lunedì 12 dicembre 2016

love is love- l'amore ai tempi delle vacche, del mais, dei maiali e delle cave

Love is love – l'amore ai tempi delle vacche, del mais , dei maiali e delle cave

E' successo nel paese dove abitavo fino a qualche mese fa, cinque chilometri da dove abito ora, che un sabato mattina Diego, il vicesindaco , abbia unito con rito civile una coppia di uomini. “normale” magari per una città, inusuale e stratosferico per un paese dal nome altisonante : “Torre Pallavicina” e diviso in tre frazioni di 500 abitanti l'una. Del genere non puoi fare una scoreggia che tutti gli altri millequattrocentonovantanove non sentano. Paesi problematici questi della bassa, l'ho sempre detto, bassa scolarità, tanti cottimisti, tanti proprietari terrieri. In più queste zone sono comunque oro. Per la tanta acqua, per la tanta ghiaia, per i terreni ormai così tanto “bonificati” da creare strapiombi di metri in una zona che altrimenti sarebbe piatta piatta. Per il mais , i diserbanti e le sostanze chimiche per rendere fertile una terra troppo sfruttata e per le piante che se il trattore non ci passa, che si taglino. Poi le cave, quelle ufficiali, quelle meno ufficiali. Fino a non molti anni fa a Torre c'era un laghetto maleodorante, mi ci aveva portato un amico. Non ci credevo, era una discarica abusiva di farmaci. Infatti dentro c'erano pesci enormi e, da non credere, gente che pescava. E per non farsi mancare nulla, allevamenti intensivi di maiali e di vacche che se il vento tira nella tua direzione, ti viene da pensare “ommioddio me la sono fatta addosso”. Un bel giro di affari e di soldi, infatti le droghe e l'alcool sono una piaga mica da ridere. Detto ciò , tutta questa zona che comprende diverse province, è, nonostante tutto, meravigliosa. Talmente meravigliosa che sembra che a quelli del Pirellone gli dia fastidio, infatti si costruiscono rotonde, brebemi, centri commerciali a più non posso, non vengono rispettati i parchi. A Torre Pallavicina ci sono ancora i feudi e se vuoi fare politica devi fare i conti con le grandi famiglie che gli rode molto, dato che è già il secondo mandato che non riescono a passare e in municipio stanno quei comunisti del centro sinistra. Che dare del comunista a uno del centro sinistra ci vuole una smisurata riserva di coraggio. Mi sono dilungato, ma era un contesto che a spanne andava un pochino spiegato. Dicevo che un sabato mattina, Diego, il vicesindaco, porta a rito civile una coppia di uomini non giovanissimi. Mi chiama Marco euforico “hai visto facebook?”-“no, oggi non ho voglia di aprire il computer”-“apri e va sulla pagina di Diego”. “love is love” Diego abbracciato ai due signori. Tutti e tre belli, eufemismo, ma belli sorridenti, molto sorridenti. “love is love” che bella cosa. Non conosco i due signori, per altro di un paese vicino, ma poi mi sono informato, gente conosciuta, impegnati nel volontariato e nel sociale e voluti bene da tutti. Vista la loro non giovanissima età, siamo praticamente coetanei, mi sono commosso. Poi ho cercato di informarmi. Stanno assieme da 40 anni e hanno fatto le cose alla grande. Arrivati con macchina decapottabile , alla faccia della nebbia e del freddo, preceduti da quattro motociclisti. Ho saputo che questa storia dei motociclisti è stata una sorpresa per loro. Alcuni motociclisti aderenti al moto club del loro paese avevano deciso di fargli questa sorpresa. Mancavano i Village People e sarebbe stato perfetto. Ho continuato a commuovermi. Per me non riuscirei a vedere nessun tipo di matrimonio, però due persone che stanno assieme da una vita , che sono stati ragazzi, adulti e ora si avviano per essere anziani, bè la possibilità di realizzare il proprio sogno e di dividerlo con la comunità che li ha sempre amati, per me è una cosa semplicemente meravigliosa. Infatti i commenti alla pagina fb di Diego erano entusiasti. Ma come nelle belle favole o come ai tempi del colera succede sempre qualcosa che cerca di turbare questo idilliaco clima di serenità. Possa essere la cattiva malvagia megera della favola, possa essere il colera di Marquez, qualcosa deve succedere. E ad un amico, Vittore, pure lui politico “comunista”, che sui miei commenti fb aveva scritto : “non fare che il raglio di un asino assurga in cielo”, avevo risposto : “qua non è il raglio di un asino, è proprio cacca”. In effetti forse non ne vale la pena parlare. Per la capogruppo di minoranza destra destra, forse una lettera rancorosa appellandosi a quel dio e a quei valori cui la destra destra si è sempre appellata pur non fregandogliene di nulla, era semplicemente un atto dovuto. Forse. Avete fatto scempio di queste terre bellissime, le falde acquifere hanno un tasso di inquinamento orribile , continuate a fare i vostri interessi e poi vi appellate a Dio per il fatto che due uomini si sposano? Se dicono che la percentuale di omosessuali in una popolazione è di circa il dieci per cento, la percentuale di chi ogni giorno si ammala e muore di tumori è notevolmente più alta. In queste zone. E' inutile e stupido invocare un dio e dei valori creati ad immagine e somiglianza di chi vorrebbe detenere o detiene un pur minimo potere. Per me non credente, dire Dio è dire rispetto. Se manca il rispetto per le persone e non solo per i propri interessi è inutile vomitare sentenze. Il papa dice che un sacerdote non può ( o non deve, non so) essere gay. Cosa succederebbe se rimanessero solo i preti etero? Oggi in giro con il cane mi avvicina un signore anziano e mi chiede se ho l'assicurazione per il mio cane. Alla  affermazione dice in dialetto “ fammi mordere un pochino che la pensione non mi basta”. Giuro è vera e il signore era serio. Già altre volte a Cesena avevo visto signori anziani aizzare i cani proprio per farsi mordere. Questi sono i problemi reali, la gente che non riesce a campare, non il dio che crea la famiglia naturale. Che poi in questi periodi se si parla a me di famiglia naturale, del genere fai un figlio fuori dagli schemi e lo butti via per salvaguardare l'onorabilità, mi viene un nervoso boia. Si, di quella lettera rancorosa e furibonda, ha ragione Vittore “il comunista”, non ne vale la pena parlare, che la merda rimanga merda e che i rancori possano macerare dentro a chi li prova. Per ora mi piace sorridere per la bella favolina dei due uomini che finalmente dopo 40 anni riescono a sposarsi, anche se solo con rito civile. Per loro tanta felicità. E casomai dovesse succedere che anch'io dovessi sposarmi… riformulo... e casomai qualche anima pia , prima o poi, desiderasse chiedere la mia mano , anch'io voglio i quattro motociclisti quattro, anche senza i Village People

martedì 29 novembre 2016

la nebbia agli irti colli, ma qua non ci sono colli

Sono discontinuo e quegli amici che ogni tanto leggono il blog, lo sanno. Quelli che mi conoscono lo sanno da sempre. Sono anche disordinato e chi se ne frega, ma fai di meglio se puoi, come diceva mia madre. Ormai da agosto abito in questo paese, si mi piace, mi piace la casa, ho anche un giardino con tre kiwi e un melo che ho già fatto potare, avevo anche una piantina di fico, ma divelta e distrutta dal cane. Ieri ho piantato una pianta da uva, cioè una vite, e un melograno, magari pianto un altro melo così non ci si passa più. Le persone sono gentili con me, mi sorridono, mi salutano, mi fanno i complimenti per il cane. Ho dei vicini con cui ho rapporti corretti : “buongiorno, buonasera, ciao come stai”. Non so se per il freddo o perché non amano avere vicini, anche se a loro dire sono finora l'unico vicino che gli va bene, ma ormai stanno tappati in casa e non li vedo più.
 
Ci saranno circa milleottocento abitanti, anche meno, compresi “centro”, frazioni e cascine. Due barbieri, due parrucchiere, una banca, un ufficio postale, due medici, tre negozi alimentari, un panettiere, una farmacia, sei bar di cui due anche ristoranti e uno pizzeria. Inoltre una pizzeria d'asporto e una rivendita di giornali , una volta anche tabaccheria. E tu ti chiedi, ma come fanno a campare? Poi un Santuario , una chiesa parrocchiale, un oratorio (con bar) e una chiesina a due metri da me. Un centro per anziani con ulteriore bar annesso . Quindi in tutto i bar sono otto. c'è pure l'asilo e le scuole elementari e medie. Dimenticavo c'è anche un ristorante da lusso, dove fanno matrimoni e occasioni speciali. Un negozio cartoleria e un negozio di vestiti che credo abbia chiuso. Alle ultime elezioni, quattro liste. Neanche milleottocento abitanti compresi anziani-anziani e bambini. C'è anche un consorzio dove vendono tutto per gli agricoltori, un fiorista, un meccanico e un gommista. Camminando tranquilli , in quindici minuti riesci a visitare tutto il paese, compreso chiese, escluso frazioni e cascine sparse. Un po' per il cane, un po' per il lavoro che faccio, un po' le chiacchiere sulla mia presunta liaison con Marco ( ma vi siete separati?) , credo mi conoscano tutti. E se qualcuno al bar chiede, riferendosi a me, “ ma chi èl chèl lè?”, tutti pronti a rispondere, appena io sono uscito.

Ero affezionato a questo paese, già ci avevo abitato tanti anni fa. Il grande amore, il fiume. Un fiume per me è qualcosa di ancestrale cui non potrei rinunciare, poi l'Oglio , almeno qua in queste zone di ghiaia, nebbie e fontanili è sempre da toglierti il fiato. Un fiume è mistero, è bellezza, è vita. Chiaro non è tutto idilliaco come potrebbe sembrare. I paesi di confine di queste zone della bassa, per tanto tempo dimenticati dal mondo, a volte possono avere non pochi problemi. Ma tutti hanno dei problemi e non ho voglia di parlarne. Io saluto tutti, tutti mi salutano, ma le chiusure a volte possono essere fortissime. Anche le umanità frantumate che per eccessivo pudore non si manifestano, ma te ne accorgi e vorresti dare una mano, ma non sai come e allora pensi, dai, un sorriso. Come in tutti i paesi, ci sono alcuni omosessuali dichiarati, altri che si sa e non gliene frega niente, altri che si sa , ma che negherebbero fino alla morte. Altri, si vorrei, ma mia moglie non vuole. Degli amici che avevo allora, sono passati tanti anni , non abbiamo più niente da dire. Simpatia.
 
Solamente con alcune ragazze ( allora), ora signore. Specie con una. Passo spesso davanti a casa sua e parliamo tantissimo riparati dalla cancellata perché i rispettivi cani, potessero sbranarsi, lo farebbero. Suo marito quando mi vede mi abbraccia forte forte e mi dice :”ciao bella figa” e io gli rispondo : “ti tira il culo?”. E in dialetto conclude: “ma io volevo farti un complimento”. Stasera sono passati da me padre e figlio che dovevamo chiedermi alcune cose. Il padre aveva il cappello e io mi ero dimenticato che il mio cane quando vede un signore anziano con il cappello diventa una bestia. Lo ha assalito rabbiosissimo, l'ho dovuto chiudere in una stanza. Il cane, non il signore. Oggi in un bar ristorante di frazione, a prendere le sigarette, entra un giovanotto arrivato in bicicletta. Uno con tanti problemi, droghe comprese. L'ho sempre salutato, mi ha preso le mani per farmi sentire quanto erano fredde le sue. Poi una ragazza (ex ragazza) con tanti problemi legati al fatto, credo, di non avere mai ammesso di amare una donna e purtroppo vittima di psicofarmaci. Era in un periodo nero, mi ha guardato ebete e mi ha abbracciato. Allora ho mentito e le ho detto : “sei bellissima”. Ha sorriso. D'estate qua in questi posti, il caldo carico di umidità ti fa impazzire, l'inverno carico di umidità ti regala le nebbie e vedi tutto ovattato. Ti adatti, ti abitui alla nebbia, arrivi persino ad amarla. Rimane la solitudine, ma è quella, è tua, indipendentemente da dove abiti. Rimangono i magoni e i problemi non risolti, ma quelli ce li hanno tutti. Anche se tu ne parli e tutti no. Mi dice il signore del cappello :”non stai facendo molti spettacoli in questo periodo”. Si è vero, a volte si creano certe situazioni, magari dei blocchi mentali.

Si è vero, dai Enzo, basta guardare il mondo come se tu arrivassi da chissà dove. L'altro giorno ho fatto la carta di identità nuova. Non c'era la solita signora, l'altra impiegata mi chiede : “cosa mettiamo come professione?” . Io rispondo “non metterei nulla, non so , attore, regista, fuori di testa” . Mi risponde : “no mettiamo attore che tè sei proprio bravo”. Mi ha convinto. Mi ferma poi una signora della via in cui abito , che è una delle vie storiche del paese: “in primavera facciamo la festa della strada, tè che sei del mestiere, ci dai una mano ad organizzare?” Stavo per risponderle : “va bene faccio le piadine romagnole”. Ma temo non avrebbe capito l'ironia. Ho voglia di rimettermi al lavoro.

martedì 27 settembre 2016

No, non sono stato adottato - ultima parte



Dicevo: la mia ricostruzione , dettata non solo da ipotesi, è che mia madre che prima aveva avuto una figlia, morta ad una settimana dalla nascita, poi sia rimasta ancora incinta. Un secondo figlio nato però morto. Oppure una gravidanza andata a male dopo qualche mese. Mi raccontava mia madre nei suoi momenti di confusione come la levatrice si fosse arrabbiata con mio padre, perchè sapeva che avrebbero dovuto andare subito in ospedale. Immagino e mi fa tenerezza il dolore di questi due ragazzi, allora di 23 anni, mia madre mi ha raccontato che mio padre ha iniziato a piangere in maniera disperata, non si riusciva a trattenerlo. Poi cosa sia successo non lo so , le ipotesi sono talmente tante che mi ci perdo. Mi ci sono perso.


Allora in quei tempi, non potere avere figli era considerato un handicap per una donna, adottare un bambino poteva rappresentare un momento di vergogna per l'intera famiglia, per cui succedeva che le cose venissero fatte di nascosto. In campagna, una levatrice e un medico in un triangolo neanche troppo vasto, possono fare molto. Non c'erano controlli, era sufficente portare in comune la carta della levatrice. Solo ipotesi e la testa che va per i fatti propri.

A volte ho l'impressione, parlando con diversi figli adottati, o genitori adottivi,che in fin dei conti non si sia mai completamente figli, o completamente genitori. " gli voglio bene come fosse mio figlio" - " voglio loro bene come fossero mio padre e mia madre"- . Mio padre,con cui non ho mai avuto buoni rapporti se non in età adulta, pochi giorni prima di morire mi aveva detto tenendomi le mani :" tu non sei figlio, sei molto di più" .
 

Mia madre ha sofferto molto , oltre le malattie le erano piombati tutti i lutti della sua vita e il tanto dolore con cui ha sempre convissuto. Ormai per lei non ero più un figlio. Negli ultimi mesi ero suo padre, sua madre, i suoi fratelli, ero l'angelo che la stava accompagnando, ero la sua ragione di vita ed ero il suo appoggio per il passaggio, ma non ero figlio. Pochi giorni prima di morire mi ha detto :" ti ho sempre voluto bene più della mia vita, se non c'eri tu sarei morta da tanto tempo, ma spesso mi sono chiesta cosa ho mai fatto nella mia vita per non avere mai avuto il diritto di avere anch'io un figlio mio". Il cuore frantumato. Per un attimo, solo un attimo, perchè comunque sono stato voluto bene. Come e più di un figlio.


Il ricordo cambia con gli anni, sono stati fatti diversi esperimenti a verifica di ciò. Con gli anni il ricordo si appanna, si appesantisce delle esperienze che nel frattempo hai maturato e cambia prospettiva o dimensione. Si è verificata la stessa cosa anche mettendo dei soggetti in ipnosi. Ho cercato di ricordare qualcosa, dei gesti, delle parole, dei fatti. Si ne ho trovati, però solo dopo i cinque anni di età, ma non posso affermare che siano esattamente tali. Ho sperato nel sonno, ma anche qua nulla di tangibile se non l'eco della ninna nanna di cui avevo già parlato. 
 

C'è un episodio, da anni lo ricordo in questa maniera, estate, avrò avuto sei, sette anni. Ero dagli zii, da parte di mio padre, quelli che abitavano un pò prima di Piavola. D'estate i miei lavoravano tanto e non mi volevano lasciare solo, così passavo le estati da qualche zio. Era mattina mi pare, c'era mia zia e le altre donne sedute sull'aia e arriva un giovanotto con dei tessuti in mano. Di solito i venditori ambulanti che andavano a cercare di fare affari nelle case dei contadini, d'estate poi, erano sudati, poveri quanto i contadini cui volevano vendere qualcosa, vestiti male e le scarpe come minimo impolverate. Questo giovanotto, a me sembrava alto, era elegante con pantaloni e giacca dello stesso colore, ben pettinato, educato , ai piedi aveva dei mocassini belli. Vendeva delle stoffe, le stoffe erano belle, ma lui non era convincente come venditore, su di una aveva buttato anche della benzina per fare vedere come la stoffa fosse ignifuga, un imbroglione insomma, ma bello e allegro. Mi è rimasto impresso perchè da sempre nei miei ricordi lui ha rappresentato la mia idea di bellezza maschile, ma soprattutto perchè non sembrava interessato a vendere le stoffe, non parlava neanche il dialetto, solo italiano. E continuava a fare domande su di me , chi delle donne fosse mia madre, quanti anni avevo. Tanta attenzione su di me, me ne ero innamorato e lo guardavo ebete e sarei voluto fuggire con lui. Così come un cagnetto bastardo, gli dai un sorriso e lui ti segue. Ricordo che nessuna delle donne aveva comprato qualcosa e poi avevano commentato un pò inquiete la presenza di "ma da dove è uscito quello lì?". 
 

Figlio o non figlio, a volte succede che una persona cresca e abbia addosso una continua voglia di fuga. Succede , può succere che una persona cresca e indipendentemente dal proprio aspetto fisico non si piaccia, si trovi perennemente inadeguato. Io faccio parte di questa schiera di persone, perennemente inadeguato al mondo e perennemente in fuga. Non ho mai abitato un posto per più di dieci anni, anche gli amori, quelli importanti, quelli che ti travolgono la vita, non sono mai durati più di tanto. Ne ho talmente paura che ora li evito. Mi raccontava mia madre, ma anche qua non so se in un momento di lucidità o in uno di quei momenti in cui i fantasmi le invadevano la mente, che aveva dovuto sottoscrivere un atto in cui si impegnava a non dirmi nulla prima dei 21 anni di età. Le ho chiesto, ma i miei 21 anni sono passati da tanto tempo. In effetti da quando ho compiuto 21 anni, sono successe talmente tante cose, spesso drammatiche nella vita mia e dei miei che come ha aggiunto mia madre :"non c'è stato tempo, non c'è stata possibilità, non c'è stata voglia e sono subentrate le dimenticanze". 
 

Sessanta anni e passa di età sono una vita, sei stato bambino, adolescente, sei diventato grande , avevi delle speranze e dei desideri, qualcuno l'hai realizzato, altri no. Il tempo corre veloce e ti ritrovi grande e sai che così veloci arriveranno forse altri anni, se ti va bene, comunque non troppi e la tua vita sarà irrimediabilmente conclusa. Forse varrebbe la pena pensare , io sono quello che la mia vita è stata e magari cercare di vivere al meglio , senza troppe ansie , quel poco o tanto che rimane. Un tramonto può essere bellissimo, anche se malinconico, uno non può bruciare questa bellezza, pensando a quando arriverà la notte o a cosa sarebbe successo se il tramonto fosse stato diverso.


Non ho mai amato il liscio, quello commerciale , attuale – una volta era diverso – e non ho mai amato neanche quello che ormai è diventato l'emblama di queste terre : Romagna mia. "sento la nostalgia del passato quando la mamma mia ho lasciato. Non ti potrò scordare casetta mia e in questa notte stellata io canto per te...." Ogni tanto qualche amico, per affetto o per prendermi in giro si mette a cantare questa canzone. Io vorrei sprofondare sotto un tavolo. Sono cresciuto con il liscio sia quello di prima sia quello commerciale poi. Finita la guerra, i ragazzi di allora avevano voglia di vivere, di ricostruire, nascevano le case del popolo, le balere. 
 

Non c'era niente altro nelle campagne – il cinema era solo in città.- e si aspettava il sabato sera per andare a ballare o giorni particolari per fare "il veglione", praticamente tutta la notte. Le sorelle erano accompagnate dai fratelli o dai genitori, chi abitava in collina scendeva scalzo, poi si puliva i piedi e si infilava le scarpe pulite, l 'unico paio di scarpe buone che avevano. Mio padre era un ottimo ballerino di valzer e manzurke , meglio di lui il fratello di mia madre. Sempre con l'adrenalina in corpo. Una volta lui e un suo amico non trovavano donne che ballassero con loro, allora sono saliti su di un tavolo ed hanno iniziato a danzare loro due. Mia madre non sapeva ballare, per lei bambina la guerra era stata terribile e aveva visto troppe cose che le hanno ferito il cuore per sempre e il ballo le sembrava una sciocchezza. Mio padre era come tanti ragazzi e ragazze di allora. Problemi si, ma poi ti metti a ballare e dimentichi tutto. Cantava e fischiava in continuazione, i tanghi più patetici , i più malinconici. "laggiù nell'Arizona, terre di miti e di chimere..." e mia madre urlava "basta". 
 

I miei ricordi sono i loro ricordi, i miei ricordi sono la vita che ho vissuto in una maniera piuttosto che un'altra. Fratelli o non fratelli, anche se li trovassi, saremmo solo degli estranei, forse neanche loro hanno voglia di cercare o trovare. Forse neanche sanno. A questa età non è un fratello che si va a cercare, è una idea e l'idea quando si concretizza non è mai come la immaginavi. Però questa idea continua a tormentarmi.


Sogno tanto, quando dormo, quando sono sveglio, ho anche le visioni spesso e vedo pure qualche volta i fantasmi che io chiamo i mei fantasmi barboni. Perchè in genere hanno le sembianze di un barbone. Diverse notti, prima di andare a letto immaginavo, "vedevo", l'incontro con questi miei ipotetici fratelli. Dentro una casa, ma non sono mai riuscito a "vederla". Eravamo in cucina, una cucina grande, contadina, con una porta e tre scalini che portavano ad un'altra stanza. Vicino al tavolo c'erano tre persone che sedevano, si alzavano, parlavano. Seduti su di un muretto io e un altro che parlava una lingua straniera. Ogni tanto gli davo un calcio ed inziavamo a ridere. Oppure mi vedevo, solo con questo uomo, immersi in una grande vasca di acqua, vicini, senza parole, sempre senza parole. Ogni tanto uno dei due appoggiava il braccio sulla spalla dell'altro. Solo un attimo e con discrezione. Una grande vasca di acqua.


Ho letto un libro, non ricordo il nome o l'autore, la storia di due gemelli. Spesso in fuga per costruirsi una propria vita, ma incapaci di stare senza l'altro. Fin da piccoli avevano dormito in un unico letto matrimoniale, sempre vicini senza mai toccarsi e da vecchi, il materasso matrimoniale era praticamente affondato ai lati con una sorta di collina in mezzo. Avevo letto una bella lettera che un signore aveva dedicato al gemello appena morto. Cresciuti sempre assieme, sempre assieme nella stanza da letto, due letti separati , ma vicini. Quando erano diventati grandi avevano comprato una casa assieme, con tante stanze, ma avevano scelto di dormire nella stessa stanza, due letti separati, ma vicini. Questa era la vita che da piccolo immaginavo dovesse essere la mia, magari un pochino più separati e non così appiccicati, ma pur sempre vicini. 
 

Ritorno spesso in Romagna, è un legame che se anche occorre andare oltre non riesco e non voglio spezzare. Da Piavola , dopo un salto al cimitero per un saluto ai miei e ai loro parenti, vado verso ovest, verso la toscana. Subito dopo Piavola una zona non bella, proprio mi è è ostica e si chiama San Romano, ma poi c'é Linaro, borghetto medievale aggrappato ad una rupe , giusto quattro case e di qua inzia il paesaggio meraviglioso, chilometri di boschi e di foreste incontaminate. Per un certo periodo avevo pensato di abbandonare tutto e di trasferirmi , magari più su , più vicino alla toscana, ma la vita è quella che vivi e non puoi cancellare il tuo presente in funzione di un ricordo o di un rimpianto. 

I miei genitori avevano 23 anni, erano molto belli e la vita è stata dura con loro, poi hanno deciso, più mia madre che mio padre, che quel bambino grosso, con gli occhi a mandorla, arrivato da chissà dove, dovesse essere figlio loro e forse tutto il resto non ha importanza. Rimangono i miei sogni, i miei fantasmi, il dolore lancinante a volte, molto lancinante, ma credo di essere una persona fortunata. Rimane il profumo di quella terra incastonata fra le montagne e il mare , i tanti racconti e le tante mancanze. Rimane l'alito di vento di una presenza che non conosco e che spesso sento vicino, una sorta di legame invisibile che non si riesce a staccare.

Queste cose le avevo scritte mesi fa, le avrei volute pubblicare in agosto. Ma non era tempo. Avevo quasi accantonato, ma non mi piace accantonare. Le mie ricerche per ora sono ferme. Ho tanti altri elementi che potrei andare avanti a cercare tutta una vita. Elementi e non solo parole, che per pudore e per rispetto non potevo e non posso raccontare. Ora non ho voglia, non ho più voglia, di cercare intendo. Troppo faticoso e mentalmente pericoloso. Ci sono momenti in cui il cuore inizia a battere forte come quando stanno per arrivare gli stati di ansia e di panico, ma riesco a tenerli a bada perchè ho ben presente la fortuna della mia vita. 

Ora ho un cane, follemente innamorato di me, ho degli amici preziosi, ho un lavoro che continua ad affascinarmi, non ho rapporti affettivo sessuali di nessun genere, ma non è una mancanza, è una scelta. E come ho detto qualche pagina fa : ho me. Non so se riuscirò a mettere in scena queste pagine come avrei desiderato, chilossà, ma dovessi farne uno spettacolo come concluderei?

Con un pezzo lancinante da strapazzare il cuore tipo : lascia che io pianga? Nooo. Dovessi concludere un eventuale spettacolo teatrale mi piacerebbe un sorriso e un classico "mazurkone" romagnolo : "È la mazurka di periferia scaccia pensieri tanta allegria. Con la mazurka di periferia ti vien la voglia di fare l’amor." e mi metterei a danzare. C'era una sorella di mia madre, sordomuta, cui ero molto affezzionato, anche lei amava danzare, ma da sola. Il fatto di sentire o non sentire la musica non la riguardava. Poi quando nelle varie balere le facevano notare che la musica era terminata, lei faceva il gesto dell'ombrello e continuava a danzare. Dovessi terminare questo pezzo, a livello di scrittura o anche a livello teatrale concluderei , dopo la mazurka ballata su di un tavolo, con un grazie ai miei genitori, alla mia vita e a quel fratello gemello che non ho mai incontrato, ma cui ho voluto e voglio bene. E un grazie anche a chi ha "buttato" il proprio tempo per ascoltare questa mia piccola storia. Grazie

No, non sono stato adottato - fine

martedì 20 settembre 2016

No non sono stato adottato - terza parte


Non sono molto bravo a cucinare e con i dolci ancora peggio. C'era un dolce particolare che poteva però essere anche salato, l'avevo mangiato da piccolo, una specialità di mio padre . "É bustréng", il bustrengo. Dopo la morte dei miei mi era venuto il desiderio di preparare questo dolce. Ho cercato e trovato la ricetta, credevo di avere rispettato tutte le regole, gli ingredienti, tutto insomma. Il risultato: immangiabile. La mattina dopo, in giro con il cane, ho iniziato a canticchiare :"oh bà, ho fat é bustréng, ma é faséva schiv" ( babbo, ho fatto il bustrengo, ma faceva schifo). Improvvisamente mi è sembrato di vedere di fronte a me la faccia di mio padre che rideva divertito e diceva allegro " sei un patacca". Ho iniziato a ridere anch'io e continuavo a ripetere " a sò propri un pataca". 
 
Diversi anni fa , ancora prima del sogno in cui accompagnavo mio padre in stazione , l'avevo sognato che lui arrivava da me con un tappeto arrotolato e appoggiato a mò di sacco sulle spalle, e in mano una chiave , con targhetta numero 45. Mi sono perso mesi per interpretare questo sogno, ho anche cercato di scriverci sopra uno spettacolo, lavoro inutile e mi da ancora fastidio non essere riuscito a dare una interpretazione adeguata. Mia madre l'ho sognata poche volte dopo la sua morte, sempre seria e questo mi fa sentire in colpa per il tartassamento di domande cui l'avevo sottoposta. E anche per avere tirato fuori cose che lei non voleva si sapessero.

Da una parte c'è un figlio, subentrano dei misteri e credo il diritto di sapere. Dall'altra una madre che su questi misteri ha costruito un muro ormai sedimentato e ispessito dal tempo, una madre che sta male e che avrebbe diritto di viversi gli ultimi suoi tempi in maniera serena, aldilà delle malattie. Ma era più forte di me. Ad un certo punto mia madre ha iniziato a parlare di me come fossimo due. Io, il figlio naturale e l'altro quello adottato, poi sono arrivati racconti precisi e continui e ha iniziato a parlare di miei fratelli sempre rifutandosi di parlare della madre o del padre di questi fratelli e un nome ben preciso che continuava ad essere ripetuto. Ad un certo punto ho fatto una cosa che da un pezzetto volevo fare. Sono andato all'ufficio anagrafe del comune di Cesena per richiedere un certificato completo del mio atto di nascita. Prima volta un giovanoto gentile, freddo, non si riusciva a trovare il fascicolo. Il fascicolo dei nati nel mio anno c'era e molto grosso, poi il giovanotto ha avuto un colpo di genio ed è andato a recuperare un fascicoletto tutto sommato piccolino. 

Trovato il documento, noto con piacere niente di strano. Figlio dei miei genitori, allora ho avuto le visioni per tutta vita. Soddisfatto. In piazza del comune riguardo il documento e non riuscivo a capire bene. Nato in strada Valdinoce numero 23. Pensavo che strada Valdinoce, fosse una via di Cesena. Che strano, ma io ero nato in casa a Piavola, in quella parte che doveva essere Mercato Saraceno e invece segnato come nato a Cesena. Sempre fermo in piazza, sotto la fontana, telefono a Marco :" vammi a cercare in internet in quale zona di Cesena c'è una strada Valdinoce" . Dopo qualche minuto mi richiama : "Non esiste nessuna strada con quel nome a Cesena, l'unica strada Valdinoce è una frazione del comune di Meldola". Vacca boia.

Sono arrivato a casa, mia madre non stava bene : come mai sei stato via tanto?" – " ho incontrato degli amici e ci siamo fermati a parlare". Ho iniziato a fare le mie ricerche in internet e poi ho disegnato quel triangolo mappa di cui parlavo all'inizio. Borello, Casalbono, Case Venzi, Strada Valdinoce/ Borello, Borgo delle rose, Piavola/ Piavola, strade sterrate in mezzo ai campi, Strada Valdinoce.Veramente il triangolo andrebbe un pochino allargato, ma ci sono dei fatti e delle persone che potrebbero essere riconoscibili e non voglio creare ulteriori casini rispetto a quelli che ho già combinato. Da Piavola i percorsi per arrivare a Strada Valdinoce sono due. Tutta questa zona comunque abitata da persone vicine a mia madre, pur con diversi gradi di parentela. Una sorta di ragnatela protettiva. 

Da anni nessuno abita più questi posti. La casa dove abitavano i genitori di mia madre era in cima ad una collina, vicinissima a Piavola, ma frazione Casalbono. Una casa grande bianca, che per me è sempre stata meravigliosa. Da li si controllava tutto il paese, ora totalmente crollata. Da una parte la strada sterrata e i campi, da quell'altra ancora campi e una grossa buca per la raccolta dell'acqua piovana. Tutta attorniata da salici piangenti. Quella strada sterrata sempre in salita ripidissima , è la strada che attravrsando un borghettino di poche case, chiamato "le balze" e poi una casa detta " la casa bruciata" arriva su a Case Venzi e strada Valdinoce. Pochi chilometri tuttosommato, non distante da dove credevo di essere nato, ma altro territorio, territorio straniero. Aldilà del crinale, frazione di Meldola, zona forlivese. Che strano, i miei mi hanno sempre parlato della guerra, del dopoguerra, la ricostruzione, mi hanno raccontato i posti, ma non avevo mai sentito parlare di strada Valdinoce. 

 Mi sono studiato tutta la zona, poi ho preso la macchina ed ho iniziato a percorrere queste salite tortuose ripidissime. Ad un certo punto, finite le quattro case di Casalbono, finite le quattro case di Case Venzi, improvvisamente il vuoto. Vento forte, calanchi e burroni da paura, nessun albero. Bellezza allo stato pure, vertigine. Miniere abbandonate. Arrivato in cima, fine strada Casalbono, a sinistra, strada Valdinoce, a destra non lo so. Strada lunga, pianeggiante, stradine laterali che portavano alla diverse case contadine, cimitero abbandonato, poi il paese. Poche case diroccate, altre ricostruite come ville da lusso. Una chiesa e un castello. Piacevole il paesaggio, tranquillo, rilassante, ma io non avevo nulla a che fare con queste zone di "stranieri". Non avevo voglia di scendere dalla macchina, neanche un bar per fermarsi e fare quello che fa le domande. Al ritorno la casa tutta blindata da inferriate di cui avevo già detto e il cavalluccio a dondolo. 
 
Non c'era nessuno in giro, neanche un posto per parcheggiare, solo vento, aria pulita , stordimenti. Cosa c'entravo io con Val di Noce? Sono andato altre due volte in comune a Cesena. La seconda volta ho incontrato una impiegata molto gentile, disponibile, le spiego che non sono nei registri normali , ma in uno piccolino depositato in un altro archivio. Notiamo, mi fa notare che sotto nato a strada Valdinoce numero 23 c'era segnato un altro indirizzo (molto lungo) cancellato con un raschietto. Nè lei nè il primo impiegato che nel frattempo ci aveva raggiunti, mi vogliono spiegare del perchè del registro diverso. Vorrei vedere se nelle pagine successive c'è qualcun altro nato nello stesso posto, nella stessa via e stesso numero, ma dicono che non si può. La terza volta trovo una impiegata scorbutica con cui ci scontriamo subito, qualsiasi cosa io dica le da fastidio, riguardiamo i registro. Si, ammette c'è qualcosa di strano, si anche lei è originario delle zone di Borello e ammette che strada Valdinoce è altra cosa, altro territorio. Dice no, non sono stato adottato perchè il registro degli adottati è un altro. Le chiedo perchè non sono nel registro ufficiale. Ha un attimo di pausa e risponde : qua sono registrati quelli nati in casa. Prima anni 50, soprattutto in campagna tutti nascevano in casa. Le chiedo come mai nato in strada Valdinoce che è Meldola e io risulto Cesena? Mi guarda come per dire "cavolo vuoi da me?" Anche lei però ammette che la cancellazione del primo indirizzo è cosa strana, si vedevano dei segni , aveva fretta, neanche lei mi ha voluto fare vedere le pagine prima o le pagine dopo. E tutti mi dicevano, lascia perdere. 
 
Durante la guerra e subito dopo la guerra Valdinoce aveva più di trecento abitanti, ora saranno una ventina. C'era anche un podestà, forse anche dei presidi militari. Sono tornato diverse volte su, speravo che i fantasmi del luogo, quelli che mi invadevano la mente mi aiutassero a trovare una soluzione. Ho chiesto una volta ad un signore "Scusi dov'è il numero 23?" che non ho mai trovato. Eppure esiste nei mappali del comune di Meldola. Ma questo signore abitava li da pochi anni e non sapeva rispondermi, però era molto curioso. Ho farfugliato delle scuse, avevo mia madre ancora in ospedale, non volevo creare problemi
Gli ultimi tempi, mia madre alternava momenti di vuoto e sfasamenti a momenti di lucidità. Alcune cose ritornavano spesso nei discorsi, su alcune cose non ci sono mai state contraddizioni. Avevo analizzato tutti i racconti di donne disperate, buttate fuori casa, a volte irrequiete , a volte vedove. Avevo analizzato i racconti dei vari bambini abbandonati, ho cercato di entrare nella vita dei miei parenti, ma non sono riuscito a trovare nulla. Vorrei raccontare di queste cose, ma andrei a ferire la sensibilità di chi è rimasto, andrei ad aprire altre voragini che hanno a che fare con la vita di troppe persone. Non posso, e non devo. 
 
Alcune cose nei racconti di mia madre ritornavano in continuazione e in maniera assolutamete precisa. Quattro fratelli: tre maschi e una femmina, più grandi di me. Un nome, Giorgio, continuamente evocato e una grossa tragedia. Alcuni giorni prima di morire avevo chiesto e poi mi sono giurato che non avrei fatto più domande chi era la madre di questi mei fratelli , e mia madre mi ha risposto con grande dolore "non lo so, tutto quello che sapevo te l'ho detto, altre cose non lo so. Lei, l'ho vista solo una volta, è di Meldola, di più non so". 
 
Un amico che è stato adottato mi ha detto : " non hai diritto a chiedere, non hai diritto a cercare, qualunque cosa sia, le tue radici sono i genitori che ti hanno cresciuto". Una volta, negli ultimi periodi, mia madre mi aveva detto :"tu non hai fratelli gemelli perchè i gemelli nascono da una sola sacca, voi eravate in due sacche diverse" e ha iniziato a rimproverarsi di non averci presi tutti e due : "tuo padre non voleva, non ha mai voluto". L'altro era Giorgio?

Ho provato a chiedere ad alcuni parenti stretti, ma nessuno sapeva, anche se sì in effetti hanno cominciato ad ammettere che fisicamente non avevo nulla in comune con nessuno di loro. Ho provato a chiedere ad un cugino di mia madre che ai tempi abitava quelle zone, ma mi ha insultato trattandomi da millantatore bugiardo. Non mi ha ascoltato , è andato su tutte le furie. Ho provato a parlare con il figlio di una persona , già morta, di cui ho gli elementi necessari per ritenere che sapesse tanto, ma anche qua non mi ha voluto ricevere e al telefono mi ha trattato malissimo. 
 
Ho provato a cavalcare tante ipotesi, ma non esiste nessuna carta, non esiste nulla. Non sono stato adottato, dai fogli c'è scritto che sono figlio dei miei genitori. Ho analizzato le carte mediche accumulate negli anni: aldilà dei gruppi sanguigni ( non mi fidavo di internet e ho chiesto anche a diversi medici e tutti la stessa risposta : impossibile), c'erano anche tante altre questioni che stavano ad indicare che non avrei potuto essere figlio naturale di mia madre e di mio padre. Ma nessuno sa niente. I carabinieri di Borello, il capitano non mi ha voluto neanche ricevere, nessuno mi ha voluto ricevere, mi ha ascoltato per telefono – avevo, ho, degli elementi e delle ipotesi abbastanza fondate – mi ha risposto che non hanno più documentazione di quegli anni. 

Ho parlato prima al telefono, poi mandato una lettera alla guardia di finanza di Forlì, perchè mi risultava ci fosse di mezzo un ufficiale della guardia di Finanza. Non ho mai ricevuto risposte. Ho contattato tanti preti, ma tutti mi dicevano lascia perdere, non riuscivo neanche a trovare il mio certificato di battesimo. Dove avevo ricevuto la cresima in una chiesa di Cesena, non c'era . Ma poi ci sono riuscito e ho scoperto che oltre Enzo e Giuseppe, mi chiamavo anche Paolo: battezzato a Piavola quando invece avrei dovuto essere stato battezzato a Casalbono. Quattro giorni dopo la nascita. Giuseppe Paolo Enzo. Mi ha sempre creato problemi avere due nomi, con tre sono andato in tilt. 
 
Ci sono due signori, professionisti importanti allora, gente ricca, proprietari terrieri, due fratelli di cui ho sempre saputo, abitavano non lontano. Non so quale dei due, ma uno ogni tanto capitava da noi a Cesena finchè un giorno mia madre gli aveva detto di non farsi più vedere, lei era una donna per bene, sposata e non voleva si creassero chiacchiere su di lei. Questo signore mi era stato anche presentato. Non credo sia un ipotetico padre naturale che magari aveva approfittato di qualche ragazza contadina nelle sue proprietà. Però sono convinto che qualcosa sapesse. La mia ricostruzione dei fatti, neanche troppo campata per aria è questa: In una notte di agosto di tanti anni fa, una ragazza, bella , giovane con la vita nel corpo subiva un aborto di un bambino che lei e suo marito, altrettanto giovane, bello e pieno di vita, avevano voluto a tutti i costi dopo la morte della prima figlia. La levatrice si era arrabbiata con l'uomo perchè lo aveva avvertito "questa donna è a rischio di aborto, al primo segnale la devi portare in ospedale". Forse aveva detto loro che non potevano più avere figli. E forse gli ha detto di aspettare e di non parlare con nessuno. Forse anche l'intervento di un medico. Il signore o il fratello di quel signore che ogni tanto capitava da noi a Cesena. 
 
Forse la notte stessa, forse il giorno dopo, o forse il giorno prima, in un'altra casa , a non troppi chilometri di distanza, in un posto dove c'erano stati i fascisti e i nazisti, nasceva un altro bimbo, non voluto o non potuto tenere, forse per una tragedia familiare. So che quella notte c'è stato qualche via vai di macchine . Avevo già detto, allora la macchina era un lusso, i miei non avevano neanche una bicicletta. Forse la levatrice e il medico, hanno combinato le cose. Non posso raccontare i rapporti di alcuni parenti di mia madre con questo medico e con questa levatrice. So con sicurezza che nessuno dei parenti di mia madre o di mio padre erano presenti alla mia nascita, quando invece per qualsiasi piccola cosa c'erano sempre.

Un bambino nato morto e un'altro nato sano e pieno di vita. Il primo voluto a tutti i costi, anche della vita, il secondo non voluto. Quando avevo parlato con la terza impiegata dell'anagrafe di Cesena, quella antipatica, le avevo prospettato questa ipotesi dello scambio, poi sono dovuto stare zitto perchè lei ha iniziato a blaterare che questo era reato e andava denunciato. Denuncio dei morti? Per una ipotesi, molto verosimile , ma pur sempre ipotesi?
Da quando mia madre ha iniziato a stare seriamente male e dal momento delle mie ricerche, sono iniziate strane coincidenze. 

Un anno dopo la morte di mio padre, giorno dei Santi, eravamo al cimitero. C'era un signore, poco più alto di me, sembrava nessuno lo conoscesse. Faccia simpatica, vestito con una cura ed una eleganza quasi antiche, le mani grandi da lavoratore. Mi dava l'idea del proprietario di una azienda agricola o di un professionista che in pensione si fosse messo a lavorare nei suoi campi. Non l'ho guardato molto, lui guardava me e mia madre e stava fermo. Poi ad un certo punto ha iniziato a parlare con mia madre, lei sembrava non conoscerlo, poi ad un certo punto gli ha sorriso e gli preso le mani. L'uomo continuava a guardare me. Mia madre è sempre stata molto espansiva ed ogni persona che incontrava del proprio passato, erano, come si dice in romagna, grandi feste e sempre mi chiamava per presentarmi. Orgogliosa : "mio figlio". E ancora più orgogliosa dato che spesso dicevano che ero uguale a lei, che non era affermazione scontata. 

Io dovevo sistemare i fiori, non mi sono avvicinato per pudore, ho sorriso e siamo partiti. Questo signore rimasto sempre lì. In macchina al ritorno verso Cesena incomincio a focalizzare: non troppo alto, piacevole d'aspetto, suppergiù la mia età, un pò più chiaro di me. Diverso rispetto agli altri con una aria a me familiare e quasi da straniero e i tanti capelli esattamente uguali ai miei. Lui ben pettinato e curato, io no, non è mia abitudine pettinarmi. Ho chiesto a mia madre :"chi era quell'uomo?" . Lei di solito ad una domanda del genere mi elencava tutti i gradi di amicizia o parentela che l'avvicinavano ad una determinata persona. Mi ha risposto in maniera dura "è il figlio di una signora che conosco" e poi si è chiusa nel silenzio. Gli aveva preso le mani con affetto, con rispetto, era commossa, per un attimo aveva indicato me, l'uomo aveva sorriso lievente, ma era un sorriso da commozzione. Mai più rivisto. 

Dicevo sono iniziate una serie di strane coincidenze, che troppe volte non possono essere solo coincidenze, oppure sono pazzo. Gente che mi avvicinava , che aveva voglia di parlare, che cosa c'è di strano. Perloppiù gente giovane, ma tutti avevano caratteristiche molto simili, non altissimi, i capelli neri, la pelle un pochino abbronzata e gli occhi un pochino allungati da farli sembrare degli stranieri. Compresa una coppia di gemellini ventenni, ma con gli occhi azzurri. Ne avevo parlato con mia madre e lei con un sorriso : " ti stanno cercando anche loro, sanno che esisti, ma non sanno che sei tu". Mi pregava spesso dopo momenti di silenzi di andarli a cercare, i miei fratelli. Si sentiva in colpa perchè aveva potuto prendere solo me, ma eravamo molto poveri , non avrebbe potuto. Specialmente si sentiva in colpa verso quel Giorgio, di un anno più grande di me o addirittura mio gemello ( da sacche diverse) , mi diceva che era biondino di capelli e che era bello. Ridendo avevo chiesto a mia madre: " ti hanno dato quello brutto e si sono tenuti quello bello?" lei si era arrabbiata: "no li hanno messi tutti quanti in collegio". Ho cercato in internet tutti i possibili orfanatrofi di Forlì e Cesena e dintorni negli anni 50, ma non ci ho capito nulla.
 
Per due anni ho girato in lungo e in largo quel pezzetto di Romagna senza riuscire a trovare nulla. Un giorno, ero a Cesena con il cane, sapevo che mia madre non avrebbe avuto ancora molto da campare, allora ho deciso di portare il cane nelle zone bergamsche dove abito io, di organizzarmi in modo da potere passare gli ultimi giorni con lei. Neanche due giorni mi chiamano di notte, mia madre era morta. Ho corso in autostrada, quando sono arrivato già alcuni parenti e lei ancora calda. Fuori c'era la neve, ancora febbraio, esattamente tre anni dalla morte di mio padre. Ho fatto il padrone di casa, ho accolto i parenti e gli amici e anche se non avevo voglia, ascoltavo le loro chiacchiere. E ogni tanto qualche cugino buttava fuori una frase un pochino strana, ma avevo la testa altrove per chiedere delucidazioni. I miei mi hanno sempre insegnato che non si può piangere in pubblico, ci deve essere dignità anche nel momento della morte. Volevo che i fiori ricordassero un giorno di primavera e quando siamo arrivati in collina , la in cima dove c'era la chiesa e il cimitero, è spuntato un pochino di sole. Vicino al prete, il giovanotto che suonava la chitarra era un mio amico e questo mi ha dato un pò di sicurezza. 

 Ho voluto io ricordare mia madre. Avrei desiderato e forse lo avrebbe desiderato anche lei, raccontare pubblicamente le cose che avevo scoperto, ma non ho avuto coraggio. Erano presenti sua sorella e l'ultima sorella di mio padre e anche un'altra cognata, pure loro già anziane. Le avrei fatte svenire. Ho ricordato quel posto, Piavola, paese mitico per mia madre, ho raccontato della miseria e del dopoguerra. Ho detto che ad un bambino che nasce, non interessano dna o gruppi sanguigni. Un bambino che nasce ha bisogno di affetto e di essere cresciuto e di essere voluto bene. E di questo dovevo ringraziare mia madre. Avevo portato un cd con una ninna nanna dell'est europa, volevo che l'uscita dalla chiesa fosse accompagnata da questa ninna nanna, ma non ne ho avuto il coraggio. 
 
Fantasie di una persona forse impazzita, ma ho sempre avuto l'idea, l'impressione, che dal momento della mia nascita qualcuno mi abbia preso in braccio e prima di consegnarmi a mia madre, mi abbia cantato una ninna nanna. So che in quell'attimo mia madre mi ha rifiutato, non ero il figlio che voleva, me l'ha sempre raccontato chiedendomi scusa perchè si sentiva in colpa, ma poi mi ha sempre detto che io ho iniziato a piangere, mi hanno appoggiato al suo petto e lei ha detto :"si, sei tu mio figlio". 
 
Anni fa avevo portato mia madre a trovare una sua cugina, quella che ad un mese dalla mia nascita aveva esclamato : "fortuna che è già finita la guerra, altrimenti avrei detto fosse il figlio di un marrocchino". Non l'avevo mai conosciuta. Era stata data in sposa bambina ad un uomo molto più vecchio, grande invalido di guerra che lei odiava e si erano trasferiti. Appena ci ha visti , continuava a guardarmi divertita e stupita, poi aveva detto a mia madre :" ommioddio è uguale a te". E mia madre aveva risposto " per forza è mio figlio" ed hanno iniziato a ridere e ad abbracciarsi. 
 
Dopo due anni di ricerche , senza mai approdare a nulla, ad un certo punto faccio un sogno. Mi compare un uomo vestito con eleganza, la faccia oscurata e mi dice " e' inutile che continui a cercare, stai perdendo il tuo tempo. Io sono morto e sono tuo fratello". A parte il fatto che uno si sveglia di malumore, non so esattamente cosa voglia dire questo sogno. Forse ero io che mi stavo dicendo " stai perdendpo il tuo tempo". Come nelle depressioni, spesso ci si costruisce degli alibi, per girare attorno ai problemi, per evitarli, per non affrontarli, per paura della vita. 
 
Io non so cosa siano le radici o se esistano realmente, o se è solo un fatto culturale di questi ultimi anni. Allora non si capirebbero i popoli nomadi, non si capirebbero le migrazioni. Radici è dove vivi, è dove c'è gente che ti vuole bene, è dove tu ti trovi bene. Che non vuol dire necessariamente il posto dove sei nato o vissuto o le persone con cui sei cresciuto. Le radici sei tu, qualunque parte vai te le porti dietro. 
 
Cercare un fratello mai conosciuto, cercare dei genitori naturali , no io miei eventuali genitori naturali proprio non li vorrei conoscere, non è cercare delle radici. Quelle che tu avevi con loro sono già spezzate e ne sono cresciute altre. Un fratello non diventa tale perchè ha un dna simile al tuo, un fratello non diventa fratello dopo sessanta anni. Sono sempre stato invidioso di quei figli che sembrano la fotocopia dei loro genitori o dei loro parenti. A volte mi guardo allo specchio e penso , ma ci sarà pure in giro qualcuno con una faccia simile alla mia. A me sarebbe piaciuto trovare , casomai realmente esistessero , dei fratelli per vedere come sono le loro facce, i loro capelli, i loro occhi. Quello che non c'è stato non si recupera, però avrei desiderato un abbraccio e poi chiaro, ognuno per la propria strada. Mi sarebbe piaciuto trovare mio fratello, quello gemello, per vedere come le vite diverse possano avere plasmato uno o l'altro. Volevo un abbraccio.

Sono sempre stato affascinato dai gemelli, io sarei quello più chiacchierone, o quello più silenzioso che segue sempre l'altro? Ma non si può costruire una vita con quello che non c'è stato, si rischia di dimenticare quello che c'è stato, si rischia di essere ingiusti con quello che c'è stato. Nelle mie ricerche, praticamente tutti mi hanno sempre detto, lascia perdere. In effetti , dovrei andare a scavare nella vita di altri che non vogliono sapere o non sanno, non posso scombussolare la vita di altre persone. 

In mano non ho nulla, non sono stato adottato, non ci sono carte, risulto figlio dei miei, non ci sono carte, non ci sono ricordi, sembra che nessuno sappia e spesso sembra che io mi sia inventato tutto. In mano non ho nulla: delle sensazioni, dei sogni, delle parole forse in parte vere, forse in parte falsate dalla malattia. In mano ho tre gruppi sanguigni incompatibili fra loro. Ho delle cartelle cliniche che danno indicazioni ben precise. Sempre un altro medico una volta , dovendo mettere insieme i problemi fisici di mia madre mi aveva chiesto : " ma tu quando sei nato eri giallo, eri ammalato, come hai fatto a nascere?" fanculo ho pensato, sono nato, ero grosso, scuro di capelli e stavo benissimo. Ho un atto di nascita che dice come io sia nato non dove ho sempre creduto. Una via scritta sopra ad un altra cancellata con il raschietto. Niente altro.
Però ho me.......................... continua