Gozarme la
vida. Gli interessi dichiarati di un giovanotto spagnolo, o presunto
tale, che non conosco e mi ha chiesto l'amicizia fb. Questo gozarme
la vida mi è piaciuto. Molto più intenso ed espressivo del nostro
asettico godermi la vita. Gozarme la vida. Questa frase è stata il
leit motiv degli ultimi sopralluoghi al parco nord e al fiume Seveso
di Milano. La natura, una natura curata, appunto da parco di città e
un un fiume che nonostante i continui ultimi lavori, rimane ammalato.
Quelle volte che andavo solo, avevo paura. Paura non giustificata e
non reale. Il cantiere di un mega centro commerciale, una superstrada
da costeggiare diversi metri e tanti boschetti frequentati da diverse
umanità. Poi i tanti cani meticolosamente di razza e curatissimi.
Noi della provincia che provincia non è, siamo proprio paese, ci si
trova sempre un pochino a disagio tutte le volte che si va a Milano.
A me mette agitazione e non ho mai capito il motivo. Non riesco mai a
pensarla nella sua globalità, ma solo , di volta in volta, pezzetti.
La parte di parco che abbiamo toccato, si snoda fra il quartierone di
Niguarda. E fa una certa impressione sentire i suoi abitanti
dichiararsi “noi niguardesi”. Dicevo fra Niguarda, Bresso e
Cormano. Zona tranquilla, piacevole, non caotica. Eppure questa
agitazione mi colpiva sempre. Quando venivo solo, arrivavo in treno.
Stazione centrale con supermodelle che scendevano da treni veloci e
inseguite da masse di persone che volevano una foto. Io ci sono
andato a sbattere con una, talmente tanta ed esagerata che pensavo
fosse un trans. Poi la metropolitana fermata tal dei tali e poi linea
quattro capolinea Niguarda- parco nord. Veramente questa agitazione
continuava anche se andavo con Marco, poi con Marco Emi e Paolo.
Ritorno al parco, abbiamo visto un airone cenerino, uno , un po' di
anatre e qualche topo nuotatore. In agosto il Seveso era sempre lui,
ma l'acqua a volte sembrava pulita. In questi giorni nessun dubbio,
proprio sporca. E mi faceva tenerezza. Così dilaniato e strapazzato
dagli uomini. Ma l'acqua porca miseria è la nostra vita, la vai ad
avvelenare? Mi faceva tenerezza perchè ad un certo punto , che era
il nostro punto di partenza, viene incuneato quasi fosse una fogna.
Infatti quando ci sono le piene brutte, la parte adiacente di
Niguarda, che è in discesa, diventa un lago con l'acqua che ti
arriva alla cintura. Vista l'altezza dei milanesi, a me arriverebbe
al petto. E ho amato questo fiume trattato male perchè se puzza , se
fa i capricci non è colpa sua.
Per tanti metri a costeggiare il
fiume, i muri di un grande cimitero, muri ricoperti e nascosti da
diversa boscaglia da cui emergeva un costruzione alta con tanto di
camino che io chiamavo l'inceneritore. A livello allegorico qualcosa
di fortissimo. Da una parte , il fiume, la vita, pur ammalato, pur
difficoltoso pur annaspante, sempre vita. esattamente così come la
vita di molti di noi. Difficoltosa ma ancora vita. Dall'altra i muri
di un cimitero dove la vita ha cambiato rotta e ha deciso altri
percorsi. In agosto c'erano anche due fossi con acqua corrente e
pulita. In questi giorni erano asciutti , acqua marcia e sterpaglie
cresciute a dismisura. Anche il laghettino in cui immaginavo di fare
immergere le persone, deprivato dell'acqua dei fossi era li, un
pochino putrido e stagnante. Poi un campo sportivo con giù in fondo
due prostitute barbone forse casalinghe disperate, ma del genere ,
immagino, cinque euro la botta e se vuoi ti do anche il resto. Vicino
ai curatissimi orti dei pensionati, alcuni tavoli diversi giovanotti,
sempre li, con evidenti segni di droghe presenti o passate. Poi
diversi vecchietti con in mezzo ai pantaloni gli avanzi di una
virilità dura a scomparire, come idea immagino. Poi i giovanotti e
le giovanotte di corsa o in bicicletta e i tanti tantissimi cani,
tutti da sfilata. Questa era la zona del mio respiro del fiume.
Ogni
luogo ha una propria fauna che cresce negli anni e cerco sempre di
camminare a passo leggero perchè ho sempre paura di disturbare
qualcuno o qualcosa. Anche qua, entravo in un territorio non mio e mi
dispiaceva dovere disturbare qualcuno. E anche qua percorso dopo
percorso, sempre in punta di piedi e sempre con rispetto. Non ragiono
mai per un luogo perchè ogni luogo è anche ciò che ci è attorno.
Un luogo è il suo passato e il suo presente. Le mie camminate, pur
dati dei punti fissi, devono essere imbevute di tutto questo che sta
attorno e non solo dentro. Poi l'altro elemento importante e
fondamentale diventa il pubblico. Ho bisogno di avere i loro occhi il
loro sorriso, sentire le loro mani. Non devo avere pubblico, ma persone. Non posso conquistare chi viene
per copiarmi, o per studiare cosa faccio o semplicemente chi ha
deciso di mantenere il proprio muro. Ultimi sopralluoghi e ansia che
cresceva. Ci cambiamo, saluto Marco, Emi e Paolo che andavano alle
loro postazioni e mi metto in attesa. E questo pubblico , un po' alla
volta ha iniziato ad arrivare. Non pubblico, ma persone con degli
occhi, una faccia, un vissuto che traspariva da ogni poro. Con la
disponibilità del cuore. E mi sono piaciuti tutti subito e quando ho
fatto la presentazione di rito, anche il mio cuore ha iniziato a
sorridere e siamo partiti.
Con calma come volevo, tutto così come
volevo. Disponibilità come desideravo. Avevo chiesto che ci
seguissero almeno due guardie del parco che poi cambiavano ad ogni
ora e mi ha fatto tenerezza che ad un certo punto hanno smesso di
fare le guardie e hanno iniziato a partecipare ai riti, al gioco dei
riti cui sottopongo le persone. Tre ore esatte come da previsoni,
sono un mago, chiedo alla gente di scrivere su di un foglietto un
proprio desiderio. Non sempre li faccio leggere. Ma qua si.
Desideravo ascoltare i loro desideri con la speranza che poi si
possano avverare. L'intensità delle parole da pelle d'oca, alcune
volte anche da magone. E ho amato questa Milano da periferia e ho
amato queste persone. Gozarme la vita, attimo per attimo. E persone
che per un attimo appoggiano il proprio cuore nelle tue mani. Ti
viene da gridare grazie. La conclusione poi strepitosa. Ognuno di noi
aveva portato qualcosa da mangiare. Tutto appoggiato su di un
tavolino e per terra ai bordi della strada e del parcheggio termine
corsa Niguarda-Parco nord. Poteva sembrare squallido e sono passati
anche i vigili a chiederci cosa facevamo, stiamo mangiando e anche
bevendo, invece era tutto di una allegria assoluta perchè qualunque
sia il posto, le persone fanno la differenza. Ad un certo punto ero
stanchissimo e dico a Marco : “ non mi reggo più in piedi forse è
il caso di andare”. Ma le persone continuavano a parlare e a
mangiare e a sorridersi. Noi siamo partiti e loro sono rimasti
salutandoci in maniera fragorosa quasi fossimo vecchissimi amici.
Gozarmi la vita, si grazie. Ieri Milano, ora Romgana, domani ancora
casa mia. Il percorso sull'Oglio, l'ultimo sopralluogo una settimana
fa prima di partire per la maremma, è di una bellezza assoluta.
Questa sarà la mia ultima camminata in notturna per questa stagione, ne ho già poi due in
primavera. Ogni due anni cambio formula però sempre il mio io
assetato di vita ha bisogno di persone che per un attimo aprano il
cuore. Così come cerco di fare io non sempre riuscendoci. Io non so
definire cosa sia il respiro del fiume, lo chiamo un viaggio e quando
il viaggio è strepitoso, si , anche la mente e il cuore riprendono a
respirare. Grazie
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