giovedì 13 novembre 2014

la torta era buonissima e io sarò li per il nostro pubblico

Succede che hai un po' di menate in testa, ti è partito il computer, hai dimenticato gli occhiali, hai litigato al telefono con parenti ormai insopportabili, hai appena parlato con l'ultimo prete contattato che ti dice non riesco a trovare nulla, giornata da sbattere la testa contro il muro e suonano il campanello. Non riesci a trovare le chiavi , gridi a Marco che è al telefono “tieni il cane per favore”, finalmente riesci ad aprire. Sulla porta un bel giovanotto, grande sorriso. In mano ha una torta, una favolosa crostata alla marmellata di arancio. “l'ho fatta io per voi, per dirvi grazie”. Ti sciogli e ti senti debitore per questo raggio di sole. E poi il pomeriggio in giro con il cane pensi “ ma porca miseria Enzo, sei attorniato da gente straordinaria, hai tanta gente che ti vuole bene, persone in carne ed ossa e non fantasmi , gente che ti sorride con simpatia, senza che tu abbia fatto nulla, e ti perdi ancora nelle tue piccole depressioni autoreferenziali?”. La solitudine appartiene a tanti, la vita faticosa appartiene a tanti, e tu con tutte queste persone che ti sorridono, hai anche un cane che ti sorride pure lui, osi ancora lamentarti? Ieri in radio ho sentito l'intervista al giovanotto argentino , figlio di madre assassinata e poi appena nato, dato in adozione e dopo trentasei anni riesce ad incontrare la nonna paterna. Bella intervista, senza rancori e senza rimpianti, ma piena di vita. L'avevo già detto, non è una famiglia che vado a cercare, non è una identità, ce l'ho una mia identità ben precisa. Neanche radici, ho anche quelle, un po' volatili, ma le ho. E' una mancanza di non so cosa, è un tassello per completare, si fa per dire, un puzzle. E' venuto a trovarmi un amico appena ritornato da un lungo viaggio e abbiamo deciso che il bello della vita non è trovare, ma cercare. Se uno ha trovato tutto , cosa gli rimane? E il bello della vita, penso io, è la vita stessa. E' lei che può sconfiggere la morte, non la morte reale che poveretta c'è e non si può far nulla, ma l'idea di morte che invade una società e la fa piombare nel rancore e nel torpore. Ho amici che gli sono morti il padre o la madre che erano ancora piccoli. Sono ferite che non si rimargineranno mai ed è giusto che rimangono perchè una parte di te se n'è andata, però la vita , pur con le ferite, va avanti e ogni tanto è capace di sorriderti. Ieri ho iniziato il primo laboratorio di stagione. Questa estate in ospedale con mia madre, Marco mi telefonava e io dicevo si a tutto, così mi sono ritrovato a condurre un laboratorio per ragazzi che vogliono diventare chef ( una volta si diceva cuoco), pensavo fossero 15, poi mi hanno detto che erano 20 e ne ho trovati 27. Tanti, un po' difficili da gestire, però sono piacevoli e mi sono trovato benissimo con i loro insegnanti. Mi fa impressione che questi ragazzini di 15/16 anni passino già tante ore in cucina alle prese con coltelli, fornelli cibi. Mi dicono che sono seri e bravissimi, missà che è la volta buona per imparare anch'io a fare da mangiare. Domani, venerdì 14 , presentazione della stagione a Calcio. Non sappiamo se e quanta gente verrà. Marco prevede un centinaio di persone, io una cinquantina, ma se fossero duecento non sarebbe male. Ci sarà anche una mostra importante dedicata ad Alda Merini che comunque a Calcio ha lasciato un segno molto più importante di quello che avrei mai immaginato. Ci sarà anche Alex Corlazzoli a presentare il suo ultimo libro. È un tipo piacevole, tosto e adrenalinico. Sembra , in miniatura, la bella copia giovane di Cacciari. Pur senza rimpianti, ( in ogni caso e l'ho sempre ripetuto, non ci siamo trasferiti a Calcio, abbiamo trasferito la nostra stagione nei teatri che hanno deciso di ospitarci, poi vedremo. Cosa sarà il prossimo anno si vedrà) però inevitabile che , come un film, ti passino davanti gli occhi le immagini di questi tanti anni in cui abbiamo dato dignità di teatro ad un bel auditorium di scuola media. Anni grandi e importanti in cui, anche da noi, il teatro italiano ha avuto la possibilità di confrontarsi. Non solo il teatro. Della organizzazione ho sempre amato seguire il pubblico e gli artisti e questo è un bel patrimonio. Degli artisti, quelli che venivano solo per il cachet e la data e non gliene fregava nulla del resto, dimenticati. Ma sono stati pochi, la maggior parte, arrivava e quasi ti consegnava il proprio cuore. Ho amato seguire le prove, ho amato seguire le loro evoluzioni nel corso degli anni. Dei tanti tantissimi che ho amato, mi piace ricordare Fernanda Pivano che a tavola divideva i propri tortelli con Marco e gli chiedeva se la sposava. Oppure Raiz che è arrivato timido nel suo cappottino e berrettino. Complicato , in crisi, sensibile, dolce, di grande intelligenza. Uno di quei giovanotti che li vedi per strada neanche li noti, eppure, appena entrato in scena è diventato una poderosa e sensuale bestia da palcoscenico. Mi piace ricordare Giorgio Rossi che i vestiti gli danno sempre un po' fastidio e una volta che era rimasto in mutande, qualcuno in paese ha sparso la voce che al Galilei spettacoli sempre scandalosi. E ancora Moni Ovadia, prima che diventasse famoso , poi un laboratorio che aveva fatto e io mi ero arrabbiato perchè aveva trattato male i miei ragazzi. Poi anni dopo , già famosissimo e di nuovo riappacificati, ci ha dedicato una intera giornata. E concludo con Sandro Lombardi che appena arrivava diceva “ mi sento a casa” Potrei continuare all'infinito , si è venuto anche Paolini, e potrei scrivere un trattato , ma la cosa più bella, oltre il teatro e gli artisti , oltre a me e a Marco, erano e sono le persone del nostro pubblico. Anche loro in questi anni tanti cambiamenti. Alcuni sono morti, alcuni sono partiti per altre città, altri viaggi, però li ho tutti nel cuore. E' più bello e commovente di un tramonto seduti su di una montagna. In questi anni ho avuto molti problemi e ostacoli a livello politico, io faccio paura non per gli spettacoli nostri o per quelli che presentiamo, è perchè sono fuori da tutte le regole e amo la gente. Parlo di rispetto, apertura della mente, parlo di cose di cui non si dovrebbe parlare, mi arrabbio con chi predica l'idea della famiglia e poi di famiglie ne ha tre o quattro e la sera magari va anche a puttane. Mi arrabbio con chi adora un dio come immagine dimenticandosi del dio reale. Parlo di omosessualità che non è una cosa sporca, è solo un aspetto della diversità degli esseri umani. Io ateo parlo della vita come cosa sacra. Perchè prima degli spettacoli io sono sulla porta, mi piace stringere le mani, mi piace sorridere, mi piace guardare negli occhi le persone e dare un po' del mio e rubare un po' del loro cuore. A volte con Marco, spesso, ci troviamo a fare il resoconto delle nostre vite. Vediamo i nostri amici che nel frattempo sono diventati padri, madri, nonni, che hanno delle belle case e diverse sicurezze. Poi ci mettiamo a ridere e Marco mi dice “ a me la mia vita piace e non la cambierei”. Si dai , neanch'io la cambierei. E quando e se, riuscirò a trovare i miei probabili fratelli, non sarà la mia famiglia, saranno solo uno dei tanti tasselli che mancano alla mia vita. Forse non succederà mai, ma io ogni tanto prima di dormire mando loro un saluto, come mando un saluto sempre a tutti i miei amici. Dico ciao, lo dico anche ai fantasmi che popolano la mente, dico, prima di dormire, ciao ragazzi e ragazze, grazie. Lo dico anche a Peter il mio cagnolotto “notte picio”. Domani ci sarò, sempre che nel frattempo non succeda qualcosa a Cesena, aspetterò le persone che non sanno dov'è il teatro, nella piazza di Calcio così da fare un pezzetto di percorso assieme. Quindi se vedete un cosino strano con la faccia da straniero, aggirarsi nella piazza di Calcio, non chiamate la polizia, sono li per il nostro pubblico.

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