sabato 14 dicembre 2019

Ut brùsa é cùl?

Queste sono le colline romagnole vicino a dove sono nato e vicino a dove ho vissuto fino ai tre anni. La strada si chiama strada Casalbono e da pochi metri sul livello del mare si snoda per quasi cinque sei chilometri con pendenze e curve da paura fino a quasi cinquecento metri sul livello del mare. In cima alla salita , sulla sinistra, inizia un'altra strada che porta a quel paese .
Valdinoce, dove poi ho scoperto di essere nato. Passiamo dal comune di Cesena al comune di Meldola e comunque una zona di confine fra i comuni di Cesena, Meldola , Mercato Saraceno , Sarsina e credo anche Bertinoro. La strada Casalbono fa parte di un triangolo un pochino più vasto che nel dopoguerra fino ai primi anni cinquanta era chiamato il far west della Romagna. Tanti i delitti e le rese dei conti che ci sono stati. Sia su questa strada, ma soprattutto verso Cesena, un paesone che si chiama Borello, diverse miniere, ora tutte abbandonate. Quindi miniere, lavoro, soldi, traffici di camion in un periodo storico di grande povertà, si di traffici e cose un pochino forti ne sono successe. Dicono che i primi anni di vita di una persona sono quelli che poi ti condizionano tutta la vita. Io quando scendo giù in Romagna per andare al cimitero che è in un paesino poco distante chiamato Piavola  (Mercato Saraceno) - anche lì il cimitero in cima ad una collina che quando d'inverno c'è il ghiaccio non ci si riesce a salire- sento il bisogno di fare un salto lungo questa strada bella, ostica e piena di fantasmi (mentali). Spesso vado anche oltre il crinale, al paese Valdinoce. Non c'è mai nessuno in giro, c'è un cimitero ormai abbandonato, una chiesa, un castello, due tre case e alcune ville di quelle che dici "mannaggia i soldi sempre agli altri". Ho sempre pensato che i luoghi possano mantenere un ricordo di quello che è stato. Uscendo dalla macchina e respirando questa aria pulita che sa di mare e di montagna, mi guardo in giro e aspetto che mi arrivi qualche segnale che finora non è mai arrivato. Fino a qualche anno fa conoscevo strada Casalbono solo di nome e Valdinoce neanche sapevo cosa fosse. E quando qualche anno fa ho scoperto un pò di cose, ho deciso di "avventurarmi". Dopo il  paese - che paese non è - di Casalbono e poi di un borgo chiamato case Venzi, non c'è nulla. Prati con delle mandrie al pascolo e ogni tanto delle pecore, un pecoraio e un asino.
E poi oltre il crinale strada Valdinoce, per un pezzetto quasi pianeggiante. Oggi mi hanno attraversato la strada tre capre enormi nere che saltellando sono andate nella loro stalle. Forse non erano neanche capre, perchè troppo grandi.  Dicono che i primi anni di vita di una persona  poi ti condiziano. Su in queste colline ritrovo il mio carattere. Bello, ostico, solitario ed orgoglioso e ripeto, bello.  Da neanche troppi anni la strada è asfaltata, non oso immaginare cosa fosse prima. E dopo  i miei tre anni di età siamo venuti ad abitare a Cesena e tutto dimenticato. E quello che sapevo, apparteneva ai ricordi e ai racconti che i miei continuavano a fare. E anche qua, figlio di uno di questi racconti. E anche qua, figlio dei ricordi di qualcun'altro. E dopo i ventiquattro anni me ne sono andato da Cesena che è una città meravigliosa e bella, ma che non ho mai amato. Nonostante io fossi in effetti di città, mi sono sempre sentito di campagna, anzi di queste colline.  Dopo la morte dei miei genitori avevo pensato seriamente di trasferirmi da queste parti. Da qua, fino alle montagne ai confini con la toscana ci sono tanti casolari isolati e a prezzi decorosi, basta adattarsi. Ma poi ho pensato che se stai male o se ti si rompe la macchina, poi puoi solo sperare nei lupi, in qualche capra, cervo o capriolo che quando sono in calore abbaiono come un cane rabbioso e cavernoso. Qualche anno fa ero su al cimitero di Piavola , avevo con me  il cane e improvvisamente su di una collinetta sono apparsi sette caprioli ( che poi fossero caprioli, cervi o daini è chiedermi troppo) . Un attimo, una visione, poi il cane ha iniziato a strappare e ad abbaiare e loro sono scappati. 
Se non avessi avuto
il cane con me, avrei pensato ad un qualche stordimento della mia mente. Poi vabbè, il patrimonio di conoscenze e di amicizie che ho su nella bassa bergamasca, no non posso buttarlo via. Però ogni tanto questa aria e queste visioni che non arrivano mai, mi mancano.
Poi la mattina appena sveglio mi prende, come si dice qua : "ma ut brusa é cùl?" e ho bisogno di ripartire  prestissimo verso l'umidità e le nebbie del nord. Così come negli amori: sono bellissimi se durano poco. Almeno per me. Poi mi viene da ridere perchè mi viene sempre  in mente una frase che mia madre diceva spesso, sia da arrabbiata, che da ironica.  Una frase che pensavo fosse dell'intera Romagna, o almeno del cesenate, e invece ho scoperto essere solo di queste zone: "ma va da via i sléndar" e cosa siano questi "sléndar" penso non sia troppo difficile da capire. Con un sorriso e sperando sempre che arrivi anche un amore, ma che non duri troppo, ciao

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