Vorrei
andare un pochino oltre le questioni di Romanengo, cioè il teatro
Galilei che continuerà ad esistere e Piccolo Parallelo che
continuerà ad esistere pure lui, ma ormai irrimediabilmente
separati. Non è una novità, da 26 anni che siamo a Romanengo, da 26
anni che diversi non vogliono il teatro a nostra gestione. E ora che hanno vinto le elezioni, cosa vanno
a dire ai propri elettori?: ci teniamo Piccolo Parallelo? Non cadiamo
dal pero e non siamo le belle addormentate che improvvisamente si
svegliano. Io sono contento di questa situazione. Qualche anno fa
volevo andarmene io, ma questioni altre come per esempio la
partecipazione ad alcuni bandi per cui diventava importante anche il
nostro nome, ci hanno costretto moralmente a rimanere. Bandi non
piccoli che hanno permesso per esempio di finanziare i corsi di
musica della scuola o il bando legato alla ristrutturazione del
castello di Romanengo. Peccato che di queste cose non ne abbia
parlato nessuno. La gestione di un teatro costa, ma fare passare in
continuazione questi costi come finanziamento a Piccolo Parallelo ,
questa è una delle cose che non riesco a digerire. Comunque in ogni
caso , molto meglio una chiusura così eclatante, che non uscire di
scena in silenzio. Succede , 26 anni fa, che un piccolo paese di
provincia con un sindaco illuminato chiama noi e altri attori e ci
dice “ abbiamo un teatro, facciamo già delle cose estive, cosa ne
facciamo?” Noi allora si era a Bologna ed eravamo uno dei gruppi
emergenti entrati poi nel progetto “la giovine Italia” voluto da
Bartolucci e appoggiato da Franco Quadri. Per chi non sa chi siano :
due dei nomi di rilievo del teatro italiano. Sempre in quel periodo
stavo lavorando in diversi spettacoli , oltre i nostri, come “attore
di giro”. Ma Bologna cominciava a starci stretta e a me di fare
l'attore di giro, stavo proprio male. E ci piacciono le sfide.
Avevamo la possibilità di realizzare una utopia. All'inizio
contattati per consulenza artistica, poi da un certo punto ci è
stato richiesto di seguire tutta la gestione del teatro. Il comune
non riusciva a stare dietro i contratti , le contabilità, le fatture
e soprattutto non poteva più pagare le persone che lavoravano in
teatro con le famose collaborazioni con ritenuta d'acconto. Tutti
costi che dovevamo gestire noi e dati con fattura a Piccolo
Parallelo. Che se non sono soldi per finanziare Piccolo Parallelo,
sono comunque tanti per un piccolo paese. Salvo che la maggior parte
dei soldi arrivavano dalla regione e dalla provincia e non si è mai
detto che Piccolo Parallelo (Marco in questo caso) seguiva e curava ,
assieme agli amministratori, tutte le pratiche di finanziamento . Che
poi come si fa una domanda di finanziamento, ogni amministratore sa e
non mi sembra il caso di specificare pubblicamente. Se da una parte
posso dire che se in Italia un finanziamento viene dato in base al
deficit che riesci a dimostrare, dall'altra per quanto riguarda solo
i conti della parte che competeva a noi, i conti sono in regola. E'
rimasto purtroppo un grosso buco di bilancio, questo si cosa grave.
Tu devi spendere prima i soldi e poi il finanziamento ti viene dato.
Succede, è successo, che soldi dovuti e già in delibera della
provincia di Cremona, siano confluiti da altre parti e poi scomparsi.
E' successo tre volte nella storia di Piccolo Parallelo a Romanengo.
La prima è stata una questione umana complicata, un furto alle casse
del comune e i soldi dei biglietti degli spettacoli veicolati nella
amministrazione generale per cercare di tappare questo buco. La
seconda riguardava Odissea. Noi e tutti i sindaci del versante
bresciano di Odissea siamo andati in provincia. Grandi complimenti ,
l'incitamento a continuare e la “sicurezza” che i soldi promessi
sarebbero arrivati. Purtroppo anche qua , scomparsi non si sa dove e
grossa e naturale crisi di tutti i sindaci bresciani. La terza ho
detto, riunioni interminabili,legali agguerriti, ma di questi soldi
non c'è più traccia. La cosa si è molto grave e riguarda i
rapporti fra le istituzioni, però addebitare anche questi costi a
Piccolo Parallelo mi sembra eccessivo. Poi da cinque anni, nessuna
gestione del teatro, ma collaborazione con il comune per la
realizzazione delle rassegne ( serale, domenicale e mattutina per le
scuole) . Ormai non ci sono più soldi dalla regione e dalla provincia e Piccolo Parallelo , in
questi cinque anni, si è assunto il rischio di impresa. Questo ha
comportato una serie di problemi che forse tali non sono. Il comune
ci diceva , il teatro è nostro e non siete voi. E' successo che noi
abbiamo seguito le nostre rassegne, per le prove chiedevamo e ci
accodavamo a tutte le richieste per l'uso della sala, per il resto
non abbiamo più messo piede in teatro. Non avendo più la
disponibilità economica di un tecnico fisso ( non nostro, ma del
teatro) tutti quelli che andavano, si arrangiavano come potevano. E
in cinque anni è scomparso un po' di tutto, dai cavi al mixer luci
fino alle cassette degli attrezzi. Per non parlare delle lampade dei
fari. Hai un bel da spiegare : “ quando il faro è acceso, non si
può spostare e le lampade non si possono toccare con le mani”. Ma
aldilà delle polemiche rimane il ricordo di una bella e
affascinante avventura. Marco è più attaccato al territorio di me.
Io non ho territorio, non so neanche da dove arrivo ( comunque
colline romagnole) , sono abituato a vivere con le valige di fianco
al letto, non mi sento di Cesena e purtroppo non mi sento di nessuna
parte. Mi innamoro di un posto e delle persone di un posto e li vado
e così vorrei fare ancora per i prossimi anni. Anni fa ( 28 anni fa)
in trentino un amico mi aveva detto: “ tu ormai sei di questi
posti, sei quasi uno di noi, ma ricorda sempre che non sarai mai uno
di noi”. Vero. Questa frase l'ho tenuta sempre in mente, salvo che
poi nessuno è di nessuno e nessuno appartiene a qualcosa o qualcuno.
Mi sono innamorato di questi posti, chiamati la bassa, mi sono
innamorato di un progetto, ho cercato di capire e di studiare tutto
quello che potevo, per cercare di capire, per inventarmi forse una
appartenenza che in realtà non c'era. Negli ultimi anni non ho più
neanche rapporti affettivi o di sesso. Non voglio legami se non con
il mio cane e con Piccolo Parallelo appunto. E in questi anni di
innamoramento, qualcosa è nato, qualcosa abbiamo costruito e credo
lasciato. Ora purtroppo sta andando a catafascio tutto. In provincia
di Cremona ormai sono solo due i teatri che funzionano, Crema e
Cremona, si rassegne ce ne sono, ma tutto sommato cosine. Anche dei
festival importanti è rimasto solo il nostro. Per fare un teatro non
è sufficiente un elenco di spettacoli, occorre una linea, occorre
una idea, una utopia e un cuore. Piccolo Parallelo continua, ci sarà
la stagione invernale denominata “teatri di pianura”, ci sarà
ancora Odissea. Manca una casa di riferimento, abbiamo avuto diverse
offerte, ma ancora non ci sentiamo di accettare. Per ora la nostra
casa di riferimento rimaniamo noi. Ho guardato Marco e gli ho detto “
porca miseria siamo invecchiati”. Mi ha risposto “pensa per te”.
Volevo che Romanengo diventasse “ città di cultura e di pensiero”,
desideravo tanto che venisse scritto in grande dappertutto. Oggi
dovevamo stabilire la data per la prossima camminata in notturna che
voglio sia strepitosa e Marco mi propone : 29 agosto cioè data del
mio compleanno. Eccessivo. L'altro giorno mia madre, in uno dei suoi
risvegli dal sonno ormai continuo, mi dice “io muoio il 29 agosto”
. E' da 20 anni che mi dice “io muoio il tal giorno”. Le ho
risposto “ morirai come tutti quando è il tuo momento”. Però
per scaramzia abbiamo deciso di fare la camminata in settembre
:Sabato 13 settembre. Sto dormendo pochissimo , le giornate in
ospedale e le corse in autostrada incominciano a farsi sentire. Il
mio cane dopo qualche abbandono in casa di amici è regredito e
mangia solo se gli sto vicino e mi sta sempre appiccicato per paura
me ne possa andare. Senza riferimenti purtroppo ormai neanche
familiari, eppure sono stranamente felice. Ringrazio tutti per
questi anni e vorrei concludere riportando due fra le tantissime mail
che ci sono arrivate
“Potranno
toglierci il teatro ma non potranno mai toglierci il fiume, il
pianalto, il mulino, i luoghi magnifici che hanno ospitato centinaia
di spettacoli. L'anima di chi ama il teatro in tutte le sue
manifestazioni, non si dissolve con dei no imposti. Noi tutti
rimaniamo con Voi, non ci slegheranno così facilmente. Il popolo
nomade non si ferma, segue la traccia polare in cerca di una casa
accogliente e sincera. Tutto il vostro lavoro serio ed onesto di
questi anni rimane davvero un patrimonio per chi non ne può più
di quest'epoca. Fermarsi sarebbe un delitto. “
“Non
abbiamo suggerimenti. Solo pensiamo che Piccolo Parallelo non solo
faccia parte della storia di Romanengo, ma, molto di più, fa parte
della nostra vita, della nostra famiglia. Ci ha dato soprattutto la
possibilità di scegliere, perché questa è stata (e sarà) la
vostra forza: spettacoli diversi per pubblici diversi, senza la
presunzione di avere la verità in tasca. Questa è la cultura che ci
piace; non è monotematica, non è accondiscendente, non vuole fare
proseliti, ma da a ciascuno la possibilità di riflettere e di
elaborare le proprie convinzioni. Ognuno ha la propria "vocazione"
e voi avete quella del teatro: per questo sappiamo che non ci
deluderete e ovunque metterete in scena le vostra passione, NOI
saremo lì con voi”
Grazie
ancora di cuore a tutti , prossima volta ritorno con le mie solite
cazzatine di ordinaria quotidianità. La vita rimane pur sempre una cosa tanto bellina. Un abbraccio e ciao
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