Succede che hai un po' di menate in testa, ti è partito il computer,
hai dimenticato gli occhiali, hai litigato al telefono con parenti
ormai insopportabili, hai appena parlato con l'ultimo prete
contattato che ti dice non riesco a trovare nulla, giornata da
sbattere la testa contro il muro e suonano il campanello. Non riesci
a trovare le chiavi , gridi a Marco che è al telefono “tieni il
cane per favore”, finalmente riesci ad aprire. Sulla porta un bel
giovanotto, grande sorriso. In mano ha una torta, una favolosa
crostata alla marmellata di arancio. “l'ho fatta io per voi, per
dirvi grazie”. Ti sciogli e ti senti debitore per questo raggio di
sole. E poi il pomeriggio in giro con il cane pensi “ ma porca
miseria Enzo, sei attorniato da gente straordinaria, hai tanta gente
che ti vuole bene, persone in carne ed ossa e non fantasmi , gente
che ti sorride con simpatia, senza che tu abbia fatto nulla, e ti
perdi ancora nelle tue piccole depressioni autoreferenziali?”. La
solitudine appartiene a tanti, la vita faticosa appartiene a tanti, e
tu con tutte queste persone che ti sorridono, hai anche un cane che
ti sorride pure lui, osi ancora lamentarti? Ieri in radio ho sentito
l'intervista al giovanotto argentino , figlio di madre assassinata e
poi appena nato, dato in adozione e dopo trentasei anni riesce ad
incontrare la nonna paterna. Bella intervista, senza rancori e senza
rimpianti, ma piena di vita. L'avevo già detto, non è una famiglia
che vado a cercare, non è una identità, ce l'ho una mia identità
ben precisa. Neanche radici, ho anche quelle, un po' volatili, ma le
ho. E' una mancanza di non so cosa, è un tassello per completare, si
fa per dire, un puzzle. E' venuto a trovarmi un amico appena
ritornato da un lungo viaggio e abbiamo deciso che il bello della
vita non è trovare, ma cercare. Se uno ha trovato tutto , cosa gli
rimane? E il bello della vita, penso io, è la vita stessa. E' lei
che può sconfiggere la morte, non la morte reale che poveretta c'è
e non si può far nulla, ma l'idea di morte che invade una società e
la fa piombare nel rancore e nel torpore. Ho amici che gli sono morti
il padre o la madre che erano ancora piccoli. Sono ferite che non si
rimargineranno mai ed è giusto che rimangono perchè una parte di te
se n'è andata, però la vita , pur con le ferite, va avanti e ogni
tanto è capace di sorriderti. Ieri ho iniziato il primo laboratorio
di stagione. Questa estate in ospedale con mia madre, Marco mi
telefonava e io dicevo si a tutto, così mi sono ritrovato a condurre
un laboratorio per ragazzi che vogliono diventare chef ( una volta si
diceva cuoco), pensavo fossero 15, poi mi hanno detto che erano 20 e
ne ho trovati 27. Tanti, un po' difficili da gestire, però sono piacevoli e
mi sono trovato benissimo con i loro insegnanti. Mi fa impressione
che questi ragazzini di 15/16 anni passino già tante ore in cucina
alle prese con coltelli, fornelli cibi. Mi dicono che sono seri e
bravissimi, missà che è la volta buona per imparare anch'io a fare
da mangiare. Domani, venerdì 14 , presentazione della stagione a
Calcio. Non sappiamo se e quanta gente verrà. Marco prevede un
centinaio di persone, io una cinquantina, ma se fossero duecento non
sarebbe male. Ci sarà anche una mostra importante dedicata ad Alda
Merini che comunque a Calcio ha lasciato un segno molto più
importante di quello che avrei mai immaginato. Ci sarà anche Alex
Corlazzoli a presentare il suo ultimo libro. È un tipo piacevole,
tosto e adrenalinico. Sembra , in miniatura, la bella copia giovane
di Cacciari. Pur senza rimpianti, ( in ogni caso e l'ho sempre
ripetuto, non ci siamo trasferiti a Calcio, abbiamo trasferito la
nostra stagione nei teatri che hanno deciso di ospitarci, poi
vedremo. Cosa sarà il prossimo anno si vedrà) però inevitabile che
, come un film, ti passino davanti gli occhi le immagini di questi
tanti anni in cui abbiamo dato dignità di teatro ad un bel
auditorium di scuola media. Anni grandi e importanti in cui, anche da
noi, il teatro italiano ha avuto la possibilità di confrontarsi.
Non solo il teatro. Della organizzazione ho sempre amato seguire il
pubblico e gli artisti e questo è un bel patrimonio. Degli artisti,
quelli che venivano solo per il cachet e la data e non gliene fregava
nulla del resto, dimenticati. Ma sono stati pochi, la maggior parte,
arrivava e quasi ti consegnava il proprio cuore. Ho amato seguire le
prove, ho amato seguire le loro evoluzioni nel corso degli anni. Dei
tanti tantissimi che ho amato, mi piace ricordare Fernanda Pivano che
a tavola divideva i propri tortelli con Marco e gli chiedeva se la
sposava. Oppure Raiz che è arrivato timido nel suo cappottino e
berrettino. Complicato , in crisi, sensibile, dolce, di grande
intelligenza. Uno di quei giovanotti che li vedi per strada neanche
li noti, eppure, appena entrato in scena è diventato una poderosa e
sensuale bestia da palcoscenico. Mi piace ricordare Giorgio Rossi che
i vestiti gli danno sempre un po' fastidio e una volta che era
rimasto in mutande, qualcuno in paese ha sparso la voce che al
Galilei spettacoli sempre scandalosi. E ancora Moni Ovadia, prima che
diventasse famoso , poi un laboratorio che aveva fatto e io mi ero
arrabbiato perchè aveva trattato male i miei ragazzi. Poi anni dopo
, già famosissimo e di nuovo riappacificati, ci ha dedicato una
intera giornata. E concludo con Sandro Lombardi che appena arrivava
diceva “ mi sento a casa” Potrei continuare all'infinito , si è
venuto anche Paolini, e potrei scrivere un trattato , ma la cosa più
bella, oltre il teatro e gli artisti , oltre a me e a Marco, erano e
sono le persone del nostro pubblico. Anche loro in questi anni tanti
cambiamenti. Alcuni sono morti, alcuni sono partiti per altre città,
altri viaggi, però li ho tutti nel cuore. E' più bello e commovente
di un tramonto seduti su di una montagna. In questi anni ho avuto
molti problemi e ostacoli a livello politico, io faccio paura non per
gli spettacoli nostri o per quelli che presentiamo, è perchè sono
fuori da tutte le regole e amo la gente. Parlo di rispetto, apertura
della mente, parlo di cose di cui non si dovrebbe parlare, mi
arrabbio con chi predica l'idea della famiglia e poi di famiglie ne
ha tre o quattro e la sera magari va anche a puttane. Mi arrabbio con
chi adora un dio come immagine dimenticandosi del dio reale. Parlo di
omosessualità che non è una cosa sporca, è solo un aspetto della
diversità degli esseri umani. Io ateo parlo della vita come cosa
sacra. Perchè prima degli spettacoli io sono sulla porta, mi piace
stringere le mani, mi piace sorridere, mi piace guardare negli occhi
le persone e dare un po' del mio e rubare un po' del loro cuore. A
volte con Marco, spesso, ci troviamo a fare il resoconto delle nostre
vite. Vediamo i nostri amici che nel frattempo sono diventati padri,
madri, nonni, che hanno delle belle case e diverse sicurezze. Poi ci
mettiamo a ridere e Marco mi dice “ a me la mia vita piace e non la
cambierei”. Si dai , neanch'io la cambierei. E quando e se,
riuscirò a trovare i miei probabili fratelli, non sarà la mia
famiglia, saranno solo uno dei tanti tasselli che mancano alla mia
vita. Forse non succederà mai, ma io ogni tanto prima di dormire
mando loro un saluto, come mando un saluto sempre a tutti i miei
amici. Dico ciao, lo dico anche ai fantasmi che popolano la mente,
dico, prima di dormire, ciao ragazzi e ragazze, grazie. Lo dico anche
a Peter il mio cagnolotto “notte picio”. Domani ci sarò, sempre
che nel frattempo non succeda qualcosa a Cesena, aspetterò le
persone che non sanno dov'è il teatro, nella piazza di Calcio così
da fare un pezzetto di percorso assieme. Quindi se vedete un cosino
strano con la faccia da straniero, aggirarsi nella piazza di Calcio,
non chiamate la polizia, sono li per il nostro pubblico.
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