Spettacolo performance sabato sera a Orzinuovi, domenica mattina
decido di ritornare a Cesena. Per un giorno e mezzo non posso
massacrare il cane e lo lascio in appoggio alla famiglia di Marco.
Sonno, autostrada fino a Bologna con tanto traffico per via del
cosmoproff, sembrava di essere a ferragosto. Dovevo fare un po' di
cose che potevano essere fatte anche più avanti, ma ancora non
riesco a stare fermo. Brutta giornata, senza il cane mi sento solo,
non ho nulla da mangiare mi abbuffo di piadine e crescioni alle erbe.
Da avere poi il mal di stomaco. Mi telefona un amico, ha una
solitudine fortissima, ma facciamo finta di nulla e spariamo
sciocchezze. Notte agitata , in lontananza sirene di ambulanze, poi
saltati gli antifurto di alcune case vicine. Mi sveglio alle cinque e
mezzo con l'idea di portare fuori il cane, mi ricordo che non ho
dietro il cane. Ritorno a letto fino alle sette. E' lunedì devo fare
diverse cose. Mi alzo con mal di testa atroce e stomaco messo male
per via delle piadine. E' solo l'inizio di una giornata di crollo.
Devo andare a ritirare dei documenti ne approfitto per andare alla
struttura dove per diversi mesi è stata mia madre. All'entrata una
ambulanza e una signora che veniva portata in ospedale, le figlie che
per mesi non si erano mai viste, piangevano disperate. All'interno,
alcune persone che mesi fa c'erano, non c'erano più. Alcuni che
allora camminavano, ora erano in carrozzella. Le persone stavano
facendo ancora colazione e appena mi hanno visto, non feste grandi,
di più. A molte di queste , perlopiù donne, ero affezionato,
desideravo andarle a salutare. Una, completamente persa mi dice : “mi
dispiace che tua mamma stia poco bene, fai in modo che guarisca
presto, desideriamo vederla”. Una, capelli lunghissimi legati a
coda : dica una preghiera a sua mamma per me. Poi tante altre,
abbracci sorrisi commozione. Poi la signora cui ero più affezionato.
Una acquariona completamente fuori con cui ridevo tantissimo. Una
volta mi aveva detto : “ quando è morto mio marito, ero giovane,
poi con il tempo avrei anche desiderato un uomo. I filarini li avevo,
ma i miei figli non volevano. E io ho pensato, e per avere un pezzo
di carne a disposizione, vado a mettermi contro i miei figli?” poi
aveva concluso : “ anche se quel pezzo di carne ogni tanto non mi
sarebbe dispiaciuto” e aveva iniziato a ridere in maniera
fragorosa. Una volta ad una delle tante feste si era agghindata con
vestito elegante, unghie laccate, trucco. Le avevo detto “ chissà
cosa diranno i tuoi figli vedendoti così bella” e lei con un
sorriso aveva concluso: “ che sono una troia”. Ieri, appena mi
sono abbassato per abbracciarla, ha iniziato a piangere. Poi altre
persone, altri sorrisi, altre strette di mano, altri pianti, altri
abbracci. Mi sono commosso e sono uscito con una tristezza
indicibile. Poi sono stato dal marmista, ci conosciamo da una vita,
siamo sempre andati da loro. Il figlio è un giovanotto alto magro,
grande lavoratore, sorriso un pochino perso. Molto gentile, mi ha
sempre vissuto con affetto, quasi fossi di casa. La lapide che
ancora devono mettere su, una enorme lastra di marmo del peso di 250
chili, occorre montare il trabattello e almeno cinque persone. Da una
parte, mia madre nella foto marmorizzata, dall'altra il nervoso per
questa megalomania dei miei per la tomba di famiglia e per queste
lastre , ognuna del peso di 250 chili. Marmo pregiato. Allora ,
quando mi avevano chiesto un parere, ero stato contrario, poi avevo
detto “ i soldi sono vostri fate quello che vi pare”. Ma ora
questa tomba, molto semplice, ma con lastre di marmo di 250 chili,
fanculo, mi fa piacere. In questi anni costruisco all'interno dei
giardini. Ora ci sono due camelie grandissime, alcune piante
invernali e una gardenia esagerata. Non amo i fiori recisi e l'idea
di portare delle piante, mi piace. Mi piace anche ritornare su, non
amo la città , ma ieri mi pesavano anche i cinquanta chilometri
andata e ritorno. Poi ho girato un po' a vuoto per le stradine
sterrate di queste colline che sono state anche le mie. La casona
dove i miei nonni e loro figli sono stati contadini affittuari per
tantissimi anni, è completamente abbandonata, parte crollata. Poi
una telefonata con l'ultima sorella di mia madre, proprio non ci
prendiamo. Scendendo di nuovo a Cesena sono passato a trovare
l'ultima sorella in vita di mio padre. Alta magra. Le lunghissime
dita della mano oramai rattrappite. Fisicamente in forma, ma
mentalmente ormai persa. Continuava a parlare e a sorridere. Sono poi
tornato dal marmista che avevo dimenticato una cosa :”dai Paolo in
settimana me la mettete su sta lastra di marmo?” Paolo. Mi sono
ricordato che Paolo è il nome che mi sono ritrovato e di cui non
conoscevo l'esistenza e mi sono ripiombati addosso tutti i misteri
della mia nascita. Ore 12,30 sono ritornato a casa, mangiato, dato
una pulita, chiuse finestre e porte e sono ripartito verso casa mia.
Pensieri che ribollivano e che hanno continuato a ribollire, voglia
di fuga, rabbia che non riesco a buttare fuori. Magone totale. Male
di gambe, di stomaco e di testa. Su il cane, appena mi ha visto
grandi feste, mi si è buttato addosso con le zampe sulle mie parti
intime, da sdraiarmi per terra dal dolore. Poi non mi ha più
considerato, fa così quando è arrabbiato con me perchè si sente
abbandonato. Ma stamattina alle quattro e mezzo è ritornato di nuovo
a dormire nel mio letto, appiccato a me. In questi anni non ho mai
pianto, né per la morte di mio padre, né per la morte di mia madre.
C'erano troppe cose da fare, troppe situazioni da gestire e mi
dispiace non avere avuto il tempo per un pianto. Ora no, non ne ho
voglia, ho il magone, ma non ho voglia di piangere. Si il crollo
credo sia passato, ne arriveranno altri, ora sono ancora un po'
scosso, ma qui di fronte a me Marco e il cane mi rassicurano. Sempre
della serie giornate di merda, ma passeranno spero, le ferite
rimangono, ma avrei anche voglia di ridere. Venerdì uno spettacolo
qua a Romanengo poi per una anteprima del festival odissea un altro a
maggio e il rapporto con questo paese che ci ha dato tanto e cui
forse qualcosa abbiamo dato anche noi, si concluderà
definitivamente. Sabato a Calcio le bolle di sapone del mitico
Cafaggi, già tutto esaurito. Poi questa estate odissea, poi cosa
sarà il prossimo anno ancora non lo sappiamo. Sia io che Marco
abbiamo voglia di dare una sterzata totale alle nostre rispettive e
separate vite. Si il crollo di ieri è passato, ma il “grazie alla
vita che mi ha dato tanto” che spesso mi ripeto, oggi proprio non
viene.
martedì 24 marzo 2015
giovedì 19 marzo 2015
fallo
Fame, vado dal panettiere e mi chiede :”domani vuole il merluzzo?”
- “scusi?” - “ dato che di solito viene a prendere il merluzzo”
- “io?” - “si”. Ancora continuano a confondermi con Marco
quando non pensano che io abiti con lui. Ormai oltre il bavaglino
“non baciatemi” dovrò aggiungere un altro bavaglino “non sono
Marco sono Enzo”. Come se già i miei tre nomi non fossero
sufficienti. Come va? Si va. Mi sento come un pugile suonato che
continua a saltellare e a menare pugni all'aria in attesa di un
ipotetico gong. Non sono depresso, sono un pochino perso, un pochino
più del solito. Mi ha spalancato la mente la lunga telefonata con un
amico. Vorrei fare questo, vorrei fare quest'altro e questo amico ad
un certo punto dice: “ cosa aspetti , non hai molto tempo” Porca
troia. In effetti se mi va bene bene potrei avere a disposizione
ancora poco più di trent'anni. Improbabile. Se va bene sarebbero più
probabili venti anni. Se va male male , fra poco. In effetti a volte
si ragiona come se la vita durasse una eternità, di contro a volte
ci si immobilizza in attesa di . In attesa di cosa? Vorrei fare
questo vorrei quello. Fallo. Bisognerebbe andare da certi politici,
quelli che ti fanno vergognare di essere italiano :- “ehi tè , ma
quanto tempo pensi di avere ancora?” . Sono sempre in movimento che
il cane alle 19 crolla come una pera cotta . Devo svegliarlo per
dargli da mangiare e obbligarlo ad uscire per l'ultima pipì. Poi lui
continua a dormire e si sveglia alle quattro, quattro e mezzo, viene
da me a scuotersi finchè non gli dico, “dai sali”. Salta sul
letto. A peso morto si lascia andare, non di fianco, ma su di me e si
riaddormenta. Poco prima delle sei ci si sveglia ed è già
appiccicato alla porta. Dove abito, non c'è un giardino, ma un parco
enorme, a volte anche molto frequentato. E il mio tipo di cane non
può essere lasciato in giro da solo per cui mi sono ritagliato lo
spazio del mio giardinetto per costruire una sorta di recinto per
lui, oltre che per me. Scendi le scale, aspettami, lasciami bere il
caffè. Un recintino giardino , sono stato bravo, ma lo sto
apprezzando solo io perchè il cane non ne vuole sapere e Marco dice
“ cos'è sta baracca?”. Non riesco a pensare o a decidere cosa
farò i prossimi anni ( nella eventualità che ne abbia ancora
trenta, di anni a disposizione) . Qua nella bassa bergamasca ai
confini bresciani e cremonesi, non mi trovo male, ho il mio lavoro
che mi piace e ho tante persone amiche. Gente in gamba che stimo
molto. Anche se come carattere sono un lupo di quelli in fuga. Come
se qualcuno mi braccasse. Quando mai? Magari qualcuno mi braccasse.
Il legame con Cesena improvvisamente è diventato più forte di
quello che avrei immaginato, non riesco a staccarmene, ma non mi ci
vedo a vivere a Cesena. Ora mi stanno affascinando i posti delle
colline in cui sono nato o quanto meno ho vissuto fino ai tre anni
di età. Prima o poi riuscirò a decidere. Ora continuo ad andare
sempre avanti e indietro senza sentirmi mai a casa da nessuna parte.
Di contro ho la fortuna di potere andare sempre avanti e indietro che
stare sempre in un posto si potrebbe impazzire. Continua la stagione,
continuano i laboratori e siccome un laboratorio teatrale a volte può
smuovere cose profonde, ogni tanto qualcuno mi va in crisi. Così
riesco a rinverdire i miei sensi di colpa. Non sento la mancanza di
sesso, non me ne frega niente o quasi. Ma ogni tanto una persona che
mi si appiccichi addosso come il mio cane, si mi manca. Esperienze
tante ne ho, avute. Sono consapevole di non essere di primissimo pelo
eppure da qualche anno penso o mi innamoro o niente. In effetti
niente. In questo ultimo mese credo mi si siano imbiancati molto i
capelli, me lo hanno già fatto notare in tanti, e farsi i fatti
propri no? Sono stato a trovare i ragazzini della periferia
bergamasca dove riprenderò il lavoro a maggio e uno di questi mi
dice “ ciao prof” - “non sono prof, sono Enzo” - ciao Prof
Enzo, l'ultima volta avevi i capelli lunghi e grigi, ora li hai corti
e bianchi, ma stai benissimo”. E' andata peggio a Marco. In
palestra. Un giovanotto diciottenne lo guarda e gli dice : “ strano
vedere gente della sua età in palestra”. Pota. Fuori il sole un
pochino ammalato, il cane stravaccato nella veranda della nostra
sede, Marco a lavorare, io a perdermi. Che giornate di merda.
martedì 3 marzo 2015
Giuseppe Paolo Enzo il mio nome
Sono nato il 29 di agosto, forse
il 28, probabilmente il 27 e sono stato battezzato il 2 settembre,
Era domenica e mi dicono che allora si usava battezzare pochi giorni
dopo la nascita. Non riuscivo a trovare il mio documento di
battesimo, nessun mistero, era il prete ad essere imbranato. E'
cambiato prete, c'è anche un bel rapporto di amicizia, lui mi dice
vieni a messa, io gli rispondo figurati. E comunque sto certificato è
saltato fuori. Niente di particolare, quello che mi hanno sempre
detto. La madrina una zia, moglie del fratello di mio padre.
Certificata con un nome strano, ma noi la chiamavamo sempre con un
altro nome. Si usa in Romagna, dai un nome e chiami il figlio con un
altro nome. Io sono sempre stato chiamato Enzo, ma all'anagrafe
segnato come Giuseppe. E ho sempre avuto difficoltà con i due nomi,
però ho imparato a conviverci. Giuseppe è quello riflessivo,
saggio, Enzo è quello adrenalinico un pochino pazzo, per nulla
saggio. E Paolo chi è? Perchè ho scoperto che il mio primo nome è
Giuseppe, il nome da sempre ufficiale, nessuna novità. Come secondo
nome risulta Paolo e infine , finalmente, Enzo. Paolo? Ho sempre
saputo di essere doppio, adesso scopro di essere triplo. Giuseppe
Paolo Enzo, è una cosa sciocca lo so, non ho niente contro Paolo, è
un bel nome, addirittura me lo mettono come secondo nome, e sono
andato in tilt. Oggi è un mese che è morta mia madre, sono ancora
un pochino perso e continuo ad andare giù con la stessa frequenza di
prima. Un salto al cimitero, un salto a casa per dare aria alle
stanze e poi di nuovo su. Le cose pratiche mi sto perdendo e non ho
ancora toccato nulla delle cose dei miei. Sarà il tempo a farmi
decidere. Dovesse capitarmi fra le mani un probabile o improbabile
fratello lo massacro. Oggi è stata ricoverata anche la sorella di
mia madre. In questi mesi abbiamo litigato spesso. Poi ad un certo
punto le ho detto: “ sto sbagliando tutto, è tua sorella ,
l'ultima che ti è rimasta viva, ma renditi conto che io sono il
figlio e che sono sempre io a correre. Però non posso dimenticare
l'affetto profondo che legava voi fratelli e non posso dimenticare
quanto hai corso per tutti, compresi i miei”. Questo era Giuseppe a
parlare, Enzo invece pensava :” non rompetemi più le palle”
soprattutto nei confronti della figlia di mia zia. Paolo invece era
andato al bar. Ora è in ospedale , mia zia, mi dispiace e scenderò
a trovarla. Concluso il secondo ciclo di laboratori con i ragazzini,
questi di una scuola alla periferia di Bergamo. Ritornerò a maggio
per tirare le conclusioni. L'ultimo incontro, dal primo giorno
volevano fare gli zombi, ho detto: “dai adesso facciamo gli zombi”.
E abbiamo iniziato a percorrere i corridoi e le scalinate della
scuola , inseguiti da tutti gli altri studenti che volevano
partecipare pure loro. Gli zombi più deficienti che abbia mai visto,
però ci siamo divertiti. Sto continuando il laboratorio serale e mi
trovo bene. Ieri sono stato in un negozio per comprare delle cose da
giardinaggio e il commesso era uno dei giovanotti della sera. L'ho
guardato : “sei tu?”. E' diventato rosso. Mi sono accorto di una
cosa. Per troppa discrezione o pudore io non chiedo mai nulla della
vita degli altri. Mi sono accorto che forse il non chiedere nulla,
può non essere recepito come pudore, ma come indifferenza. Mercoledì
chiederò vita morte e miracoli a tutti. Marco è seduto nella
veranda della nostra sede, è pensieroso gli passerà, sdraiato
vicino a lui io mio cane. In questi giorni stiamo facendo anche i
sopralluoghi per il nostro festival Odissea. Bei posti e belle
persone. Mi da fastidio scoprire che mi chiamo anche Paolo e
non averlo mai saputo. Dai che c'è il sole e fra non molto la
primavera.
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