Finalmente
sono riuscito a venire su, almeno per due giorni e anche se pochino,
mi sembra un regalo bellissimo. Già settimana scorsa ero riuscito ad
andare a San Martino dall'argine in quel del mantovano per la nostra
replica di Caravaggio. E anche li, file interminabili in autostrada,
ritorno di notte con una stanchezza da farmi stramazzare, ero felice.
Mia madre, aldilà delle disperazioni di sua sorella o dei pronostici
dei medici, è uscita parzialmente dallo stato di coma, ora ogni
tanto si sveglia e riesce a concludere anche dei discorsi. Fortuna ho
trovato un medico in gamba che mi ha ascoltato. Avevo detto : “ ne
sono consapevole che la morte può arrivare da un momento all'altro,
per giunta è così per tutti, però finchè c'è vita perchè non
ragionare sulla vita?” Ora sempre intubata, è stata dimessa ed è
in struttura. Il medico salutandomi mi ha ringraziato per il mio
entusiasmo, ottimismo e per il mio carattere. La sorella di mia madre
che si è disperata 45 giorni “è mia sorella e rimango qua quanto
e quando mi pare” sembra quasi dispiaciuta che non sia avvenuto
quello che si aspettava. Devi andare al mare?, vacci. Mi diceva
“piuttosto che vederla così preferisco che muoia” parla per te,
io preferisco che rimanga viva. Ne ho visti tanti di questi casi.
Gente a disperarsi, a piangere, a organizzare mentalmente il
funerale, poi al primo segno di miglioramento si defilano. Una
persona non ha bisogno della presenza costante quando è in stato di
coma, ma dopo, quando capisce e sente e ha bisogno della vicinanza.
In venti anni che seguo i miei per tutte le malattie e operazioni
possibili e immaginabili, ho vissuto tanto in ospedali e ho visto
tantissima gente morire. In questi 45 giorni, sarà che il reparto
era di lungodegenza, la moria è stata una cosa nauseante. Non ho
troppa paura della morte e tanto meno di una persona che muore.
Poverino che paura può fare. Quello che mi ha sconvolto è scoprire
quanta gente ancora giovane viene colpita da alzheimer. C'erano
alcune donne e uomini attorno ai 50 anni e già ammalati. Pensavo che
l'alzheimer colpisse solo persone anziane. Fra questi cinquantenni ce
n'era uno che si chiamava Mario, sempre sorridente e perso. La moglie
era disperata perchè Mario amava spogliarsi e fare pipì dove
capitava. Ho fatto amicizia con loro e tutte le volte che li vedevo
dicevo “ se ti togli il pistolino, te lo taglio” e tutte le volte
che mi vedeva , come i bambini, Mario si teneva le mani davanti al
pistolino. Le prime volte le infermiere urlavano. Hai poco da urlare,
chi si caga addosso e chi si spoglia, è la malattia, punto. In
questi giorni non abbiamo avuto tempo, ma prossima settimana andiamo
a liberare il teatro delle nostre cose rimaste. La situazione era
chiara, ma giustamente Marco dice “ non voglio rimanere nel dubbio,
mi deve essere detto chiaramente”. Infatti è andato a parlare con
la nuova amministrazione e la risposta “ non abbiamo intenzione di
continuare nessuna collaborazione con Piccolo Parallelo”. Chiaro.
Nessun dramma e nessun vittimismo, d'altronde le parole spese in
questi anni sono state pesanti ed è un po' difficile passarci sopra.
Io penso che ogni amministrazione abbia il diritto di portare avanti
le linee che ritiene opportune, quindi, da parte nostra, nessun
appello, nessun vittimismo, si inizia un'altra storia. Ci sono in
ballo alcune convenzioni, ma non saremo noi ad appellarci a queste
convenzioni. Vivendo praticamente come me, 20 anni in ospedali tra il
dolore , problemi vari e questa cosa incorporea, ma sempre presente,
chiamata morte, uno pensa che la vita è sempre una cosa bellina e
per questa bisogna lavorare. Per la vita appunto e senza strascichi.
Come ho già detto un'altra volta, auguro alla nuova amministrazione
buon lavoro, sinceramente e di tutto cuore. Si muore per malattie,
per incidenti, per guerre, per fame, per disperazione, ma tutto il
resto è vita.
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