La chiamo
piccola cittadona. E' Crema , vecchia signora impolverata, ma ancora
affascinante. Grandi palazzi e grandi ricchezze in passato. I
proprietari terrieri, le grandi fabbriche, il collegamento con
Milano. Un po' signora, un po' baldracca. Dovessi collocarla a
livello di zodiaco penserei a lei come ad un riuscito miscuglio fra
un leone e una bilancia. Molto snob, un pochino collerica, come tutte
le piccole cittadone italiane si considera unica. E unici si
considerano i suoi abitanti, un pochino snob, un pochino
attaccabrighe quando serve, molto indolenti. Durante la guerra non
accettavano i diktat della sezione regionale del fascio di Cremona e
hanno messo su una propria sezione. Durante la guerra e nonostante
la guerra, sartorie per signore che si ispiravano alla moda di Parigi
e tante feste regolarmente annotate sul giornale locale. Le
crocessorine volontarie, i sindacati, bianchi, di mutuo soccorso e un
orfanatrofio in una via senza nome sempre pieno. Città di belle
donne, quasi pari a Cremona, ma questo non si può dire sennò i
cremaschi insorgono. E quando Severgnini aveva parlato delle belle
donne di Crema, pensava a Paola la nostra splendida “ragazza della
cassa”. Gente indolente che pare camminare come una bilancia in
stato di grazia, ma dietro e dentro questa indolenza c'è il fuoco,
bello e pericoloso come sa essere il fuoco. Se dovessi ambientare la
signora delle camelie, ecco Crema sarebbe la città ideale. Perchè
ha tutto , ma non riesce ad uscire dalla sua cerchia di compiaciuto
provincialismo. Inteso sia nel senso buono che nel senso più
deleterio. Città colta, credo di tutta la zona sia una delle città
più scolarizzate. Ci sono un conservatorio e una scuola di musica e
tanti non dico validi ma splendidi musicisti, ma per emergere devono
scappare. Il fatto è che pochi scappano e il mercato interno non è
che possa offrire più di tanto. C'è anche un teatro ricavato da una
chiesa maestosa, ma sono talmente lontani dalle questioni del teatro
che anni fa avevano definito noi e il teatro di Romanengo come un
teatro parrocchiale eppure tutti i grandi nomi del teatro italiano che
definivano dei dilettanti, ora a 20 anni di distanza vengono chiamati
pure da loro. Ho tantissimi amici cremaschi o del cremasco, ma la
città e le sue istituzioni, aldilà di un rapporto, in passato,
importante con la camera del lavoro, non riescono a rapirmi più di
tanto.
E' come dicevo, una piccola cittadona un pochino impolverata , un
po' signora un po' baldracca. Eppure di cose grandiose , porca
miseria ce ne sono tante. Fra queste cose grandiose, a me che amo
l'acqua, c'è il canale Vacchelli. Che uno dice è un canale con
acqua rubata all'Adda. Si è un bel canalone, ma a Crema diventa
sopraelevato. Tu vedi questo ponte e arcate enormi che sovrasta una
parte esterna della città e li ci passa il canale. Uno spettacolo da
lasciarti senza fiato. E va a defluire in un posto altrettanto senza
fiato, ma qui siamo già nel cremonese credo, che ha due nomi. Io lo
chiamo i 13 ponti. Questo canale Vacchelli viene incanalato e
riossigenato in dighe e cascate e 13 appunto i ponti in muratura,
dicono disegnati da Leonardo, che sovrastano questo capolavoro. Ma
torniamo a Crema, c'è anche un fiume , il Serio. Anche questo è
strano. Io conoscevo il Serio , quello che chi va a Bergamo passando
da Seriate, vede d'estate come qualcosa di insesistente perchè
praticamente aciutto. E di inverno impetuoso ed esagerato. E non ho
mai capito come a Seriate che è a nord, il fiume non esiste d'estate
e a Crema invece è sempre con tanta acqua. Poi ho rivisto il Serio a
Malpaga, zona meravigliosa poco distante da Seriate. Qua è “allo
stato brado” il lungofiume è fatto di sabbia e sassi bianchi e la
vegetazione che risente di un caldo costante sembra una macchia
mediterranea. Dovevo farci una camminata spettacolo anni fa , poi le
piogge torrentizie hanno fatto saltare tutto. Ora ritrovo il Serio di
Crema che non avevo mai frequentato, se non le veloci visioni
passando sopra un ponte. Si un bel fiume grandino neanche troppo,
campi di granturco e di pioppeti, belle ville disperse nella campagna
e in lontananza gli echi della città. Però da dove partiremo, passa
un ponte, pensavo fosse la ferrovia, invece siamo andati a curiosare
era il Vacchelli. Marco non l'aveva mai visto, io anni fa ci avevo
fatto una camminatona con un amico. E allora mi si è aperta la testa
e tutte le idee per la camminata di venerdì mi sono saltate addosso. non cambierà la mia visone di Crema, neanche dei miei tanti amici, però si , sarà qualcosa di bello che spero lasci qualcosa di importante nel cuore.
Nessun commento:
Posta un commento