domenica 15 maggio 2016

Variazioni di matrimoni sulle acque .

Acqua ci voleva perché inverno senza neve o pioggia, i fiumi praticamente in secca. Mi parlavano del lago di Iseo, grande bacino del fiume Oglio, ai minimi storici. Oggi l'Oglio, dopo le piogge di questi giorni, è una meraviglia non proprio in piena, ma poco ci manca. 

Avevo già fatto i sopralluoghi per la camminata in notturna del 18 giugno, ancora qualche diluvio come ieri e chissà se ci saranno ancora i sette isolotti sette in cui avevo previsto le mie azioni. Dopo anni di camminate
– primavera, estate, inverno, autunno- de “il respiro del fiume” in cui credo di avere dato fondo a tutto il mio universo conoscibile e inconoscibile, a volte con attori, a volte senza, a volte passaggi stupendi, a volte scazzati, avevo voglia di cambiare registro. Rimane il fiume , rimane la notte, rimane il bosco e rimango io , però basta sofferenza degli animi, basta Gilgamesh o Eva nascente, basta immagini meravigliose, basta i miei attori fantasmini che ci accompagnavano nel viaggio, basta io ormai vecchio conduttore viaggiatore. 

Il bicchierino di grappa che ho sempre offerto prima delle partenze , rimane e anche i dolcetti, le caramelle, i cioccolatini e la frutta lungo il percorso, anche questi rimarranno. Questa
nostra epoca
ormai del totale disincanto, dei razzismi, del fanculismo, allora per una sera fanculisti anche noi e i nostri pensieri. Facciamo festa. Chiaro, a modo mio, sempre un pochino teatrale, scanzonati e soprattutto irriverenti. E poi se come al solito, ci sarà qualcuno che ha voglia di perdersi, che si perda e non fermerò il gruppo per andarlo a cercare. Si spera che il 18 giugno l'acqua cali un pochino, perché tutto deve essere in acqua. Io sarò il camminante conduttore officiante dei matrimoni che verranno celebrati, in sette posti in mezzo al fiume. Sarò anche l'unico che non potrà essere sposato, magari baciato perché no, magari dopo perché no, ma per tutta la camminata sarò l'integerrimo e irriverente omino officiante.  

Forse mi sono un po' incasinato, allora ricomincio. Quest'anno la nostra camminata chiamata “il respiro del fiume” che di solito apre il nostro festival “Odissea”, si chiamerà : “variazioni di matrimoni sulle acque”. Sarà un gioco teatrale in cui tutti saranno attori. Durante il percorso che - diluvi permettendo- sarà principalmente in acqua, ci saranno sette soste o stazioni . Ad ognuna di queste soste verrà celebrato un rito di nozze. Il celebrante (laicissimo) sarò io.
Gli sposi, i testimoni, gli invitati saranno i partecipanti. Tutto verrà fatto seriamente. Gli invitati prepareranno i fuochi, il celebrante aspetterà e dalle acque arriveranno gli sposi con
i rispettivi testimoni. Ci sarà la formula di rito compreso “se qualcuno deve dire qualcosa contro questo matrimonio, lo dica adesso o taccia per sempre”, salvo poi la decisione finale al celebrante. Lancio di fiori alle acque, qualche dolcetto, abbracci vari e via , sempre in acqua, per l'altro rito. 

 Parlo di rito, non di matrimonio, perché siamo aperti a qualsiasi tipo di aspettativa e di fantasia. Un ragazzo mi dice “io vengo perché vorrei sposarmi seriamente con il mio compagno” va bene. “però poi vorrei sposarmi
anche con la mia amica”. Va bene. C'è la giovane signora che dice “mi sono stancata di essere sempre per bene, voglio venire, trovarmi sette marcantoni e sposarmeli tutti”. Va bene. C'è la giovanissima signora che dice “ fortuna che quella sera mio marito è già impegnato,
ci sarò”. Va bene. C'è il ragazzino che dice “ me ne frega niente uomini o donne, purché siano tanti”. Va bene. 

Quello che sarà non lo dico ora, anticipo solo alcune cose. Come per esempio che ad ogni sposalizio, ognuno degli sposi dovrà bruciare al fuoco nel frattempo preparato degli invitati, qualche cosa del proprio vestiario. Per cui se uno intende sposarsi tante volte gli conviene avere tanti vestiti, altrimenti rimane in mutande. O se esagerato, anche senza. All'inizio dedicheremo un po' di tempo alla suddivisione delle parti , chi fa cosa, tenendo presente che tutti dovranno sposarsi almeno una volta. Se poi nel giro “ehi tè, o ehi voi, mi vuoi, mi volete, sposare? non si risolverà nulla, interverrà

la guida cerimoniere (io) e la fantasia per creare accoppiamenti non mi manca. Le soste saranno sette, poi a seconda dei partecipanti, si vedrà quanti riusciamo a sposare di volta in volta. Verrà istituito anche un registro che finito tutto, verrà bruciato. L'unico che non potrà essere sposato è il cerimoniere che sarà sempre quello. Se poi ne vale la pena e qualcuno mi vuole sposare dopo, va bene. Tutto il percorso sarà, per quello che
possibile, in acqua e controcorrente. Il percorso finale - casomai a qualcuno gli si siano bollentati gli spiriti, glieli sbollentiamo- saranno una cinquantina di metri dentro un canalone, con l'acqua assicuro fresca, che arriva alla cintola ( a me arriva al petto) .
 

Dopo con le cose che ognuno ha portato da mangiare, non abbuffata ognuno per i fatti propri, ma cena di nozze e libagioni. Le regole e il posto preciso li comunicherò ai partecipanti, non si paga nulla, solo un sorriso, una stretta di mano, un abbraccio.
Personalmente sono stufo degli abbracci convenzionali che ultimamente stanno girando, se qualcuno vuole abbracciarmi che mi abbracci. Dimenticavo, non sono previsti accoppiamenti al di fuori di quelli del gioco. Certo che per una notte, dovere sposare tanta gente e tè niente, speriamo che dopo non mi venga il nervoso. Minimo venti persone, massimo cinquanta.

Per prenotare direttamente a me.
Mai piaciuto Max Pezzali, ma in questo momento mi sto cantando “ sei un mito per me”.

domenica 1 maggio 2016

la sindrome della vita di merda

Primo maggio, festa dei lavoratori, fuori piove, molti supermercati saranno aperti. Il lavoro ormai una bufala per tanti, meglio spendere soldi per la mobilità che creare nuovi effettivi posti. Quando,anni fa , mi ero trasferito in Lombardia, io che arrivavo dalla Emilia Romagna, ero scandalizzato per il fatto che in questi piccoli paesi il sindacato praticamente non esistesse. Parlavo con le persone che lavoravano nell'edilizia, nei campi, nelle fabbriche e mi sembrava tutto un far west, ora questo far west sembra ormai generalizzato. 

I fascismi stanno invadendo in maniera neanche troppo strisciante come un'onda di petrolio fuoriuscito che intacca e distrugge tutto. La paura dell'altro, del diverso, la paura di tutto che stanno continuando a creare strumentalizzazioni, fobie, rancori . Poi non importa come uno vive, quanto guadagna e chi frequenta, l'importante sono i sacrifici per gli altri, l'importante sono le regole bigotte per gli altri. L'importante sono i bastoni e le carote per gli altri. L'importante è lamentarsi, infuriarsi, lasciare il proprio pensiero sui social e poi affogarsi in un qualche pranzo con piatti ben fotografati altro che quelli di master chef.
C'è in giro una solitudine che fa paura, una impossibilità e un compiacimento a volte, altrettanto da paura. Non credo fosse questo il mondo che i giovanotti e le giovanotte del dopoguerra immaginavano per i loro figli e per i figli dei loro figli. La solitudine, la disperazione, incancreniscono il cuore in maniera reale e metaforica. Un cane lasciato solo, legato ad una catena, o si deprime fine a morirne o diventa rabbioso pronto ad essere utilizzato come arma da guerra da chi gli da un pezzo di pane. 

In realtà volevo parlare di altre cose. Come dei miei ragazzi, quelli del laboratorio intendo, perché altri non ne ho. Sono pochi, sei in tutto, tre maschi e tre femmine. Ma sono belli. Si forse anche fisicamente, non so, non mi è mai interessata la bellezza esterna, sono belli , punto. Hanno una inquietudine, un candore, una intelligenza, un cuore grande in cui anch'io mi ci riconosco. Da qualche anno sono in crisi con i laboratori, molti partecipanti potrebbero essere miei figli , alcuni anche miei nipoti. Così pochi, posso seguirli meglio e meglio posso captare quelle scariche di elettricità che ogni persona emana. Una volta al mese facciamo una sorta di maratona di lavoro, ieri ne avevo quattro. Uno dice fai tanti chilometri per quattro persone? Si, ne vale la pena. Credo di riuscire a comunicare e a dare, un po' di tecnica, un po' di cuore, un po' di chiacchiere. Ugualmente tanto ricevo. E questo è non bello, è di più. 

In queste ultime settimane mi sono rinchiuso a scrivere. Non le cosettine veloci del blog. Volevo scrivere uno spettacolo per me. Ho chiesto a Marco se mi faceva la regia, mi ha risposto non esiste. Ma lo farò. Il testo mi piace tanto, devo lasciarlo decantare un attimo e a settembre inizierò con le prove. Ho scritto anche un altro testo, pure questo mi piace tanto, uno spettacolo che farà Marco. Regia mia,chiaro. Inizieremo fra poco le prove e lo presenteremo in anteprima di lavoro – work in progress , questa estate. Non è male mettersi a scrivere un pochino seriamente. Per sé, per chi ha voglia di leggerti. Questi due testi li chiamo piccoli romanzi, magari mi metto a scrivere altri piccoli romanzi e poi li metto assieme. 

E' un periodo lungo in cui mi sono isolato un po' troppo, un po' per malessere personale, un po' sociale. Malessere però che ormai si è insinuato fin dentro le ossa, un po' per scrivere, un po' per compiangermi, un po' per paura della vita, un po' per stare assieme al mio cane. Va bene volere bene agli animali, ma ributtare sul proprio cane tutto il proprio bisogno di affetto, forse qualcosa non va. E il cane ne approfitta, così quando qualcosa non gli va bene, tipo non decidere lui dove andare, inizia a fare capricci. Esattamente come un bambino viziato. E' difficile accettare l'idea che sei solo, nel senso che non hai più nessuno della tua famiglia. E' difficile accettare anche l'idea che invecchi e poi magari rincretinisci completamente. Come se non lo fossi già abbastanza. Fortuna che rido sempre come un cretino. Poi ti dici, è così , è la tua vita, alza il culo e smetti di martellarti i maroni. 

La mattina mi alzo prestissimo per portare in giro il cane.
Lui magari dormirebbe ancora, ma mi piace, nessuno in giro e vedere l'alba che avanza. E' sempre una emozione fortissima. E ti senti forte, impavido guerriero pronto a fronteggiare qualsiasi mulino a vento ti si piazzi davanti. E ti senti fortunato, ancora un giorno, magari difficoltoso, ma è ancora un
altro giorno. In questi giorni, qua dove abito c'è sempre traffico per cui non posso lasciare tanto libero il cane specie se in giro ci sono altri cani o lepri che corrono. Stamattina dico, lo porto nei campi, vada dove vuole, abbia la possibilità di sfogare l'eccessiva adrenalina( che al guinzaglio, fin da piccolo sembra sempre un cane depresso). Sto per slegare il cane , vedo in mezzo ai campi un signore completamente immobile, lo sguardo perso nel vuoto, con in mano un ombrello verde aperto. Conosco il signore, credo che a tutti sia dovuto qualche attimo di smarrimento e in maniera vigliacca, mi sono preso il mio cane e sono fuggito. Poi mi sentivo in colpa e sono ritornato indietro e il signore ormai ripresosi, mi chiedeva allarmato se il mio cane fosse pericoloso. Cretino lo vedi tutti i giorni, ti ha mai sbranato? Era più simpatico quando faceva quello perso nel vuoto.

 Come tanti della mia età, anch'io spesso mi lamento della mancanza di un amore. E' che ho un gran casino in casa e mi farebbe comodo se ogni tanto qualcuno mi portasse in giro il cane così potrei fare tranquillamente le pulizie. Sempre in questi giorni, fra depressioni, solitudine, smaronamenti vari,mi sento orgoglioso di me. Cosa ci sarà da essere orgoliosi, vallo a sapere, ma sono orgoglioso. Oggi qua , visita al castello. Va bene visita al castello, ma che la gente si infili sulle scale di casa mia , per vedere chissà cosa, mi sembra eccessivo. Prima sento gridare “signore, signore” - “dica” - “ che bel giardino che ha” . “ma va a cagare”. Un ragazzo del corso dice a sua madre “mi piacerebbe tanto diventare padre, vorrei essere padre”. La madre gli ha risposto “ ma se non sai neanche dar da mangiare al tuo cane”. Che vita di merda