Succedeva un agosto di tanti anni fa. Colline romagnole
su verso gli appennini e la Toscana. Due ragazzi sposati da pochi
anni, una piccola casa di sasso in affitto. Lui bello alto moro,
sembrava un attore di cinema, quelli americani. Lei bella ,
piccolina, capelli lunghi castano chiaro pettinati a boccoli. Anni
50, grande miseria, lavoro poco o niente, la voglia di fuga con la
speranza di un futuro migliore. Lui, figlio di contadini, il padre
rossiccio di capelli, la madre castana, tanti fratelli, tutti con una
somiglianza sorprendente fossero nati mori, castani o biondi, tutti
alti, un pò selvatici, ma belli. Lui era il penultimo (ultimo
maschio) di questa grandissima famiglia e ancora ragazzino era stato
mandato a lavorare e a vivere dal fratello più grande, in un altro
paese, lì su quelle colline Romagnole che avanzavano verso gli
appennini e la toscana. Lei, pure loro contadini, il padre piccolo ,
biondo occhi azzurri, grande puttaniere, la madre alta mora pelle
bianca. La ragazza, terza di cinque figli, grande voglia di vivere, carattere
ribelle, non amava lavorare nei campi. Voleva fare la sarta, il
meccanico, qualunque cosa , ma non lavorare nei campi. Allora ogni
tanto rubava la bicicletta ai fratelli per andare ad imparare a
cucire, oppure la cavalla del padrone , una cavalla matta che
nessuno riusciva a cavalcare e fuggiva attraverso i calanchi. Anche
lei e i suoi fratelli , caratteristiche genetiche fortissime,
sembravano uno la copia dell'altro. Una romagna contadina povera e
chiusa in cui spesso se una ragazza diventava madre veniva buttata
fuori casa o costretta a sposarsi o a buttare via il figlio, o se una
donna non riusciva ad avere figli veniva chiamata con disprezzo “la
mula”. Lui abitava in cima ad una collina, nella casa in affitto
del fratello, lei nella collina di fronte, nella casa dei genitori.
Si sono incontrati un giorno e dopo qualche mese già sposati. Alle
cinque di mattina, un giorno di novembre. Non avevano soldi per un
abito da nozze, non avevano voglia di dirlo a nessuno o chissà quale
altro motivo. E senza lavoro e senza soldi sono andati a cercare una
stanza da abitare e li si sono trasferiti. Carattere forte lei, aveva
passato ragazzina la guerra e mentre gli altri andavano nei rifugi,
perchè in quella zona passava la famosa linea dei tedeschi, lei
prendeva le mucche e le portava a pascolare così riusciva a portare
i messaggi anche ai partigiani nascosti. Carattere ostinato lui,
curioso di tutto, Peter Pan per tutta la vita, aveva abitato
un'altra zona e della guerra ricordava le bombe e gli inglesi che
erano entrati nella loro cantina e si erano ubriacati. Si erano
incontrati e da subito avevano deciso che volevano stare assieme per
tutta la vita. Pur litigando in continuazione , ma era la loro
maniera di amarsi. Ora lui è morto, dopo tante malattie, due anni
fa, il febbraio della grande neve, seppellito nel cimitero di quel
piccolo paese. In una giornata con cumuli di neve alti fino a sei
metri e un cielo pulito che si poteva vedere in lontananza il mare.
Lei dopo tante malattie e la morte di quasi tutti i suoi familiari, è
crollata definitivamente alla morte di lui, ora dopo mesi di coma,
vive in uno stato di semi coma, dentro una struttura. Volevano una
famiglia grande, nonostante la miseria, ma sognavano una famiglia
grande, tutta loro. La prima figlia , alta, pelle chiara e capelli
castani, nata prematura, era morta dopo poche settimane di vita.
Nelle foto il volto di una neonata carina, incorniciata di pizzi e
una coroncina di fiori di campo. Forse lei non poteva avere più
figli, infatti diverse gravidanze naufragate. E quell'agosto lei
era ancora incinta, c'è una foto di lei con il pancione assieme a
suo padre. I capelli mossi dal vento e il sorriso imbarazzato dei
contadini che si fanno fare la foto. Ma cosa sia successo in
quell'agosto ancora non si sa. E' un segreto che lei vorrebbe
mantenere e portare con sé nella tomba. Un segreto che aldilà di
suo marito e di sua madre, nessuno , almeno dei parenti conosceva o
sapeva. Probabilmente un altro bimbo nato morto, o nato e morto
subito. Un bimbo probabilmente biondino , alto e cui forse era già
stato dato un nome. Da una altra parte su di un'altra collina, a
pochi chilometri di distanza, un altro dramma, ancora non si sa, ma
nasceva un altro bimbo, scuro e con gli occhi da orientale.
Probabilmente ultimo di altri fratelli, tutti a quel tempo molto
piccoli. Cosa sia successo nel giro di un giorno e di una notte di
quel fine agosto di tanti anni fa, ancora non si sa, dato che nessuno
doveva sapere. Neanche la levatrice, ora morta, una delle tante
amanti del padre della ragazza che correva a dorso della cavalla
matta, ha mai parlato. Da una parte un ragazzo e una ragazza, belli,
giovani, senza lavoro e già alcune gravidanze naufragate, dall'altra
chissà, tante troppe ipotesi. Ricorre un nome, Giorgio. E' il bimbo
biondino nato e poi morto? E' il bimbo di due anni e mezzo , fratello
di quello appena nato? Nei suoi deliri di sonno ormai quasi continuo,
la donna ha raccontato piangendo che lei e suo marito erano troppo giovani e
troppo poveri per potere prendere anche il bimbo di due anni e mezzo. Sta di fatto che
quella notte di agosto il neonato con i capelli nerissimi e gli occhi a
mandorla diventa il figlio della coppia che l'ha tenuto nascosto e
mostrato ai parenti solo giorni dopo. Perchè nessuno aveva assistito
ai parti e al passaggio. Così scuro questo bambino che una cugina
della madre aveva esclamato “se non fosse finita la guerra, avrei
detto che era il figlio di un marocchino”. Nel frattempo questo
bambino cresceva e per una sorta di miracolo, pur diversissimo,
assomigliava in maniera incredibile alla madre. Per cui nessuno si è
mai fatto domande. Lui si, sempre a disagio con tutti, così diverso
da tutti i propri parenti, non considerato dal padre e iper protetto
dalla madre, lui si le domande se le faceva . Perchè per esempio i
due nomi, uno all'anagrafe e un altro con cui era cresciuto e poi i
due giorni di nascita, nato il 28 o il 29? E i tanti misteri , come
quei signori che ogni tanto comparivano per avere sue notizie. Ora
quei due ragazzi di allora sono diventati vecchi, lui è morto, lei
con il corpo e la mente che non hanno più voglia o capacità di
lottare. Anche il bimbo è diventato grande e ormai sta diventando
vecchio pure lui. In un attimo di lucidità della madre le ha chiesto
:” non voglio sapere , mi stai dicendo che è un grande dolore per
te e troppa fatica parlarne, ma mi stai dicendo troppe cose, una
contraria all'altra, ti va di raccontarmi cosa è successo realmente
quei giorni di agosto di tanti anni fa?”. Lei lo guardato, gli ha
sorriso e gli ha risposto : “ l'unico dono bello che la vita mi
abbia mai regalato”. Ora questo bambino con la pelle sempre un
pochino abbronzata e gli occhi a mandorla, è diventato grande e si
avvia a diventare vecchio. E' un po' strano, solitario, sempre a
disagio con il mondo, vive con un cane e da sempre è abituato a
raccontare i propri sentimenti al vento o a qualche pagina di
quaderno o di computer. Non ha mai festeggiato un compleanno, chissà
perchè ne ha sempre avuto paura e non si è mai voluto bene dato che
era sempre così diverso da tutti. In questi giorni mi sono accorto
che a questo uomo che non sa se è Enzo o Giuseppe, che non sa se è
nato il 28 o il 29 o forse prima, ora un pochino in confusione e a
volte in apatia pericolosa, sono affezionato. E anche se non sa e
forse non saprà mai, vorrei dare un abbraccio e dirgli che gli
voglio bene. Forza Enzo , Giuseppe o chissà cosa sei, abbiamo la
pellaccia dura, buon compleanno.
mercoledì 20 agosto 2014
martedì 5 agosto 2014
Vorrei andare un pochino oltre le questioni di Romanengo
Vorrei
andare un pochino oltre le questioni di Romanengo, cioè il teatro
Galilei che continuerà ad esistere e Piccolo Parallelo che
continuerà ad esistere pure lui, ma ormai irrimediabilmente
separati. Non è una novità, da 26 anni che siamo a Romanengo, da 26
anni che diversi non vogliono il teatro a nostra gestione. E ora che hanno vinto le elezioni, cosa vanno
a dire ai propri elettori?: ci teniamo Piccolo Parallelo? Non cadiamo
dal pero e non siamo le belle addormentate che improvvisamente si
svegliano. Io sono contento di questa situazione. Qualche anno fa
volevo andarmene io, ma questioni altre come per esempio la
partecipazione ad alcuni bandi per cui diventava importante anche il
nostro nome, ci hanno costretto moralmente a rimanere. Bandi non
piccoli che hanno permesso per esempio di finanziare i corsi di
musica della scuola o il bando legato alla ristrutturazione del
castello di Romanengo. Peccato che di queste cose non ne abbia
parlato nessuno. La gestione di un teatro costa, ma fare passare in
continuazione questi costi come finanziamento a Piccolo Parallelo ,
questa è una delle cose che non riesco a digerire. Comunque in ogni
caso , molto meglio una chiusura così eclatante, che non uscire di
scena in silenzio. Succede , 26 anni fa, che un piccolo paese di
provincia con un sindaco illuminato chiama noi e altri attori e ci
dice “ abbiamo un teatro, facciamo già delle cose estive, cosa ne
facciamo?” Noi allora si era a Bologna ed eravamo uno dei gruppi
emergenti entrati poi nel progetto “la giovine Italia” voluto da
Bartolucci e appoggiato da Franco Quadri. Per chi non sa chi siano :
due dei nomi di rilievo del teatro italiano. Sempre in quel periodo
stavo lavorando in diversi spettacoli , oltre i nostri, come “attore
di giro”. Ma Bologna cominciava a starci stretta e a me di fare
l'attore di giro, stavo proprio male. E ci piacciono le sfide.
Avevamo la possibilità di realizzare una utopia. All'inizio
contattati per consulenza artistica, poi da un certo punto ci è
stato richiesto di seguire tutta la gestione del teatro. Il comune
non riusciva a stare dietro i contratti , le contabilità, le fatture
e soprattutto non poteva più pagare le persone che lavoravano in
teatro con le famose collaborazioni con ritenuta d'acconto. Tutti
costi che dovevamo gestire noi e dati con fattura a Piccolo
Parallelo. Che se non sono soldi per finanziare Piccolo Parallelo,
sono comunque tanti per un piccolo paese. Salvo che la maggior parte
dei soldi arrivavano dalla regione e dalla provincia e non si è mai
detto che Piccolo Parallelo (Marco in questo caso) seguiva e curava ,
assieme agli amministratori, tutte le pratiche di finanziamento . Che
poi come si fa una domanda di finanziamento, ogni amministratore sa e
non mi sembra il caso di specificare pubblicamente. Se da una parte
posso dire che se in Italia un finanziamento viene dato in base al
deficit che riesci a dimostrare, dall'altra per quanto riguarda solo
i conti della parte che competeva a noi, i conti sono in regola. E'
rimasto purtroppo un grosso buco di bilancio, questo si cosa grave.
Tu devi spendere prima i soldi e poi il finanziamento ti viene dato.
Succede, è successo, che soldi dovuti e già in delibera della
provincia di Cremona, siano confluiti da altre parti e poi scomparsi.
E' successo tre volte nella storia di Piccolo Parallelo a Romanengo.
La prima è stata una questione umana complicata, un furto alle casse
del comune e i soldi dei biglietti degli spettacoli veicolati nella
amministrazione generale per cercare di tappare questo buco. La
seconda riguardava Odissea. Noi e tutti i sindaci del versante
bresciano di Odissea siamo andati in provincia. Grandi complimenti ,
l'incitamento a continuare e la “sicurezza” che i soldi promessi
sarebbero arrivati. Purtroppo anche qua , scomparsi non si sa dove e
grossa e naturale crisi di tutti i sindaci bresciani. La terza ho
detto, riunioni interminabili,legali agguerriti, ma di questi soldi
non c'è più traccia. La cosa si è molto grave e riguarda i
rapporti fra le istituzioni, però addebitare anche questi costi a
Piccolo Parallelo mi sembra eccessivo. Poi da cinque anni, nessuna
gestione del teatro, ma collaborazione con il comune per la
realizzazione delle rassegne ( serale, domenicale e mattutina per le
scuole) . Ormai non ci sono più soldi dalla regione e dalla provincia e Piccolo Parallelo , in
questi cinque anni, si è assunto il rischio di impresa. Questo ha
comportato una serie di problemi che forse tali non sono. Il comune
ci diceva , il teatro è nostro e non siete voi. E' successo che noi
abbiamo seguito le nostre rassegne, per le prove chiedevamo e ci
accodavamo a tutte le richieste per l'uso della sala, per il resto
non abbiamo più messo piede in teatro. Non avendo più la
disponibilità economica di un tecnico fisso ( non nostro, ma del
teatro) tutti quelli che andavano, si arrangiavano come potevano. E
in cinque anni è scomparso un po' di tutto, dai cavi al mixer luci
fino alle cassette degli attrezzi. Per non parlare delle lampade dei
fari. Hai un bel da spiegare : “ quando il faro è acceso, non si
può spostare e le lampade non si possono toccare con le mani”. Ma
aldilà delle polemiche rimane il ricordo di una bella e
affascinante avventura. Marco è più attaccato al territorio di me.
Io non ho territorio, non so neanche da dove arrivo ( comunque
colline romagnole) , sono abituato a vivere con le valige di fianco
al letto, non mi sento di Cesena e purtroppo non mi sento di nessuna
parte. Mi innamoro di un posto e delle persone di un posto e li vado
e così vorrei fare ancora per i prossimi anni. Anni fa ( 28 anni fa)
in trentino un amico mi aveva detto: “ tu ormai sei di questi
posti, sei quasi uno di noi, ma ricorda sempre che non sarai mai uno
di noi”. Vero. Questa frase l'ho tenuta sempre in mente, salvo che
poi nessuno è di nessuno e nessuno appartiene a qualcosa o qualcuno.
Mi sono innamorato di questi posti, chiamati la bassa, mi sono
innamorato di un progetto, ho cercato di capire e di studiare tutto
quello che potevo, per cercare di capire, per inventarmi forse una
appartenenza che in realtà non c'era. Negli ultimi anni non ho più
neanche rapporti affettivi o di sesso. Non voglio legami se non con
il mio cane e con Piccolo Parallelo appunto. E in questi anni di
innamoramento, qualcosa è nato, qualcosa abbiamo costruito e credo
lasciato. Ora purtroppo sta andando a catafascio tutto. In provincia
di Cremona ormai sono solo due i teatri che funzionano, Crema e
Cremona, si rassegne ce ne sono, ma tutto sommato cosine. Anche dei
festival importanti è rimasto solo il nostro. Per fare un teatro non
è sufficiente un elenco di spettacoli, occorre una linea, occorre
una idea, una utopia e un cuore. Piccolo Parallelo continua, ci sarà
la stagione invernale denominata “teatri di pianura”, ci sarà
ancora Odissea. Manca una casa di riferimento, abbiamo avuto diverse
offerte, ma ancora non ci sentiamo di accettare. Per ora la nostra
casa di riferimento rimaniamo noi. Ho guardato Marco e gli ho detto “
porca miseria siamo invecchiati”. Mi ha risposto “pensa per te”.
Volevo che Romanengo diventasse “ città di cultura e di pensiero”,
desideravo tanto che venisse scritto in grande dappertutto. Oggi
dovevamo stabilire la data per la prossima camminata in notturna che
voglio sia strepitosa e Marco mi propone : 29 agosto cioè data del
mio compleanno. Eccessivo. L'altro giorno mia madre, in uno dei suoi
risvegli dal sonno ormai continuo, mi dice “io muoio il 29 agosto”
. E' da 20 anni che mi dice “io muoio il tal giorno”. Le ho
risposto “ morirai come tutti quando è il tuo momento”. Però
per scaramzia abbiamo deciso di fare la camminata in settembre
:Sabato 13 settembre. Sto dormendo pochissimo , le giornate in
ospedale e le corse in autostrada incominciano a farsi sentire. Il
mio cane dopo qualche abbandono in casa di amici è regredito e
mangia solo se gli sto vicino e mi sta sempre appiccicato per paura
me ne possa andare. Senza riferimenti purtroppo ormai neanche
familiari, eppure sono stranamente felice. Ringrazio tutti per
questi anni e vorrei concludere riportando due fra le tantissime mail
che ci sono arrivate
“Potranno
toglierci il teatro ma non potranno mai toglierci il fiume, il
pianalto, il mulino, i luoghi magnifici che hanno ospitato centinaia
di spettacoli. L'anima di chi ama il teatro in tutte le sue
manifestazioni, non si dissolve con dei no imposti. Noi tutti
rimaniamo con Voi, non ci slegheranno così facilmente. Il popolo
nomade non si ferma, segue la traccia polare in cerca di una casa
accogliente e sincera. Tutto il vostro lavoro serio ed onesto di
questi anni rimane davvero un patrimonio per chi non ne può più
di quest'epoca. Fermarsi sarebbe un delitto. “
“Non
abbiamo suggerimenti. Solo pensiamo che Piccolo Parallelo non solo
faccia parte della storia di Romanengo, ma, molto di più, fa parte
della nostra vita, della nostra famiglia. Ci ha dato soprattutto la
possibilità di scegliere, perché questa è stata (e sarà) la
vostra forza: spettacoli diversi per pubblici diversi, senza la
presunzione di avere la verità in tasca. Questa è la cultura che ci
piace; non è monotematica, non è accondiscendente, non vuole fare
proseliti, ma da a ciascuno la possibilità di riflettere e di
elaborare le proprie convinzioni. Ognuno ha la propria "vocazione"
e voi avete quella del teatro: per questo sappiamo che non ci
deluderete e ovunque metterete in scena le vostra passione, NOI
saremo lì con voi”
Grazie
ancora di cuore a tutti , prossima volta ritorno con le mie solite
cazzatine di ordinaria quotidianità. La vita rimane pur sempre una cosa tanto bellina. Un abbraccio e ciao
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