martedì 30 settembre 2014

Strane cose qua nella bassa

Strane cose qua nella bassa. Un architetto aggredito, una sindaca che gli è arrivata a casa una busta con tanto di lettera minatoria e bossolo di pistola, mega centri commerciali sempre più vuoti, una autostrada chiamata brebemi che affianca un'altra autostrada, che ha devastato un territorio bellissimo e sempre vuota. Le prime nebbie autunnali la mattina presto e in lontananza gli spari dei cacciatori. Trattori carichi di mais, allevamenti di maiali e vacche, Gerundia felix come il titolo del mio spettacolo che in aprile concluderà questa nostra strana stagione di teatri di pianura. In questi giorni e senza malinconie mi ritrovo, specie in macchina, a ripensare a diverse cose della mia vita e la voglia e la necessità di essere sempre un pochino nomade. Forse invidio , ma neanche troppo, chi nato in un posto, li continua a viverci e li ci muore. Non ho mai fatto ferie vacanze in vita mia, mi sono sempre spostato per lavoro, per viaggiare, per cambiare la mia vita e non saprei ragionare diversamente. Ora mi dispiace un po' per il mio cane che è un pochino stanziale ed abitudinario e farlo salire in macchina devo prenderlo su di peso come un sacco di patate da 35 chili. Quando giovanotto , finito il militare, ho abbandonato Cesena per andare ad abitare a Bologna ,uscivo da uno schema programmato e mi stavo buttando, a qualsiasi prezzo, dentro viaggi avventurosi. Non avevo mai girato, non ero mai andato da nessuna parte, d'estate poi lavoravo al mare per mantenermi gli studi. E improvvisamente altri mondi e altre realtà. E tanto cinema, praticamente un film a sera e poi anche il teatro che all'inizio pensavo fosse solo quello “ufficiale” e i concerti i pomeriggio tardi finito il lavoro. Solo di musica classica dato che ero un po' fighetto e neanche sapevo cosa fossero i grandi concertoni rock. Poi improvvisamente il 77 e l'idea di realtà che mai avrei immaginato. Le prime performance di body art, forse anche Marina Abramocic. Il teatro povero che veniva dall'est, il living che veniva dall'ovest , la nuova danza dal canada e dalla francia, il teatro di strada dall'Olanda e gli inglesi che se non si spogliavano non stavano bene. Poi i trampoli scoperti per caso. Me li ero fatti fare in legno di olmo mi pare, nessuno mi aveva insegnato e quando potevo me li caricavo in spalla e andavo ai giardini margherita. Tanto per non passare inosservati. Poi la conoscenza di Marco e l'idea di fare teatro seriamente uscendo dal fai da te . Un giorno Marco mi aveva spedito a Bergamo dal suo amico Ludovico, allora del teatro tascabile, poi fuoriuscito, poi morto. Uno che di teatro e di trampoli se ne intendeva. Mi ha detto indossa il tuo schifo di trampoli e seguimi. Se cadi ti rialzi da solo.Un giorno su e giù in giro per città alta. Cadere sono caduto, ma ho fatto gradini, ho camminato, ho corso, sono caduto, sono andato a sbattere contro colonne e quando credevo di essere una cima, Ludovico mi ha fatto fare una scalinata in discesa che ho praticamente fatto di pancia e di faccia. Salutandomi Ludovico mi aveva detto : “non pensare mai di essere arrivato”. O come i miei maestri scandinavi che io li guardavo che erano proprio belli e loro il massacro. Non esiste non ce la posso fare, lo fai e se non ce la fai al massimo cadi. Sto parlando di acrobatica. Sempre in questa ottica un mitico laboratorio con Lindsay Kemp, alla galleria d'arte moderna. Lui su un balconcino e sotto centinaia di giovanotte e giovanotti felicissimi di farsi massacrare. Ho conosciuto poi Kemp dopo un suo spettacolo e mi voleva portare via, ma forse non per fare il danzatore. E i tanti ragazzi e ragazze morti per sete di vivere, belli nella loro giovinezza. Tanti, tantissimi, troppi. Dicono che allora ero carino, non me ne sono mai accorto, non mi interessava. Una cosa ho imparato, non guardarsi mai allo specchio, non pensare mai di essere arrivati e mantenere l'animo giovane e curioso, anche a costo di sembrare qualche volta idioti. Poi diventati teatro io e Marco, 34 anni passati in un soffio. Tante esperienze, tante realtà, tanti pianti, tante risate, tante persone le cui facce spesso mi passano davanti come in un film. Qualche amore importante, tanti non vissuti cui non ho mai avuto il coraggio di dichiararmi, tanti che se anche non c'erano non è che la mia vita cambiasse. Quello che mi piace di me è che non ho malinconie per il passato neanche rimpianti, è stato così. Punto. Sensi di colpa tanti. I miei hanno sofferto molto per la mia vita, per il fatto che non ero il figlio che loro volevano e a volte mi hanno reso la vita un pochino difficoltosa. Come se già non l'avessi di mio. Poi hanno iniziato a stare male e questo figlio strano è sempre stato presente e non li ha mai abbandonati. Pochi mesi prima di morire mio padre mi diceva :” tu non sei un figlio sei molto di più”. Ora mia madre mi dice “ sono orgogliosa di te”. Meglio tardi che mai. Inizia ora, il 14 di novembre la presentazione ufficiale, un'altra avventura, una delle tante. Ho nella testa questo macigno di cui ho avuto la certezza poco più di un anno fa, ho anche un cane che è bellissimo e adorabile. Ho degli amori che mi vivo solo io e nella testa, ho una madre con una agonia lunga e dolorosa, ho dei fratelli che forse non conoscerò mai, ho degli amici non così belli come il mio cane, ma altrettanto adorabili, ho una vita che non ha voglia di adagiarsi. E sono stranamente felice. Speriamo non sia una forma precoce di demenza senile

martedì 23 settembre 2014

fra eschimesi , mongoli e venti glaciali


Siamo un pochino in ritardo, ma partiremo. Con la stagione intendo e anche con i laboratori, ma siamo in dirittura d'arrivo e partiremo. Di fronte a me il mio socio Zappa, aria seriosa al computer, di fianco il mio cane che ha i calori e sta cercando di farsi tutto quello a portata di mano o di pisello e poi appoggia il muso sulle mie gambe ed inizia ad ululare. Un breve salto al bar, incontri piacevoli e il cane ormai senza pudore e senza remore. Negli ultimi due anni, non che gli altri fossero stati meno pesanti, ho appesantito troppo il cuore e la mente. In un momento di crisi avevo detto con Zappa:” mi piacerebbe riavere la mia vita”. Lui mi ha risposto :” è questa la tua vita”. In effetti la storia, la personalità e il vissuto di una persona non si costruiscono con i “se” o con i “vorrei o avrei voluto”. Ora sto cercando di uscire dalla nebbia, la mia vita è questa, ci sono delle responsabilità e vanno affrontate, ci sono dei dolori e delle ferite, ma la gente è piena di dolori e di ferite. Io ho la possibilità e anche la sfrontatezza di poterne parlare. E più parlo, più diverse umanità mi si avvicinano e aprono il loro cuore. E' un regalo bellissimo. Quando vado in struttura da mia madre, faccio sempre quello allegro, conosco tutti, infermieri, oss, medici, ricoverati, saluto tutti, faccio sempre un giro a salutare tutti. C'è una signora che tutte le volte mi chiama , mi prende la mano e ci appoggia la faccia. Ma quando esco dalla struttura, c'è sempre un gruppo di signori seduti davanti alla porta di ingresso che saluto con “ciao ragazzini”, quando esco dalla struttura, non riesco a salire subito in macchina, devo aspettare un attimo perchè mi sembra che la testa e il cuore scoppino. La vita di una persona non si fa con i se e i tuoi parenti alla fin fine sono quelli che , nel bene o nel male , ti hanno cresciuto. Probabilmente in questi giorni arriverò alla conclusione delle mie ricerche. Ho scoperto che non voglio più cercare nessuno, voglio solo sapere la verità, anche se ogni verità ha tante sfaccettature non sempre visibili. Non so cosa sia avere un fratello, non l'ho mai avuto, so quello che mi raccontano i miei amici. Mi manca, come probabilmente a tutti i figli unici, qualcuno con cui sei cresciuto assieme, mi manca magari stare sul lettone quando hai paura dei temporali, mi mancano le litigate, le gelosie, le solidarietà. Quello che immagino possa essere un rapporto tra fratelli. Ma questo è il tempo della nascita , dell'infanzia e dell'adolescenza. Sono i periodi in cui un fratello di sangue cresce come tuo fratello. Ora, qualunque sia la verità, è tardi. Dopo 60 anni non si possono recuperare dei rapporti che non ci sono mai stati. Probabilmente fra non molto, se si riusciranno a sciogliere i nodi, mi verrà data una busta o forse no. Mia padre e mia madre, sono quelli che mi hanno cresciuto e non ho bisogno di cercare altri padri e altre madri , però il motivo per cui sono stato buttato via, questo mi brucia tantissimo e questo vorrei sapere. Poi per i fratelli, ci sono non ci sono, credo sia ormai tardi e aldilà dell'idea romantica, credo seriamente di non avere più voglia di conoscerli. Mia madre mi aveva detto il nome di un suo cugino che forse sapeva qualcosa. So che era ammalato, chiamo prima il figlio, che mi risponde “ora sta bene e puoi parlare”. Nel frattempo ho parlato con lui, con il figlio intendo. Non ha fatto una piega e mi ha detto “ come mai alla tua età ti metti a cercare, ora, stai cercando l'eredità da dividere?” e poi ha continuato “ e se scopri che magari i tuoi parenti sono dei delinquenti?” e se invece fossero brave persone? Parlo poi con il cugino di mia madre che mi ha aggredito , mi ha dato del fanfarone, del bugiardo paranoico, concludendo che se avevo delle fisime, dovevo alzare il culo e andare a cercare. Fanculo. In effetti cosa vado a cercare, quello che dovevo sapere lo so, per il resto avevo solo bisogno di un sorriso e un abbraccio, ma il mondo è pieno di persone disposte a darti un sorriso ed un abbraccio. Questa estate nei giardinetti dove porto il cane quando sono a Cesena, c'era un barbone, penso cinese. Comunque asiatico. Alto, magrissimo, una certa dignità, sempre con la giacca, sporca, ma sempre giacca. Aveva una bicicletta e li accatasto probabilmente tutto il suo mondo. Un tipo strano che non guardava nessuno, parlava da solo. Totalmente scoordinato un pochino effeminato. Poi un giorno il mio cane si è sdraiato vicino a lui per avere le coccole. Quando sono riuscito ad alzare il cane e riprendere la camminata, il giovanotto ha iniziato a seguirci, completamente innamorato del cane e anche lui , quasi alla ricerca di un padrone. L'ho depistato perchè non avevo voglia di essere seguito. L'altro giorno, sempre con il cane e sempre solito giardinetto, vedo in lontananza una persona seduta con grande compostezza su una delle panchine, una donna che continuava a fissarmi. Sembrava orientale e subito ho pensato fosse il giovanotto barbone che si era vestito da donna. Quella era la mia direzione e sono andato avanti , curioso di vedere la trasformazione. Non era il giovanotto, ma una signora italiana, un donnone. Tutta in nero, scarpe, calze, gonna ,camicetta, e giacca. Un bel donnone con la faccia triste e lineamenti vagamente orientali. Una di quelle signore che tu vedi e pensi “questa è abituata a comandare”, troppo elegante e raffinata, un rolex al polso che costa più della mia macchina, ottima fattura di vestiti, ottimo taglio di capelli. Una donna così non va ai giardinetti. Troppo costosa la bicicletta e la borsa, troppo a disagio la signora a stare seduta sulla panchina di una giardinetto. Quando ormai ero vicino , mi ha guardato e si è messa le mani in faccia, poi non mi ha più guardato e ha fatto finta di parlare al telefonino. Non so cosa c'entra, ma mi ha inquietato tanto, non si è mai voltata, poi in lontananza ho visto che prendeva la bicicletta e ripartiva. Forse solo una coincidenza, ma in quel momento ho pensato “voglio solo sapere la verità, non voglio nulla da nessuno e non voglio incontrare nessuno”. La storia dei popoli, aldilà della storia ufficiale è fatta di sangue di sudore e di sperma e di battaglie e guerre solo per interessi economici. Non esiste una razza privilegiata, non esistono razze, ma mescolamenti continui a ferite continue. A me nella vita è sempre piaciuta la ricerca, mai il risultato. Il bello di fare uno spettacolo è la preparazione, poi, bello o brutto, è uno spettacolo. In questi ultimi mesi ho avuto la mente annebbiata, per i problemi di mia madre, per i problemi miei e ho continuato ad avanzare cercando di spostare la nebbia. Ora forse la nebbia sta diradando e penso che non mi interessa più. Un po' come “madame de sade” di Mishima. Aspetta una vita che il marito possa ritornare a casa e quando questo sta per succedere, chiede ai domestici di chiudere le porte e di non farlo entrare. Gli scritti, i romanzi, i film, il teatro, le favole hanno bisogno di storie forti, spesso maledette, quelle storie appunto di sangue sudore e sperma, la vita reale avrebbe bisogno di un pochino di tranquillità. Io non ho più voglia di cercare, anni fa ho scoperto, per via delle allergie, che ho i valori del c1 e c2 (esami del sangue sulle cellule) alterati, una questione genetica mi hanno detto. Allora mi piace pensare che magari appartengo ad una delle etnie eschimesi ( così posso dare del terrone a tutti) oppure immaginare di essere mongolo , diretta discendenza di gengis kan. “Il gruppo etnico mongolo è caratterizzato da pelle giallastra a volte un po' scura, capelli neri e molto spessi e forti (la calvizie è praticamente sconosciuta, la canizie si manifesta rarissimamente prima dei 55 anni), barba non presente prima dei 25 anni di età e non raggiungente lunghezze superiori a 14 cm in genere, peli solo su ascelle e genitali e spesso anche qui ritardati o radi.La statura non è alta (circa 168 cm in media per gli uomini e 160 cm per le donne), ma la corporatura è robusta, resistente alle fatiche, al forte caldo e forte freddo.” questo da wikipedia. Non sono proprio giallino, ho pochi peli, anche se non così glabro, ma tutto il resto ci sta. Continuo ad avere il magone, ma anche anche tanta voglia di ridere e di vivere e il piacevole sorriso che ho ricevuto stamattina al bar  riempie il cuore e  dona un pochino di serenità. Il cane si è addormentato, Marco sta continuando a lavorare, io a cazzeggiare e fuori c'è il sole.

lunedì 15 settembre 2014

di viaggi, di camminate sul fiume e di passere al vento

Ieri sera dopo la camminata, durante la mega cena ( si deve portare qualcosa da mangiare e per fortuna esageriamo tutti ) mi sono ritrovato a parlare di teatro, di politica, di madri anziane, di viaggi, di morosi che scappano peggio dei soldi, ancora di viaggi, di figli viaggiatori e artisti, di ulivi in mezzo alle campagne e dei casini della mente. Che quando mi metto a parlare dei casini della mente con il mio amico Stefano, poi ne usciamo fuori di testa tutti e due come se già non lo fossimo un pochino di nostro. Infatti Stefano mi chiama zio. Bella la camminata, un pochino strana e diversa dal solito. Meno rituale, meno teatrale delle solite, ma altrettanto fascinosa e misteriosa. Tanta la gente giovane, ero praticamente il più vecchio. No dai , eravamo in tre ad essere i più vecchi. E Marco, il mio socio Zappa, continuava a rimarcare che le altre camminate erano più belle. Ma mi sono preso una bella soddisfazione. Mi piace , con l'aiuto della notte e ieri anche di una natura selvaggia a tratti, piena di rumori , stridii di uccelli e di echi tumultuosi di fiume, mi piace fare perdere la cognizione di spazio e di tempo. E ad un certo punto Marco, il mio socio Zappa, mi chiede “non riesco ad orizzontarmi e qua non so dove siamo”. Cioè sul fiume Oglio a Pumenengo, casa sua. Ho iniziato a volare. Mi piacciono queste camminate, mi piace quando non si parla e si sentono le persone, mi piace il popolo dei vaganti notturni, mi piace quando ci si sente protetti e una serata così mi ci voleva proprio. C'erano anche le stelle. Poi stamattina presto, solito rituale del caricare le valigie in macchina e partire, che non sono proprio i viaggi che desideravo per la mia vita, ma si deve fare e si fa. Sono cresciuto iper blindato e d'estate , quando il lavoro era tanto, i miei per tre mesi mi scaricavano su nelle colline dal fratello di mio padre che aveva una figlia già grande e anche i vicini avevano quattro femmine e un maschio, già grandi pure loro. I maschi non c'erano mai per cui sono cresciuto fra le donne, ascoltavo i loro discorsi e di nascosto spiavo i loro riti. Come le donne anziane che non tagliavano mai i capelli, li scioglievano di notte e la mattina qualche colpo veloce, annodati in testa, li nascondevano sotto un grande fazzolettone scuro. Ho tanti buchi di memoria di quei periodi, stavo bene ed ero coccolato da tutte ste donne, ma mi mancavano i miei anche se, quando c'ero io litigavano sempre e quando non c'ero andavano d'accordo. Avevo paura delle mucche , delle galline e di tutti quegli animali che di solito vivono in campagna, comprese le bisce e anche i topi. E quando le donne iniziavano il taglio e la cucitura per la trasformazione dei galletti a capponi, io terrorizzato mi nascondevo dietro qualche angolo e immancabilmente qualcuna mi chiamava “vieni li tagliamo anche a te”. Loro ridevano e io scappavo urlando. Ricordo le discese al fiume per abbeverare le vacche e per prendere l'acqua da bere, l'unica fonte che c'era in zona. E il ritorno era una meraviglia , con scene che spesso ho cercato di riportare nei miei spettacoli. Le vacche in fila indiana, di fianco le donne con un secchio per mano e uno in testa. Secchi di zinco pieni di acqua e mai ne sia caduto uno. Io dietro aggrappato alla coda dell'ultima mucca che come fanno le mucche, se devono cagare, cagano. Le ninna nanne mancate e i secchi di zinco, oltre ai fiumi, rimangono la mia dolce ossessione. Le figlie del vicino già in età di accoppiamenti e molto vivaci, giravano sempre senza mutande sotto la gonna e ogni tanto mi trovavo faccia a faccia con quegli strani peli. Più avanti negli anni avevo saputo che una delle ragazze era rimasta incinta senza fidanzato, in realtà ne aveva due e i genitori e il fratello l'avevano cacciata di casa, poi l'hanno ospitata i miei fino al momento del parto quando è ricomparso uno dei due fidanzati e ha accettato di essere lui il padre. Padre si fa per dire dato che la bimba è cresciuta e lui non l'ha mai considerata. Anche un'altra delle figlie era rimasta incinta e li si sapeva di chi era la “colpa”. Allora il padre e il fratello della ragazza sono andati a recuperare il “delinquente” e a suon di botte l'hanno convinto a sposarla. Ho ritrovato più tardi negli anni queste ragazze ormai anziane, ma, pur con vite difficoltose, avevano mantenuto la leggerezza delle loro risate e delle loro passere al vento. Volevo parlare di storie e storiacce di donne che le mie ricerche attuali fanno ritornare a galla, ma mi sono venuti in mente alcuni episodi di quel periodo, episodi che spesso mi tornano e sempre rimangono un pochino strani o quantomeno bizzarri. Piccolissimo , età forse due anni, questa storia, poi diventata di “dominio pubblico”, me l'ha sempre raccontata mia madre. Arrivano due ragazze, vestite elegantemente, scarpe con tacco e macchina fotografica e improvvisamente vedono me. Si ero bellino e i capelli sempre tirati a banana, ma che due ragazze forlivesi eleganti e con scarpe coi tacchi si aggirassero fra i sentieri polverosi delle colline romagnole con tanto di macchina fotografica per fotografare me, con la scusa che cercavano un bimbo per la pubblicità di una celebre marca di biscotti, non sta in piedi. Mi hanno raccontato che mia madre ha iniziato a litigare e ha impedito loro mi facessero le foto. Sempre per non dimenticare, anni 50 e ancora la miseria del dopoguerra. Qualche anno dopo, io 5, 6 anni sempre dagli zii, le ragazze non c'erano, solo le donne anziane. E' sceso improvvisamente dal sentiero alto un giovanotto elegante e bello, un venditore. Di solito i venditori che giravano le campagne, almeno quelle delle colline, arrivavano sporchi, sudati, pieni di mercanzie e puzzavano pure. Ancora di più degli uomini che lavoravano nei campi. Le scarpe, quando ce le avevano, erano consumate e decisamente non pulite. Io avevo cinque o sei anni eppure questo episodio l'ho stampato come una foto. Io continuavo a guardarlo, il giovanotto era bello, elegante, pulito, era imbarazzato, sudato, aveva scarpe genere mocassini, bellissime. E io sognante e innamorato continuavo a guardarlo . Non aveva mercanzie solo dei campioni di stoffa. Stoffe pesanti per vestiti, aveva versato della benzina per dimostrare che non prendevano fuoco, non chiedeva anticipi, ma solo ordinazioni. Le donne erano incantate per le stoffe, ma non si fidavano. Troppo bello, troppo pulito , troppo elegante, troppo diverso dagli altri, le donne non si fidavano e non hanno comprato nulla. Lui continuava a guardare me e faceva domande genere “ma di chi è figlio questo bel bambino?” e cose del genere. Le donne hanno rifiutato gentilmente qualsiasi tipo di acquisto e sono corse ad accalappiarmi che già stavo inseguendo il giovanotto. Poi delle convulsioni mie, non so esattamente il periodo e non ricordo assolutamente nulla. Sono stato male diversi mesi, ma non ricordo nulla. Mi hanno detto che le convulsioni erano state causate da una indigestione . Ma tutte le volte che ho chiesto indicazioni maggiori ho trovato muri pesantissimi. Ogni tanto, nelle sue attuali allucinazioni, mia madre parla di due uomini violenti che volevano “portarmi via”. A me? Ho amici e amiche che farebbero carte false pur di essere portati via da qualcuno, due poi sarebbe il massimo. Avevo fatto la camminata dicevo, quella di sabato in notturna sul fiume Oglio, ero contento. Quando sono sceso, non c'era neanche tanto traffico in autostrada e pensavo fanculo le origini, in questo periodo non ne ho proprio voglia. Non posso continuare a girare queste pur splendide strade spesso sterrate in mezzo ai greppi, burroni e avvallamenti delle colline romagnole. Avrei delle cose concrete da cui partire, ma la sto prendendo alla larga e tutto diventa sempre più incasinato. Non posso permettermi di andare giù di testa oltre quello che son già di mio. E questi fantomatici fratelli, più grandi di me, oramai saranno già vecchi e ci mancherebbe che debba badare pure loro. Arrivo tranquillo in struttura e mi faccio i complimenti per il mio carattere cercando di convincermi che sono una roccia. La mattina andata un po' così, il pomeriggio con mia madre abbiamo riso tanto. Mitico Enzo. Improvvisamente mia madre dice : “ma ti dispiace avere saputo che hai dei fratelli?” sempre specificando che lei è mia madre e non ha adottato me, ma ha adottato loro. Chi li ha mai visti? Ma quando le chiedo chi erano, dove abitavano come si chiamavano questi fratelli e i genitori di questi fratelli, lei ritorna muro. E ritorna questo Giorgio, quello più piccolo degli altri, quello più grande di me di qualche anno. Cerco di cambiare discorso, non ho voglia di massacrarmi ancora il cuore e la testa, riesco a cambiare discorso e poi prima di andare, mia madre mi dice di aspettare : “deve arrivare Giorgio, lui è sposato è già nonno, ma vuole che tu vada a dormire a casa loro”. Ma basta con questi fratelli che non mi hanno mai cercato e mia madre serafica : “sbagli, è da questa estate che ti stanno cercando, sanno che esisti, ma non sanno chi sei e non sono ancora riusciti a trovarti”. Il posto dove sono nato, non quello che mi hanno sempre detto, quello reale, lei lo chiama Germania, ma le indicazioni sono talmente precise che il posto è quello. Della madre dei ragazzi miei fratelli, diceva che era morta durante i bombardamenti. Poi quando facevo notare che durante la guerra io non ero ancora nato, mia madre si arrabbia. Da discorsi successivi sembra comunque che questa donna sia morta, forse in maniera cruenta e subito dopo il parto. Del padre, mia madre dice che non saprebbe dove rintracciarlo, l'ha visto solo una volta e l'ha sempre chiamato il tedesco. L'unica persona che ho incontrato in un sopralluogo della settimana scorsa , era uno dei 18 abitanti di questo paese che allora di abitanti ne faceva 400. Era anche di un'altra zona, si era innamorato del posto e c'era andato ad abitare. Mi ha detto che alla fine della guerra , c'era un insediamento di tedeschi, che c'era anche un podestà, per il resto non sapeva dirmi nulla. Credo risulti lampante come io non possa essere figlio di un tedesco, ma cosa intenda per tedesco e germania mia madre, non sono riuscito a capire. Morale della favola: stavo così bene quando abbiamo terminato la camminata... L'ho già raccontato, l'anno scorso al cimitero,( mi viene in mente adesso, subito dopo il crollo di mia madre), c'era questo signore, poco più alto e poco più grande di me, due tre anni. Minutino, magrolino, eleganza antica. Una bella giacca di lana, quelle di qualche anno fa, tagliata su misura, ben pettinato, pulitino , bellino, aveva qualcosa di strano, di diverso dagli altri. Mi avevano colpito i suoi capelli, che pur pettinati sembravano i miei, l'aria quasi da maestro o dottorino di campagna, le mani grandi e rovinate da contadino e un sorriso dolce educato e triste. Ho realizzato solo dopo, quando ormai eravamo lontani. La parentela non è solo una questione di sangue o di geni, la parentela è con chi stai, con chi vuoi bene, con chi divide la tua vita e le tue esperienze per cui non ho bisogno di andare a cercare delle madri , dei padri o dei fratelli. Non avrei bisogno. E' quell'omino di cui non ricordo nulla se non i particolari che ho raccontato, è lui, che parlava con delicatezza e gentilezza con mia madre tenendole le mani, è lui che non mi è stato presentato, è lui che forse si chiama Giorgio, che vado cercando.


giovedì 11 settembre 2014

tutto sarà giocato a dadi

Stratosferica pioggia da paura stanotte, ora c'è il sole e fino a domenica il tempo dovrebbe restare bello. Ho già concluso i sopralluoghi per la camminata in notturna di sabato e tutto sarà giocato a dadi. Così come il cavaliere e la morte nella loro interminabile partita a scacchi del “settimo sigillo”. Ho un percorso chiaro da cui si dipanano tanti altri percorsi. Escluso la parte iniziale e la parte finale che sono quelle ( con relative azioni ) , ad ogni bivio, incrocio o altro, io contro tutti. Chi vince stabilisce da che parte andare e ad ogni bivio una strada è tranquilla rilassante, l'altra conduce a posti da paura. Ci sarà la possibilità di rimanere sempre asciutti o magari di finire nel fango o in mezzo a boscaglie inesplorate. Il caso non esiste completamente e anche se è impossibile prevedere tutte le possibili varianti, conosco abbastanza bene i posti per evitare che ci possa perdere . Che poi non sarebbe male, la notte e il buio aiutano a perdere la cognizione di spazio e tempo, quindi se poi ci si dovesse perdere, da qualche parte si arriva. E' la vita che voglio raccontare ed esplorare, sono i fantasmi che ci annebbiano la mente che devono uscire per lasciare posto alla leggerezza. Sono le cose non dette, i magoni che uno si porta nel cuore, sono i dettami di una società che ci impongono di tenere tutto dentro. Come se i magoni, le ferite, i dolori e le cose belle appartenessero solo a noi e non anche agli altri. Perchè la solitudine e le paure da soli, in coppia in gruppo, sono una brutta cosa e ci rincretiniscono e ci fanno cattivi intolleranti. Perchè dividere , anche se per poche ore e sotto forma di gioco leggero, il proprio essere persona , mano nella mano di fianco ad altri essere persona è , in questi periodi, di deflagrante possibilità. Io non faccio per gli altri, faccio per me. E così chiederò ai partecipanti quando le carte stabiliranno, (oltre i dadi ci saranno anche le carte) oltre i percorsi, quali azioni fare. Dirò non pensate al narcisismo della bella figura o di “faccio questo per o contro”, dirò fate fare qualcosa che voi desiderate fare, qualcosa che voi vorreste fare e dividetelo. Dirò di osare. Passando a parlare di me, ma va?, oltre la situazione di mia madre, e la mia che mi sono stancato di andare in giro a cercare è che sto scoprendo in maniera negativa dei lati di parenti di mia madre, lati che non avevo mai considerato. Anni fa a Bologna avevo visto un film indiano, non ricordo il titolo. Un ragazzo vestito elegantemente, si toglie gli abiti e sotto ha mutande e canottiera sporche e stracciate. A volte cade la maschera delle persone e ti trovi la merda. A volte invece trovi dei fiori. Non voglio più sprecare energie a dove sotto c'è la merda, anche se appartiene a parenti, le mie energie le voglio dedicare a dove sotto ci sono fiori. Stamattina appena sceso dalla macchina, qua a Romanengo, mi ha investito un fortissimo odore di borotalco. Che con tutto il rispetto e l'amore per Romanengo, non è proprio il posto da fresco odore di borotalco. Magari qualcuno ha fatto il bucato ed ha esagerato con l' ammorbidente. Per ritornare alla camminata di sabato, so benissimo che nella vita non sempre c'è possibilità di scelte, però spesso ci sono dei bivi e se non si sta fermi, da una parte o dall'altra si deve andare. Senza voltarsi indietro e senza rimpianti. Chiederò ai partecipanti di osare, le paure e i pericoli che si creeranno, saranno solo mentali. Enzo ti amo

venerdì 5 settembre 2014

va avanti te che a me viene da ridere

Il mio sogno da vecchio, praticamente fra poco, mi piacerebbe una casa con un frutteto, un orto, un giardino e tanti animali tenuti liberi, compreso un asino. Poi penso che avrei bisogno di una persona che mi accudisca giardino frutteto orto e animali e il mio sogno si infrange. Per adesso ho il cane che fra poco fa i due anni e non ci siamo ancora stancati. Sto continuando a fare sogni strani contorti e non riesco a ricordare. Continuo a pensare che i sogni aiutino a dare e trovare quesiti e risposte, adesso che non ricordo i sogni, rimangono i quesiti e le risposte nascoste nella nebbia. E la nebbia non è il vuoto, ma una diversa percezione della realtà, per cui vedi ombre e fantasmi e la tua mente ha voglia di impazzire. A Cesena mi stanno succedendo strani incontri, magari con la scusa del cane o altre cose banali. Infatti ho sempre voglia di tornare a casa mia.  Gente che mi ferma, sorride, comincia a fare domande del genere che ti verrebbe da rispondere: “cazzo vuoi da me?” Poi dopo ore pensi a questi strani incontri e inizi a “catalogare”. Quelli che hanno il cane e non gliene frega niente di te, ma del tuo cane. Si è bello da impazzire, infatti dico sempre: è uguale a me. Quelli che tu parli e improvvisamente aprono il cuore e pensi: ma come fa un organo tutto sommato piccolino a contenere tanta roba? Quelli che comunque sono incontri magici che ti regalano un soffio di leggerezza e di sorriso. E fra questi incontri magici ce n'è qualcuno ancora più strano. Non credo alle casualità. Casualità è una volta, due volte, tre volte. Alla quarta volta pensi “ ho la calamita?”. E fra queste una due tre quattro volte - lasciamo perdere i miei angeli barboni di cui parlo spesso, ci sono , mi compaiono, mi dicono qualcosa, mi sorridono scompaiono, ma fanculo fermati un pochino di più. - ci sono delle persone che riescono a fermarmi con qualsiasi scusa e vanno dritto al sodo con le domande. Di dove sei, quanti anni hai, che lavoro fai, prima però mi parlano di sé. Io sono tonto e realizzo dopo: generalmente fra i 25 e i 40 anni, il loro italiano ha un accento delle colline su verso le montagne ai confini con la toscana, la pelle, poco pelo, è abbronzata, i capelli neri e hanno qualcosa di familiare. Dopo a ripensarci mi chiedo se casomai siano figli di qualcuno che sto cercando anch'io. Il problema è che lanciano dei segnali, ma l'ho detto sono tonto e realizzo solo dopo. Genere l'ultimo, penultimo, un ragazzotto con un cane enorme. Io cerco di evitarlo, il suo cane è maschio, il mio con i maschi non sempre ci va d'accordo. Praticamente mi insegue e ha una strana allegria, i cani si annusano si accovacciano e continuano ad annusarsi, io temevo si sbranassero. Mi dice che ha trovato il cane a … cioè un paese vicino a dove mi hanno sempre detto che sono nato. Il giovanotto parla solo in italiano pur con l'accento delle colline. Mi dice che vive con la sua ragazza a... cioè a metà strada da dove dovrei essere nato a quell'altro paese, quello sulle carte. Mi da l'impressione che abbia studiato, ma dice che lui ama i trattori e gli piace lavorare nei campi e nelle vigne. Tutte situate nelle zone che dovrebbero essere quelle della mia nascita. Dice tutto lui, salvo poi terminare con le domande di rito : come ti chiami , di dove sei, quanti anni hai, che lavoro fai. Mi aveva incuriosito il nome del suo cane , nome che adesso non ricordo, un nome strano e gli chiedo cosa vuol dire. Mi risponde che c'è un libro tal dei tale, neanche questo ricordo, che parla dei partigiani delle nostre colline – nostre? - e il figlio di uno di questi partigiani aveva questo nome. Con un grande sorriso se ne è andato. Poi ho chiesto ai miei amici che abitano in zona parchetto e che tutto vedono e tutto sanno, ma nessuno ha mai visto quel ragazzo neanche quel cane. Poi a casa ho pensato , ma questo qua abita in campagna e porta il cane a fare un giro nel parchettino di città? Quel ragazzo , lui era alto e bello, ma aveva i miei colori e una struttura degli occhi e del volto che mi risultavano familiari. Praticamente ogni volta che scendo faccio incontri di questo genere. Escluso l'ultimo, un signore grande grosso elegante, ma anche lui porca miseria stessi colori e stessa familiarità del volto, che mi si piazza davanti, grande sorriso e buongiorno mi dice, sorride ancora e se ne va. Fanculo, buongiorno. Ho tante paure, tante incertezze, tanti pudori. Non riesco a fare domande dirette a mia madre, già è in confusione di suo e aldilà dei dati che ho già certi, il resto continuano a rimanere supposizioni. E quando lancio per aria qualcuna di queste supposizioni, mia madre si incupisce e improvvisamente ritorna nel sonno e nel silenzio. Oggi ho lanciato una ipotesi la più probabile, fatta come una sorte di gioco. Mia madre ha capito e si è arrabbiata : “ non capisci che parlare di queste cose mi procura un grande dolore?” ed è ritornata in confusione. Salvo poi che se non parlo io , parla lei a raffica, mescolando realtà indizi e fantasmi. E poi sono io a dire “oh ragazza, se devi dirmi qualcosa dillo, non tirarmi matto”. E lei : “ma io te lo sto dicendo”. E il mio diritto a sapere si scontra con il rispetto e l'affetto che comunque devo a questa donna. Per cui stai zitto Enzo, tienti il tuo magone per te e la prossima volta che ti capitano situazioni strane con persone che hanno diverse caratteristiche simili alle tue, inizia anche tu a fare domande. Sabato prossimo , sabato 13 mi pare, conclusione di questo periodo strano con una delle mie ennesime camminate notturne sul fiume. E' dedicata ai sogni , quelli di notte, ai fantasmi, al destino. Sarà diversa, io sempre la guida, ma non ci saranno azioni esterne. Le azioni e gli attori saranno i partecipanti e non ci sarà neanche un percorso prefissato, ma tanti percorsi possibili che di volta in volta, il caso il destino le carte il capriccio o non so cosa, ci indicheranno di seguire. Volevo iniziare a lavorare ad un mio nuovo spettacolo, ma in questo periodo non ho né il tempo né la concentrazione, però inizierò tanti lavori e il primo sarà la conclusione del laboratorio che i casi della vita , a giugno, non mi hanno permesso di terminare. L'altro giorno in televisione parlavano di Argentina e hanno detto una frase che mi ha colpito tantissimo : “quando non c'è più nulla da perdere c'è tutto da guadagnare”. In questo periodo mi sento al tracollo umano psicologico sociale politico e chi più ne ha più ne metta. Ho qualcosa da perdere? No. Che poi è una domanda che mi faccio sempre. Abbiamo qualcosa da perdere? No , solo da guadagnare. Sono sicuro che se e quando riuscirò a trovare qualcuno dei miei fratelli, o mi mandano affanculo loro, o li mando io. Per adesso fanculo alle sfighe e alle malinconie, voglia di ridere e di sorridere non mi abbandonate mai