Strane cose qua nella bassa. Un architetto aggredito, una sindaca che
gli è arrivata a casa una busta con tanto di lettera minatoria e
bossolo di pistola, mega centri commerciali sempre più vuoti, una
autostrada chiamata brebemi che affianca un'altra autostrada, che ha
devastato un territorio bellissimo e sempre vuota. Le prime nebbie
autunnali la mattina presto e in lontananza gli spari dei cacciatori.
Trattori carichi di mais, allevamenti di maiali e vacche, Gerundia
felix come il titolo del mio spettacolo che in aprile concluderà
questa nostra strana stagione di teatri di pianura. In questi giorni
e senza malinconie mi ritrovo, specie in macchina, a ripensare a
diverse cose della mia vita e la voglia e la necessità di essere
sempre un pochino nomade. Forse invidio , ma neanche troppo, chi nato
in un posto, li continua a viverci e li ci muore. Non ho mai fatto
ferie vacanze in vita mia, mi sono sempre spostato per lavoro, per
viaggiare, per cambiare la mia vita e non saprei ragionare
diversamente. Ora mi dispiace un po' per il mio cane che è un
pochino stanziale ed abitudinario e farlo salire in macchina devo
prenderlo su di peso come un sacco di patate da 35 chili. Quando
giovanotto , finito il militare, ho abbandonato Cesena per andare ad
abitare a Bologna ,uscivo da uno schema programmato e mi stavo
buttando, a qualsiasi prezzo, dentro viaggi avventurosi. Non avevo
mai girato, non ero mai andato da nessuna parte, d'estate poi
lavoravo al mare per mantenermi gli studi. E improvvisamente altri
mondi e altre realtà. E tanto cinema, praticamente un film a sera e
poi anche il teatro che all'inizio pensavo fosse solo quello
“ufficiale” e i concerti i pomeriggio tardi finito il lavoro.
Solo di musica classica dato che ero un po' fighetto e neanche sapevo
cosa fossero i grandi concertoni rock. Poi improvvisamente il 77 e
l'idea di realtà che mai avrei immaginato. Le prime performance di
body art, forse anche Marina Abramocic. Il teatro povero che veniva
dall'est, il living che veniva dall'ovest , la nuova danza dal canada
e dalla francia, il teatro di strada dall'Olanda e gli inglesi che se
non si spogliavano non stavano bene. Poi i trampoli scoperti per
caso. Me li ero fatti fare in legno di olmo mi pare, nessuno mi aveva
insegnato e quando potevo me li caricavo in spalla e andavo ai
giardini margherita. Tanto per non passare inosservati. Poi la
conoscenza di Marco e l'idea di fare teatro seriamente uscendo dal
fai da te . Un giorno Marco mi aveva spedito a Bergamo dal suo amico
Ludovico, allora del teatro tascabile, poi fuoriuscito, poi morto.
Uno che di teatro e di trampoli se ne intendeva. Mi ha detto indossa
il tuo schifo di trampoli e seguimi. Se cadi ti rialzi da solo.Un
giorno su e giù in giro per città alta. Cadere sono caduto, ma ho
fatto gradini, ho camminato, ho corso, sono caduto, sono andato a
sbattere contro colonne e quando credevo di essere una cima, Ludovico
mi ha fatto fare una scalinata in discesa che ho praticamente fatto
di pancia e di faccia. Salutandomi Ludovico mi aveva detto : “non
pensare mai di essere arrivato”. O come i miei maestri scandinavi
che io li guardavo che erano proprio belli e loro il massacro. Non
esiste non ce la posso fare, lo fai e se non ce la fai al massimo
cadi. Sto parlando di acrobatica. Sempre in questa ottica un mitico
laboratorio con Lindsay Kemp, alla galleria d'arte moderna. Lui su un
balconcino e sotto centinaia di giovanotte e giovanotti felicissimi
di farsi massacrare. Ho conosciuto poi Kemp dopo un suo spettacolo e
mi voleva portare via, ma forse non per fare il danzatore. E i tanti
ragazzi e ragazze morti per sete di vivere, belli nella loro
giovinezza. Tanti, tantissimi, troppi. Dicono che allora ero carino,
non me ne sono mai accorto, non mi interessava. Una cosa ho imparato,
non guardarsi mai allo specchio, non pensare mai di essere arrivati e
mantenere l'animo giovane e curioso, anche a costo di sembrare
qualche volta idioti. Poi diventati teatro io e Marco, 34 anni
passati in un soffio. Tante esperienze, tante realtà, tanti pianti,
tante risate, tante persone le cui facce spesso mi passano davanti
come in un film. Qualche amore importante, tanti non vissuti cui non
ho mai avuto il coraggio di dichiararmi, tanti che se anche non
c'erano non è che la mia vita cambiasse. Quello che mi piace di me è
che non ho malinconie per il passato neanche rimpianti, è stato
così. Punto. Sensi di colpa tanti. I miei hanno sofferto molto per
la mia vita, per il fatto che non ero il figlio che loro volevano e a
volte mi hanno reso la vita un pochino difficoltosa. Come se già non
l'avessi di mio. Poi hanno iniziato a stare male e questo figlio
strano è sempre stato presente e non li ha mai abbandonati. Pochi
mesi prima di morire mio padre mi diceva :” tu non sei un figlio
sei molto di più”. Ora mia madre mi dice “ sono orgogliosa di
te”. Meglio tardi che mai. Inizia ora, il 14 di novembre la
presentazione ufficiale, un'altra avventura, una delle tante. Ho
nella testa questo macigno di cui ho avuto la certezza poco più di
un anno fa, ho anche un cane che è bellissimo e adorabile. Ho degli
amori che mi vivo solo io e nella testa, ho una madre con una agonia
lunga e dolorosa, ho dei fratelli che forse non conoscerò mai, ho
degli amici non così belli come il mio cane, ma altrettanto
adorabili, ho una vita che non ha voglia di adagiarsi. E sono
stranamente felice. Speriamo non sia una forma precoce di demenza
senile
martedì 30 settembre 2014
martedì 23 settembre 2014
fra eschimesi , mongoli e venti glaciali
Siamo un pochino in ritardo, ma partiremo. Con la stagione intendo e
anche con i laboratori, ma siamo in dirittura d'arrivo e partiremo.
Di fronte a me il mio socio Zappa, aria seriosa al computer, di
fianco il mio cane che ha i calori e sta cercando di farsi tutto
quello a portata di mano o di pisello e poi appoggia il muso sulle
mie gambe ed inizia ad ululare. Un breve salto al bar, incontri
piacevoli e il cane ormai senza pudore e senza remore. Negli ultimi
due anni, non che gli altri fossero stati meno pesanti, ho
appesantito troppo il cuore e la mente. In un momento di crisi avevo
detto con Zappa:” mi piacerebbe riavere la mia vita”. Lui mi ha
risposto :” è questa la tua vita”. In effetti la storia, la
personalità e il vissuto di una persona non si costruiscono con i
“se” o con i “vorrei o avrei voluto”. Ora sto cercando di
uscire dalla nebbia, la mia vita è questa, ci sono delle
responsabilità e vanno affrontate, ci sono dei dolori e delle
ferite, ma la gente è piena di dolori e di ferite. Io ho la
possibilità e anche la sfrontatezza di poterne parlare. E più
parlo, più diverse umanità mi si avvicinano e aprono il loro cuore.
E' un regalo bellissimo. Quando vado in struttura da mia madre,
faccio sempre quello allegro, conosco tutti, infermieri, oss, medici,
ricoverati, saluto tutti, faccio sempre un giro a salutare tutti. C'è
una signora che tutte le volte mi chiama , mi prende la mano e ci
appoggia la faccia. Ma quando esco dalla struttura, c'è sempre un
gruppo di signori seduti davanti alla porta di ingresso che saluto
con “ciao ragazzini”, quando esco dalla struttura, non riesco a
salire subito in macchina, devo aspettare un attimo perchè mi sembra
che la testa e il cuore scoppino. La vita di una persona non si fa
con i se e i tuoi parenti alla fin fine sono quelli che , nel bene o
nel male , ti hanno cresciuto. Probabilmente in questi giorni
arriverò alla conclusione delle mie ricerche. Ho scoperto che non
voglio più cercare nessuno, voglio solo sapere la verità, anche se
ogni verità ha tante sfaccettature non sempre visibili. Non so cosa
sia avere un fratello, non l'ho mai avuto, so quello che mi
raccontano i miei amici. Mi manca, come probabilmente a tutti i figli
unici, qualcuno con cui sei cresciuto assieme, mi manca magari stare
sul lettone quando hai paura dei temporali, mi mancano le litigate,
le gelosie, le solidarietà. Quello che immagino possa essere un
rapporto tra fratelli. Ma questo è il tempo della nascita ,
dell'infanzia e dell'adolescenza. Sono i periodi in cui un fratello
di sangue cresce come tuo fratello. Ora, qualunque sia la verità, è
tardi. Dopo 60 anni non si possono recuperare dei rapporti che non ci
sono mai stati. Probabilmente fra non molto, se si riusciranno a
sciogliere i nodi, mi verrà data una busta o forse no. Mia padre e
mia madre, sono quelli che mi hanno cresciuto e non ho bisogno di
cercare altri padri e altre madri , però il motivo per cui sono
stato buttato via, questo mi brucia tantissimo e questo vorrei
sapere. Poi per i fratelli, ci sono non ci sono, credo sia ormai
tardi e aldilà dell'idea romantica, credo seriamente di non avere
più voglia di conoscerli. Mia madre mi aveva detto il nome di un suo
cugino che forse sapeva qualcosa. So che era ammalato, chiamo prima
il figlio, che mi risponde “ora sta bene e puoi parlare”. Nel
frattempo ho parlato con lui, con il figlio intendo. Non ha fatto
una piega e mi ha detto “ come mai alla tua età ti metti a
cercare, ora, stai cercando l'eredità da dividere?” e poi ha
continuato “ e se scopri che magari i tuoi parenti sono dei
delinquenti?” e se invece fossero brave persone? Parlo poi con il
cugino di mia madre che mi ha aggredito , mi ha dato del fanfarone,
del bugiardo paranoico, concludendo che se avevo delle fisime, dovevo
alzare il culo e andare a cercare. Fanculo. In effetti cosa vado a
cercare, quello che dovevo sapere lo so, per il resto avevo solo
bisogno di un sorriso e un abbraccio, ma il mondo è pieno di persone
disposte a darti un sorriso ed un abbraccio. Questa estate nei
giardinetti dove porto il cane quando sono a Cesena, c'era un
barbone, penso cinese. Comunque asiatico. Alto, magrissimo, una certa
dignità, sempre con la giacca, sporca, ma sempre giacca. Aveva una
bicicletta e li accatasto probabilmente tutto il suo mondo. Un tipo
strano che non guardava nessuno, parlava da solo. Totalmente
scoordinato un pochino effeminato. Poi un giorno il mio cane si è
sdraiato vicino a lui per avere le coccole. Quando sono riuscito ad
alzare il cane e riprendere la camminata, il giovanotto ha iniziato a
seguirci, completamente innamorato del cane e anche lui , quasi alla
ricerca di un padrone. L'ho depistato perchè non avevo voglia di
essere seguito. L'altro giorno, sempre con il cane e sempre solito
giardinetto, vedo in lontananza una persona seduta con grande
compostezza su una delle panchine, una donna che continuava a
fissarmi. Sembrava orientale e subito ho pensato fosse il giovanotto
barbone che si era vestito da donna. Quella era la mia direzione e
sono andato avanti , curioso di vedere la trasformazione. Non era il
giovanotto, ma una signora italiana, un donnone. Tutta in nero,
scarpe, calze, gonna ,camicetta, e giacca. Un bel donnone con la
faccia triste e lineamenti vagamente orientali. Una di quelle signore
che tu vedi e pensi “questa è abituata a comandare”, troppo
elegante e raffinata, un rolex al polso che costa più della mia
macchina, ottima fattura di vestiti, ottimo taglio di capelli. Una
donna così non va ai giardinetti. Troppo costosa la bicicletta e la
borsa, troppo a disagio la signora a stare seduta sulla panchina di
una giardinetto. Quando ormai ero vicino , mi ha guardato e si è
messa le mani in faccia, poi non mi ha più guardato e ha fatto finta
di parlare al telefonino. Non so cosa c'entra, ma mi ha inquietato
tanto, non si è mai voltata, poi in lontananza ho visto che prendeva
la bicicletta e ripartiva. Forse solo una coincidenza, ma in quel
momento ho pensato “voglio solo sapere la verità, non voglio nulla
da nessuno e non voglio incontrare nessuno”. La storia dei popoli,
aldilà della storia ufficiale è fatta di sangue di sudore e di
sperma e di battaglie e guerre solo per interessi economici. Non
esiste una razza privilegiata, non esistono razze, ma mescolamenti
continui a ferite continue. A me nella vita è sempre piaciuta la
ricerca, mai il risultato. Il bello di fare uno spettacolo è la
preparazione, poi, bello o brutto, è uno spettacolo. In questi
ultimi mesi ho avuto la mente annebbiata, per i problemi di mia
madre, per i problemi miei e ho continuato ad avanzare cercando di
spostare la nebbia. Ora forse la nebbia sta diradando e penso che non
mi interessa più. Un po' come “madame de sade” di Mishima.
Aspetta una vita che il marito possa ritornare a casa e quando questo
sta per succedere, chiede ai domestici di chiudere le porte e di non
farlo entrare. Gli scritti, i romanzi, i film, il teatro, le favole
hanno bisogno di storie forti, spesso maledette, quelle storie
appunto di sangue sudore e sperma, la vita reale avrebbe bisogno di
un pochino di tranquillità. Io non ho più voglia di cercare, anni
fa ho scoperto, per via delle allergie, che ho i valori del c1 e c2
(esami del sangue sulle cellule) alterati, una questione genetica mi
hanno detto. Allora mi piace pensare che magari appartengo ad una
delle etnie eschimesi ( così posso dare del terrone a tutti) oppure
immaginare di essere mongolo , diretta discendenza di gengis kan. “Il
gruppo etnico
mongolo è caratterizzato da pelle giallastra a volte un po' scura,
capelli neri e molto spessi e forti (la calvizie
è praticamente sconosciuta, la canizie
si manifesta rarissimamente prima dei 55 anni), barba
non presente prima dei 25 anni di età e non raggiungente lunghezze
superiori a 14 cm in genere, peli solo su ascelle e genitali
e spesso anche qui ritardati o radi.La statura non è alta
(circa 168 cm in media per gli uomini e 160 cm per le
donne), ma la corporatura è robusta, resistente alle fatiche, al
forte caldo e forte
freddo.” questo
da wikipedia. Non sono proprio giallino, ho pochi peli, anche se non
così glabro, ma tutto il resto ci sta. Continuo ad avere il magone,
ma anche anche tanta voglia di ridere e di vivere e il piacevole
sorriso che ho ricevuto stamattina al bar riempie il cuore e
dona un pochino di serenità. Il cane si è addormentato, Marco sta
continuando a lavorare, io a cazzeggiare e fuori c'è il sole.
lunedì 15 settembre 2014
di viaggi, di camminate sul fiume e di passere al vento
Ieri sera dopo la camminata, durante la mega cena ( si deve portare
qualcosa da mangiare e per fortuna esageriamo tutti ) mi sono
ritrovato a parlare di teatro, di politica, di madri anziane, di
viaggi, di morosi che scappano peggio dei soldi, ancora di viaggi, di
figli viaggiatori e artisti, di ulivi in mezzo alle campagne e dei
casini della mente. Che quando mi metto a parlare dei casini della
mente con il mio amico Stefano, poi ne usciamo fuori di testa tutti e
due come se già non lo fossimo un pochino di nostro. Infatti Stefano
mi chiama zio. Bella la camminata, un pochino strana e diversa dal
solito. Meno rituale, meno teatrale delle solite, ma altrettanto
fascinosa e misteriosa. Tanta la gente giovane, ero praticamente il
più vecchio. No dai , eravamo in tre ad essere i più vecchi. E
Marco, il mio socio Zappa, continuava a rimarcare che le altre
camminate erano più belle. Ma mi sono preso una bella soddisfazione.
Mi piace , con l'aiuto della notte e ieri anche di una natura
selvaggia a tratti, piena di rumori , stridii di uccelli e di echi
tumultuosi di fiume, mi piace fare perdere la cognizione di spazio e
di tempo. E ad un certo punto Marco, il mio socio Zappa, mi chiede
“non riesco ad orizzontarmi e qua non so dove siamo”. Cioè sul
fiume Oglio a Pumenengo, casa sua. Ho iniziato a volare. Mi piacciono
queste camminate, mi piace quando non si parla e si sentono le
persone, mi piace il popolo dei vaganti notturni, mi piace quando ci
si sente protetti e una serata così mi ci voleva proprio. C'erano
anche le stelle. Poi stamattina presto, solito rituale del caricare
le valigie in macchina e partire, che non sono proprio i viaggi che
desideravo per la mia vita, ma si deve fare e si fa. Sono cresciuto
iper blindato e d'estate , quando il lavoro era tanto, i miei per tre
mesi mi scaricavano su nelle colline dal fratello di mio padre che
aveva una figlia già grande e anche i vicini avevano quattro femmine
e un maschio, già grandi pure loro. I maschi non c'erano mai per cui
sono cresciuto fra le donne, ascoltavo i loro discorsi e di nascosto
spiavo i loro riti. Come le donne anziane che non tagliavano mai i
capelli, li scioglievano di notte e la mattina qualche colpo veloce,
annodati in testa, li nascondevano sotto un grande fazzolettone
scuro. Ho tanti buchi di memoria di quei periodi, stavo bene ed ero
coccolato da tutte ste donne, ma mi mancavano i miei anche se, quando
c'ero io litigavano sempre e quando non c'ero andavano d'accordo.
Avevo paura delle mucche , delle galline e di tutti quegli animali
che di solito vivono in campagna, comprese le bisce e anche i topi. E
quando le donne iniziavano il taglio e la cucitura per la
trasformazione dei galletti a capponi, io terrorizzato mi nascondevo
dietro qualche angolo e immancabilmente qualcuna mi chiamava “vieni
li tagliamo anche a te”. Loro ridevano e io scappavo urlando.
Ricordo le discese al fiume per abbeverare le vacche e per prendere
l'acqua da bere, l'unica fonte che c'era in zona. E il ritorno era
una meraviglia , con scene che spesso ho cercato di riportare nei
miei spettacoli. Le vacche in fila indiana, di fianco le donne con un
secchio per mano e uno in testa. Secchi di zinco pieni di acqua e mai
ne sia caduto uno. Io dietro aggrappato alla coda dell'ultima mucca
che come fanno le mucche, se devono cagare, cagano. Le ninna nanne
mancate e i secchi di zinco, oltre ai fiumi, rimangono la mia dolce
ossessione. Le figlie del vicino già in età di accoppiamenti e
molto vivaci, giravano sempre senza mutande sotto la gonna e ogni
tanto mi trovavo faccia a faccia con quegli strani peli. Più avanti
negli anni avevo saputo che una delle ragazze era rimasta incinta
senza fidanzato, in realtà ne aveva due e i genitori e il fratello
l'avevano cacciata di casa, poi l'hanno ospitata i miei fino al
momento del parto quando è ricomparso uno dei due fidanzati e ha
accettato di essere lui il padre. Padre si fa per dire dato che la
bimba è cresciuta e lui non l'ha mai considerata. Anche un'altra
delle figlie era rimasta incinta e li si sapeva di chi era la
“colpa”. Allora il padre e il fratello della ragazza sono andati
a recuperare il “delinquente” e a suon di botte l'hanno convinto
a sposarla. Ho ritrovato più tardi negli anni queste ragazze ormai
anziane, ma, pur con vite difficoltose, avevano mantenuto la
leggerezza delle loro risate e delle loro passere al vento. Volevo
parlare di storie e storiacce di donne che le mie ricerche attuali
fanno ritornare a galla, ma mi sono venuti in mente alcuni episodi di
quel periodo, episodi che spesso mi tornano e sempre rimangono un
pochino strani o quantomeno bizzarri. Piccolissimo , età forse due
anni, questa storia, poi diventata di “dominio pubblico”, me l'ha
sempre raccontata mia madre. Arrivano due ragazze, vestite
elegantemente, scarpe con tacco e macchina fotografica e
improvvisamente vedono me. Si ero bellino e i capelli sempre tirati a
banana, ma che due ragazze forlivesi eleganti e con scarpe coi tacchi
si aggirassero fra i sentieri polverosi delle colline romagnole con
tanto di macchina fotografica per fotografare me, con la scusa che
cercavano un bimbo per la pubblicità di una celebre marca di
biscotti, non sta in piedi. Mi hanno raccontato che mia madre ha
iniziato a litigare e ha impedito loro mi facessero le foto. Sempre
per non dimenticare, anni 50 e ancora la miseria del dopoguerra.
Qualche anno dopo, io 5, 6 anni sempre dagli zii, le ragazze non
c'erano, solo le donne anziane. E' sceso improvvisamente dal sentiero
alto un giovanotto elegante e bello, un venditore. Di solito i
venditori che giravano le campagne, almeno quelle delle colline,
arrivavano sporchi, sudati, pieni di mercanzie e puzzavano pure.
Ancora di più degli uomini che lavoravano nei campi. Le scarpe,
quando ce le avevano, erano consumate e decisamente non pulite. Io
avevo cinque o sei anni eppure questo episodio l'ho stampato come una
foto. Io continuavo a guardarlo, il giovanotto era bello, elegante,
pulito, era imbarazzato, sudato, aveva scarpe genere mocassini,
bellissime. E io sognante e innamorato continuavo a guardarlo . Non
aveva mercanzie solo dei campioni di stoffa. Stoffe pesanti per
vestiti, aveva versato della benzina per dimostrare che non
prendevano fuoco, non chiedeva anticipi, ma solo ordinazioni. Le
donne erano incantate per le stoffe, ma non si fidavano. Troppo
bello, troppo pulito , troppo elegante, troppo diverso dagli altri, le donne non si fidavano e
non hanno comprato nulla. Lui continuava a guardare me e faceva
domande genere “ma di chi è figlio questo bel bambino?” e cose
del genere. Le donne hanno rifiutato gentilmente qualsiasi tipo di
acquisto e sono corse ad accalappiarmi che già stavo inseguendo il
giovanotto. Poi delle convulsioni mie, non so esattamente il periodo
e non ricordo assolutamente nulla. Sono stato male diversi mesi, ma
non ricordo nulla. Mi hanno detto che le convulsioni erano state
causate da una indigestione . Ma tutte le volte che ho chiesto
indicazioni maggiori ho trovato muri pesantissimi. Ogni tanto, nelle
sue attuali allucinazioni, mia madre parla di due uomini violenti che
volevano “portarmi via”. A me? Ho amici e amiche che farebbero
carte false pur di essere portati via da qualcuno, due poi sarebbe il
massimo. Avevo fatto la camminata dicevo, quella di sabato in
notturna sul fiume Oglio, ero contento. Quando sono sceso, non c'era
neanche tanto traffico in autostrada e pensavo fanculo le origini, in
questo periodo non ne ho proprio voglia. Non posso continuare a
girare queste pur splendide strade spesso sterrate in mezzo ai
greppi, burroni e avvallamenti delle colline romagnole. Avrei delle
cose concrete da cui partire, ma la sto prendendo alla larga e tutto
diventa sempre più incasinato. Non posso permettermi di andare giù
di testa oltre quello che son già di mio. E questi fantomatici
fratelli, più grandi di me, oramai saranno già vecchi e ci
mancherebbe che debba badare pure loro. Arrivo tranquillo in
struttura e mi faccio i complimenti per il mio carattere cercando di
convincermi che sono una roccia. La mattina andata un po' così, il
pomeriggio con mia madre abbiamo riso tanto. Mitico Enzo.
Improvvisamente mia madre dice : “ma ti dispiace avere saputo che
hai dei fratelli?” sempre specificando che lei è mia madre e non
ha adottato me, ma ha adottato loro. Chi li ha mai visti? Ma quando
le chiedo chi erano, dove abitavano come si chiamavano questi
fratelli e i genitori di questi fratelli, lei ritorna muro. E ritorna
questo Giorgio, quello più piccolo degli altri, quello più grande
di me di qualche anno. Cerco di cambiare discorso, non ho voglia di
massacrarmi ancora il cuore e la testa, riesco a cambiare discorso e
poi prima di andare, mia madre mi dice di aspettare : “deve
arrivare Giorgio, lui è sposato è già nonno, ma vuole che tu vada
a dormire a casa loro”. Ma basta con questi fratelli che non mi
hanno mai cercato e mia madre serafica : “sbagli, è da questa
estate che ti stanno cercando, sanno che esisti, ma non sanno chi sei
e non sono ancora riusciti a trovarti”. Il posto dove sono nato,
non quello che mi hanno sempre detto, quello reale, lei lo chiama
Germania, ma le indicazioni sono talmente precise che il posto è
quello. Della madre dei ragazzi miei fratelli, diceva che era morta
durante i bombardamenti. Poi quando facevo notare che durante la
guerra io non ero ancora nato, mia madre si arrabbia. Da discorsi
successivi sembra comunque che questa donna sia morta, forse in
maniera cruenta e subito dopo il parto. Del padre, mia madre dice che
non saprebbe dove rintracciarlo, l'ha visto solo una volta e l'ha
sempre chiamato il tedesco. L'unica persona che ho incontrato in un
sopralluogo della settimana scorsa , era uno dei 18 abitanti di
questo paese che allora di abitanti ne faceva 400. Era anche di
un'altra zona, si era innamorato del posto e c'era andato ad abitare.
Mi ha detto che alla fine della guerra , c'era un insediamento di
tedeschi, che c'era anche un podestà, per il resto non sapeva dirmi
nulla. Credo risulti lampante come io non possa essere figlio di un
tedesco, ma cosa intenda per tedesco e germania mia madre, non sono
riuscito a capire. Morale della favola: stavo così bene quando
abbiamo terminato la camminata... L'ho già raccontato, l'anno scorso
al cimitero,( mi viene in mente adesso, subito dopo il crollo di mia
madre), c'era questo signore, poco più alto e poco più grande di
me, due tre anni. Minutino, magrolino, eleganza antica. Una bella
giacca di lana, quelle di qualche anno fa, tagliata su misura, ben
pettinato, pulitino , bellino, aveva qualcosa di strano, di diverso
dagli altri. Mi avevano colpito i suoi capelli, che pur pettinati
sembravano i miei, l'aria quasi da maestro o dottorino di campagna,
le mani grandi e rovinate da contadino e un sorriso dolce educato e
triste. Ho realizzato solo dopo, quando ormai eravamo lontani. La
parentela non è solo una questione di sangue o di geni, la parentela
è con chi stai, con chi vuoi bene, con chi divide la tua vita e le
tue esperienze per cui non ho bisogno di andare a cercare delle madri
, dei padri o dei fratelli. Non avrei bisogno. E' quell'omino di cui
non ricordo nulla se non i particolari che ho raccontato, è lui, che
parlava con delicatezza e gentilezza con mia madre tenendole le mani,
è lui che non mi è stato presentato, è lui che forse si chiama
Giorgio, che vado cercando.
giovedì 11 settembre 2014
tutto sarà giocato a dadi
Stratosferica
pioggia da paura stanotte, ora c'è il sole e fino a domenica il
tempo dovrebbe restare bello. Ho già concluso i sopralluoghi per la
camminata in notturna di sabato e tutto sarà giocato a dadi. Così
come il cavaliere e la morte nella loro interminabile partita a
scacchi del “settimo sigillo”. Ho un percorso chiaro da cui
si dipanano tanti altri percorsi. Escluso la parte iniziale e la
parte finale che sono quelle ( con relative azioni ) , ad ogni bivio,
incrocio o altro, io contro tutti. Chi vince stabilisce da che parte
andare e ad ogni bivio una strada è tranquilla rilassante, l'altra
conduce a posti da paura. Ci sarà la possibilità di rimanere sempre
asciutti o magari di finire nel fango o in mezzo a boscaglie
inesplorate. Il caso non esiste completamente e anche se è
impossibile prevedere tutte le possibili varianti, conosco abbastanza
bene i posti per evitare che ci possa perdere . Che poi non sarebbe
male, la notte e il buio aiutano a perdere la cognizione di spazio e
tempo, quindi se poi ci si dovesse perdere, da qualche parte si
arriva. E' la vita che voglio raccontare ed esplorare, sono i
fantasmi che ci annebbiano la mente che devono uscire per lasciare
posto alla leggerezza. Sono le cose non dette, i magoni che uno si
porta nel cuore, sono i dettami di una società che ci impongono di
tenere tutto dentro. Come se i magoni, le ferite, i dolori e le cose
belle appartenessero solo a noi e non anche agli altri. Perchè la
solitudine e le paure da soli, in coppia in gruppo, sono una brutta
cosa e ci rincretiniscono e ci fanno cattivi intolleranti. Perchè
dividere , anche se per poche ore e sotto forma di gioco leggero, il
proprio essere persona , mano nella mano di fianco ad altri essere
persona è , in questi periodi, di deflagrante possibilità. Io non
faccio per gli altri, faccio per me. E così chiederò ai
partecipanti quando le carte stabiliranno, (oltre i dadi ci saranno
anche le carte) oltre i percorsi, quali azioni fare. Dirò non
pensate al narcisismo della bella figura o di “faccio questo per o
contro”, dirò fate fare qualcosa che voi desiderate fare, qualcosa
che voi vorreste fare e dividetelo. Dirò di osare. Passando a
parlare di me, ma va?, oltre la situazione di mia madre, e la mia che
mi sono stancato di andare in giro a cercare è che sto scoprendo in
maniera negativa dei lati di parenti di mia madre, lati che non avevo
mai considerato. Anni fa a Bologna avevo visto un film indiano, non
ricordo il titolo. Un ragazzo vestito elegantemente, si toglie gli
abiti e sotto ha mutande e canottiera sporche e stracciate. A volte
cade la maschera delle persone e ti trovi la merda. A volte invece
trovi dei fiori. Non voglio più sprecare energie a dove sotto c'è
la merda, anche se appartiene a parenti, le mie energie le voglio
dedicare a dove sotto ci sono fiori. Stamattina appena sceso dalla
macchina, qua a Romanengo, mi ha investito un fortissimo odore di
borotalco. Che con tutto il rispetto e l'amore per Romanengo, non è
proprio il posto da fresco odore di borotalco. Magari qualcuno ha
fatto il bucato ed ha esagerato con l' ammorbidente. Per ritornare
alla camminata di sabato, so benissimo che nella vita non sempre c'è
possibilità di scelte, però spesso ci sono dei bivi e se non si sta
fermi, da una parte o dall'altra si deve andare. Senza voltarsi
indietro e senza rimpianti. Chiederò ai partecipanti di osare, le
paure e i pericoli che si creeranno, saranno solo mentali. Enzo ti
amo
venerdì 5 settembre 2014
va avanti te che a me viene da ridere
Il mio sogno da vecchio, praticamente
fra poco, mi piacerebbe una casa con un frutteto, un orto, un
giardino e tanti animali tenuti liberi, compreso un asino. Poi
penso che avrei bisogno di una persona che mi accudisca giardino
frutteto orto e animali e il mio sogno si infrange. Per adesso ho il
cane che fra poco fa i due anni e non ci siamo ancora stancati. Sto
continuando a fare sogni strani contorti e non riesco a ricordare.
Continuo a pensare che i sogni aiutino a dare e trovare quesiti e
risposte, adesso che non ricordo i sogni, rimangono i quesiti e le
risposte nascoste nella nebbia. E la nebbia non è il vuoto, ma una
diversa percezione della realtà, per cui vedi ombre e fantasmi e la
tua mente ha voglia di impazzire. A Cesena mi stanno succedendo
strani incontri, magari con la scusa del cane o altre cose banali. Infatti ho sempre voglia di tornare a casa mia.
Gente che mi ferma, sorride, comincia a fare domande del genere che
ti verrebbe da rispondere: “cazzo vuoi da me?” Poi dopo ore pensi
a questi strani incontri e inizi a “catalogare”. Quelli che hanno
il cane e non gliene frega niente di te, ma del tuo cane. Si è bello
da impazzire, infatti dico sempre: è uguale a me. Quelli che tu
parli e improvvisamente aprono il cuore e pensi: ma come fa un organo
tutto sommato piccolino a contenere tanta roba? Quelli che comunque
sono incontri magici che ti regalano un soffio di leggerezza e di
sorriso. E fra questi incontri magici ce n'è qualcuno ancora più
strano. Non credo alle casualità. Casualità è una volta, due
volte, tre volte. Alla quarta volta pensi “ ho la calamita?”. E
fra queste una due tre quattro volte - lasciamo perdere i miei angeli
barboni di cui parlo spesso, ci sono , mi compaiono, mi dicono
qualcosa, mi sorridono scompaiono, ma fanculo fermati un pochino di
più. - ci sono delle persone che riescono a fermarmi con qualsiasi
scusa e vanno dritto al sodo con le domande. Di dove sei, quanti anni
hai, che lavoro fai, prima però mi parlano di sé. Io sono tonto e
realizzo dopo: generalmente fra i 25 e i 40 anni, il loro italiano ha
un accento delle colline su verso le montagne ai confini con la
toscana, la pelle, poco pelo, è abbronzata, i capelli neri e hanno
qualcosa di familiare. Dopo a ripensarci mi chiedo se casomai siano
figli di qualcuno che sto cercando anch'io. Il problema è che
lanciano dei segnali, ma l'ho detto sono tonto e realizzo solo dopo.
Genere l'ultimo, penultimo, un ragazzotto con un cane enorme. Io
cerco di evitarlo, il suo cane è maschio, il mio con i maschi non
sempre ci va d'accordo. Praticamente mi insegue e ha una strana
allegria, i cani si annusano si accovacciano e continuano ad
annusarsi, io temevo si sbranassero. Mi dice che ha trovato il cane a
… cioè un paese vicino a dove mi hanno sempre detto che sono nato.
Il giovanotto parla solo in italiano pur con l'accento delle colline.
Mi dice che vive con la sua ragazza a... cioè a metà strada da dove
dovrei essere nato a quell'altro paese, quello sulle carte. Mi da
l'impressione che abbia studiato, ma dice che lui ama i trattori e
gli piace lavorare nei campi e nelle vigne. Tutte situate nelle zone
che dovrebbero essere quelle della mia nascita. Dice tutto lui, salvo
poi terminare con le domande di rito : come ti chiami , di dove sei,
quanti anni hai, che lavoro fai. Mi aveva incuriosito il nome del suo
cane , nome che adesso non ricordo, un nome strano e gli chiedo cosa
vuol dire. Mi risponde che c'è un libro tal dei tale, neanche questo
ricordo, che parla dei partigiani delle nostre colline – nostre? -
e il figlio di uno di questi partigiani aveva questo nome. Con un
grande sorriso se ne è andato. Poi ho chiesto ai miei amici che
abitano in zona parchetto e che tutto vedono e tutto sanno, ma
nessuno ha mai visto quel ragazzo neanche quel cane. Poi a casa ho
pensato , ma questo qua abita in campagna e porta il cane a fare un
giro nel parchettino di città? Quel ragazzo , lui era alto e
bello, ma aveva i miei colori e una struttura degli occhi e del
volto che mi risultavano familiari. Praticamente ogni volta che
scendo faccio incontri di questo genere. Escluso l'ultimo, un signore
grande grosso elegante, ma anche lui porca miseria stessi colori e stessa
familiarità del volto, che mi si piazza davanti, grande sorriso e
buongiorno mi dice, sorride ancora e se ne va. Fanculo, buongiorno.
Ho tante paure, tante incertezze, tanti pudori. Non riesco a fare
domande dirette a mia madre, già è in confusione di suo e aldilà
dei dati che ho già certi, il resto continuano a rimanere
supposizioni. E quando lancio per aria qualcuna di queste
supposizioni, mia madre si incupisce e improvvisamente ritorna nel
sonno e nel silenzio. Oggi ho lanciato una ipotesi la più probabile,
fatta come una sorte di gioco. Mia madre ha capito e si è arrabbiata
: “ non capisci che parlare di queste cose mi procura un grande
dolore?” ed è ritornata in confusione. Salvo poi che se non parlo
io , parla lei a raffica, mescolando realtà indizi e fantasmi. E
poi sono io a dire “oh ragazza, se devi dirmi qualcosa dillo, non
tirarmi matto”. E lei : “ma io te lo sto dicendo”. E il mio
diritto a sapere si scontra con il rispetto e l'affetto che comunque
devo a questa donna. Per cui stai zitto Enzo, tienti il tuo magone
per te e la prossima volta che ti capitano situazioni strane con
persone che hanno diverse caratteristiche simili alle tue, inizia
anche tu a fare domande. Sabato prossimo , sabato 13 mi pare,
conclusione di questo periodo strano con una delle mie ennesime
camminate notturne sul fiume. E' dedicata ai sogni , quelli di notte,
ai fantasmi, al destino. Sarà diversa, io sempre la guida, ma non ci
saranno azioni esterne. Le azioni e gli attori saranno i partecipanti
e non ci sarà neanche un percorso prefissato, ma tanti percorsi
possibili che di volta in volta, il caso il destino le carte il
capriccio o non so cosa, ci indicheranno di seguire. Volevo iniziare
a lavorare ad un mio nuovo spettacolo, ma in questo periodo non ho né
il tempo né la concentrazione, però inizierò tanti lavori e il
primo sarà la conclusione del laboratorio che i casi della vita , a
giugno, non mi hanno permesso di terminare. L'altro giorno in
televisione parlavano di Argentina e hanno detto una frase che mi ha
colpito tantissimo : “quando non c'è più nulla da perdere c'è
tutto da guadagnare”. In questo periodo mi sento al tracollo umano
psicologico sociale politico e chi più ne ha più ne metta. Ho
qualcosa da perdere? No. Che poi è una domanda che mi faccio sempre.
Abbiamo qualcosa da perdere? No , solo da guadagnare. Sono sicuro che
se e quando riuscirò a trovare qualcuno dei miei fratelli, o mi
mandano affanculo loro, o li mando io. Per adesso fanculo alle
sfighe e alle malinconie, voglia di ridere e di sorridere non mi
abbandonate mai
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