martedì 24 marzo 2015

"grazie alla vita che mi ha dato tanto". Fanculo

Spettacolo performance sabato sera a Orzinuovi, domenica mattina decido di ritornare a Cesena. Per un giorno e mezzo non posso massacrare il cane e lo lascio in appoggio alla famiglia di Marco. Sonno, autostrada fino a Bologna con tanto traffico per via del cosmoproff, sembrava di essere a ferragosto. Dovevo fare un po' di cose che potevano essere fatte anche più avanti, ma ancora non riesco a stare fermo. Brutta giornata, senza il cane mi sento solo, non ho nulla da mangiare mi abbuffo di piadine e crescioni alle erbe. Da avere poi il mal di stomaco. Mi telefona un amico, ha una solitudine fortissima, ma facciamo finta di nulla e spariamo sciocchezze. Notte agitata , in lontananza sirene di ambulanze, poi saltati gli antifurto di alcune case vicine. Mi sveglio alle cinque e mezzo con l'idea di portare fuori il cane, mi ricordo che non ho dietro il cane. Ritorno a letto fino alle sette. E' lunedì devo fare diverse cose. Mi alzo con mal di testa atroce e stomaco messo male per via delle piadine. E' solo l'inizio di una giornata di crollo. Devo andare a ritirare dei documenti ne approfitto per andare alla struttura dove per diversi mesi è stata mia madre. All'entrata una ambulanza e una signora che veniva portata in ospedale, le figlie che per mesi non si erano mai viste, piangevano disperate. All'interno, alcune persone che mesi fa c'erano, non c'erano più. Alcuni che allora camminavano, ora erano in carrozzella. Le persone stavano facendo ancora colazione e appena mi hanno visto, non feste grandi, di più. A molte di queste , perlopiù donne, ero affezionato, desideravo andarle a salutare. Una, completamente persa mi dice : “mi dispiace che tua mamma stia poco bene, fai in modo che guarisca presto, desideriamo vederla”. Una, capelli lunghissimi legati a coda : dica una preghiera a sua mamma per me. Poi tante altre, abbracci sorrisi commozione. Poi la signora cui ero più affezionato. Una acquariona completamente fuori con cui ridevo tantissimo. Una volta mi aveva detto : “ quando è morto mio marito, ero giovane, poi con il tempo avrei anche desiderato un uomo. I filarini li avevo, ma i miei figli non volevano. E io ho pensato, e per avere un pezzo di carne a disposizione, vado a mettermi contro i miei figli?” poi aveva concluso : “ anche se quel pezzo di carne ogni tanto non mi sarebbe dispiaciuto” e aveva iniziato a ridere in maniera fragorosa. Una volta ad una delle tante feste si era agghindata con vestito elegante, unghie laccate, trucco. Le avevo detto “ chissà cosa diranno i tuoi figli vedendoti così bella” e lei con un sorriso aveva concluso: “ che sono una troia”. Ieri, appena mi sono abbassato per abbracciarla, ha iniziato a piangere. Poi altre persone, altri sorrisi, altre strette di mano, altri pianti, altri abbracci. Mi sono commosso e sono uscito con una tristezza indicibile. Poi sono stato dal marmista, ci conosciamo da una vita, siamo sempre andati da loro. Il figlio è un giovanotto alto magro, grande lavoratore, sorriso un pochino perso. Molto gentile, mi ha sempre vissuto con affetto, quasi fossi di casa. La lapide che ancora devono mettere su, una enorme lastra di marmo del peso di 250 chili, occorre montare il trabattello e almeno cinque persone. Da una parte, mia madre nella foto marmorizzata, dall'altra il nervoso per questa megalomania dei miei per la tomba di famiglia e per queste lastre , ognuna del peso di 250 chili. Marmo pregiato. Allora , quando mi avevano chiesto un parere, ero stato contrario, poi avevo detto “ i soldi sono vostri fate quello che vi pare”. Ma ora questa tomba, molto semplice, ma con lastre di marmo di 250 chili, fanculo, mi fa piacere. In questi anni costruisco all'interno dei giardini. Ora ci sono due camelie grandissime, alcune piante invernali e una gardenia esagerata. Non amo i fiori recisi e l'idea di portare delle piante, mi piace. Mi piace anche ritornare su, non amo la città , ma ieri mi pesavano anche i cinquanta chilometri andata e ritorno. Poi ho girato un po' a vuoto per le stradine sterrate di queste colline che sono state anche le mie. La casona dove i miei nonni e loro figli sono stati contadini affittuari per tantissimi anni, è completamente abbandonata, parte crollata. Poi una telefonata con l'ultima sorella di mia madre, proprio non ci prendiamo. Scendendo di nuovo a Cesena sono passato a trovare l'ultima sorella in vita di mio padre. Alta magra. Le lunghissime dita della mano oramai rattrappite. Fisicamente in forma, ma mentalmente ormai persa. Continuava a parlare e a sorridere. Sono poi tornato dal marmista che avevo dimenticato una cosa :”dai Paolo in settimana me la mettete su sta lastra di marmo?” Paolo. Mi sono ricordato che Paolo è il nome che mi sono ritrovato e di cui non conoscevo l'esistenza e mi sono ripiombati addosso tutti i misteri della mia nascita. Ore 12,30 sono ritornato a casa, mangiato, dato una pulita, chiuse finestre e porte e sono ripartito verso casa mia. Pensieri che ribollivano e che hanno continuato a ribollire, voglia di fuga, rabbia che non riesco a buttare fuori. Magone totale. Male di gambe, di stomaco e di testa. Su il cane, appena mi ha visto grandi feste, mi si è buttato addosso con le zampe sulle mie parti intime, da sdraiarmi per terra dal dolore. Poi non mi ha più considerato, fa così quando è arrabbiato con me perchè si sente abbandonato. Ma stamattina alle quattro e mezzo è ritornato di nuovo a dormire nel mio letto, appiccato a me. In questi anni non ho mai pianto, né per la morte di mio padre, né per la morte di mia madre. C'erano troppe cose da fare, troppe situazioni da gestire e mi dispiace non avere avuto il tempo per un pianto. Ora no, non ne ho voglia, ho il magone, ma non ho voglia di piangere. Si il crollo credo sia passato, ne arriveranno altri, ora sono ancora un po' scosso, ma qui di fronte a me Marco e il cane mi rassicurano. Sempre della serie giornate di merda, ma passeranno spero, le ferite rimangono, ma avrei anche voglia di ridere. Venerdì uno spettacolo qua a Romanengo poi per una anteprima del festival odissea un altro a maggio e il rapporto con questo paese che ci ha dato tanto e cui forse qualcosa abbiamo dato anche noi, si concluderà definitivamente. Sabato a Calcio le bolle di sapone del mitico Cafaggi, già tutto esaurito. Poi questa estate odissea, poi cosa sarà il prossimo anno ancora non lo sappiamo. Sia io che Marco abbiamo voglia di dare una sterzata totale alle nostre rispettive e separate vite. Si il crollo di ieri è passato, ma il “grazie alla vita che mi ha dato tanto” che spesso mi ripeto, oggi proprio non viene.

Nessun commento:

Posta un commento