sabato 27 dicembre 2014

non è una scelta razionale

Aveva iniziato a nevicare, poi troppo freddo, fortuna ha smesso. Ho cercato di portare fuori il cane per l'ultimo girettino della giornata, ma non ne ha voluto sapere. Da quando ho smesso di mangiare carne, sto sperimentando piatti che mi piacciono moltissimo. Soprattutto di verdure crude così non ho tegami o padelle da lavare. Ho riscoperto i lupini ed erano secoli che non li mangiavo, ma ho riscoperto anche il miglio, il cavolo nero, i fagioli azuki e le noci. Ci sono in giro crocchette vegetali, ma se si leggono gli ingredienti sono talmente tanti gli addensanti, i pomodori, i tipi di olio, i lievitanti che meglio farsele da soli. Non mi considero vegetariano, ma solo uno che non ha più voglia di mangiare carni, pesci e derivati e cose in scatola. Anni fa compravo le zuppe congelate già preparate, ma anche quelle hanno tanta roba e lieviti da fare paura. Oltre i famosi grassi vegetali che altro non sono che olio di palma. La mia non è una scelta razionale studiata, ma improvvisa, d'impatto e con poche teorie. Avevo deciso anche di non mangiare più dolci, una sorta di fioretto laico , almeno fino a che non trovavo la soluzione degli enigmi della mia vita e della mia nascita. Infatti niente torte, pandori, panettoni o cioccolato. Stamattina ho detto fanculo , sono andato al bar ( dopo la mia colazione di yogurt di soya, arancia, uva e caffè ) e cioccolata in tazza e girella con l'uvetta. Allora mi sono ripromesso di mantenere il mio fioretto laico, ma solo dopo le 9 di mattina. Non sono vegetariano o vegano perchè quelli che conosco io, oltre a tanta teoria, sono magri magri e io sono dimagrito al massimo di un etto. In questi mesi sono morte tantissime persone , alcune le conoscevo direttamente , altre parenti di amici. Mi stupisce e mi annichilisce sempre questo mistero della morte. In questi giorni a Cesena sono spessissimo in struttura da mia madre. Bella struttura, operatori molto in gamba, eppure questa idea della morte è li: presente, continua. In attesa. E' un alito , inodore, insapore, però ogni tanto te lo senti passare di fianco e ti vengono i brividi. Quando giro con il cane ci sono ancora persone che mi chiedono di che razza sia. Sto rispondendo che è un incrocio particolare, un alano piccolo e tigrato, una nuova razza che si chiama “il cane di Enzo”. L'altro giorno in giro, alcuni ragazzini hanno sparato dei petardi. Il mio cane in stato di panico che vuol dire : o che si blocca completamente o comincia ad andare all'impazzata. Ho scoperto che se lo coccolo è peggio, inizia a tremare e mi viene il magone, allora ho provato a cantargli delle canzoncine. Funziona, anche se sono stonato come pochi. Quel giorno dei ragazzini che sparavano i petardi, ho iniziato ad inventarmi delle canzoncine che cantavo a voce bassissima. Mi si ferma di fianco un vecchio in bicicletta e mi urla “ lo sai che uno così stonato non l'avevo mai sentito?”. Lo stesso vecchietto che io non conosco e che mesi fa mi aveva gridato in dialetto “adesso ti sei fatto anche il cane?” quasi fosse un vestito o una macchina da sfoggiare. Mi è capitato qualche sera fa di vedere in tv il programma “ così lontani così vicini”. Orribile spettacolarizzazione del dolore. Ma se sai nome cognome data di nascita , non te lo puoi andare a cercare da solo? Per curiosità ho guardato il sito. Un fogliettino ridicolo da compilare e la dicitura “casting”. E poi la dicitura di tutti i vari format, magari non sei scelto in questo “casting”. Oggi mia madre era molto giù e allora in uno dei suoi ormai pochi attimi di lucidità , le dico “raccontami di quando sono nato”. Mi ha risposto “cosa vuoi che sappia, ti ho adottato”. Poi si è messa a ridere “scherzavo”, poi è entrata nello stato di sogno confusionale. Ho ricevuto delle mail bellissime e ho verificato se fossero state realmente spedite a me, o inoltrate per sbaglio. Volevo parlare di persone oggi, straordinarie nella loro non straordinarietà, volevo parlare di viaggi e di sogni, ma mi sono incartapecorito nei miei fantasmi. Per cui oggi, niente persone, niente viaggi, niente sogni, un po' di sciocchezze e tanti tantissimi auguri. Un abbraccio a quegli amici che in questi giorni hanno perso i loro cari, un abbraccio a chi sta male non necessariamente fisicamente, un abbraccio a chi invece di sorridere avrebbe solo voglia di piangere e un abbraccio comunque, ciao.

venerdì 19 dicembre 2014

gli amici dell'infanzia, il natale e il panico del cane

Questa mattina ho spedito due miei libri a vecchi amici di infanzia. Diversi mesi fa mi avevano rintracciato tramite internet e mi avevano chiamato per un pranzo con tutti i bambini di allora che avevamo costituito la nostra classe delle elementari. Io molto indeciso, avevo paura di cosa non so, avevo voglia di vedere qualcuno, non avevo voglia di vedere tutti. Altre strade, altre esperienze, altre vite. Lo avevo scritto su Fb e piacevolmente tanti commenti : “vai, non andare, cosa te ne frega....” poi per fortuna mi è arrivata improvvisa una data per uno spettacolo, proprio quel giorno li e mi sono salvato. Poi con uno degli amici ci siamo parlati spesso tramite telefono e mail e ci siamo anche visti. Senza troppe sorprese dato che comunque ci stavamo già seguendo su fb. Ne è nato un rapporto di stima e di simpatia. Lo ammiro molto. Domenica scorsa ho rivisto un altro di questi amici. Con lui però eravamo vicini di casa,le nostre madri amiche e nati nello stesso giorno. Sempre ammesso che il mio sia quel giorno lì. Abbiamo vissuto praticamente da fratelli. Lui era alto magro, bello. Poi io sono andato in seminario, poi sono uscito e altre scuole e ci siamo persi. Ci eravamo rivisti attorno ai 20 anni, lui fidanzato mi raccontava le sue imprese erotiche, io neanche sapevo cosa fosse il sesso. Assieme eravamo andati a vedere “l'uomo da marciapiede e dopo fantasticavo : io Dustin Hoffman e lui il bellone. Lui sempre molto più affettuoso di me, io sempre un pochino più ostico. Poi ho avuto notizie di lui tramite i racconti di mia madre. Anni fa gli avevo telefonato per vederlo, ma poi la sua voce al telefono, voce bella grossa, da persona arrivata, mi avevano fatto desistere. In struttura dove c'è mia madre, tempo fa ho conosciuto sua moglie, una bella e simpatica bersagliera che pure lei aveva la madre ricoverata. Mi sono fatto raccontare molto del mio amico e mi ero fatto l'idea di un uomo magro magro , alto e con una gran pancia. Domenica scorsa arrivo in camera da mia madre, mi arriva un bonone esagerato, si con un pochino di pancia, ma negli omoni la pancia ci sta. Mi sorride e non riuscivo a capire chi fosse. Poi mi dice ti posso abbracciare? Urca! Era il mio amico fratello. Ero molto a disagio, la sera precedente avevo fatto il Caravaggio a Ostiano, avevo dormito poco, non avevo avuto neanche tempo per una doccia e subito i 300 chilometri di autostrada. La barba di due settimane, spettinato come al solito, imbranato come al solito. Lui era elegantissimo, ben pettinato, perfettamente rasato, profumato, ma soprattutto ancora tanto bello. Si parlava e ogni tanto mi diceva “ dai vieni che ti do un abbraccio”. Che un omone quando ti abbraccia, non ti abbraccia, ti stritola. Poi chiaro mi è partita la testa e quando ci siamo salutati sono subentrati tutti i fantasmi. Due giorni prima avevo ricevuto notizie che mi avevano sconvolto mica poco. Ho detto basta alla mie ricerche che sto diventando matto, però una soddisfazione me la volevo togliere. Non riuscivo a sapere dove ero stato battezzato per cui dico, tagliamo la testa al toro e telefono alla chiesa dove ero stato cresimato. Sembrava che il prete aspettasse la mia chiamata, infatti aveva i documenti a portata di mano. “ mi dica quando posso venire” dico io. “Non interessa che vieni” , mi dice il prete. “ ho qua a portata di mano”. Scomparsi e non registrati i miei documenti di battesimo. Ancora mistero su mistero. Già nel mio atto di nascita, sotto il nome del paese, era stato scritto un altro nome cancellato poi con il raschietto. Questa cosa del battesimo è stato un colpo pesante, pari a quello di quando ho scoperto che il mio paese di nascita non era quello che mi avevano sempre detto. Quindi quando ho visto il mio amico di infanzia, non solo ero stanco, barbone, un pochino puzzone, ma anche in totale stato confusionale. Chissà se mi ha abbracciato per affetto o per pietà. Scherzo. Continuo a pensare comunque di essere un uomo fortunato. Ho amici adorabili, ho un collega che è amico e anche vicino di casa e ci integriamo a vicenda, ho un cane cui non potrei più rinunciare, ho la possibilità di avere scelto di fare quello che volevo fare, ho la bellezza della mia vita un pochino strana . Si sono un omino fortunato. In questi giorni sarò spesso in struttura da mia madre, giorni di festa di felicità. Per molte persone non saranno giorni di festa o di felicità. Ho concluso il primo ciclo di laboratori nelle scuole. A gennaio si ricomincia anche con gli adulti la sera, ne ho già tanti iscritti. Vorrei morire il più tardi possibile in piena salute fisica e mentale. Arriva natale, arrivano le feste, vorrei abbracciare tutti i miei amici e tutte le persone che conosco. Vorrei tante cose, ma è la vita che volevo per me e quindi va bene così Enzo. Un abbraccio a tutti con la speranza che ci si ricordi anche di chi sta peggio di noi e per favore niente botti o fuochi d'artificio che il mio cane, e non solo lui, ha una gran paura e entra in stato di panico. E poi a vederlo così entro anch'io nel panico. ciao


giovedì 11 dicembre 2014

e la nebbia un pò alla volta si ingloba tutto

Alcune mattinate prima dell'alba di questo inverno ormai arrivato, sono magiche. Come ieri. Luna a tre quarti, aria pulita, in lontananza le montagne,non so se bresciane o bergamasche, innevate, erba ghiacciata. Poi l'arrivo dell'alba e la nebbia che un po' alla volta ha riempito tutto Sono così talmente a strati la mattina prima dell'alba ( maglia, polo, tuta da ginnastica, felpa termica da montagna, pantaloni grossi, giacca a vento, due paia di calze di lana, stivali, e berrettino con tanto di para orecchi) che se dovessi cadere non riuscirei ad alzarmi. Ieri sera avevo voglia di qualcosa di particolare, non tengo dolci in casa perchè mi fanno male e non riesco ad avere regole. Li divoro. Così ho tagliato un'arancia a cubetti, un po' di zucchero di canna, un po' di grappa. Ora ho mal di stomaco, ma stanotte, prima volta dopo tanto tempo, ho fatto sogni bellissimi. Chissà se l'arancia, lo zucchero o la grappa. Ormai da due anni, praticamente da quando ho il cane, sono diventato non dico vegetariano, praticamente vegano. Allora. per non esagerare, dato che tofu e seitan non mi fanno impazzire, ho aggiunto alla dieta un po' di formaggio grana. In famiglia non siamo mai stati grandi carnivori. Praticamente da una vita non mangiavo carni tipo cacciagione, asini, cavalli, oche, anatre, pecore o capre, e un po' alla volta , in maniera naturale ho eliminato il maiale, prosciutto crudo o carni salate ogni tanto, mucche e vitelli. Il pollo e derivati, tipo uova mi fanno schifo. Poi ho eliminato anche il pesce. Mio padre gli ultimi anni della sua vita non voleva più il pesce perchè diceva ingrassato con le persone morte nel mediterraneo. E tutte le volte che cercavo di comprare il pesce, mi veniva in mente questa immagine. Ogni tanto qualche scatoletta di tonno o salmone affumicato, ma poi mi sono stancato anche di queste. I formaggi mi facevano impazzire, ma poi mi sono detto “ e io mi devo ingozzare con tutti questi grassi ?”. Latte e yogurt non li digerisco. Se capita mangio ancora di tutto, sta di fatto che però ho cambiato totalmente la mia alimentazione. Qualcuno ha mai sentito come e quanto urlano i maiali quando vengono caricati sui camion per andare al macello? Però quando vedo dei dolci divento onnivoro , poi sto male e allora cerco di starci lontano. Nei giorni passati ,a Cesena, mi hanno colpito due persone. Un giovanotto, circa 48 anni. L'avevo conosciuto andando al cimitero su in collina. Pulitino perbenino, brava persona , bella famiglia, cattolico di quelli che suonano anche in chiesa, belloccio e sorridente. Nel corso di una anno l'ho visto cambiare . L'altro giorno , da un mese che non lo vedevo, c'era la sua macchina, sono entrato in chiesa per salutarlo. Ingrassato, faccia gonfia piena di foruncoli rossi. Occhi da pianto. Abbiamo iniziato a parlare, era in stato confusionale e faticava a fare uscire le parole. Il sorriso di un tempo, solo un ricordo. Da undici mesi in mobilità senza nessun tipo di speranze. Ha iniziato a spiaccicare tante parole, ma poi sono iniziate ad arrivare persone per la messa e l'ho salutato. L'altra persona, una giovanotta di 40 anni. Magra, troppo educata, troppo brava, troppo gentile, troppo suorina. Due mesi fa , lavora nella struttura dove c'è mia madre, mi aveva salutato con “ Enzo sono conciata come te, non ho nessuno , solo mia madre e mia nonna sempre ammalate. Sono andata anche a Medjugori, ma non mi è servito a nulla”. Poi è crollata. L'ho rivista dopo due mesi e l'ho salutata con un grande abbraccio, ma ancora non ne è uscita e si intravedono altri crolli. Mi piacciono molto le persone, mi piace ascoltare le loro storie, mi piace , attraverso le loro storie , capire quale il termometro della nostra società. A volte mi piacerebbe avere una bacchetta magica, ma ce se ne sono già troppi che rovinano il mondo perchè pensano di avere la bacchetta magica, però già il parlare e la coerenza con sé e con gli altri, non sono una cosa piccola. Amo il teatro e l'avevo chiaro fin da subito, perchè mi permette un lusso incredibile. Quello di fare quello che mi pare, quello di scrivere senza pudore anche di me, quello di incontrare i cuori delle persone. Teatro e sociologia, una bella accoppiata. Quando ero ragazzo mia madre mi diceva “ se tu fossi un po' più bello e meno intelligente, forse vivresti meglio. Peccato che tu non sia neanche troppo intelligente” Grazie ma. Dall'università e dalla mia formazione ho imparato a guardare le cose in maniera critica, cioè a non prendere tutto come oro colato, a ragionare sulle cose. Ho imparato anche che molta cultura è un grande bluff a favore del bianco integrato e classe media. Una volta ho avuto una accesa discussione con la mia docente di antropologia. La più importante sul mercato. Donna non bellissima, ma molto tirata. Tacco alto, abiti firmati, unghie lunghissime sempre rosse, trucco pesante. Aveva fatto uno studio in Sicilia su quelle chiamate le vedove bianche. Con la stessa arroganza con cui il bianco andava a studiare “il negro” e glie l'avevo rinfacciato perchè per studiare chi è diverso da noi bisogna togliersi i propri orpelli, prima di tutto quelli mentali e dopo ore di litigate in cui le contestavo tutto, avevo aggiunto che per quello che mi riguardava, i grandi antropologi che andavano a studiare le popolazioni altre, quasi come animali inferiori, erano forse affascinati non tanto dai riti, ma dai piselli degli indigeni nudi. Pensavo mi buttasse fuori dall'esame, invece mi aveva dato trenta. Come contestavo quella cosa razzista che sono i test per quoziente intellettivo, tanto in voga in America non troppi anni fa. Come fai a dargli validità scientifica? Io non sono molto intelligente, anche se a volte lo penso, però rapportarsi agli altri, non dico togliendosi le maschere che è praticamente impossibile, ma togliendosi gli strati di ipocrisia accettando di aprire il cuore e di vedere il cuore degli altri, no non è male. Sono un pochino, a volte troppo, provocatore ( a parole) e a proposito di piselli mi è venuto in mente di un episodio di anni fa. Facevo molto sport e ero sempre vittima di strappi e tendiniti. Per non continuare a prendere cortisone o fare infiltrazioni, decido di andare da un agopuntore. Qua in zona non ne trovavo, poi ho saputo di un medico di un paese vicino che faceva anche agopuntura. Medico serio, bruttino, donnaiolo, affascinante con la parola. Tutte le volte che andavo, tutte le volte complimenti per il mio corpo ( ora non lo potrebbe più dire) e tutte le volte immancabilmente o la mano o il braccio gli cadevano sul mio pisello. “ mi scusi” - “prego”. Poi ho pensato che non sono messo così male da pagare per farmi toccare il pisello e non sono più andato. Come dall'urologo. Da quando sono ragazzo , ogni tanto qualche problemino e devo andare e ora mi sono scocciato e mai che me ne sia capitato uno , di urologo, carino. Chissà quali le motivazioni portano un medico a scegliere urologia piuttosto che ginecologia. Ho una grande rabbia dentro per troppe cose e non so come fare uscire. Sono lo straniero che avevo descritto anni fa con lo spettacolo “il giardino delle arance e degli angeli che piangono”. Non posso dire nulla dei miei genitori, mio padre assente come tantissimi altri padri. Mia madre ossessiva e possessiva come tantissime altre madri italiane. Eppure fin da piccolo mi sento straniero, fuori posto e sempre inadeguato. E a volte non capisco se sto vivendo in un mondo reale o in un mondo parallelo. E in questi giorni che non voglio più cercare o sapere, mi ritornano in mente e nei sogni le facce di incontri inquietanti e probabilmente casuali che mi sono capitati in questo ultimo anno. L'omino che al cimitero un anno fa aspettava e parlava poi con mia madre, ma il suo interesse ero io, fino a tutti gli incontri che già ho raccontato. Non credo di dovere temere nulla, però dopo l'ultimo incontro e per appacificare la mia paranoia, ora sto cambiando in continuazione orari e percorsi. E pensavo a cosa avessero in comune tutte queste persone. Piacevoli d'aspetto, non troppo alte, eleganza discreta, tutti stiratini pulitini, capelli scuri lisci, pelle scuretta, aspetto da persone straniere. Italianissimi quelli con cui ho parlato, marcato accento romagnolo da colline verso la toscana. Esclusi due gemellini di cui non avevo parlato, 17-18 anni piccolini, bellini, stesse caratteristiche, ma occhi blu. Continuavano a sorridermi, hanno cercato di parlarmi e di seguirmi, ma non ne avevo voglia e dato che il mio cane non ha problemi con le persone – gli piace stare con le persone - ma si blocca e continua a fissare , farebbe paura anche a me se non fosse mio – ho fatto finta di slegarlo e i due gemellini hanno cambiato strada. Sabato a Ostiano con il nostro Caravaggio, poi ancora Cesena, poi ancora su, poi arriveranno le feste , non voglio andare da nessuno. Farò la spola fra il mio cane e mia madre, non impazzirò perchè ho un bel carattere, però il magone si. Quello mi sta già prendendo.


giovedì 4 dicembre 2014

già!

Notizie di cronaca in questi giorni troppe cose ci fanno arrabbiare. Che tanta gente speculasse o speculi sugli stranieri , con un po' di buon senso si sapeva. Quello delle mazzette e degli intrecci politica/malaffari, pure e non si sa come uscirne. Quello che non sono mai riuscito a capire come e da chi venisse e venga veicolato l'odio. Basta sfogliare i giornali degli ultimi 30 anni e sono chiarissimi questi spostamenti di odio. Dire Lega mi sembrerebbe eccessivo, aldilà delle loro azioni e sparate. E vedere Salvini desnudo vestito di cravatta, forse è ironia , forse è narcisismo, di cosa poi, o è l'inizio della creazione di un altro superuomo? Probabilmente troppa acqua nel Po e troppo Putin fanno male. E intanto la vita faticosa dei tanti, va avanti. A volte sembra che la storia non abbia insegnato niente. Fra poco sono settanta anni che è finita la guerra e in neanche settanta anni siamo passati dalla miseria più cupa, dal regno e da un brutale totalitarismo, alle prime timide riprese, alla voglia di rimboccarsi le maniche e ci siamo sentiti ricchi. Mi raccontano che nel primo dopoguerra, tante persone per potere trovare un lavoro, avessero in tasca tessere di diversi partiti. Mi raccontano che vigeva il clima di andare a richiedere il favore dei politici, mi raccontano anche che chi faceva politica , poi in vecchiaia non moriva di fame. In questi quasi settanta anni sono successe diverse cose; dal voto alle donne, all'aborto, al divorzio, alla liberazione sessuale, alla cognizione dei diritti e del lavoro. E credevamo , materialmente e spiritualmente, di essere arrivati. Neanche settanta anni. Una società che va avanti punta molto sulla scuola, sulle donne, sul lavoro, punta sui diritti di tutti. La scuola sta andando a catafascio e sembra che la possibilità di studiare sia ormai solo un giochino snob per gente ricca. Le donne vengono ammazzate, il lavoro sempre di meno e i diritti, fanculo, continua ad esserci gente di serie b. In questi giorni la pubblicità dei 400 euro al mese , da parte della regione Lombardia, alle coppie separate e in difficoltà. E una donna non sposata, magari abbandonata dal compagno appena nato il figlio? no lei non è coppia separata. E il single che per una vita ha pagato con le tasse le sue percentuali al diritto degli altri, se è in difficoltà cosa fa? Che se poi il single è gay , sempre single anche se coppia, ommioddio. In giro vedo tantissima gente estremamente in gamba e allora come facciamo ad essere arrivati a questa catastrofe economica sociale politica e ancora sociale? Continuo a fare sogni strani estenuanti, io dico basta e di notte i fantasmi ritornano e ancora peggio , mi ritornano con le fattezze dei miei parenti. Come non bastassero quelli morti, anche quelli vivi. Alla mattina mi alzo prestissimo per girare con il cane. Praticamente massimo alle sei, siamo già in giro. A quell'ora non c'è nessuno nei campi, sulla provinciale le prime macchine dei cottimisti, così mi permetto di fare andare il cane dove vuole. Che poi al mio cane devo aggiungere le due border collie che ci aspettano sempre sotto casa. Lui, loro, ogni tanto vengono a controllare se ci sono, ogni tanto faccio un fischio per controllare io, ma poi ognuno per i propri viaggi. Loro all'inseguimento di lepri vere o ipotetiche, io perso nei miei pensieri. E in questi pensieri mattutini ho focalizzato la linea del laboratorio che da gennaio inizierò a Calcio. Ho in mente delle immagini, ho in mente delle musiche, ho in mente dei fantasmi e degli stereotipi. Ho in mente la danza e la spiritualità. Con leggerezza e allegria voglio danzare il dolore e i fantasmi, con leggerezza e allegria voglio esplorare la mente. I testi nasceranno da improvvisazioni, le danze da una ferrea disciplina , i colori saranno pastellati e gli occhi saranno quelli della mente e un pochino anche quelli del cuore. Lavorerò con loro per dieci incontri dedicati alla tecnica, alla formazione e alle improvvisazioni, poi con chi ci starà, magari in un altro posto, magari all'aperto, costruirò non uno spettacolo, ma un evento fatto di sostanza e rappresentato con la leggerezza del vento e i colori di un alba o un tramonto ai tempi della nebbia e delle piogge. Faccio tantissimo movimento, solo con il cane sono almeno 4 ore al giorno di camminate, dormo poco, non sono un mangione, si non sono grasso anche se devo stare sempre all'erta, ma continuano a rimanermi quei rotolini che si chiamano fianchi e pancettina e mi fanno una rabbia boia. Ma chi fa la liposuzione, poi con il grasso ci fanno le saponette? E' giovedì, domani venerdì e sabato il bello spettacolo di Antonella Questa. A Romanengo perchè inseriti nel progetto tal dei tali. Ci sarà un po' di traffico perchè prima presenteremo i ragazzini che studiano musica. Ci dovrò essere anch'io perchè faccio parte del progetto e perchè sono Piccolo Parallelo. Come ho sempre ripetuto non ho nulla contro l'amministrazione di Romanengo, però dopo i fatti , non volevo più entrare al teatro Galilei. Ma la professionalità, il lavoro e il rispetto non sono acqua e ci sarò. Ieri con i ragazzini della scuola per diventare aiuto cuochi ho esagerato un pochino e ho fatto da base per diversi esercizi. Ora ho la schiena, i polsi e tutto, un pochino a pezzi. Mi fanno tenerezza, non li posso chiamare ragazzini, li devo chiamare uomini o donne, ad esclusione di uno che lo devo chiamare “ehi tè capricorno”. Dei tanti che erano, fissi sono ora una ventina. Non sono più bambini, non sono ancora grandi e ogni tanto qualcuno mi guarda come volesse chiedermi delle risposte, alcuni hanno dei problemini, altri una vivacità per fortuna eccessiva. Molti ci hanno preso gusto e alla fine della lezione vengono impettiti a darmi la mano e mi dicono ciao. E questo fatto che vengono a darmi la mano, anche se non voglio farlo vedere, mi commuove sempre tantissimo. Domenica dirò a mia madre: dai usciamo da questo stato, butta via i magoni e le tristezze. Butta fuori questi macigni che hai dentro e che non ti permettono più di muoverti o di mangiare, sorridi perchè i tuoi fantasmi e il tuo figlio o chissà cosa, ti sono vicini e ti sono amici. Sono così sballato che ho paura di me fra qualche anno quando ormai sarò definitivamente e irrimediabilmente vecchio.Speriamo che almeno il mio cane tenga botta. Un vecchio uomo e un vecchio cane rincretiniti piscioni e persi chissà dove. Ora si è svegliato e mi guarda come per dire "non si va più a mangiare?". Già. ciao



giovedì 27 novembre 2014

Dai che esistiamo pure noi

Anni fa avevo strisciato con la macchina, porto la macchina dal carrozziere. Avevo chiesto a Marco di venirmi a prendere. Ero arrivato prima e aspettavo. Marco tranquillo, arriva mette la freccia e sta per voltare. In quel momento arriva da una curva, a forte velocità, un'altra macchina che non si accorge della macchina di Marco, anzi cerca di sorpassarla. Impatto violento, le due macchine messe molto male. La signora alla guida chiama il fratello, il marito. Io vorrei chiamare i carabinieri, qualcuno, ma loro insistono “siamo persone civili ci mettiamo d'accordo”. Sta di fatto che poi loro hanno sostenuto che la signora andava pianissimo e che Marco era fermo sull'altro lato della strada e al passaggio della signora le aveva tagliato la strada. Quando poi sono stato convocato dagli avvocati come testimone ( a parte il fatto che la signora , il marito e il fratello, avevano raccolto “informazioni” su di me e insinuavano come io non potessi essere attendibile in quanto “molto vicino” a Marco, che due maroni sta cosa, qualcun altro dice ancora che io sono coppia con Marco, lo denuncio) ho continuato a rispondere alle domande e ai trabocchetti, ma non si riusciva a risolvere nulla. Improvvisamente mi è venuto in mente una cosa banalissima cui non avevo dato importanza, in realtà non era una cosa banale mi hanno detto, e siamo arrivati alla conclusione. La signora e i suoi familiari stavano mentendo spudoratamente e Marco aveva ragione. A volte si creano situazioni complicate da cui non si sa come uscire, poi basta poco e la soluzione arriva da sola. Sempre anni fa , a causa di una piccola eredità e forte di alcuni documenti depositati dal notaio, mia madre aveva combinato qualche casino. E dato che quei documenti ad un certo punto sono scomparsi, mia madre e sua sorella hanno rischiato grosso per via dei nipoti molto agguerriti. E fortuna che l'eredità era poca cosa. Dico “ragazze non vi preoccupate, non avvelenatevi il sangue risolvo io”. Una settimana a girare come un segugio e non riuscivo a combinare nulla, poi improvvisamente mi ha preso un raptus e ho iniziato a cercare una bigiotteria perché volevo un anello d'argento fatto in una determinata maniera. Mi vergognavo di me, in mezzo ai casini, vado a intestardirmi per cercare un anello che alla fine ho trovato. Quando poi arrivo in ufficio, presente l'avvocato dei miei parenti, iniziamo subito a litigare. Era un ragazzo giovane, elegante, belloccio e determinato. In contemporanea abbiamo battuto la mano sul tavolo e avevamo lo stesso anello. Improvvisamente tutto mi è diventato chiaro e il documento è saltato fuori. Mia madre e mio padre erano in vacanza a Cesenatico, la sorella di mia madre a Cervia. Da cesena ho preso la bicicletta e sono andato a trovarli, annunciando che avevo risolto tutto. Morale della favola, mia madre mi ha sorriso e mi ha abbracciato, sua sorella non mi ha neanche detto grazie e da allora tutti i cugini da parte di mia madre non mi hanno più parlato. Quello che voglio dire è come il cervello a volte, nei momenti di confusione, può aiutarti fornendoti una chiave di cui non ti rendevi conto. Mi è successo altre volte, improvvisamente una soluzione. Qua in queste zone della bassa, quando si perde qualcosa si dice ( in dialetto) “sant'Antonio dalla barba bianca, fammi trovare quello che mi manca” e zac trovi subito la cosa che non trovavi. Io che perdo tutto , uso questa formula almeno dieci volte al giorno. Chiaro che Sant'Antonio poveretto, non c'entra nulla, però è qualcosa di misterioso che ti fa scattare la testa. Perchè molte volte le soluzioni ci sono e sono li a portata di mano, basta un piccolo imput. Da quasi un anno mi sono buttato in una ricerca forsennata e ho rischiato, sto rischiando, realmente di perdermi, oltre tutto il resto che non è cosa da poco. Da quasi un anno ho perso molto tempo a cercare senza trovare nulla. Che poi non è tempo perso: ho conosciuto zone delle colline romagnole su verso le montagne di cui non sapevo neanche l'esistenza. Zone bellissime, ostiche, piene di storie intrighi, misfatti. Ho conosciuto gente che mi ha aperto il cuore mostrandomi le proprie ferite, ho conosciuto l'ostilità di alcuni parenti, ho ormai avviato un rapporto di , qualche volta, divertita complicità con mia madre e con lei, da sempre grande rompiballe, ora mi trovo bene. Ho fatto chilometri, sono incappato in gente che mi controllava, ho rotto i maroni a preti e carabinieri, ma non ho mai trovato nulla. Perchè non credo si possa trovare nulla. E improvvisamente mi è venuta in mente una frase che ridendo mi aveva detto mia madre, una frase banale che forse racchiudeva la verità. Settimana scorsa ultimo sopralluogo negli uffici degli atti di nascita del comune di Cesena. Cosa vai a spiegare che neanche io so esattamente cosa? So lavorare negli archivi, so leggere e confrontare i dati. Ma la possibilità di essere io a guardare e confrontare archivi non mi è data. Infatti settimana scorsa ero arrabbiatissimo e ho detto basta, non posso impazzire io per i casini o le tragedie degli altri. Non so se esistono questi fantomaci fratelli o è uno dei tanti involontari depistaggi di mia madre, quello che ormai so è che non esistono documenti, non credo che esistano. E improvvisamente ho capito che la verità non va cercata chissà dove, ma è molto più vicina , molto più tragica e banale di quello che uno avrebbe potuto immaginare. Le cose non succedono così in una notte e le persone coinvolte appartengono ad un giro molto vicino. Fra le tante cose che ho scoperto è che la levatrice di allora, dicono, fosse una delle innumerevoli amanti di quel puttaniere di mio nonno. La verità è vicina e non mi interessa più saperla. Per me troia detto di un uomo o una donna, non è chi fa sesso magari in maniera smisurata, ma chi nasconde tutto, da delle troie agli altri e parla dei valori della famiglia. Chi magari butta un figlio per paura di perdere un marito, una moglie e la credibilità di una famiglia perfetta. E cercare ormai una madre e un padre naturali, solo per dare loro delle troie, è fatica sprecata. Anni fa con la morte di mio padre avevo sognato che mi dava in eredità un tappeto consumato e una chiave con il numero 45. Avevo cercato di farci uno spettacolo poi naufragato. In questi giorni che ho detto basta, i sogni continuano a tormentarmi e cercano di darmi la chiave. E' il mio cervello che dice Enzo sveglia, è qui a portata di mano la verità. Tutto in una notte, non avviene improvvisamente e qualsiasi nome mi fosse stato dato, non potrò mai essere io quel nome perché un nome, anzi due, ce li ho già. Mio padre negli ultimi anni diceva che io non ero un figlio, ero molto di più. Mia madre ora dice che sono suo padre, sua madre, il suo fratello preferito, che sono il suo angelo, non mi dice più che sono suo figlio. Verso la fine della guerra , mia madre era una ragazzina e fuggiva sempre, non è mai andata nei rifugi e credo abbia visto molte cose drammatiche. Come i tedeschi che avevano ammazzato dei ragazzi e delle famiglie e forse i miei fratelli , come lei li chiama, erano solo dei bambini piccoli che lei era riuscita a nascondere e le cui vite ha continuato a seguire per diversi anni. Sempre in quegli anni mia nonna era stata chiamata per riconoscere i corpi di due suoi cugini, un prete e un frate, barbaramente massacrati , mutilati ed infine impiccati ad un albero. Sono successe molte cose in quel triangolo di pochi chilometri di terra e mia madre, ragazzina, credo abbia visto troppe cose e ora queste ferite le ritornano impietose mescolandosi fra di loro. Di tutto questo materiale che ora ho nel cuore chissà forse fra qualche anno nascerà uno spettacolo o un romanzo, o forse rimarrà, come credo sia giusto, li. La solitudine può essere una cosa terribile e impietosa, ma a volte diventa, pur involontariamente, una scelta e uno stile di vita a volte piacevoli. Ho il mio cane carico di adrenalina che la sera si acquieta e sdraiato sul divano avanza di pancia fino a mettere il suo muso sulla mia mano. E io gli dico “felice Peter di averti incontrato”. E' uguale a me , non è altissimo, è tozzo, sembra cattivo, ma è dolcissimo, è scuro, ha gli occhi scurissimi sempre tristi che sembrano di una persona orientale. Ha il sonno complicato, spesso si lamenta nel sonno, abbaia, mugola, russa, piange, ma gli basta che gli faccia le carezzine sulla pancia e gli passa tutto e il sonno ridiventa tranquillo.Ai tanti, tantissimi come me, con ferite e strappi nel cuore, un abbraccio, una carezzina sulla pancia e un sorriso "dai che esistiamo pure noi".

venerdì 21 novembre 2014

vuoi sposarmi?

Stamattina mi sono svegliato con in testa la frase di Giovanni, un amico di Bologna : “sto leggendo il blog come puntate di un romanzo”. Ho in mente anche un'altra frase di Gianni, amico di Cesena: “ datti una mossa e inizia a scrivere seriamente” suppergiù. Un mese fa mi aveva scritto una ragazza che ha una casa editrice chiedendomi se volevo collaborare con loro. Le avevo risposto che la scrittura è una cosa seria che va fatta seriamente, mentre io con il blog ci sto giocando un pochino neanche mi preoccupo se le regole ogni tanto se ne vanno per i fatti loro. Con le case editrici ho avuto dei problemi in passato, quando credevo che sapevo scrivere e magari mi immaginavo grande romanziere. La prima volta con la feltrinelli, avevo 20 anni e mi aveva convocato un dirigente a Bologna confondendo quello che avevo scritto con quello che ero io. Era la storia complicata di crescita erotica e sentimentale di un ragazzo bellissimo e un po' baldracca. Niente a che fare con me. Assodato che non sono bellissimo, e assicuro neanche baldracca. Il dirigente mi chiedeva di cambiare il finale e altre cose e l'ho mandato a cagare. Poi i miei testi teatrali , specie il Caravaggio che mi sono stati chiesti da tanti, ma non mi interessava. Ho sempre detto che conosco persone che scrivono da dio e che lottano per fare che questo diventi la loro professione. Io no, mi piace scrivere, e basta. Quindi scrivo, non ho nessuna strategia di “marketing” e faccio in base alle lune e agli umori. Però ho capito una cosa, io intollerante a qualsiasi regola, che un minimo di costanza e di scadenze dovrebbero esserci. Principalmente per me. Quindi, non so se ci riuscirò, ho deciso di scrivere questo mio romanzo della banale quotidianità, quasi come i grandi romanzieri del passato che scrivevano a puntate sui giornali. In poche parole, cercherò di dare a questo blog una cadenza settimanale e chiedo scusa ai romanzieri, grandi o piccoli che siano. E anche agli amici che hanno la pazienza di continuare a leggermi. Ragazzi vi voglio bene, perdonatemi. Stamattina mi sono anche svegliato con un pensiero : voglio sposarmi. Passa presto lo so e infatti è già passato. Ieri a cena ho visto in televisione la storia di due ragazzi che si erano sposati in Norvegia. Dopo le mie tantissime astinenze, mica le vado a rovinare con una avventura una botta e via . Quindi dovesse casomai avvicinarsi qualcuno a me, ormai situazione improbabile, gli dirò : “ vuoi sposarmi?” e lui dovrà rispondermi “ per un'ora, una sera, una notte, o una vita?” e qua dipenderà da chi e se me lo chiederà. Ho bisogno di fare il cretino, continue litigate al telefono con la sorella di mia madre e con sua figlia che sono come tarli arroganti che vorrebbero penetrarti nel cervello. E' brutto, tu ti fai il culo, lotti da anni, fai i salti mortali per garantire un minimo anche la tua vita e poi arrivano loro a dire cosa e come devi fare. E a volte si vorrei essere stronzo, vorrei rispondere a tono, vorrei essere meno educato. Ma vedo situazioni che sono anche peggiori, quindi buonino Enzo, la vita va avanti. E' terribile questa cosa che tu sei solo, nel senso che non hai una famiglia, nel senso che non sei sposato , ed è come tu non avessi visibilità, nel senso che qualsiasi cretino di parente si sente in autorità di dire, fare e disfare a proprio piacimento. Anche peggio quando ci si mettono i preti e i politici. Non so se per mio carattere o perchè sono della vergine, se poi dovessi scoprire che non sono neanche della vergine sarebbe il tracollo definitivo, però quando scoppio faccio danni e già nella mia vita ne ho già fatti qualcuno, di danni. Continuo a fare sogni strani incasinati, brutti. Non è che io desideri sposarmi, vuoi mettere però che vado dai miei parenti e dico “ questo è mio marito , oppure questa è mia moglie” in base a quello che mi è capitato in quel momento? C'era un amico dei tempi bolognesi che desiderava tantissimo sposarsi, per la cerimonia in sé, per i regali, il pranzo, il viaggio. Si fidanzava anche e dato che non gliene fregava niente, dimenticava le fidanzate a casa mia. Questa è stata una delle volte che sono scoppiato. Il cane sta sentendo i miei umori e quando scende dalla poltrona per cercare una coccola, va da Marco senza accorgersi che esisto anch'io. Bella intervista in questo momento a radio popolare da parte di Marco, domani sera abbiamo il nostro Caravaggio. E' talmente faticoso, non per me che sto in regia, ma per Marco, ma lui vuole continuare a farlo anche se io continuo a ripetere “non hai più l'età”. E lui mi risponde “pensa per te”. Io quando faccio l'attore dopo cinque repliche mi sono già stancato. Voglio danzare. Prima della morte di mio padre e dei tracolli di mia madre, pensavo ad uno spettacolo per me in cui danzavo. Ho rimandato. Certo che se continua di questo passo, mi ritroverò fra qualche anno a danzare su una sedia a rotelle, elettrica per fare meno fatica. Ho chiesto ai ragazzini della scuola da chef “ siete mai andati al fiume e avete mai danzato nell'acqua?” mi hanno guardato come a qualcosa di strano. Bisogna fare presto perchè con tutto il consumo di suolo che c'è e che continua ad esserci, fra poco scompariranno i sassi, la ghiaia, la sabbia e anche i fiumi. E uno per cercare di danzare nell'acqua dovrà aspettare le piene e le alluvioni che tutte le volte i politici sembra caschino dal pero. Dopo tanti tentativi e fallimenti, ho telefonato ai carabinieri di un paese di mezzo fra i due paesi in cui dovrei essere nato. Ho parlato con il capitano, ho detto riuscite a darmi una mano? Anche lui, molto gentile, mi ha risposto “ sono passati troppi anni”, però se trovo qualcosa ti faccio sapere. Porca miseria devo portare il cane a fare il giretto e dargli da mangiare che già lo vedo che mi sviene per strada. Magari mi arriverà una telefonata “siamo i carabinieri di ...” e io inizierò a farfugliare “ cosa ho fatto?” . Dai il nervoso da parenti è passato e il mio cane ha appoggiato il muso sulla mia gamba. Lo amo.

giovedì 13 novembre 2014

la torta era buonissima e io sarò li per il nostro pubblico

Succede che hai un po' di menate in testa, ti è partito il computer, hai dimenticato gli occhiali, hai litigato al telefono con parenti ormai insopportabili, hai appena parlato con l'ultimo prete contattato che ti dice non riesco a trovare nulla, giornata da sbattere la testa contro il muro e suonano il campanello. Non riesci a trovare le chiavi , gridi a Marco che è al telefono “tieni il cane per favore”, finalmente riesci ad aprire. Sulla porta un bel giovanotto, grande sorriso. In mano ha una torta, una favolosa crostata alla marmellata di arancio. “l'ho fatta io per voi, per dirvi grazie”. Ti sciogli e ti senti debitore per questo raggio di sole. E poi il pomeriggio in giro con il cane pensi “ ma porca miseria Enzo, sei attorniato da gente straordinaria, hai tanta gente che ti vuole bene, persone in carne ed ossa e non fantasmi , gente che ti sorride con simpatia, senza che tu abbia fatto nulla, e ti perdi ancora nelle tue piccole depressioni autoreferenziali?”. La solitudine appartiene a tanti, la vita faticosa appartiene a tanti, e tu con tutte queste persone che ti sorridono, hai anche un cane che ti sorride pure lui, osi ancora lamentarti? Ieri in radio ho sentito l'intervista al giovanotto argentino , figlio di madre assassinata e poi appena nato, dato in adozione e dopo trentasei anni riesce ad incontrare la nonna paterna. Bella intervista, senza rancori e senza rimpianti, ma piena di vita. L'avevo già detto, non è una famiglia che vado a cercare, non è una identità, ce l'ho una mia identità ben precisa. Neanche radici, ho anche quelle, un po' volatili, ma le ho. E' una mancanza di non so cosa, è un tassello per completare, si fa per dire, un puzzle. E' venuto a trovarmi un amico appena ritornato da un lungo viaggio e abbiamo deciso che il bello della vita non è trovare, ma cercare. Se uno ha trovato tutto , cosa gli rimane? E il bello della vita, penso io, è la vita stessa. E' lei che può sconfiggere la morte, non la morte reale che poveretta c'è e non si può far nulla, ma l'idea di morte che invade una società e la fa piombare nel rancore e nel torpore. Ho amici che gli sono morti il padre o la madre che erano ancora piccoli. Sono ferite che non si rimargineranno mai ed è giusto che rimangono perchè una parte di te se n'è andata, però la vita , pur con le ferite, va avanti e ogni tanto è capace di sorriderti. Ieri ho iniziato il primo laboratorio di stagione. Questa estate in ospedale con mia madre, Marco mi telefonava e io dicevo si a tutto, così mi sono ritrovato a condurre un laboratorio per ragazzi che vogliono diventare chef ( una volta si diceva cuoco), pensavo fossero 15, poi mi hanno detto che erano 20 e ne ho trovati 27. Tanti, un po' difficili da gestire, però sono piacevoli e mi sono trovato benissimo con i loro insegnanti. Mi fa impressione che questi ragazzini di 15/16 anni passino già tante ore in cucina alle prese con coltelli, fornelli cibi. Mi dicono che sono seri e bravissimi, missà che è la volta buona per imparare anch'io a fare da mangiare. Domani, venerdì 14 , presentazione della stagione a Calcio. Non sappiamo se e quanta gente verrà. Marco prevede un centinaio di persone, io una cinquantina, ma se fossero duecento non sarebbe male. Ci sarà anche una mostra importante dedicata ad Alda Merini che comunque a Calcio ha lasciato un segno molto più importante di quello che avrei mai immaginato. Ci sarà anche Alex Corlazzoli a presentare il suo ultimo libro. È un tipo piacevole, tosto e adrenalinico. Sembra , in miniatura, la bella copia giovane di Cacciari. Pur senza rimpianti, ( in ogni caso e l'ho sempre ripetuto, non ci siamo trasferiti a Calcio, abbiamo trasferito la nostra stagione nei teatri che hanno deciso di ospitarci, poi vedremo. Cosa sarà il prossimo anno si vedrà) però inevitabile che , come un film, ti passino davanti gli occhi le immagini di questi tanti anni in cui abbiamo dato dignità di teatro ad un bel auditorium di scuola media. Anni grandi e importanti in cui, anche da noi, il teatro italiano ha avuto la possibilità di confrontarsi. Non solo il teatro. Della organizzazione ho sempre amato seguire il pubblico e gli artisti e questo è un bel patrimonio. Degli artisti, quelli che venivano solo per il cachet e la data e non gliene fregava nulla del resto, dimenticati. Ma sono stati pochi, la maggior parte, arrivava e quasi ti consegnava il proprio cuore. Ho amato seguire le prove, ho amato seguire le loro evoluzioni nel corso degli anni. Dei tanti tantissimi che ho amato, mi piace ricordare Fernanda Pivano che a tavola divideva i propri tortelli con Marco e gli chiedeva se la sposava. Oppure Raiz che è arrivato timido nel suo cappottino e berrettino. Complicato , in crisi, sensibile, dolce, di grande intelligenza. Uno di quei giovanotti che li vedi per strada neanche li noti, eppure, appena entrato in scena è diventato una poderosa e sensuale bestia da palcoscenico. Mi piace ricordare Giorgio Rossi che i vestiti gli danno sempre un po' fastidio e una volta che era rimasto in mutande, qualcuno in paese ha sparso la voce che al Galilei spettacoli sempre scandalosi. E ancora Moni Ovadia, prima che diventasse famoso , poi un laboratorio che aveva fatto e io mi ero arrabbiato perchè aveva trattato male i miei ragazzi. Poi anni dopo , già famosissimo e di nuovo riappacificati, ci ha dedicato una intera giornata. E concludo con Sandro Lombardi che appena arrivava diceva “ mi sento a casa” Potrei continuare all'infinito , si è venuto anche Paolini, e potrei scrivere un trattato , ma la cosa più bella, oltre il teatro e gli artisti , oltre a me e a Marco, erano e sono le persone del nostro pubblico. Anche loro in questi anni tanti cambiamenti. Alcuni sono morti, alcuni sono partiti per altre città, altri viaggi, però li ho tutti nel cuore. E' più bello e commovente di un tramonto seduti su di una montagna. In questi anni ho avuto molti problemi e ostacoli a livello politico, io faccio paura non per gli spettacoli nostri o per quelli che presentiamo, è perchè sono fuori da tutte le regole e amo la gente. Parlo di rispetto, apertura della mente, parlo di cose di cui non si dovrebbe parlare, mi arrabbio con chi predica l'idea della famiglia e poi di famiglie ne ha tre o quattro e la sera magari va anche a puttane. Mi arrabbio con chi adora un dio come immagine dimenticandosi del dio reale. Parlo di omosessualità che non è una cosa sporca, è solo un aspetto della diversità degli esseri umani. Io ateo parlo della vita come cosa sacra. Perchè prima degli spettacoli io sono sulla porta, mi piace stringere le mani, mi piace sorridere, mi piace guardare negli occhi le persone e dare un po' del mio e rubare un po' del loro cuore. A volte con Marco, spesso, ci troviamo a fare il resoconto delle nostre vite. Vediamo i nostri amici che nel frattempo sono diventati padri, madri, nonni, che hanno delle belle case e diverse sicurezze. Poi ci mettiamo a ridere e Marco mi dice “ a me la mia vita piace e non la cambierei”. Si dai , neanch'io la cambierei. E quando e se, riuscirò a trovare i miei probabili fratelli, non sarà la mia famiglia, saranno solo uno dei tanti tasselli che mancano alla mia vita. Forse non succederà mai, ma io ogni tanto prima di dormire mando loro un saluto, come mando un saluto sempre a tutti i miei amici. Dico ciao, lo dico anche ai fantasmi che popolano la mente, dico, prima di dormire, ciao ragazzi e ragazze, grazie. Lo dico anche a Peter il mio cagnolotto “notte picio”. Domani ci sarò, sempre che nel frattempo non succeda qualcosa a Cesena, aspetterò le persone che non sanno dov'è il teatro, nella piazza di Calcio così da fare un pezzetto di percorso assieme. Quindi se vedete un cosino strano con la faccia da straniero, aggirarsi nella piazza di Calcio, non chiamate la polizia, sono li per il nostro pubblico.

martedì 4 novembre 2014

il signore dei cani e il samurai di Kurosawa

Un po' qua un po' a Cesena, il cane comincia a fare confusione sugli orari e anche sui comportamenti. E io che mi sento in colpa, gli sto concedendo un po' troppo e questo non fa bene né al cane né al padrone. Da un po' di tempo si sveglia alle quattro e inizia a fare le sceneggiate. Stamattina alle quattro mi sono alzato, ho aperto la porta e gli dico adesso vai fuori lasciami dormire. Ma senza di me non esce, allora gli ho buttato il giocattolino giù per le scale. Ho lasciato la porta aperta, non era freddo tirava vento, cambiare l'aria fa solo bene e ritorno a letto. Dopo un po' mi devo alzare c'è movimento, vado a vedere i cani sono tre. Butto fuori le due border collie , mi tengo il mio cane e chiudo la porta, alle cinque e mezzo mi sono alzato definitivamente. Dove abito, il mio cane sta bene, lo spazio è enorme, c'è anche il laghetto, il ruscelletto e le lepri, il problema che non vorrebbe mai uscire dal cancello. Il problema adesso sono anche le due border collie che pur avendo un padrone, pur coccolate da tutti, hanno deciso di adottarmi e stazionano perennemente, anche di notte, sulle scale di casa. E quando giro con il mio, loro ci seguono sempre. Dove abito mi chiamano l'uomo dei cani. Qualche giorno fa dico basta sto merdaio e faccio una bella pulizia di casa. Soddisfatto , tutto pulito, il cane addormentato sul mio letto (7,30 del mattino) faccio ancora un po' di cosine , poi vado nella sala e vedo sporco, non riuscivo a capire. Le due cagnette si erano trascinate di pancia dalla porta fino sotto al tavolo. Hai un bel da dire “oh ragazze, avete una casa , avete un padrone, cosa volete da me?”. A volte la gente dice “ un cane può essere meglio di una persona”. No dai, un cane pur adorabile, è un cane e una persona è pur sempre una persona. E in questo periodo le persone mi mancano tantissimo. Da tre, quattro anni non leggo un libro, un giornale, non vedo un film, non vado a cena fuori, non vado in giro né in qualche localaccio, non faccio quelle cose belle chiamate cosacce. Ma non mi creo dei problemi, ci sono altre urgenze ed inutile farsi menate. Quando sono a Cesena faccio praticamente un'ora in giro con il cane, due ora da mia madre. Fino a sera. A volte mia madre dorme in continuazione neanche si accorge della mia presenza, ma voglio esserci. Giusto non giusto non lo so, ma credo sia importante non fare sentire una persona, tua madre, sola. Ormai sono di casa e mi trattano tutti con affetto, ogni tanto porto anche il cane e riesco a creare un piacevole trambusto. Lui è felice di entrare in struttura e di beccarsi le coccole di tutti. Però la sera quando esco, l'ho sempre raccontato, il cuore è pesante e anche la testa. Ho quasi l'impressione che il cervello mi si spappoli un pochino alla volta. Una amica mi aveva scritto perchè preoccupata per le mie ricerche, preoccupata che io possa cadere in quel buco rischioso chiamato in tante maniere. Non sono le ricerche a crearmi dei problemi. Ormai do per assodato, le paure sono altre, dall'infanzia in poi mi sono ripiombate tutte addosso. Non sono le ricerche delle mie origini a crearmi dei problemi, non più, qualche volta. Chiuso con il prete Boliviano che pur con tutta la buona volontà, neanche conosce tutti i paesi di cui parlo, ho trovato un altro prete che gli sono diventato simpatico perchè gli ho detto che sono stato in seminario e molti miei amici lui li conosce. Lui ha a che fare direttamente con il paese che ho scritto sulle carte. Però finora nessuna risposta. In quel paese non ci vado più, mi mette angoscia. Il numero della strada non riesco a trovarlo, ma ci sono due case, prima di arrivare al paese, che non hanno numerazione. Una sulla destra, è una bella enorme casa contadina con tantissimi fiori, un po' lasciata andare, ma bella. Passando un giorno ho visto un uomo che aveva i capelli come i miei. E sono scappato. L' altra casa, sulla sinistra è una casa enorme con finestre e porte piene di inferriate. Sembra ci debba essere un arsenale militare tanto è blindata. Non è la classica casa contadina, sembra abbandonata, sempre porte e finestre chiuse, ma c'è un cane grosso nero e un cavallo bellissimo. Ogni tanto anche un trattore. Qui in mezzo a due alberi c'è un palo e sopra , quasi una bandiera , un cavallo a dondolo per bimbi piccolissimi. Non vado più in quei posti, perchè soprattutto questa casa blindata mi crea delle fitte impressionanti al cuore e delle scariche violente al cervello. La mia tattica era di farmi vedere e di fare parlare di me. Ma non posso andare oltre quello che sono già andato perchè devo proteggere mia madre. Le devo tanto, è lei mia madre, ora è confusa nei suoi fantasmi e non vogli le cadano addosso anche le inevitabili chiacchiere di gente e parenti. Però da quando ho iniziato a muovermi, strani movimenti stanno succedendo. E' da una vita che stanno succedendo e a volte non capisco se sono sano o completamente paranoico. L'ultimo avvistamento al paese, quello ufficiale. Al cimitero. Che uno non ci capita per caso dato che è isolato su di una collinetta. Arrivo, sempre presto, un po' perchè non ho voglia di vedere nessuno, un po' perchè ho sempre tante cose da fare. Spesso vado con il cane, ma non lo porto più dentro perchè ormai considera il cimitero come suo e se entra qualcuno gli abbaia mica da ridere. Il cane lo lascio in macchina, finiti i miei giri, faccio fare il giretto a lui. Dicevo, c'era parcheggiata una jeep, di quelle grandi che costano più di un monolocale. Parcheggio dietro, mi accorgo che la macchina ha il motore acceso , ma non faccio caso. Appena entrato al cimitero, che è piccolissimo, sento arrivare dei passi. Un signore suppergiù della mia età. Faceva finta di gironzolare e guardare le tombe. Gli ho detto buongiorno, mi ha risposto buongiorno, ma la strana sensazione che mi guardasse di nascosto. Poi sono uscito e fortuna era arrivato il sacrestano ad aprire la chiesa per cui ho tirato fuori il cane dalla macchina e ho iniziato a parlare con il sacrestano che non è proprio il sacrestano, ma un giovanotto che alle messe suona la chitarra. Subito è uscito l'altro signore e non so per quale motivo è stato colpito dal cane. Ci siamo guardati per un attimo, lui la faccia molto seria. Mi sono sempre vantato , appeno vedo una persona, di vedere subito tutto l'insieme, dal tipo di scarpe, ai capelli. Ultimamente vedo solo particolari e non so più vedere il totale. Di questa persona mi ha colpito l'aspetto . Fisico eccezionale, poco più alto di me, ma sembrava me quando avevo trenta anni. I capelli. Pelato e i capelli solo ai lati. Quando ci siamo guardati ho pensato : “sembra uscito da un film di Kurosawa". Poco più giovane o anziano di me, non so, però ho realizzato dopo, sembrava me da giovane come mi fossi rasato i capelli in fronte, così come i samurai dei film di kurosawa. Mia madre sa vedere le cose nei sogni e un giorno mi aveva detto: “anche i tuoi fratelli ti stanno cercando, ma non sanno chi sei”. Una volta mi aveva anche detto “ quello più vecchio mi conosce, ma non sa che sei tu il fratello che stanno cercando”. Mi sono guardato allo specchio e mi trovo enormemente invecchiato e avere in continuazione a che fare con le malattie e i fantasmi , non fa bene alla salute. Fra una settimana partiamo con la presentazione della stagione. Spero di riuscire a non essere più assente così come lo sono stato in questi miei ultimi anni. Il signore che ho visto sulla jeep, mi dava l'idea di un geometra o architetto. Forse più geometra perchè sono loro che gli piace farsi vedere con i macchinoni. Chissà se lui o gli altri usano il computer o sanno minimamente navigare in internet. Se sanno il mio nome e cognome, non è difficilissimo trovarmi. Mi piacerebbe chiamarli a casa mia e dormire per una notte tutti insieme nel mio lettone. Poi ognuno per la sua strada. Il cane inizia ad essere insofferente e anch'io. Gli dico dai Peter andiamo a casina ed è già subito in piedi. Ma porca troia le vite complicate.

mercoledì 15 ottobre 2014

Sette vite come i gatti e la promessa a Mario

“han sette vite come i gatti” bello il titolo di Sussurrandom dedicato alla nostra prossima stagione. Davanti io e Marco, in mezzo una araba fenicia. Il sottotitolo “cacciati da Romanengo....” fa colpo. Non mi piacciono i vittimismi per cui non mi sento assolutamente cacciato, ma come parte di una naturale evoluzione delle cose. Nessuna guerra, nessuna sconfitta, nessuna vittoria, le cose cambiano. Poi cosa succederà non lo so, vedremo. Stiamo rischiando non molto, moltissimo e dopo la stagione e Odissea di questa estate, tireremo le somme e a me, come ho sempre detto, rientrare nelle compagnie di giro e dedicarmi ai miei spettacoli, non mi dispiacerebbe. In ogni caso ora dobbiamo ringraziare tante , ma tante persone. Da chi ci ha dato solidarietà e sorrisi fino ai comuni che hanno deciso di ospitarci, agli artisti la cui collaborazione e amicizia sono stati fondamentali, fino alle persone del nostro pubblico che speriamo possano continuare a seguirci e a sostenerci. Quando anni fa ho lasciato Bologna e già avevo lasciato Cesena, ero affascinato da queste zone e la prima cosa che ho fatto è stato di cercare di comprendere la storia e le economie che sono quelle cose che poi portano al presente. E tutti i libri, a volte un pochino faziosi, che di volta in volta i comuni mi regalavano, sono diventati materiale prezioso. Rimpiango i periodi in cui ero topo di biblioteca e andare per esempio a sfogliare libri antichissimi o vecchi giornali era il massimo della goduria. E si scoprono cose strane, movimenti umani strani, paludi diventate città, guerre continue e invasioni continue. Dai romani in poi in queste zone ci ha stazionato di tutto. Mercanti , soldati da tutta Europa con relativo materiale umano al seguito, porti di acqua, commercianti ebrei. E il bello , così come in tutta Italia, ogni paese, pur piccolo, ha enormi differenziazioni e caratteristiche che li rendono unici e belli. Qua in zona c'erano le strade che portavano a nord sud est e ovest e quindi le grandi chiese nei punti strategici, fari nella nebbia forse, controlli sociali sicuramente. A Calcio c'è una delle chiese più grandi di tutta Italia. A Pumenengo invece hanno un santuario più piccolo, però hanno la Madonna che cambia direzione. Calcio , che sarà sede della maggior parte degli spettacoli, è in apparenza come uno dei tanti paesi. Ci passi in mezzo e neanche lo noti. Come Romanengo , uno fa la strada principale, entra da una parte ed esce dall'altra, e dice “tutto qua?”. Bisogna fermarsi e non dare nulla per scontato e le sorprese diventano tante e molto belle. Ma non è di storia o di paesi che voglio parlare, ma di murales, di scritte sui muri, di graffiti. L'ho promesso a Mario e ogni promessa va mantenuta. Mario scusa la mia stupidità. Ci sono dei paesi qua in Italia che nel murales hanno trovato la loro forza, intere facciate continuamente rivedute. A Milano un muro del parco nord, zona Niguarda, diviso a settori è interamente dipinto. Non so se commissionato o opera clandestina. Qua mi sono perso un attimo sul concetto di murales o di graffiti, in ogni caso lavori splendidi. In giro per internet compaiono spesso facciate di palazzi dipinte come dei tromp d'oeil. Poi ci sono le scritte, sembra quasi che noi italiani siamo  tutti pittori poeti e scrittori. La scritta più bella e l'avevo già riferita, su di un muro di Cesena. Un ragazzo si lamentava che avrebbe voluto fare l'amore per la prima volta, invece si era dovuto arrangiare da solo. Pronta la risposta in un altro scritto : “ anch'io è una vita che mi faccio le pugnette, ma non lo vado a scrivere sui muri”. Se in autostrada hai bisogno di un bagno, non ti serve il giornale. E anche qua al di la dello scontato quasi sempre, a volte ti trovi dei piccoli capolavori di letteratura erotica. A Romanengo, che io sappia, ci sono due murales che hanno una storia importante . Uno incornicia la cassa del teatro. Non c'erano soldi , era iniziata una collaborazione con il liceo artistico di Crema, il sindaco aveva fatto loro una proposta e loro avevano accettato. Questi ragazzini tutte le mattine prendevano la corriera per venire da Crema a Romanengo e con enorme serietà, caldo o freddo , hanno portato avanti le loro opere. Quella alla cassa del teatro a me piace molto, peccato che , forse i ragazzini, ogni tanto lasciano cazzate scritte con il pennarello. Peccato perchè può piacere, può non piacere, ma è una opera d'arte. Pensata, vissuta, sudata. Forse verrà cancellato,è comunque storia del paese. L'altro murales è da commozione. C'è un sottopasso che collega Romanengo al cimitero. Qua, sempre i ragazzini del liceo artistico, sempre senza soldi, hanno dipinto scene di vita del paese. Case, strade, gatti, cani, un topo, una nutria. Con uno sguardo pulito da ragazzini appunto. Era nella idea del sindaco, la voglia di dare un dolce e delicato saluto alle persone che morivano e che venivano accompagnate al cimitero. Ci passo spesso con il cane, lui sa che li non deve fare pipì rischio pisello tagliato, e questa idea riesce sempre a commuovermi. E' l'idea di un paese che dice a chi va per sempre “ non avere paura, non ti lasciamo solo”. E' un abbraccio. Purtroppo il tempo e l'umidità del sottopasso iniziano a fare danni. Noi per ora non lasciamo Romanengo, abbiamo una nostra sede e sobbarcarci altre spese non ne abbiamo voglia. Però l'avventura è partita, un po' di ansia, chiaro, nuovi rapporti da costruire, poi come dicevo si vedrà. Siamo ai confini delle province di Bergamo Brescia e Cremona, Calcio è bergamasca. Cittadina discreta e non subito eclatante come per esempio Rudiano, Soncino, Orzinuovi o Ostiano gli altri comuni che ci ospitano. Basta parcheggiare e lasciarsi un attimo andare e una delle cose che noti sono questi dipinti sui muri, mai troppo appariscenti, non intere facciate, però a volte abbastanza grandi. Per la prossima estate abbiamo pensato per Odissea ad un piccolo tour seguendo appunto questi dipinti. Che non sono tantissimi, poco più di trenta credo, ma è una sorta di impronta che magari scolorisce, ma c'è. Sono assolutamente favorevole al consumo di suolo zero. La bellezza di questi paesi non è cercare di diventare sempre più grandi , ma iniziare a valorizzare e a ricostruire su ciò che c'è già. L'amore per un territorio non è la distruzione tramite nuovi agglomerati anonimi, rotonde eccessive, centri commerciali ormai vuoti o strade da fare invidia a Los Angeles , ma vuote come i grandi centri commerciali. Se uno parte da Soncino, verso Orzinuovi per andare a Brescia o se da Calcio si prendono le superstrade per Bergamo, si accorge di questa distruzione. E allora ben vengano dipinti, affreschi sui muri che per me stanno anche ad indicare che nella vita si muore, ma il ricordo di noi, bello o brutto che sia, rimane

sabato 11 ottobre 2014

caduto da un ufo

Ogni tanto ci si demoralizza, poi ci si rialza e via via con tempi sempre più lunghi e una stanchezza che diventa sempre più pesante sia a livello mentale che fisico. E finchè c'è la speranza la voglia e il desiderio di rialzarsi, va bene. Se dovessi prendere adesso il cane, non lo prenderei perchè non si riesce a fare tutto, ma sono contento di averlo preso perchè anche se faticoso, mi rigenera la vita. Non è faticoso il cane, ma da quando ce l'ho gli avevo promesso che minimo quattro ore al giorno l'avrei fatto camminare giocare e correre e questo minimo quattro ore al giorno le ho sempre mantenute e superate. Anche a acosto di non dormire.  Ma quando si fa male e si fa male spesso, dato che è giocatore di rugby, non si lamenta , ma viene da me, ma quando lo asciugo o lo spazzolo inizia a scuotersi fino a cadere per terra con le gambe per aria, ma quando dormo arriva e inizia a sbattere le orecchie finchè non mi sveglio e gli dico “ dai sali sul letto”. E allora la stanchezza e le malinconie scompaiono e gli dico “Peter, felice di averti incontrato”. Oggi ho detto cosi' anche a mia madre preoccupata per il mio continuo correre avanti e indietro: “Si deve fare si fa, felice di averti incontrato”. Non ho mai chiamato mio padre o mia madre con “mamma o babbo”, ma sempre con il loro nome e anche i loro fratelli non li ho mai chiamati zii, ma sempre con il loro nome o soprannome. Un po' strano forse, ma è così e non ne so il motivo. E' un casino in questi giorni, ma più che casino è proprio nebbia nel cervello. E sono stanco. Circa un anno fa la mattonata in testa, poi prove riprove, ipotesi varie, fatti strani continui senza mai arrivare ad una soluzione o una verità definitivi. Consapevole che spesso la verità può dipendere da diversi punti di vista. Ho visitato paesi, ho fatto, faccio ricerche continue in internet, qualche volte mi sono rivolto a persone che avrebbero dovuto sapere, ma mi sono ritrovato con dei pesci in faccia. Sui paesi di cui parlo sto scoprendo realtà che neanche l'immaginazione più fervida. Terre di confini sempre spostati, terre di ripicche da guerra e dopoguerra che sembrano non avere limiti, fascisti, partigiani, finti partigiani. Storie di soprusi, di omicidi, di tradimenti, di gente ricchissima e di gente in totale povertà. Storie di miniere e di traffici vari. Storie di gente che partiva per il Belgio o per l'Australia. Storie del dopoguerra italiano, un dopoguerra che si è trascinato per anni. In questi giorni non ho più voglia di cercare e per ora ho gettato la spugna. Dico per ora perchè conoscendomi, se devo arrivare ad una cosa, a costo di massacrarmi, ci arrivo. Si dice così , tanto per fare un pochino gli sboroni. E a proposito di sboroni - in Romagna non esiste la parolaccia, ma la costruzione di una frase che vorrebbe essere offensiva, ma spesso diventa ironica – oggi ho sentito questa frase di un ragazzo che parlava al telefono con un amico : “se a te piace fare lo sborone va bene, ma non puoi sempre fare lo sborone con il mio culo” in dialetto. Ho spesso discussioni con Zappa il mio socio che da bravo bergamasco, non riesce a capire queste sottigliezze e mi dice che sono volgare. A me ste frasi piacciono tantissimo. Come la frase che ho sempre riportato del ragazzo in ospedale. Esasperato dalla madre che stava male, le aveva detto ( sempre in dialetto) : se da piccola ti avessero mangiato le troie, non saremmo stati tutti meglio?”. Con una frase del genere cosa fai? Ti metti a ridere e le incazzature passano. Dicevo che a costo di massacrarmi ci arrivo, non ora. Queste zone di cui parlo, hanno cambiato in continuazione confini sia comunali che di diocesi, molti paesi non sono più paesi , ma solo agglomerati di case spesso comperate da gente facoltosa che le ha trasformate in ville blindatissime. Sono cambiate anche le numerazioni e hai un bel da cercare avanti e indietro, poi cosa cerchi, da chi vai a bussare? Non esistono neanche più le parrocchie, diversi cimiteri sono abbandonati e gli unici preti, ormai solo sud americani, sfruttati anche qua, fanno i pendolari fra un paese e l'altro per cercare di mantenere almeno quell'usanza chiamata messa. In un paese domenica scorsa mi hanno detto che fino a due minuti prima della messa , non sapevano chi sarebbe stato il prete che avrebbe officiato. Perchè un mese fa avevo deciso di rivolgermi ad un prete dato che mi risulta che almeno fino agli anni sessanta i preti erano i migliori informatori dei carabinieri dato che sapevano e annotavano tutto. Trovato finalmente il prete, Bolivano, responsabile di tutti gli altri, gli enuncio il fatto. Lui mi dice “ come ti chiami, dati da nascita, nome dei tuoi genitori,non ti preoccupare ti telefono io”. Sembrava una cosa normalissima. Per un mese, due volte la settimana ho continuato ad esasperarlo con telefonate “ vengo giù ci vediamo, le do una mano nella ricerca” - “cosa vieni a fare, non ho avuto ancora tempo ti telefono io” - Ieri gli telefono ancora e mi dice : “ si ho capito chi sei, nei paesi che mi hai detto non ho trovato nulla, adesso cercherò anche in altre direzioni”. L'unica sicurezza che avevo, era di essere stato battezzato in un paese con tanto di nome, neanche quello. Già nel mio stato di nascita, sotto il nome della strada e del numero civico, era stato scritto qualcos'altro, poi cancellato. Allora non esisteva il bianchetto e si raschiava il foglio, ma non siamo riusciti a capire cosa ci fosse sotto. Io e l'impiegata del comune. Quando il prete mi ha detto “non ho trovato nulla”, sono crollato, per un attimo, ma sono crollato. Sono stato cresimato, sono anche stato in seminario, da qualche parte mi avranno battezzato. Allora ho deciso , non so per quanto, di fare finta che niente ci sia stato. Non ho fratelli da nessuna parte, non sono stato abbandonato o perso da nessuno, i miei genitori sono i miei genitori e se non ho troppi elementi fisici in comune con loro dipende dai miei geni e cellule antichissimi. Oppure , dato che in una di quelle zone di cui parlo hanno avvistato gli ufo , forse erano comparsi anche anni fa e mi hanno perso per strada. Dovevo parlare di Calcio, il paese di Calcio in provincia di Bergamo, che ospiterà il maggior numero di spettacoli della nostra rassegna, per chi è in zona “occhio ragazzi, non mancate alla presentazione del 14 di novembre”. Ci sarà anche un omaggio ad Alda Merini. Non letture di poesie, ma stralci di vita raccolti e catalogati da un suo amico che quando Alda Merini arrivava a Calcio, lui la proteggeva, La gente la derideva e lei ne aveva paura. Il marito di Alda Merini era originario di Calcio e a Calcio è seppellito. Avrei voluto parlare di queste cose, come dei murales in giro sulle facciate delle case, ma anche degli altri comuni che ci ospitano. Invece mi sono perso nelle mie piccole cose private, ma in fin dei conti la Storia si fa con le piccole storie private. O no? Si sono proprio fuso

martedì 30 settembre 2014

Strane cose qua nella bassa

Strane cose qua nella bassa. Un architetto aggredito, una sindaca che gli è arrivata a casa una busta con tanto di lettera minatoria e bossolo di pistola, mega centri commerciali sempre più vuoti, una autostrada chiamata brebemi che affianca un'altra autostrada, che ha devastato un territorio bellissimo e sempre vuota. Le prime nebbie autunnali la mattina presto e in lontananza gli spari dei cacciatori. Trattori carichi di mais, allevamenti di maiali e vacche, Gerundia felix come il titolo del mio spettacolo che in aprile concluderà questa nostra strana stagione di teatri di pianura. In questi giorni e senza malinconie mi ritrovo, specie in macchina, a ripensare a diverse cose della mia vita e la voglia e la necessità di essere sempre un pochino nomade. Forse invidio , ma neanche troppo, chi nato in un posto, li continua a viverci e li ci muore. Non ho mai fatto ferie vacanze in vita mia, mi sono sempre spostato per lavoro, per viaggiare, per cambiare la mia vita e non saprei ragionare diversamente. Ora mi dispiace un po' per il mio cane che è un pochino stanziale ed abitudinario e farlo salire in macchina devo prenderlo su di peso come un sacco di patate da 35 chili. Quando giovanotto , finito il militare, ho abbandonato Cesena per andare ad abitare a Bologna ,uscivo da uno schema programmato e mi stavo buttando, a qualsiasi prezzo, dentro viaggi avventurosi. Non avevo mai girato, non ero mai andato da nessuna parte, d'estate poi lavoravo al mare per mantenermi gli studi. E improvvisamente altri mondi e altre realtà. E tanto cinema, praticamente un film a sera e poi anche il teatro che all'inizio pensavo fosse solo quello “ufficiale” e i concerti i pomeriggio tardi finito il lavoro. Solo di musica classica dato che ero un po' fighetto e neanche sapevo cosa fossero i grandi concertoni rock. Poi improvvisamente il 77 e l'idea di realtà che mai avrei immaginato. Le prime performance di body art, forse anche Marina Abramocic. Il teatro povero che veniva dall'est, il living che veniva dall'ovest , la nuova danza dal canada e dalla francia, il teatro di strada dall'Olanda e gli inglesi che se non si spogliavano non stavano bene. Poi i trampoli scoperti per caso. Me li ero fatti fare in legno di olmo mi pare, nessuno mi aveva insegnato e quando potevo me li caricavo in spalla e andavo ai giardini margherita. Tanto per non passare inosservati. Poi la conoscenza di Marco e l'idea di fare teatro seriamente uscendo dal fai da te . Un giorno Marco mi aveva spedito a Bergamo dal suo amico Ludovico, allora del teatro tascabile, poi fuoriuscito, poi morto. Uno che di teatro e di trampoli se ne intendeva. Mi ha detto indossa il tuo schifo di trampoli e seguimi. Se cadi ti rialzi da solo.Un giorno su e giù in giro per città alta. Cadere sono caduto, ma ho fatto gradini, ho camminato, ho corso, sono caduto, sono andato a sbattere contro colonne e quando credevo di essere una cima, Ludovico mi ha fatto fare una scalinata in discesa che ho praticamente fatto di pancia e di faccia. Salutandomi Ludovico mi aveva detto : “non pensare mai di essere arrivato”. O come i miei maestri scandinavi che io li guardavo che erano proprio belli e loro il massacro. Non esiste non ce la posso fare, lo fai e se non ce la fai al massimo cadi. Sto parlando di acrobatica. Sempre in questa ottica un mitico laboratorio con Lindsay Kemp, alla galleria d'arte moderna. Lui su un balconcino e sotto centinaia di giovanotte e giovanotti felicissimi di farsi massacrare. Ho conosciuto poi Kemp dopo un suo spettacolo e mi voleva portare via, ma forse non per fare il danzatore. E i tanti ragazzi e ragazze morti per sete di vivere, belli nella loro giovinezza. Tanti, tantissimi, troppi. Dicono che allora ero carino, non me ne sono mai accorto, non mi interessava. Una cosa ho imparato, non guardarsi mai allo specchio, non pensare mai di essere arrivati e mantenere l'animo giovane e curioso, anche a costo di sembrare qualche volta idioti. Poi diventati teatro io e Marco, 34 anni passati in un soffio. Tante esperienze, tante realtà, tanti pianti, tante risate, tante persone le cui facce spesso mi passano davanti come in un film. Qualche amore importante, tanti non vissuti cui non ho mai avuto il coraggio di dichiararmi, tanti che se anche non c'erano non è che la mia vita cambiasse. Quello che mi piace di me è che non ho malinconie per il passato neanche rimpianti, è stato così. Punto. Sensi di colpa tanti. I miei hanno sofferto molto per la mia vita, per il fatto che non ero il figlio che loro volevano e a volte mi hanno reso la vita un pochino difficoltosa. Come se già non l'avessi di mio. Poi hanno iniziato a stare male e questo figlio strano è sempre stato presente e non li ha mai abbandonati. Pochi mesi prima di morire mio padre mi diceva :” tu non sei un figlio sei molto di più”. Ora mia madre mi dice “ sono orgogliosa di te”. Meglio tardi che mai. Inizia ora, il 14 di novembre la presentazione ufficiale, un'altra avventura, una delle tante. Ho nella testa questo macigno di cui ho avuto la certezza poco più di un anno fa, ho anche un cane che è bellissimo e adorabile. Ho degli amori che mi vivo solo io e nella testa, ho una madre con una agonia lunga e dolorosa, ho dei fratelli che forse non conoscerò mai, ho degli amici non così belli come il mio cane, ma altrettanto adorabili, ho una vita che non ha voglia di adagiarsi. E sono stranamente felice. Speriamo non sia una forma precoce di demenza senile

martedì 23 settembre 2014

fra eschimesi , mongoli e venti glaciali


Siamo un pochino in ritardo, ma partiremo. Con la stagione intendo e anche con i laboratori, ma siamo in dirittura d'arrivo e partiremo. Di fronte a me il mio socio Zappa, aria seriosa al computer, di fianco il mio cane che ha i calori e sta cercando di farsi tutto quello a portata di mano o di pisello e poi appoggia il muso sulle mie gambe ed inizia ad ululare. Un breve salto al bar, incontri piacevoli e il cane ormai senza pudore e senza remore. Negli ultimi due anni, non che gli altri fossero stati meno pesanti, ho appesantito troppo il cuore e la mente. In un momento di crisi avevo detto con Zappa:” mi piacerebbe riavere la mia vita”. Lui mi ha risposto :” è questa la tua vita”. In effetti la storia, la personalità e il vissuto di una persona non si costruiscono con i “se” o con i “vorrei o avrei voluto”. Ora sto cercando di uscire dalla nebbia, la mia vita è questa, ci sono delle responsabilità e vanno affrontate, ci sono dei dolori e delle ferite, ma la gente è piena di dolori e di ferite. Io ho la possibilità e anche la sfrontatezza di poterne parlare. E più parlo, più diverse umanità mi si avvicinano e aprono il loro cuore. E' un regalo bellissimo. Quando vado in struttura da mia madre, faccio sempre quello allegro, conosco tutti, infermieri, oss, medici, ricoverati, saluto tutti, faccio sempre un giro a salutare tutti. C'è una signora che tutte le volte mi chiama , mi prende la mano e ci appoggia la faccia. Ma quando esco dalla struttura, c'è sempre un gruppo di signori seduti davanti alla porta di ingresso che saluto con “ciao ragazzini”, quando esco dalla struttura, non riesco a salire subito in macchina, devo aspettare un attimo perchè mi sembra che la testa e il cuore scoppino. La vita di una persona non si fa con i se e i tuoi parenti alla fin fine sono quelli che , nel bene o nel male , ti hanno cresciuto. Probabilmente in questi giorni arriverò alla conclusione delle mie ricerche. Ho scoperto che non voglio più cercare nessuno, voglio solo sapere la verità, anche se ogni verità ha tante sfaccettature non sempre visibili. Non so cosa sia avere un fratello, non l'ho mai avuto, so quello che mi raccontano i miei amici. Mi manca, come probabilmente a tutti i figli unici, qualcuno con cui sei cresciuto assieme, mi manca magari stare sul lettone quando hai paura dei temporali, mi mancano le litigate, le gelosie, le solidarietà. Quello che immagino possa essere un rapporto tra fratelli. Ma questo è il tempo della nascita , dell'infanzia e dell'adolescenza. Sono i periodi in cui un fratello di sangue cresce come tuo fratello. Ora, qualunque sia la verità, è tardi. Dopo 60 anni non si possono recuperare dei rapporti che non ci sono mai stati. Probabilmente fra non molto, se si riusciranno a sciogliere i nodi, mi verrà data una busta o forse no. Mia padre e mia madre, sono quelli che mi hanno cresciuto e non ho bisogno di cercare altri padri e altre madri , però il motivo per cui sono stato buttato via, questo mi brucia tantissimo e questo vorrei sapere. Poi per i fratelli, ci sono non ci sono, credo sia ormai tardi e aldilà dell'idea romantica, credo seriamente di non avere più voglia di conoscerli. Mia madre mi aveva detto il nome di un suo cugino che forse sapeva qualcosa. So che era ammalato, chiamo prima il figlio, che mi risponde “ora sta bene e puoi parlare”. Nel frattempo ho parlato con lui, con il figlio intendo. Non ha fatto una piega e mi ha detto “ come mai alla tua età ti metti a cercare, ora, stai cercando l'eredità da dividere?” e poi ha continuato “ e se scopri che magari i tuoi parenti sono dei delinquenti?” e se invece fossero brave persone? Parlo poi con il cugino di mia madre che mi ha aggredito , mi ha dato del fanfarone, del bugiardo paranoico, concludendo che se avevo delle fisime, dovevo alzare il culo e andare a cercare. Fanculo. In effetti cosa vado a cercare, quello che dovevo sapere lo so, per il resto avevo solo bisogno di un sorriso e un abbraccio, ma il mondo è pieno di persone disposte a darti un sorriso ed un abbraccio. Questa estate nei giardinetti dove porto il cane quando sono a Cesena, c'era un barbone, penso cinese. Comunque asiatico. Alto, magrissimo, una certa dignità, sempre con la giacca, sporca, ma sempre giacca. Aveva una bicicletta e li accatasto probabilmente tutto il suo mondo. Un tipo strano che non guardava nessuno, parlava da solo. Totalmente scoordinato un pochino effeminato. Poi un giorno il mio cane si è sdraiato vicino a lui per avere le coccole. Quando sono riuscito ad alzare il cane e riprendere la camminata, il giovanotto ha iniziato a seguirci, completamente innamorato del cane e anche lui , quasi alla ricerca di un padrone. L'ho depistato perchè non avevo voglia di essere seguito. L'altro giorno, sempre con il cane e sempre solito giardinetto, vedo in lontananza una persona seduta con grande compostezza su una delle panchine, una donna che continuava a fissarmi. Sembrava orientale e subito ho pensato fosse il giovanotto barbone che si era vestito da donna. Quella era la mia direzione e sono andato avanti , curioso di vedere la trasformazione. Non era il giovanotto, ma una signora italiana, un donnone. Tutta in nero, scarpe, calze, gonna ,camicetta, e giacca. Un bel donnone con la faccia triste e lineamenti vagamente orientali. Una di quelle signore che tu vedi e pensi “questa è abituata a comandare”, troppo elegante e raffinata, un rolex al polso che costa più della mia macchina, ottima fattura di vestiti, ottimo taglio di capelli. Una donna così non va ai giardinetti. Troppo costosa la bicicletta e la borsa, troppo a disagio la signora a stare seduta sulla panchina di una giardinetto. Quando ormai ero vicino , mi ha guardato e si è messa le mani in faccia, poi non mi ha più guardato e ha fatto finta di parlare al telefonino. Non so cosa c'entra, ma mi ha inquietato tanto, non si è mai voltata, poi in lontananza ho visto che prendeva la bicicletta e ripartiva. Forse solo una coincidenza, ma in quel momento ho pensato “voglio solo sapere la verità, non voglio nulla da nessuno e non voglio incontrare nessuno”. La storia dei popoli, aldilà della storia ufficiale è fatta di sangue di sudore e di sperma e di battaglie e guerre solo per interessi economici. Non esiste una razza privilegiata, non esistono razze, ma mescolamenti continui a ferite continue. A me nella vita è sempre piaciuta la ricerca, mai il risultato. Il bello di fare uno spettacolo è la preparazione, poi, bello o brutto, è uno spettacolo. In questi ultimi mesi ho avuto la mente annebbiata, per i problemi di mia madre, per i problemi miei e ho continuato ad avanzare cercando di spostare la nebbia. Ora forse la nebbia sta diradando e penso che non mi interessa più. Un po' come “madame de sade” di Mishima. Aspetta una vita che il marito possa ritornare a casa e quando questo sta per succedere, chiede ai domestici di chiudere le porte e di non farlo entrare. Gli scritti, i romanzi, i film, il teatro, le favole hanno bisogno di storie forti, spesso maledette, quelle storie appunto di sangue sudore e sperma, la vita reale avrebbe bisogno di un pochino di tranquillità. Io non ho più voglia di cercare, anni fa ho scoperto, per via delle allergie, che ho i valori del c1 e c2 (esami del sangue sulle cellule) alterati, una questione genetica mi hanno detto. Allora mi piace pensare che magari appartengo ad una delle etnie eschimesi ( così posso dare del terrone a tutti) oppure immaginare di essere mongolo , diretta discendenza di gengis kan. “Il gruppo etnico mongolo è caratterizzato da pelle giallastra a volte un po' scura, capelli neri e molto spessi e forti (la calvizie è praticamente sconosciuta, la canizie si manifesta rarissimamente prima dei 55 anni), barba non presente prima dei 25 anni di età e non raggiungente lunghezze superiori a 14 cm in genere, peli solo su ascelle e genitali e spesso anche qui ritardati o radi.La statura non è alta (circa 168 cm in media per gli uomini e 160 cm per le donne), ma la corporatura è robusta, resistente alle fatiche, al forte caldo e forte freddo.” questo da wikipedia. Non sono proprio giallino, ho pochi peli, anche se non così glabro, ma tutto il resto ci sta. Continuo ad avere il magone, ma anche anche tanta voglia di ridere e di vivere e il piacevole sorriso che ho ricevuto stamattina al bar  riempie il cuore e  dona un pochino di serenità. Il cane si è addormentato, Marco sta continuando a lavorare, io a cazzeggiare e fuori c'è il sole.

lunedì 15 settembre 2014

di viaggi, di camminate sul fiume e di passere al vento

Ieri sera dopo la camminata, durante la mega cena ( si deve portare qualcosa da mangiare e per fortuna esageriamo tutti ) mi sono ritrovato a parlare di teatro, di politica, di madri anziane, di viaggi, di morosi che scappano peggio dei soldi, ancora di viaggi, di figli viaggiatori e artisti, di ulivi in mezzo alle campagne e dei casini della mente. Che quando mi metto a parlare dei casini della mente con il mio amico Stefano, poi ne usciamo fuori di testa tutti e due come se già non lo fossimo un pochino di nostro. Infatti Stefano mi chiama zio. Bella la camminata, un pochino strana e diversa dal solito. Meno rituale, meno teatrale delle solite, ma altrettanto fascinosa e misteriosa. Tanta la gente giovane, ero praticamente il più vecchio. No dai , eravamo in tre ad essere i più vecchi. E Marco, il mio socio Zappa, continuava a rimarcare che le altre camminate erano più belle. Ma mi sono preso una bella soddisfazione. Mi piace , con l'aiuto della notte e ieri anche di una natura selvaggia a tratti, piena di rumori , stridii di uccelli e di echi tumultuosi di fiume, mi piace fare perdere la cognizione di spazio e di tempo. E ad un certo punto Marco, il mio socio Zappa, mi chiede “non riesco ad orizzontarmi e qua non so dove siamo”. Cioè sul fiume Oglio a Pumenengo, casa sua. Ho iniziato a volare. Mi piacciono queste camminate, mi piace quando non si parla e si sentono le persone, mi piace il popolo dei vaganti notturni, mi piace quando ci si sente protetti e una serata così mi ci voleva proprio. C'erano anche le stelle. Poi stamattina presto, solito rituale del caricare le valigie in macchina e partire, che non sono proprio i viaggi che desideravo per la mia vita, ma si deve fare e si fa. Sono cresciuto iper blindato e d'estate , quando il lavoro era tanto, i miei per tre mesi mi scaricavano su nelle colline dal fratello di mio padre che aveva una figlia già grande e anche i vicini avevano quattro femmine e un maschio, già grandi pure loro. I maschi non c'erano mai per cui sono cresciuto fra le donne, ascoltavo i loro discorsi e di nascosto spiavo i loro riti. Come le donne anziane che non tagliavano mai i capelli, li scioglievano di notte e la mattina qualche colpo veloce, annodati in testa, li nascondevano sotto un grande fazzolettone scuro. Ho tanti buchi di memoria di quei periodi, stavo bene ed ero coccolato da tutte ste donne, ma mi mancavano i miei anche se, quando c'ero io litigavano sempre e quando non c'ero andavano d'accordo. Avevo paura delle mucche , delle galline e di tutti quegli animali che di solito vivono in campagna, comprese le bisce e anche i topi. E quando le donne iniziavano il taglio e la cucitura per la trasformazione dei galletti a capponi, io terrorizzato mi nascondevo dietro qualche angolo e immancabilmente qualcuna mi chiamava “vieni li tagliamo anche a te”. Loro ridevano e io scappavo urlando. Ricordo le discese al fiume per abbeverare le vacche e per prendere l'acqua da bere, l'unica fonte che c'era in zona. E il ritorno era una meraviglia , con scene che spesso ho cercato di riportare nei miei spettacoli. Le vacche in fila indiana, di fianco le donne con un secchio per mano e uno in testa. Secchi di zinco pieni di acqua e mai ne sia caduto uno. Io dietro aggrappato alla coda dell'ultima mucca che come fanno le mucche, se devono cagare, cagano. Le ninna nanne mancate e i secchi di zinco, oltre ai fiumi, rimangono la mia dolce ossessione. Le figlie del vicino già in età di accoppiamenti e molto vivaci, giravano sempre senza mutande sotto la gonna e ogni tanto mi trovavo faccia a faccia con quegli strani peli. Più avanti negli anni avevo saputo che una delle ragazze era rimasta incinta senza fidanzato, in realtà ne aveva due e i genitori e il fratello l'avevano cacciata di casa, poi l'hanno ospitata i miei fino al momento del parto quando è ricomparso uno dei due fidanzati e ha accettato di essere lui il padre. Padre si fa per dire dato che la bimba è cresciuta e lui non l'ha mai considerata. Anche un'altra delle figlie era rimasta incinta e li si sapeva di chi era la “colpa”. Allora il padre e il fratello della ragazza sono andati a recuperare il “delinquente” e a suon di botte l'hanno convinto a sposarla. Ho ritrovato più tardi negli anni queste ragazze ormai anziane, ma, pur con vite difficoltose, avevano mantenuto la leggerezza delle loro risate e delle loro passere al vento. Volevo parlare di storie e storiacce di donne che le mie ricerche attuali fanno ritornare a galla, ma mi sono venuti in mente alcuni episodi di quel periodo, episodi che spesso mi tornano e sempre rimangono un pochino strani o quantomeno bizzarri. Piccolissimo , età forse due anni, questa storia, poi diventata di “dominio pubblico”, me l'ha sempre raccontata mia madre. Arrivano due ragazze, vestite elegantemente, scarpe con tacco e macchina fotografica e improvvisamente vedono me. Si ero bellino e i capelli sempre tirati a banana, ma che due ragazze forlivesi eleganti e con scarpe coi tacchi si aggirassero fra i sentieri polverosi delle colline romagnole con tanto di macchina fotografica per fotografare me, con la scusa che cercavano un bimbo per la pubblicità di una celebre marca di biscotti, non sta in piedi. Mi hanno raccontato che mia madre ha iniziato a litigare e ha impedito loro mi facessero le foto. Sempre per non dimenticare, anni 50 e ancora la miseria del dopoguerra. Qualche anno dopo, io 5, 6 anni sempre dagli zii, le ragazze non c'erano, solo le donne anziane. E' sceso improvvisamente dal sentiero alto un giovanotto elegante e bello, un venditore. Di solito i venditori che giravano le campagne, almeno quelle delle colline, arrivavano sporchi, sudati, pieni di mercanzie e puzzavano pure. Ancora di più degli uomini che lavoravano nei campi. Le scarpe, quando ce le avevano, erano consumate e decisamente non pulite. Io avevo cinque o sei anni eppure questo episodio l'ho stampato come una foto. Io continuavo a guardarlo, il giovanotto era bello, elegante, pulito, era imbarazzato, sudato, aveva scarpe genere mocassini, bellissime. E io sognante e innamorato continuavo a guardarlo . Non aveva mercanzie solo dei campioni di stoffa. Stoffe pesanti per vestiti, aveva versato della benzina per dimostrare che non prendevano fuoco, non chiedeva anticipi, ma solo ordinazioni. Le donne erano incantate per le stoffe, ma non si fidavano. Troppo bello, troppo pulito , troppo elegante, troppo diverso dagli altri, le donne non si fidavano e non hanno comprato nulla. Lui continuava a guardare me e faceva domande genere “ma di chi è figlio questo bel bambino?” e cose del genere. Le donne hanno rifiutato gentilmente qualsiasi tipo di acquisto e sono corse ad accalappiarmi che già stavo inseguendo il giovanotto. Poi delle convulsioni mie, non so esattamente il periodo e non ricordo assolutamente nulla. Sono stato male diversi mesi, ma non ricordo nulla. Mi hanno detto che le convulsioni erano state causate da una indigestione . Ma tutte le volte che ho chiesto indicazioni maggiori ho trovato muri pesantissimi. Ogni tanto, nelle sue attuali allucinazioni, mia madre parla di due uomini violenti che volevano “portarmi via”. A me? Ho amici e amiche che farebbero carte false pur di essere portati via da qualcuno, due poi sarebbe il massimo. Avevo fatto la camminata dicevo, quella di sabato in notturna sul fiume Oglio, ero contento. Quando sono sceso, non c'era neanche tanto traffico in autostrada e pensavo fanculo le origini, in questo periodo non ne ho proprio voglia. Non posso continuare a girare queste pur splendide strade spesso sterrate in mezzo ai greppi, burroni e avvallamenti delle colline romagnole. Avrei delle cose concrete da cui partire, ma la sto prendendo alla larga e tutto diventa sempre più incasinato. Non posso permettermi di andare giù di testa oltre quello che son già di mio. E questi fantomatici fratelli, più grandi di me, oramai saranno già vecchi e ci mancherebbe che debba badare pure loro. Arrivo tranquillo in struttura e mi faccio i complimenti per il mio carattere cercando di convincermi che sono una roccia. La mattina andata un po' così, il pomeriggio con mia madre abbiamo riso tanto. Mitico Enzo. Improvvisamente mia madre dice : “ma ti dispiace avere saputo che hai dei fratelli?” sempre specificando che lei è mia madre e non ha adottato me, ma ha adottato loro. Chi li ha mai visti? Ma quando le chiedo chi erano, dove abitavano come si chiamavano questi fratelli e i genitori di questi fratelli, lei ritorna muro. E ritorna questo Giorgio, quello più piccolo degli altri, quello più grande di me di qualche anno. Cerco di cambiare discorso, non ho voglia di massacrarmi ancora il cuore e la testa, riesco a cambiare discorso e poi prima di andare, mia madre mi dice di aspettare : “deve arrivare Giorgio, lui è sposato è già nonno, ma vuole che tu vada a dormire a casa loro”. Ma basta con questi fratelli che non mi hanno mai cercato e mia madre serafica : “sbagli, è da questa estate che ti stanno cercando, sanno che esisti, ma non sanno chi sei e non sono ancora riusciti a trovarti”. Il posto dove sono nato, non quello che mi hanno sempre detto, quello reale, lei lo chiama Germania, ma le indicazioni sono talmente precise che il posto è quello. Della madre dei ragazzi miei fratelli, diceva che era morta durante i bombardamenti. Poi quando facevo notare che durante la guerra io non ero ancora nato, mia madre si arrabbia. Da discorsi successivi sembra comunque che questa donna sia morta, forse in maniera cruenta e subito dopo il parto. Del padre, mia madre dice che non saprebbe dove rintracciarlo, l'ha visto solo una volta e l'ha sempre chiamato il tedesco. L'unica persona che ho incontrato in un sopralluogo della settimana scorsa , era uno dei 18 abitanti di questo paese che allora di abitanti ne faceva 400. Era anche di un'altra zona, si era innamorato del posto e c'era andato ad abitare. Mi ha detto che alla fine della guerra , c'era un insediamento di tedeschi, che c'era anche un podestà, per il resto non sapeva dirmi nulla. Credo risulti lampante come io non possa essere figlio di un tedesco, ma cosa intenda per tedesco e germania mia madre, non sono riuscito a capire. Morale della favola: stavo così bene quando abbiamo terminato la camminata... L'ho già raccontato, l'anno scorso al cimitero,( mi viene in mente adesso, subito dopo il crollo di mia madre), c'era questo signore, poco più alto e poco più grande di me, due tre anni. Minutino, magrolino, eleganza antica. Una bella giacca di lana, quelle di qualche anno fa, tagliata su misura, ben pettinato, pulitino , bellino, aveva qualcosa di strano, di diverso dagli altri. Mi avevano colpito i suoi capelli, che pur pettinati sembravano i miei, l'aria quasi da maestro o dottorino di campagna, le mani grandi e rovinate da contadino e un sorriso dolce educato e triste. Ho realizzato solo dopo, quando ormai eravamo lontani. La parentela non è solo una questione di sangue o di geni, la parentela è con chi stai, con chi vuoi bene, con chi divide la tua vita e le tue esperienze per cui non ho bisogno di andare a cercare delle madri , dei padri o dei fratelli. Non avrei bisogno. E' quell'omino di cui non ricordo nulla se non i particolari che ho raccontato, è lui, che parlava con delicatezza e gentilezza con mia madre tenendole le mani, è lui che non mi è stato presentato, è lui che forse si chiama Giorgio, che vado cercando.