sabato 26 dicembre 2015

con un fiore rubato nei campi per spazzare le idiozie

Dai, natale terminato, pure santo Stefano, poi sta cosa dell'ultimo dell'anno, la befana e finalmente basta feste. 
Leggevo i costi di un cenone in uno dei ristoranti, quelli dei cuochi fighetti, porca miseria. Non mi scandalizza che ci siano persone disposte a spendere anche più di mille euro, si dice che l'economia deve girare, che giri. Mi scandalizza il fatto che quella notte, come tante altre notti, ci sia in giro per il mondo gente che neanche ha la possibilità di un pezzo di pane. 
Natale terminato, non è un gran problema. Mio padre odiava il natale, da sempre. Non questioni ideologiche, proprio lo odiava, se non accettarlo grazie alle abbuffate romagnole di cappelletti, tortelloni, paste al forno, galline faraone farcite, E questa cosa credo me l'abbia trasmessa. In casa nostra, grazie al cielo, il presepe non si è mai fatto, solo l'albero di natale. Anni 50 in giro la miseria era cosa mica da ridere. Avere un alberino con gli uccellini e le palline di vetro, i mandarini e le arance e un pochino di cioccolato neanche troppo, sembrava un lusso esagerato. Qua in Romagna, adesso non so, non era importante il Natale, Santa Lucia chi?, era importante la befana. Coerenza laica. 
Anni 50 si era molto poveri in tanti, peccato che molti oggi se ne siano dimenticati o se ne vergognino, era difficile avere anche dei regali. Io ne ho sempre avuti, tanti e costosi. Ma c'era qualcosa che non quadrava. A mezzanotte mia madre accendeva le luci “è arrivata la befana” e mio padre alla vista di questi regali diventava furioso come una bestia. Perchè, ho realizzato in questi anni, probabilmente quei regali arrivavano da un'altra parte. E non ci ho mai giocato, perché appena li guardavo mi venivano in mente le litigate di mio padre. Però facevo giocare i miei amici, loro ci giocavano, leggevano i giornalini, intere collezioni di “Topolino”. Da allora qualsiasi regalo mi venga fatto , mi mette terribilmente a disagio. I regali che amo ricevere sono un fiore rubato nei campi, un pensiero scritto a mano, un sorriso. 
Che a proposito di regali che arrivavano da un'altra parte, questo signore un giorno mi era stato presentato e poi l'invito dei miei a non farsi più vedere. In questi giorni mi sento un pochino in colpa, assurdo lo so, per i miei. Loro si sono sempre voluti bene, amore a prima vista, matrimonio nel giro di un mese, mia madre quando era morto mio padre , era crollata. Però litigavano in continuazione e sempre ero io il motivo. Però porca miseria non ci si può sentire in colpa per essere nati. Questa cosa quasi di colpa per essere nati, la sto percependo in diverse persone. Non si può buttare la propria vita perché allora un po' di cosine erano andate storte. O perché semplicemente la vita ti è stata storta.

 Però dai miei ho imparato tanto e me ne accorgo ora. Anni 50, si era in tanti molto poveri. Noi compresi. Ma la nostra casa è sempre stata aperta. Una cucina, un gabinetto e una camera da letto. Eppure tutti i parenti che dalle campagne arrivavano in città, anche persone in difficoltà , a casa nostra hanno sempre trovato un letto in cui dormire o un piatto in cui mangiare. C'è una cosa che ancora mi commuove: una ragazza del paese di mia madre, era rimasta incinta senza che si sapesse chi fosse il padre. I suoi genitori l' avevano buttata fuori casa e i miei, in quel periodo entrambi senza lavoro, l'avevano ospitata finché la bambina non è nata. Ora questa ragazza incinta di allora, è una signora di ottanta anni, cui sono affezionato e cui spesso telefono per darle un saluto. Anch'io fino a qualche anno fa avevo questa mentalità delle porte aperte, poi vabbè tante cose e mi sono chiuso. Adesso ho voglia ancora di dire ai miei amici, quando volete la mia casa è aperta e se avete fame si mangia quello che c'è. Viviamo nelle nostre casettine, nei nostri giardinini, nelle nostre macchinine e abbiamo paura persino della nostra ombra. E non è questione di Lega o di destra quella brutta. E' un pensiero strisciante che sta annebbiando le menti. Questa cosa che arrivano gli stranieri, ti tolgono il crocefisso, il presepe, minano le tue radici è un mantra che non riesco più a sopportare. L'Italia non doveva essere un paese laico? 
 Sono poi arrivati gli anni 60 e 70. Il boom, le case a schiera, i condomini, le automobili e i meridionali chiamati terroni. Fortunatamente siamo usciti da quella miseria e la paura di tutto ha iniziato ad avvelenare le menti. Ho voluto passare anche quest'anno il natale da solo, io e il mio cane. Gli ultimi dieci anni, i miei erano ammalati, spesso in ospedale e io mi ritrovavo qua da solo. Non è mai stato un problema. Anche l'ultimo dell'anno. Ho ricevuto diversi inviti : “non stare solo”- “desidero stare da solo”, non ho angosce, ho l'animo sereno. In questi giorni a Cesena sto vivendo come un sessantenne che va in giro con il cane, un salto al giorno per andare a salutare i parenti e in giro ci sono tanti padroni di cani che hanno spesso voglia di parlare. Ho degli amici su nel paese dei miei, ma sono praticanti oltre misura, (magari uno non ci crede, ma esistono anche i cattolici moderati) e dovere andare lassù, alla messa, per poterli vedere e salutare, mi sembra un pochino eccessivo. 
Ad un amico che avevo aspettato al freddo e che mi aveva detto “potevi anche entrare , cos'è la messa ti fa male?”, avevo risposto “non mi hanno fatto entrare”. Subito lui si è inalberato :”chi non ti ha fatto entrare?” e io “ le mie anime irrequiete”. Tramortito.
 Ho sognato un uomo, elegante con la faccia oscurata, come certe finte interviste televisive, un uomo che nonostante la faccia oscurata sembrava molto serio e mi dice : “è inutile che vieni a cercare, stai perdendo il tuo tempo. Sono tuo fratello, ma sono già morto” . Proprio a natale me lo dovevi venire a dire? Forse sta semplicemente a significare “ ritorna a vivere Enzo, non sprecare gli anni pochi o tanti che ancora hai da vivere”. E questo è l'augurio che voglio fare io : “dai giovanotte/i, massimo cent'anni e saremo tutti morti, non sprechiamo quei 90 anni che ancora ci rimangono”. Con un fiore rubato nei campi e al mio cane, un sorriso e un augurio di spazzare le idiozie che annebbiano il cervello, ciao.

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