giovedì 27 novembre 2014

Dai che esistiamo pure noi

Anni fa avevo strisciato con la macchina, porto la macchina dal carrozziere. Avevo chiesto a Marco di venirmi a prendere. Ero arrivato prima e aspettavo. Marco tranquillo, arriva mette la freccia e sta per voltare. In quel momento arriva da una curva, a forte velocità, un'altra macchina che non si accorge della macchina di Marco, anzi cerca di sorpassarla. Impatto violento, le due macchine messe molto male. La signora alla guida chiama il fratello, il marito. Io vorrei chiamare i carabinieri, qualcuno, ma loro insistono “siamo persone civili ci mettiamo d'accordo”. Sta di fatto che poi loro hanno sostenuto che la signora andava pianissimo e che Marco era fermo sull'altro lato della strada e al passaggio della signora le aveva tagliato la strada. Quando poi sono stato convocato dagli avvocati come testimone ( a parte il fatto che la signora , il marito e il fratello, avevano raccolto “informazioni” su di me e insinuavano come io non potessi essere attendibile in quanto “molto vicino” a Marco, che due maroni sta cosa, qualcun altro dice ancora che io sono coppia con Marco, lo denuncio) ho continuato a rispondere alle domande e ai trabocchetti, ma non si riusciva a risolvere nulla. Improvvisamente mi è venuto in mente una cosa banalissima cui non avevo dato importanza, in realtà non era una cosa banale mi hanno detto, e siamo arrivati alla conclusione. La signora e i suoi familiari stavano mentendo spudoratamente e Marco aveva ragione. A volte si creano situazioni complicate da cui non si sa come uscire, poi basta poco e la soluzione arriva da sola. Sempre anni fa , a causa di una piccola eredità e forte di alcuni documenti depositati dal notaio, mia madre aveva combinato qualche casino. E dato che quei documenti ad un certo punto sono scomparsi, mia madre e sua sorella hanno rischiato grosso per via dei nipoti molto agguerriti. E fortuna che l'eredità era poca cosa. Dico “ragazze non vi preoccupate, non avvelenatevi il sangue risolvo io”. Una settimana a girare come un segugio e non riuscivo a combinare nulla, poi improvvisamente mi ha preso un raptus e ho iniziato a cercare una bigiotteria perché volevo un anello d'argento fatto in una determinata maniera. Mi vergognavo di me, in mezzo ai casini, vado a intestardirmi per cercare un anello che alla fine ho trovato. Quando poi arrivo in ufficio, presente l'avvocato dei miei parenti, iniziamo subito a litigare. Era un ragazzo giovane, elegante, belloccio e determinato. In contemporanea abbiamo battuto la mano sul tavolo e avevamo lo stesso anello. Improvvisamente tutto mi è diventato chiaro e il documento è saltato fuori. Mia madre e mio padre erano in vacanza a Cesenatico, la sorella di mia madre a Cervia. Da cesena ho preso la bicicletta e sono andato a trovarli, annunciando che avevo risolto tutto. Morale della favola, mia madre mi ha sorriso e mi ha abbracciato, sua sorella non mi ha neanche detto grazie e da allora tutti i cugini da parte di mia madre non mi hanno più parlato. Quello che voglio dire è come il cervello a volte, nei momenti di confusione, può aiutarti fornendoti una chiave di cui non ti rendevi conto. Mi è successo altre volte, improvvisamente una soluzione. Qua in queste zone della bassa, quando si perde qualcosa si dice ( in dialetto) “sant'Antonio dalla barba bianca, fammi trovare quello che mi manca” e zac trovi subito la cosa che non trovavi. Io che perdo tutto , uso questa formula almeno dieci volte al giorno. Chiaro che Sant'Antonio poveretto, non c'entra nulla, però è qualcosa di misterioso che ti fa scattare la testa. Perchè molte volte le soluzioni ci sono e sono li a portata di mano, basta un piccolo imput. Da quasi un anno mi sono buttato in una ricerca forsennata e ho rischiato, sto rischiando, realmente di perdermi, oltre tutto il resto che non è cosa da poco. Da quasi un anno ho perso molto tempo a cercare senza trovare nulla. Che poi non è tempo perso: ho conosciuto zone delle colline romagnole su verso le montagne di cui non sapevo neanche l'esistenza. Zone bellissime, ostiche, piene di storie intrighi, misfatti. Ho conosciuto gente che mi ha aperto il cuore mostrandomi le proprie ferite, ho conosciuto l'ostilità di alcuni parenti, ho ormai avviato un rapporto di , qualche volta, divertita complicità con mia madre e con lei, da sempre grande rompiballe, ora mi trovo bene. Ho fatto chilometri, sono incappato in gente che mi controllava, ho rotto i maroni a preti e carabinieri, ma non ho mai trovato nulla. Perchè non credo si possa trovare nulla. E improvvisamente mi è venuta in mente una frase che ridendo mi aveva detto mia madre, una frase banale che forse racchiudeva la verità. Settimana scorsa ultimo sopralluogo negli uffici degli atti di nascita del comune di Cesena. Cosa vai a spiegare che neanche io so esattamente cosa? So lavorare negli archivi, so leggere e confrontare i dati. Ma la possibilità di essere io a guardare e confrontare archivi non mi è data. Infatti settimana scorsa ero arrabbiatissimo e ho detto basta, non posso impazzire io per i casini o le tragedie degli altri. Non so se esistono questi fantomaci fratelli o è uno dei tanti involontari depistaggi di mia madre, quello che ormai so è che non esistono documenti, non credo che esistano. E improvvisamente ho capito che la verità non va cercata chissà dove, ma è molto più vicina , molto più tragica e banale di quello che uno avrebbe potuto immaginare. Le cose non succedono così in una notte e le persone coinvolte appartengono ad un giro molto vicino. Fra le tante cose che ho scoperto è che la levatrice di allora, dicono, fosse una delle innumerevoli amanti di quel puttaniere di mio nonno. La verità è vicina e non mi interessa più saperla. Per me troia detto di un uomo o una donna, non è chi fa sesso magari in maniera smisurata, ma chi nasconde tutto, da delle troie agli altri e parla dei valori della famiglia. Chi magari butta un figlio per paura di perdere un marito, una moglie e la credibilità di una famiglia perfetta. E cercare ormai una madre e un padre naturali, solo per dare loro delle troie, è fatica sprecata. Anni fa con la morte di mio padre avevo sognato che mi dava in eredità un tappeto consumato e una chiave con il numero 45. Avevo cercato di farci uno spettacolo poi naufragato. In questi giorni che ho detto basta, i sogni continuano a tormentarmi e cercano di darmi la chiave. E' il mio cervello che dice Enzo sveglia, è qui a portata di mano la verità. Tutto in una notte, non avviene improvvisamente e qualsiasi nome mi fosse stato dato, non potrò mai essere io quel nome perché un nome, anzi due, ce li ho già. Mio padre negli ultimi anni diceva che io non ero un figlio, ero molto di più. Mia madre ora dice che sono suo padre, sua madre, il suo fratello preferito, che sono il suo angelo, non mi dice più che sono suo figlio. Verso la fine della guerra , mia madre era una ragazzina e fuggiva sempre, non è mai andata nei rifugi e credo abbia visto molte cose drammatiche. Come i tedeschi che avevano ammazzato dei ragazzi e delle famiglie e forse i miei fratelli , come lei li chiama, erano solo dei bambini piccoli che lei era riuscita a nascondere e le cui vite ha continuato a seguire per diversi anni. Sempre in quegli anni mia nonna era stata chiamata per riconoscere i corpi di due suoi cugini, un prete e un frate, barbaramente massacrati , mutilati ed infine impiccati ad un albero. Sono successe molte cose in quel triangolo di pochi chilometri di terra e mia madre, ragazzina, credo abbia visto troppe cose e ora queste ferite le ritornano impietose mescolandosi fra di loro. Di tutto questo materiale che ora ho nel cuore chissà forse fra qualche anno nascerà uno spettacolo o un romanzo, o forse rimarrà, come credo sia giusto, li. La solitudine può essere una cosa terribile e impietosa, ma a volte diventa, pur involontariamente, una scelta e uno stile di vita a volte piacevoli. Ho il mio cane carico di adrenalina che la sera si acquieta e sdraiato sul divano avanza di pancia fino a mettere il suo muso sulla mia mano. E io gli dico “felice Peter di averti incontrato”. E' uguale a me , non è altissimo, è tozzo, sembra cattivo, ma è dolcissimo, è scuro, ha gli occhi scurissimi sempre tristi che sembrano di una persona orientale. Ha il sonno complicato, spesso si lamenta nel sonno, abbaia, mugola, russa, piange, ma gli basta che gli faccia le carezzine sulla pancia e gli passa tutto e il sonno ridiventa tranquillo.Ai tanti, tantissimi come me, con ferite e strappi nel cuore, un abbraccio, una carezzina sulla pancia e un sorriso "dai che esistiamo pure noi".

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