, ma lui sta bene dov'è e portarlo in giro, con il guinzaglio poi, mi si butta per terra con le gambe per aria e non c'è verso di spostarlo. Quando lo porto a Cesena, smette di mangiare , di bere, lo devo obbligare, gli viene la febbre, poi lo riporto su e ritorna vivacissimo. In questo periodo, dalle sei della mattina fino a sera, sono minimo sei le ore al giorno in cui lo faccio correre, camminare giocare. Devo allentare perché la sera stramazzo io a terra. Passato indenne anche il giorno del mio compleanno, non ho mai festeggiato neanche quest'anno. Una cena piacevole con amici cui tengo tantissimo. Un abbraccio e un sorriso a volte danno tantissimo. Più avanti magari agli inizi dell'autunno voglio organizzare una grande cena con tantissima gente, ognuno porta qualcosa, e li a ritrovarsi magari in cento, duecento sul greto del fiume Oglio. Se si devono fare delle cose, si facciano alla grande. Stanotte ho sognato che i miei pomodori, ne ho tanti e tutti verdi, erano maturi. Il fiume del paese in cui sono nato , che in questo periodo è in secca, era pieno di acqua e il cane del pastore di pecore che stazionano davanti a casa mia, era in agguato a controllarmi. Dei tanti paesaggi che ho visto, alcuni in particolare mi hanno colpito. Dal paese di mia madre, su per paesini che sembravano del sud, pochi chilometri per arrivare da 200 a 700 metri, strade tortuose strette, ripide. Improvvisamente sono arrivato in cima. A sinistra boschi e foreste incolti. A destra, sul crinale che andava verso il forlivese, una strada sterrata e campi completamente vuoti e abbandonati. Il colore del tramonto e il vento che sollevava la polvere. Per ore non ho visto nessuno. Quei campi con pendenze fortissime avevano visto i contadini dei grandi proprietari terrieri, hanno visto i repubblichini, forse anche il duce, poi i tedeschi in fuga e i partigiani. A ogni estate la nonna di mia madre si caricava un cesto di frutta sulla testa e percorreva quelle strade per andare a trovare la sua figlia e i suoi nipoti. Ho respirato quell'aria, mi sono fatto prendere dall'angoscia per il troppo silenzio e la troppa bellezza e poi di nuovo a risalire le strade del ritorno. La follia a volte è un assoluto, ma ancora questo assoluto non mi appartiene. Anche la solitudine può essere un assoluto che fa paura, ma a volte ti permette di capire la ricchezza che hai attorno. Ora non so, continuerò con la mia vita ( che poi la vita è come un fiume, giorno dopo giorno non è mai la stessa acqua), le ferite e la tristezza rimangono, ma bisogna dare un taglio. Altrimenti uno continua a pensare che si invecchia, ci si ammala e poi si muore. E ci si dimentica che si è ancora vivi. Volevo fare dire delle messe ai miei , ma poi ho deciso di dare quei soldi ad una associazione umanitaria. Perchè il ricordo di chi è stato possa alimentare la vita di chi ancora deve nascere.

lunedì 15 giugno 2015

Odissea partita. Venerdì la camminata in notturna, bella magica. 
Tutto alla perfezione, bello il pubblico, tanto, bravi gli attori con immagini che diverse volte sono riuscite a commuovermi, belli i passaggi in acqua, ma…. Oltre gli attori ci sono altri spettacoli che si intersecano fra loro: il canto degli uccelli, il rumore delle acque, la bellezza del paesaggio, le interazioni con il pubblico. Ecco, le interazioni con il pubblico: chiedo sempre di portare degli oggetti, possano essere fiori, sassi, pensieri scritti, qualcosa da bruciare, granaglie. Con questi inizia il gioco del rito. Finito tutto, applausi fragorosi e meritati agli attori , loro poi da una parte, io con il pubblico da un'altra, sento una voce che grida “ e le granaglie?” . 
Faccio sempre portare delle granaglie avvolte in una foglia che poi voglio siano lasciate in acqua come nostro regalo al viaggio appena terminato. Me ne ero dimenticato. E alla voce “ e le granaglie cosa ne facciamo? , la mia risposta : “cazzo!” . succede di dimenticarsi di qualcosa, d'altronde la perfezione, almeno per quello che riguarda me, non esiste proprio. Perfezione neanche raggiunta con lo spettacolo , vera partenza di Odissea. ieri sera, domenica, a Torre Pallavicina. Acqua, tanta , esagerata. Però si parlava di fisica e anche l'acqua ci sta. Ma era proprio troppa. Io bagnato fin dalla mattina per via del cane che a forza di essere bagnato pure lui, ieri sera aveva la febbre e neanche ha mangiato. Ora sta bene , dorme qua vicino, ha gli incubi e sembra sognare “ cosa mene frega a me del tuo festival , io voglio andare a correre”. Avrà ragione pure lui. Per cui ieri sera, spettacolo senza scarti di follia o confusioni, ma piacevole, pulito, attore bravo e allestimento quasi da stabile. Dai nonostante l'acqua, serata andata e anche se non c'erano le folle oceaniche , dai abbastanza pubblico attento e interessato. 
In questo momento alla radio, Murolo sta cantando “oi vita oi vita mia… si stata o primmo ammore e primmo e ultimo sarai pemmé”, peccato ha iniziato a cantare anche Marco, mi aspettavo gli rispondesse anche il cane. Sto facendo sogni esagerati in cinemascope, peccato che poi non riesco a ricordare. Si usa ancora il termine “cinemascope”? Questa settimana altri sopralluoghi e poi venerdì a Chiari con la splendida Arianna Scommegna. Prima un piccolo tour all'interno di un edificio restaurato che pur , ora, bianco e lucente, mette ancora paura. Erano le carceri del paese. Neanche sapevo che a Chiari ci fossero state delle carceri. In pieno centro vicino alla chiesa e dove fanno il mercato delle erbe. Ho continuamente il magone nel cuore, passerà anche questo. Immagino il magone come un grosso fantasma che si deposita nel cuore, ma poi si sgonfierà pure lui e rimarranno semplicemente le paure che attanagliano tutti. Semplicemente, si dice così? 
“ oi vita oi vita mia….” Sarebbe bello potere piangere quando piove forte, così tu puoi sempre dire “non è pianto, è solo pioggia”, ma quella grossa bestia del magone ti impedisce anche di piangere, allora pensi “ ma va a ….” e finalmente riesci a a sorridere. Non posso neanche fare intervenire il mio cane, ha più paure e incubi di me. Non è altissimo, tarchiato, cocciuto, dolce, delicato di pancia, scuro, occhi scurissimi a mandorla che ti fissano in continuazione, pieno di paure e di incubi, potevo scegliere altro cane?
E quando gli dico :”felice di averti incontrato” mi guarda come per dire “ cavolo vuoi da me?”

venerdì 29 maggio 2015

scaleremo le valli e le montagne e ci riprenderemo la nostra vita

Conferenza stampe per il festival Odissea andata e bene direi. Già diversi articoli con la foto dei “Quetzalcoatl”che campeggia ovunque. Amo molto questo gruppo e ho passato diverso tempo con loro. In scena sono di una bellezza (anche fuori) e un talento esagerati. Fuori scena sono persone splendide. Due messicani, di cui uno ora residente in Italia e un argentino naturalizzato messicano. Le prime volte che arrivavano in Italia erano scandalizzati dallo spreco di acqua , di cibo e di materiali dell'occidente cosiddetto evoluto. Mi hanno insegnato molto. In prova e dopo lo spettacolo miriadi di donne , e anche uomini, si catapultano verso di loro congratulandosi per la loro bravura e ipnotizzati dai loro fisici  notevoli. Ai “Quetzalcoatl” questo mette allegria, io sempre in fibrillazione perchè le orde dei fans , incuranti di tutto, mi calpestano cavi, vanno a sbattere sui fuochi non ancora completamente spenti , si appiccicano ai ragazzi che io devo proteggere. Loro saranno la conclusione del festival , prima il generoso , eclettico, grande amico Fullin , a dieci chilometri di distanza, ai Finiletti di Pumenengo, intratterrà sulla sua vera cucina gay con tanto di tacchini in foulard e travestite di kiwi. Sarà una estate bella, spero, un bel festival e il maggior merito va a Marco perchè io faccio ancora quello un pochino perso. Il clima è partito bene e vogliamo dare tanto, poi per quello che saranno l'inverno e la prossima estate e i prossimi , ancora non lo sappiamo e non lo vogliamo sapere. Io curo maggiormente le cose un po' altre come la camminata iniziale in notturna sul fiume con tredici attori che ripercorrono il sogno, il desiderio e la magia. Oppure il mio laboratorio intensivo in acqua, l'anno scorso avevo dovuto rinunciarci per questioni familiari. E ancora un incontro cui tengo tantissimo: con il “lupo” Roberto Ghidoni che diverse volte ha corso e vinto il “iditarod extreme” in Alaska. E poi praticamente è stato adottato dagli abitanti di uno di questi paesi. Ma tutto il festival è proprio bello. Che sia il nostro canto del cigno o l'inizio di un nuovo percorso di noi come araba fenice?Ad agosto mi fermerò, non voglio fare nulla, né pensare a nulla, e anche la maggior parte di settembre. Ma non partirò per le vacanze, partirò per il mio viaggio che è il viaggio della mia vita, a muso duro e spero, senza gli sbagli di qualche mese fa. E' tanta la confusione che ho in testa che ogni tanto ho bisogno di fare un piccolo riepilogo. Già la morte dei miei, cui ero preparato d'accordo, però il vuoto lo sento. Poi diversi amici e amiche che hanno avuto diversi problemi di salute e che li hanno affrontati così come forse io non sarei capace. Cazzo la vita può essere dura. E questa mia cosa, l'ho messa un attimo in disparte. Questa estate voglio dedicarmi al festival, voglio recuperare i rapporti con i miei amici, voglio ritornare a vivere, poi però senza dimenticare queste cose, voglio dedicare tempo per il mio viaggio. E' una vita che sono in fuga e non riesco a fermarmi. E' una vita che mi sento in debito con tutti. Vorrei non potere più fuggire e non sentirmi più in debito con nessuno se non per l'amore e l'amicizia che mi viene data. Riepilogo ancora e spero per l'ultima volta. Sono stato segnato come nato il 29 di agosto ( porca troia quest'anno faccio 64 anni che sembra o non sembra, ci sono) , ma ho sempre saputo di essere nato il 28. E ci sta. Come carattere mi riconosco nel segno della vergine, ma fino ad un certo punto. Dovessi guardarmi dall'esterno direi che sono del cancro, magari cuspide con leone. Da parte di mia madre sono tutti castani chiari con occhi chiari. Mia madre pelle chiarissima e occhi verdini con sfumature azzurre. Gli unici due cugini maschi, da parte di mia madre, sono altissimi e tutti con capelli genericamente mossi. Le donne piccoline, ma neanche troppo, e una scura quanto me, ma è sua madre (cognata della mia) che era scura di suo. Da parte di mio padre , sono tutti moro rossicci, pelle non chiarissima, ma neanche scura. Mio padre con occhi marroni più chiari dei miei, capelli neri e barba rossiccia. Tutti tantissimi parenti , dalla sua parte, sono alti e di più. Le mie cugine , da parte di mio padre, sono mediamente più alte di un metro e settanta ( una arriva al metro e novanta) e i maschi oltre il metro e ottanta. Tutti dicono che assomiglio in maniera incredibile a mia madre, in ogni caso ( dal colore della pelle, all'altezza, ai capelli fino ai tratti del volto) non ho nulla che possa rimandare a qualche mio parente. E mi fa rabbia, perchè sia da parte di mia madre che di mio padre, sembrano fatti tutti con lo stampino e sono subito riconoscibili. Inoltre nessuno dalla nascita fino ai vent'anni è stato grosso. Tutti magri magri, io ero praticamente obeso fin dalla nascita. Ora credo ancora di essere obeso e mi dicono che sono troppo magro. Scopro per caso , anni fa, in uno dei tanti ricoveri e operazione dei miei, che abbiamo tre gruppi sanguigni, praticamente incompatibili fra loro. Allora non ci avevo dato importanza liquidando tutto con “idiozie da medici”. Poi tanti indizi e messaggi quasi in codice, decido di andare a cercare il mio estratto di nascita. Tutto regolare, salvo che risulto nato da un'altra parte e non dove mi era sempre stato detto. Poi l'ultimo anno di mia madre, non era andata completamente di testa,le cose che mi diceva, diverse sono risultate essere vere. Non riuscivo a trovare un certificato di battesimo ed ad una mia lamentela “possibile che non sappia neanche dove sono stato battezzato”. Mia madre mi risponde “ alla Piavola come ti ho sempre detto”. In effetti, prima un prete imbranato, poi un altro prete con cui ho fatto amicizia e sono stato battezzato lì. Salvo che mi sono ritrovato un terzo nome di cui neanche sapevo l'esistenza. Il posto in cui risultavo essere nato è una casa , quella che è dietro la foto in fb, ma questa casa è a Piavola che è sotto il comune di Mercato Saraceno. Veramente Piavola ha anche una parte sotto il comune di Cesena e i confini sono un pochino labili. Per cui non ho mai dato importanza al fatto che risultavo nato nel comune di Cesena. Tutti i paesi di questa zona sono ai confini di diversi comuni. Che sono Cesena, Mercato Saraceno, Sarsina, Meldola e un pochino oltre anche Civitella di Romagna. Una bella zona, colline ancora non troppo alte, aria pulita che sa di mare e di montagna. All'anagrafe la strada in cui risulto essere nato ( ma sotto cancellata c'era segnata un'altra zona) si chiama strada Valdinoce che appartiene come il borgo Valdinoce al comune di Meldola. Sto parlando di una sorte di triangolo di quindici per quindici chilometri, non zone lontane, ma differenti in tutto, sia per economia, paesaggio e mentalità delle persone. E' vero che finito il comune di Cesena e prima di inoltrarsi nel comune di Meldola c'è circa un chilometro di strada che sembra non appartenere a nessuno. E' anche vero che negli anni 50 sono stati cambiati radicalmente molti confini, sono cambiati i numeri delle case e molte case sono ormai abbandonate distrutte in mezzo ai campi. Per tutta la vita, almeno fino a che non ho deciso di andarmene per i fatti miei, ho vissuto sempre blindato e iperprotetto, quasi ci fossero sempre situazioni di pericolo. Alcune reali ci sono state e raccontate in epoche in cui la lucidità dei miei era ancora totale. Come per esempio due signore eleganti del forlivese che giravano nelle nostre campagne e volevano fotografarmi e mia madre era fuggita con me in braccio, protetta dalle altre donne del paese. Oppure , mia madre ha sempre detto “due delinquenti che avevano la divisa da carabinieri” che erano entrati in casa, l'avevano minacciata di portarle via il bambino (io) e poi anche menata. Poi delle mie convulsioni molto strane , età circa cinque /sei anni che per diverso tempo mi hanno creato diversi problemi. E non ricordo assolutamente nulla. E poi ancora tante altre cose. Ma tante, fino agli episodi un po' strani, forse coincidenze, che mi sono capitati da quando ho iniziato a cercare e a parlare in giro. Nessuno sa niente o forse troppi sanno. E le ipotesi sono innumerevoli e anche i nomi delle persone cui potrei chiedere. Ma credo che ormai siano tutti morti e non voglio creare dei casini a figli che magari non sanno nulla. Alcuni preti che potrebbero sapere qualcosa e anche i carabinieri della zona, mi hanno risposto “sono passati tanti anni, tanti documenti sono stati persi, lascia perdere”. Ho tante strade da percorrere e da agosto le voglio percorrere tutte. Cosa vado a cercare? Non lo so. Genericamente mi dico che voglio arrivare alla verità sulla mia nascita. Balle. Fratelli se ne ho, probabilmente sono molto più vecchi di me e forse già morti pure loro. Ma ce n'è uno, forse, di uno o due anni più grande che dovrebbe essere ancora vivo. Ma nessuno mi ha mai cercato. Non ho radici da cercare, le ho, sconclusionate come me, ma le ho. Un fratello non è tale perchè ha un codice genetico vicino al tuo, ma perchè ci cresci assieme e io non sono cresciuto con nessuno. Forse è giusto che io mi senta in debito con la vita perchè la vita mi ha dato tanto però sono stanco di sentirmi sempre straniero anche con me. Certo avrei voglia di un fratello, ma forse ,ora, non avrei nulla da dire. Non so ancora come, intanto oggi ho iniziato a fare i nomi dei paesi casomai qualcuno leggesse, ma voglio vivere una bella estate di lavoro, poi mi rimbocco le maniche, io e il mio cane e sparirò. Se poi questo mio viaggio, come già avevo scritto altre volte, mi debba portare ad una soluzione o alla follia o a non so cosa, ora non mi interessa. Ho deciso di amare Enzo, ma anche Giuseppe, ma anche questo Paolo che sono sempre io e che non riesco a digerire. Ho deciso di amare i miei amici e a loro che magari in questo momento stanno lottando contro malattie pesanti do un abbraccio e dico “per favore non facciamoci fermare da nulla”. Scaleremo le montagne e le vallate se sarà necessario e ci riprenderemo la nostra vita.

venerdì 8 maggio 2015

Forse la pazzia finale ha bisogno di contornarsi di bellezza.

E' difficile ricominciare, dato che le cose che si accumulano nel cuore sono talmente tante, poi difficili da districare. La spinta : una mail di un amico buttato via come una gomma da masticare ormai inutilizzabile e una notte insonne, popolata una volta tanto non da fantasmi, che ci sono sempre e in qualsiasi momento della giornata, ma da preoccupazione e affetto per il mio cane. Bello, atletico, perfetto, ma delicato e fragile da paura. Improvvisamente ieri è stato male, difficile da capire perchè ha una alta sopportazione del dolore e non si lamenta. Quando sta male non si lamenta, mi viene a cercare e mi cade fra le braccia. Un buco nel palato per una scheggia di legno, infezione e coliche di quelle pericolose per i cani con le viscere che rischiano di aggrovigliarsi. Corsa dagli amici veterinari, anestesia, spero il buco si richiuda da solo altrimenti ci vorranno dei punti. A livello di fatica ed economie, sto cane molto più faticoso di quello che avevo preventivato, ma è il mio cane, il mio capitale affettivo e voglio che stia con me il maggior tempo possibile. Ieri sera, svegliato dall'anestesia continuava a girare ebete e gli stavo vicino perchè ogni tanto cadeva per terra. Poi tutta notte ha dormito appiccicato a me e il suo russare faticoso, mi faceva tenerezza. Stasera Roberta Biagiarelli qua a Romanengo, chiudiamo un progetto che ci legava ancora a questo paese, anticipiamo quello che sarà il nostro festival estivo. A fine anno chiuderemo la sede che abbiamo e poi si vedrà. Ripeto , Romanengo ci ha dato tanto, qualcosina credo abbiamo dato anche noi, non mi sento e non sono vittima di nulla e non devo recriminare nulla a nessuno. Le tante straordinarie persone che qua ho conosciuto, si possono pur sempre frequentare anche da altre parti. Il problema sono le altre parti. Non abbiamo problemi di sede o di lavoro, il problema sono io che mi sono perso e non ho neanche voglia di ritrovarmi. Il teatro, è chiaro è il mio lavoro, la mia vita, ma come dico da tempo, mi sta stretto ho bisogno di altro e questo altro si vedrà nel festival estivo. Il problema che mi pongo è che il teatro che voglio per me sono io, come posso proporlo o imporlo ad altri? Con i ragazzi del laboratorio di Calcio faremo la camminata in notturna che aprirà ufficialmente il festival. L'altra sera ho cercato di spiegare le scelte teatrali, filosofiche e spirituali che stanno dietro alle mie camminate in notturna o alle mie scelte. E' qualcosa di oltre, qualcosa di altro, è una concezione di vita, è una inquietudine, è il dolore nel cuore, è la voglia di vivere. E queste cose non le posso insegnare. Anni fa Grotowski aveva abbandonato il teatro e si era chiuso nelle colline toscane per portare avanti una propria idea, ma lui era Grotowski, il maestro. Io un po' di tecnica ce l'ho e questa posso insegnare, ma il resto no, il resto sono io , è una mia ricerca di cui fanno parte tutti i miei mondi. Ad agosto mi fermerò per qualche mese, ho bisogno di scrivere, seriamente, ho bisogno di fuggire, ho bisogno di costruire uno spettacolo ancora io e Marco. Secondo le mie regole e senza dovere mediare nulla. Io senza parole, non ho più voglia di parole, ho bisogno di silenzi, lui legato ad una sedia, gli occhi bendati ( pronto ad essere fucilato dalla vita?) solo voce. Io i fantasmi che danzano. In questi mesi parlando tanto riesco ad aprire anche i cuori degli altri e sto riscoprendo mondi, inquietudini, vissuti grandiosi. Ridiventare persone e non punti anonimi che si incrociano senza neanche accorgersene. Non mi pesa la morte dei miei. Sono stato preparato per anni, ho fatto quello che potevo, ho lottato con loro per quello che si poteva e li ho accompagnati per mano per quello che si poteva. E chi, invece, non ha potuto? E' l'idea della mancanza, cui peraltro sono abituato dalla nascita, questa si è pesante. Per mio padre, peter pan per tutta la vita sono sempre stato trasparente. Gli ultimi anni no. Si era affezionato e legato tantissimo a me e abbiamo cercato di recuperare un rapporto mai esistito e continuava a ripetermi “ sei molto più di un figlio, sei molto di più di quello che potevo desiderare”. Peccato che un padre, naturale o acquisito, dovrebbe esserci anche i primi anni della tua vita. Mia madre no, sempre presente, anche se a volte in maniera un pochino troppo ossessiva. Arrivo a casa, quella che continuo a chiamare la loro casa, le finestre chiuse , la porta chiusa. Non ho buttato ancora nulla, non ho cercato ancora nulla. Sono oggetti, quando morirò io qualcuno li butterà, ma ora di questi oggetti non riesco a separarmi. La mancanza: vestiti, lenzuola dentro armadi. Bicchieri e servizi da tavola ancora in bella mostra. La loro cucina grande e bellissima, i loro divani. L'assenza. Con pochissimi parenti ho parlato dei diversi misteri che riguardano la mia nascita e i primi anni della mia vita. Qualcuno è caduto dal pero, qualcuno mi ha trattato malissimo, qualcuno non sembrava troppo sorpreso. E ci sono diverse frasi che continuano a cavalcarmi i pensieri. Dicono tutti che assomiglio tantissimo a mia madre. Ma lo dicono con una sorte di stupore, non come dato di fatto. E delle tanti frasi, mi ha colpito un discorso che ho fatto con un cugino che anche in passato ridendo qualche volte mi diceva “ma chissà da dove sei uscito tu”. Mi ha giurato di non sapere nulla, però quando io dicevo che non conoscevo nulla delle nostre colline e le sto riconquistando e amando ora, mi ha risposto :” forse i tuoi non potevano farti vedere nulla, non potevano farti vedere oltre gli spazi protetti. Forse c'era realmente una situazione di pericolo. E poi ( dato che io avevo detto “ possibile che nessuno sappia” e gli avevo anche raccontato delle strane coincidenze e degli strani incontri) non è vero che nessuno sa. Sono tanti che sanno. Credo siano anche troppi. Quegli strani incontri che fai, forse non sono tuoi fratelli o tuoi parenti, ma è gente che sa , o figli di gente che sa. Si è sparsa la voce e sono curiosi di vedere chi sei e come sei”. Per essere ipotesi mi sembrano fin troppe concrete. Un mesetto fa al cimitero mi ha avvicinato una signora :”mi spiace non essere venuta al funerale, ma l'ho saputo in ritardo. Ero affezionata a tua madre. Mi fa piacere conoscere suo figlio. Tua madre in queste zone era molto conosciuta, tutti le volevano bene e tutti hanno avuto sempre un grande rispetto per lei e per tuo padre, sono i tuoi genitori e questo non lo devi mai dimenticare”. Oppure mia zia che è sempre caduta dal pero, quando ha saputo che stavo cercando una casa su in zona ha detto : “ penso ti troverai bene, ti posso assicurare che tutti sanno chi sei e c'è un grande affetto nei tuoi confronti”. La cosa che non avevo detto , ancora non so cosa farò o cosa sarà della casa dei miei, decisioni non ne ho prese e non ne ho voglia ora, ma già mi sto informando su una possibile casa da prendere su. Che poi in effetti andare a rinchiudermi fra queste colline tanto belle , ma che neanche conosco, è un po' da idiota. La mia vita ormai è qua e anche se ultimamente non sto frequentando nessuno oltre il lavoro e il cane, i miei amici e le persone cui voglio bene, sono qua. Però ho deciso, per un periodo voglio abitare la e non è una questione romantica, non solo. Potrebbe essere una situazione molto pericolosa, e non solo a livello mentale, però la voglio percorrere per riuscire ad arrivare a capire cosa possa essere successo in quei giorni di agosto di tanti anni fa. E anche qua una ulteriore coincidenza. Ho parlato un po' in giro, ho parlato delle caratteristiche della casa che voglio, piccola e con tanto giardino. Mi sono lamentato per i prezzi troppo alti per me ( anche in affitto) e ho parlato anche dei siti internet in cui stavo cercando. Ad un certo punto compare in uno di questi siti, non una , ma due case. Una, un bilocale bellissimo, arredato e con un prezzo di affitto praticamente la metà rispetto ad un immobile del genere. L'altra la casa esatta che volevo per me. Meravigliosa piccola casa contadina ristrutturata, persa in mezzo ad un bosco, con portico e circa un ettaro di giardino. Anche questa ad un costo di affitto, molto inferiore, a case del genere. E stranamente non ancora andate, dopo un mese del loro annuncio. Strane coincidenze. Forse la pazzia finale ha bisogno di contornarsi di bellezza.e come dice Roberto Ghidoni che inviteremo al nostro festival :" .. sono le cose che vengono a chiamarmi, io sto accanto ai miei amori rispettandoli... e sono diventato neve, vento, freddo e alberi"

martedì 24 marzo 2015

"grazie alla vita che mi ha dato tanto". Fanculo

Spettacolo performance sabato sera a Orzinuovi, domenica mattina decido di ritornare a Cesena. Per un giorno e mezzo non posso massacrare il cane e lo lascio in appoggio alla famiglia di Marco. Sonno, autostrada fino a Bologna con tanto traffico per via del cosmoproff, sembrava di essere a ferragosto. Dovevo fare un po' di cose che potevano essere fatte anche più avanti, ma ancora non riesco a stare fermo. Brutta giornata, senza il cane mi sento solo, non ho nulla da mangiare mi abbuffo di piadine e crescioni alle erbe. Da avere poi il mal di stomaco. Mi telefona un amico, ha una solitudine fortissima, ma facciamo finta di nulla e spariamo sciocchezze. Notte agitata , in lontananza sirene di ambulanze, poi saltati gli antifurto di alcune case vicine. Mi sveglio alle cinque e mezzo con l'idea di portare fuori il cane, mi ricordo che non ho dietro il cane. Ritorno a letto fino alle sette. E' lunedì devo fare diverse cose. Mi alzo con mal di testa atroce e stomaco messo male per via delle piadine. E' solo l'inizio di una giornata di crollo. Devo andare a ritirare dei documenti ne approfitto per andare alla struttura dove per diversi mesi è stata mia madre. All'entrata una ambulanza e una signora che veniva portata in ospedale, le figlie che per mesi non si erano mai viste, piangevano disperate. All'interno, alcune persone che mesi fa c'erano, non c'erano più. Alcuni che allora camminavano, ora erano in carrozzella. Le persone stavano facendo ancora colazione e appena mi hanno visto, non feste grandi, di più. A molte di queste , perlopiù donne, ero affezionato, desideravo andarle a salutare. Una, completamente persa mi dice : “mi dispiace che tua mamma stia poco bene, fai in modo che guarisca presto, desideriamo vederla”. Una, capelli lunghissimi legati a coda : dica una preghiera a sua mamma per me. Poi tante altre, abbracci sorrisi commozione. Poi la signora cui ero più affezionato. Una acquariona completamente fuori con cui ridevo tantissimo. Una volta mi aveva detto : “ quando è morto mio marito, ero giovane, poi con il tempo avrei anche desiderato un uomo. I filarini li avevo, ma i miei figli non volevano. E io ho pensato, e per avere un pezzo di carne a disposizione, vado a mettermi contro i miei figli?” poi aveva concluso : “ anche se quel pezzo di carne ogni tanto non mi sarebbe dispiaciuto” e aveva iniziato a ridere in maniera fragorosa. Una volta ad una delle tante feste si era agghindata con vestito elegante, unghie laccate, trucco. Le avevo detto “ chissà cosa diranno i tuoi figli vedendoti così bella” e lei con un sorriso aveva concluso: “ che sono una troia”. Ieri, appena mi sono abbassato per abbracciarla, ha iniziato a piangere. Poi altre persone, altri sorrisi, altre strette di mano, altri pianti, altri abbracci. Mi sono commosso e sono uscito con una tristezza indicibile. Poi sono stato dal marmista, ci conosciamo da una vita, siamo sempre andati da loro. Il figlio è un giovanotto alto magro, grande lavoratore, sorriso un pochino perso. Molto gentile, mi ha sempre vissuto con affetto, quasi fossi di casa. La lapide che ancora devono mettere su, una enorme lastra di marmo del peso di 250 chili, occorre montare il trabattello e almeno cinque persone. Da una parte, mia madre nella foto marmorizzata, dall'altra il nervoso per questa megalomania dei miei per la tomba di famiglia e per queste lastre , ognuna del peso di 250 chili. Marmo pregiato. Allora , quando mi avevano chiesto un parere, ero stato contrario, poi avevo detto “ i soldi sono vostri fate quello che vi pare”. Ma ora questa tomba, molto semplice, ma con lastre di marmo di 250 chili, fanculo, mi fa piacere. In questi anni costruisco all'interno dei giardini. Ora ci sono due camelie grandissime, alcune piante invernali e una gardenia esagerata. Non amo i fiori recisi e l'idea di portare delle piante, mi piace. Mi piace anche ritornare su, non amo la città , ma ieri mi pesavano anche i cinquanta chilometri andata e ritorno. Poi ho girato un po' a vuoto per le stradine sterrate di queste colline che sono state anche le mie. La casona dove i miei nonni e loro figli sono stati contadini affittuari per tantissimi anni, è completamente abbandonata, parte crollata. Poi una telefonata con l'ultima sorella di mia madre, proprio non ci prendiamo. Scendendo di nuovo a Cesena sono passato a trovare l'ultima sorella in vita di mio padre. Alta magra. Le lunghissime dita della mano oramai rattrappite. Fisicamente in forma, ma mentalmente ormai persa. Continuava a parlare e a sorridere. Sono poi tornato dal marmista che avevo dimenticato una cosa :”dai Paolo in settimana me la mettete su sta lastra di marmo?” Paolo. Mi sono ricordato che Paolo è il nome che mi sono ritrovato e di cui non conoscevo l'esistenza e mi sono ripiombati addosso tutti i misteri della mia nascita. Ore 12,30 sono ritornato a casa, mangiato, dato una pulita, chiuse finestre e porte e sono ripartito verso casa mia. Pensieri che ribollivano e che hanno continuato a ribollire, voglia di fuga, rabbia che non riesco a buttare fuori. Magone totale. Male di gambe, di stomaco e di testa. Su il cane, appena mi ha visto grandi feste, mi si è buttato addosso con le zampe sulle mie parti intime, da sdraiarmi per terra dal dolore. Poi non mi ha più considerato, fa così quando è arrabbiato con me perchè si sente abbandonato. Ma stamattina alle quattro e mezzo è ritornato di nuovo a dormire nel mio letto, appiccato a me. In questi anni non ho mai pianto, né per la morte di mio padre, né per la morte di mia madre. C'erano troppe cose da fare, troppe situazioni da gestire e mi dispiace non avere avuto il tempo per un pianto. Ora no, non ne ho voglia, ho il magone, ma non ho voglia di piangere. Si il crollo credo sia passato, ne arriveranno altri, ora sono ancora un po' scosso, ma qui di fronte a me Marco e il cane mi rassicurano. Sempre della serie giornate di merda, ma passeranno spero, le ferite rimangono, ma avrei anche voglia di ridere. Venerdì uno spettacolo qua a Romanengo poi per una anteprima del festival odissea un altro a maggio e il rapporto con questo paese che ci ha dato tanto e cui forse qualcosa abbiamo dato anche noi, si concluderà definitivamente. Sabato a Calcio le bolle di sapone del mitico Cafaggi, già tutto esaurito. Poi questa estate odissea, poi cosa sarà il prossimo anno ancora non lo sappiamo. Sia io che Marco abbiamo voglia di dare una sterzata totale alle nostre rispettive e separate vite. Si il crollo di ieri è passato, ma il “grazie alla vita che mi ha dato tanto” che spesso mi ripeto, oggi proprio non viene.