martedì 30 settembre 2014

Strane cose qua nella bassa

Strane cose qua nella bassa. Un architetto aggredito, una sindaca che gli è arrivata a casa una busta con tanto di lettera minatoria e bossolo di pistola, mega centri commerciali sempre più vuoti, una autostrada chiamata brebemi che affianca un'altra autostrada, che ha devastato un territorio bellissimo e sempre vuota. Le prime nebbie autunnali la mattina presto e in lontananza gli spari dei cacciatori. Trattori carichi di mais, allevamenti di maiali e vacche, Gerundia felix come il titolo del mio spettacolo che in aprile concluderà questa nostra strana stagione di teatri di pianura. In questi giorni e senza malinconie mi ritrovo, specie in macchina, a ripensare a diverse cose della mia vita e la voglia e la necessità di essere sempre un pochino nomade. Forse invidio , ma neanche troppo, chi nato in un posto, li continua a viverci e li ci muore. Non ho mai fatto ferie vacanze in vita mia, mi sono sempre spostato per lavoro, per viaggiare, per cambiare la mia vita e non saprei ragionare diversamente. Ora mi dispiace un po' per il mio cane che è un pochino stanziale ed abitudinario e farlo salire in macchina devo prenderlo su di peso come un sacco di patate da 35 chili. Quando giovanotto , finito il militare, ho abbandonato Cesena per andare ad abitare a Bologna ,uscivo da uno schema programmato e mi stavo buttando, a qualsiasi prezzo, dentro viaggi avventurosi. Non avevo mai girato, non ero mai andato da nessuna parte, d'estate poi lavoravo al mare per mantenermi gli studi. E improvvisamente altri mondi e altre realtà. E tanto cinema, praticamente un film a sera e poi anche il teatro che all'inizio pensavo fosse solo quello “ufficiale” e i concerti i pomeriggio tardi finito il lavoro. Solo di musica classica dato che ero un po' fighetto e neanche sapevo cosa fossero i grandi concertoni rock. Poi improvvisamente il 77 e l'idea di realtà che mai avrei immaginato. Le prime performance di body art, forse anche Marina Abramocic. Il teatro povero che veniva dall'est, il living che veniva dall'ovest , la nuova danza dal canada e dalla francia, il teatro di strada dall'Olanda e gli inglesi che se non si spogliavano non stavano bene. Poi i trampoli scoperti per caso. Me li ero fatti fare in legno di olmo mi pare, nessuno mi aveva insegnato e quando potevo me li caricavo in spalla e andavo ai giardini margherita. Tanto per non passare inosservati. Poi la conoscenza di Marco e l'idea di fare teatro seriamente uscendo dal fai da te . Un giorno Marco mi aveva spedito a Bergamo dal suo amico Ludovico, allora del teatro tascabile, poi fuoriuscito, poi morto. Uno che di teatro e di trampoli se ne intendeva. Mi ha detto indossa il tuo schifo di trampoli e seguimi. Se cadi ti rialzi da solo.Un giorno su e giù in giro per città alta. Cadere sono caduto, ma ho fatto gradini, ho camminato, ho corso, sono caduto, sono andato a sbattere contro colonne e quando credevo di essere una cima, Ludovico mi ha fatto fare una scalinata in discesa che ho praticamente fatto di pancia e di faccia. Salutandomi Ludovico mi aveva detto : “non pensare mai di essere arrivato”. O come i miei maestri scandinavi che io li guardavo che erano proprio belli e loro il massacro. Non esiste non ce la posso fare, lo fai e se non ce la fai al massimo cadi. Sto parlando di acrobatica. Sempre in questa ottica un mitico laboratorio con Lindsay Kemp, alla galleria d'arte moderna. Lui su un balconcino e sotto centinaia di giovanotte e giovanotti felicissimi di farsi massacrare. Ho conosciuto poi Kemp dopo un suo spettacolo e mi voleva portare via, ma forse non per fare il danzatore. E i tanti ragazzi e ragazze morti per sete di vivere, belli nella loro giovinezza. Tanti, tantissimi, troppi. Dicono che allora ero carino, non me ne sono mai accorto, non mi interessava. Una cosa ho imparato, non guardarsi mai allo specchio, non pensare mai di essere arrivati e mantenere l'animo giovane e curioso, anche a costo di sembrare qualche volta idioti. Poi diventati teatro io e Marco, 34 anni passati in un soffio. Tante esperienze, tante realtà, tanti pianti, tante risate, tante persone le cui facce spesso mi passano davanti come in un film. Qualche amore importante, tanti non vissuti cui non ho mai avuto il coraggio di dichiararmi, tanti che se anche non c'erano non è che la mia vita cambiasse. Quello che mi piace di me è che non ho malinconie per il passato neanche rimpianti, è stato così. Punto. Sensi di colpa tanti. I miei hanno sofferto molto per la mia vita, per il fatto che non ero il figlio che loro volevano e a volte mi hanno reso la vita un pochino difficoltosa. Come se già non l'avessi di mio. Poi hanno iniziato a stare male e questo figlio strano è sempre stato presente e non li ha mai abbandonati. Pochi mesi prima di morire mio padre mi diceva :” tu non sei un figlio sei molto di più”. Ora mia madre mi dice “ sono orgogliosa di te”. Meglio tardi che mai. Inizia ora, il 14 di novembre la presentazione ufficiale, un'altra avventura, una delle tante. Ho nella testa questo macigno di cui ho avuto la certezza poco più di un anno fa, ho anche un cane che è bellissimo e adorabile. Ho degli amori che mi vivo solo io e nella testa, ho una madre con una agonia lunga e dolorosa, ho dei fratelli che forse non conoscerò mai, ho degli amici non così belli come il mio cane, ma altrettanto adorabili, ho una vita che non ha voglia di adagiarsi. E sono stranamente felice. Speriamo non sia una forma precoce di demenza senile

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