Sarà il “respiro del fiume” di venerdì, serata e incontri
magici, saranno alcuni sogni, sarà che il mio cane ha fatto tre anni
e il pelo vicino alla bocca gli si sta già schiarendo, sarà il
frescolino di questi giorni, sarà la stanchezza cui ormai non potrei
più rinunciare, saranno gli ormoni che hanno voglia di svegliarsi,
ma sto bene. Non mi pongo più domande, perchè o per come, non serve
dare una risposta a tutto. Avevo già parlato di come nel film “la
donna che canta” , sul finale, scoperta la verità, uno dei gemelli
dice “uno più uno non può fare uno”. Avevo già raccontato
quanto questa frase mi avesse colpito. Poi ho fatto un sogno di cui
ricordo solo l'immagine finale. Una lavagna con su scritto con il
gessetto : 0 + 1 = 2. Non ho saputo dare una spiegazione e mi sono
anche stancato poi di pensarci.
Dove abito io ci sono appartamenti
che affittano a settimana. La gente viene, che poi uno venga a fare
le vacanze a Torre Pallavicina, mi sembra quanto meno bizzarro. Prima
una coppia di olandesi. Minutini educatini, sempre chiusi in casa o
nascosti a leggere sotto un albero. Poi una coppia inglese con lei
donnone esuberante e sorridente. Poi pausa, poi il proprietario mi
dice : domani arriva una coppia da Milano per tre giorni, poi
prossima settimana altri non so da dove. Arrivo, mi accorgo della
presenza dei nuovi arrivati per l'abbaiare del cane. Guardo un attimo
e saluto, ma qualcosa mi crea un disagio profondo. Coppia giovane sui
trent'anni con bambino piccolo. Non sono mai usciti di casa, solo lui
per fare la passeggiata con il bambino. Mi presento , dico di non
preoccuparsi del cane che quando c'è qualcuno lo tengo al guinzaglio
e le solite cose. Mi batte forte il cuore. Il giovanotto assomiglia
in maniera impressionante a me, quando avevo trenta anni. Un po' più
alto, un po' più chiaro, ma stessi capelli, stesso taglio, stessa
pelle , naso, bocca, sorriso e gli occhi. Mi ha detto che è nato a
Milano, ma l'accento era di persona straniera. Non aveva voglia di
parlare, sorrideva, e io non volevo fare domande. L'ho rivisto quando
sono partiti, sono sempre stati in casa, ogni tanto lui guardava da
dietro le tende, mi ha sorriso e salutato con la mano, mi sembrava di
svenire. Sembrava me più giovane che salutava me. Capelli lisci
neri, pelle vellutata, corpo europeo ed occhi a mandorla. Non mi sono
fatto più domande, la vita è fatta di incontri, sguardi,
coincidenze.
In quei giorni continuavo a fare sopralluoghi per la
camminata in notturna, pubblico delle foto e il commento di August,
omone italo-argentino che stimo tantissimo : “belle foto ma mi
domando sempre cosa fai lì che sei arte, palcocenico, e "umano".”
poi anch'io nel sopralluogo successivo mi sono chiesto cosa facessi
lì, si va bene amare la natura e i cani e gli animali, ma mi sto
dimenticando che esistono le persone, che esistono gli amici e che
esiste un lavoro che ho sempre amato. Alla camminata un giovanotto
che conosco da anni e con cui ci battibecchiamo abbastanza mi dice :
“hai solo bisogno di innamorarti” - rispondo :”succedesse, ora
potrei essere pronto”. Sua conclusione : “figuriamoci”. Ha
ragione. Durante la camminata un bel e delicato gesto di affetto da
una persona sconosciuta che tale è voluta rimanere anche quando dopo
ci si è ritrovati per mangiare qualcosa assieme. Notte insonne,
agitata, la mattina di sabato parto per Cesena. Alcune cose da
sbrigare, fiori al cimitero, persone da salutare, computer in tilt e
di nuovo notte e ancora sogni incasinati e agitati.
Mi alzo decido di
partire, un salto su in collina ancora per un saluto, ai miei e alle
colline, mi fermo a fare benzina. Assonnato, incazzato do le chiavi
al benzinaio “50 diesel, grazie”. Lui è un quarantenne atletico,
bello, alto, magro, moro, occhi chiari verdi. Fa una battuta,
rispondo per educazione. Fa un'altra battuta, lo guardo e mi viene da
ridere. Gli do i soldi , mi da le chiavi della macchina e inizia a
parlare. Sono stato li mezz'ora, anche di più, con i suoi colleghi
che smadonnavano. Praticamente mi ha raccontato tutta la sua vita.
Padre, madre, nonno, moglie fuggita, nuova compagna, fratelli, zii,
incidenti. Io ogni tanto dicevo di me, ma è come sapesse già. Gli
dico che andavo in collina al cimitero. Ma sembrava sapesse già.
L'unica cosa che non mi ha detto con precisione, dove era nato e dove
abitava. Praticamente nelle zone dove sono nato sia ufficialmente che
ufficiosamente. L'accento era quello, inconfondibile. La cosa strana
non è stato il bell'incontro e le tante chiacchiere, ma il fatto che
diverse volte si commuoveva, mi guardava e gli veniva da piangere. Un
giovanotto, alto , bello, moro, quelli sicuri di sé, quelli
inavvicinabili, parla con me per raccontarmi di sé e della sua
famiglia, e si commuove, quasi come con un parente mai visto e di cui
ha sempre sentito parlare. Quando sono salito in macchina per
partire, era già da altri clienti, ma poi mi si è piazzato in mezzo
alla strada mettendosi una mano sul cuore. Aveva le lacrime. Stavo
per mettermi a piangere anch'io perchè per la prima volta ho
sentito, me l'ha detto il cuore, qualcuno della mia famiglia,
quella mai conosciuta. Zero più uno fa due. Al cimitero guardavo le
foto dei miei e li ho ringraziati. Pur con tutti i casini che ci sono
in tutte le famiglie, mi hanno voluto bene e anche se nato da altre
persone, sono sempre stato il loro figlio. Sono ritornato su,
stanchezza e mal di testa a mille, ma con la leggerezza nel cuore. Ho
preso il mio cane e l'ho portato a correre. Lui ha fatto tre anni e
già il pelo vicino alla bocca si sta schiarendo. Ciao cagnone gli ho
detto, stiamo invecchiando.
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