giovedì 19 marzo 2015

fallo

Fame, vado dal panettiere e mi chiede :”domani vuole il merluzzo?” - “scusi?” - “ dato che di solito viene a prendere il merluzzo” - “io?” - “si”. Ancora continuano a confondermi con Marco quando non pensano che io abiti con lui. Ormai oltre il bavaglino “non baciatemi” dovrò aggiungere un altro bavaglino “non sono Marco sono Enzo”. Come se già i miei tre nomi non fossero sufficienti. Come va? Si va. Mi sento come un pugile suonato che continua a saltellare e a menare pugni all'aria in attesa di un ipotetico gong. Non sono depresso, sono un pochino perso, un pochino più del solito. Mi ha spalancato la mente la lunga telefonata con un amico. Vorrei fare questo, vorrei fare quest'altro e questo amico ad un certo punto dice: “ cosa aspetti , non hai molto tempo” Porca troia. In effetti se mi va bene bene potrei avere a disposizione ancora poco più di trent'anni. Improbabile. Se va bene sarebbero più probabili venti anni. Se va male male , fra poco. In effetti a volte si ragiona come se la vita durasse una eternità, di contro a volte ci si immobilizza in attesa di . In attesa di cosa? Vorrei fare questo vorrei quello. Fallo. Bisognerebbe andare da certi politici, quelli che ti fanno vergognare di essere italiano :- “ehi tè , ma quanto tempo pensi di avere ancora?” . Sono sempre in movimento che il cane alle 19 crolla come una pera cotta . Devo svegliarlo per dargli da mangiare e obbligarlo ad uscire per l'ultima pipì. Poi lui continua a dormire e si sveglia alle quattro, quattro e mezzo, viene da me a scuotersi finchè non gli dico, “dai sali”. Salta sul letto. A peso morto si lascia andare, non di fianco, ma su di me e si riaddormenta. Poco prima delle sei ci si sveglia ed è già appiccicato alla porta. Dove abito, non c'è un giardino, ma un parco enorme, a volte anche molto frequentato. E il mio tipo di cane non può essere lasciato in giro da solo per cui mi sono ritagliato lo spazio del mio giardinetto per costruire una sorta di recinto per lui, oltre che per me. Scendi le scale, aspettami, lasciami bere il caffè. Un recintino giardino , sono stato bravo, ma lo sto apprezzando solo io perchè il cane non ne vuole sapere e Marco dice “ cos'è sta baracca?”. Non riesco a pensare o a decidere cosa farò i prossimi anni ( nella eventualità che ne abbia ancora trenta, di anni a disposizione) . Qua nella bassa bergamasca ai confini bresciani e cremonesi, non mi trovo male, ho il mio lavoro che mi piace e ho tante persone amiche. Gente in gamba che stimo molto. Anche se come carattere sono un lupo di quelli in fuga. Come se qualcuno mi braccasse. Quando mai? Magari qualcuno mi braccasse. Il legame con Cesena improvvisamente è diventato più forte di quello che avrei immaginato, non riesco a staccarmene, ma non mi ci vedo a vivere a Cesena. Ora mi stanno affascinando i posti delle colline in cui sono nato o quanto meno ho vissuto fino ai tre anni di età. Prima o poi riuscirò a decidere. Ora continuo ad andare sempre avanti e indietro senza sentirmi mai a casa da nessuna parte. Di contro ho la fortuna di potere andare sempre avanti e indietro che stare sempre in un posto si potrebbe impazzire. Continua la stagione, continuano i laboratori e siccome un laboratorio teatrale a volte può smuovere cose profonde, ogni tanto qualcuno mi va in crisi. Così riesco a rinverdire i miei sensi di colpa. Non sento la mancanza di sesso, non me ne frega niente o quasi. Ma ogni tanto una persona che mi si appiccichi addosso come il mio cane, si mi manca. Esperienze tante ne ho, avute. Sono consapevole di non essere di primissimo pelo eppure da qualche anno penso o mi innamoro o niente. In effetti niente. In questo ultimo mese credo mi si siano imbiancati molto i capelli, me lo hanno già fatto notare in tanti, e farsi i fatti propri no? Sono stato a trovare i ragazzini della periferia bergamasca dove riprenderò il lavoro a maggio e uno di questi mi dice “ ciao prof” - “non sono prof, sono Enzo” - ciao Prof Enzo, l'ultima volta avevi i capelli lunghi e grigi, ora li hai corti e bianchi, ma stai benissimo”. E' andata peggio a Marco. In palestra. Un giovanotto diciottenne lo guarda e gli dice : “ strano vedere gente della sua età in palestra”. Pota. Fuori il sole un pochino ammalato, il cane stravaccato nella veranda della nostra sede, Marco a lavorare, io a perdermi. Che giornate di merda.


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