martedì 17 settembre 2013

dall' Albegna al Seveso fra escavatoristi incazzosi

Sperduto in mezzo alla campagna della Maremma, non riuscivo a capire bene dove ero. Manciano, frazione Marsigliana, fiume Albegna. Non ero mai stato in zona se non alcune volte, sempre per lavoro a Porto Ercole. Per arrivare abbiamo sbagliato strada per cui ci siamo piacevolmente persi in mezzo alle colline grossetane, in mezzo e in pieno nella Maremma. Per un attimo ho avuto la visione di lido di classe ( da Cervia per Ravenna) prima dei traffici e delle troppe case attuali. Un mio zio era custode della grande pineta che era privata e proprietà di un conosciuto politico ravennate. Solo un attimo, in spiaggia con mio padre, accucciato davanti nella vespa, e stava nevicando. Non c'entra nulla ma è stato un attimo. Per i tre giorni che siamo stati ospiti, ho continuato a non capire dove eravamo. Si Capalbio a pochi chilometri, qualcosa di più per Saturnia, campagne sterminate con ancora i segni di una terribile alluvione l'undici e il dodici novembre dello scorso anno. E questa alluvione , i disastri e le ferite nel cuore , sono stati il motivo dominante di queste tre giornate. Ho conosciuto persone di straordinaria forza e sensibilità che mi hanno molto colpito e molto mi hanno insegnato. A cominciare dai gestori dell'agriturismo in cui alloggiavamo e base di partenza per la camminata. Con il sorriso sulle labbra e ancora la tristezza negli occhi. Ai loro figli, piccolini di età, ma già tanto maturi. Non persone, famiglie. Pensavo esistessero solo ai tempi di mio padre e di mia madre. Queste enormi , grandi famiglie. Con tutti i pro e i contro di coesistenze tanto numerose. Io impazzirei, ma mi piace come idea. Poi grazie a Elena, l'attrice organizzatrice, ho conosciuto anche un'altra grande famiglia e anche questa mi ha molto affascinato e soprattutto una giovane signora che ci siamo trovati subito bene, quasi fosse una mia sorella ritrovata. Stanotte , qua da noi, diluvio a secchiate. Mi ricordavo i racconti della maremma e ho avuto paura. Acqua acqua a secchiate , nel dormiveglia e per un attimo ho pensato “oddio l'alluvione”, poi mi sono svegliato e non sono più riuscito a dormire. Dall'agriturismo e dopo pochi metri, l'argine del fiume. Un rigagnolino che ti chiedi, ma come può questo fiume salire di dieci , venti metri? C'erano sull'argine piante alte che per un attimo pensavi “che strani nidi”, poi guardavi meglio e ti accorgevi che non erano nidi, ma i rimasugli della piena paurosa. Il primo giorno abbiamo girato a zonzo,la creta e la mota trasportate dalle acque erano frantumate come polvere sottilissima. Camminavi e sprofondavi come in un campo ricoperto di tonnellate di talco. Il primo giorno piccolo incidente di percorso . Ero affascinato , non dalle zone belle, ma da quelle distrutte, da quelle che stavano ricostruendo gli argini. In fondo scavatori e camion che correvano sollevando questa polvere finissima. Splendido da fotografare, paesaggi lunari. Si ferma improvvisamente un camion e ne scende un omone alto e pelato che si incazza come una bestia e ci aggredisce. Gli spiego che non volevo fotografare né il suo camion, né i lavori, ero affascinato dalla polvere. Si altera ancora di più. E ci impone di andarcene. Figuriamoci. Dopo ore vediamo una macchina che evidente cercava noi. Erano i capi del consorzio che gestisce il lavoro degli argini. Anche qua , ho cercato di trattare , devo solo fare una camminata porca troia, io faccio il mio lavoro tu fai il tuo. Poi ci siamo tranquillizzati tutti e ognuno per la propria strada. Mi sono ricordato della devastazione che anni fa le ruspe avevano fatto qua da noi, con il silenzio di tutti. Era il mio spazio, lo spazio in cui andavo per rilassarmi e me lo stavano distruggendo. Mi ero messo davanti alla ruspa ed era sceso un ragazzone bergamasco da paura che mi aveva detto “ va via di ché o de do una paca”. Che il paca non stava per pacca amichevole sulle spalle. Si poi l'avvio del festival e la camminata. Io in questi periodi non sono mai soddisfatto e neanche di questa lo sono stato in pieno. Due persone, per fortuna amici, che hanno continuato a parlare a voce alta. Alcuni che per bagnarsi un attimo i piedi sembrava di essere in un film di indiana jons. Però andata, alcune persone hanno aperto il cuore e questo credo sia una gran bella cosa. Per inciso , Nicola, il figlio dei proprietari dell'agriturismo, un ragazzino di 17 anni, alto alto , magro e bello, ha due cavalli. Gli ho detto perchè non ci fai una presenza? Lui mi dice “ cosa devo fare? “ gli ho risposto “ guarda la gente come per dire che cazzo ci fate qua sulla mia terra?” sembrava, in sella al suo cavallo, un principe antico che guarda con disprezzo i contadini al lavoro. Maremma, faticosa, ostica a volte, dura spesso, ma bella , bella da impazzire. Come le persone che ho conosciuto. Bene, la vita va avanti, autostrada e ritorno. Da domani riprendo i sopralluoghi sul fiume
Seveso, parco nord di Milano. Altre storie, altri luoghi altra gente. Mi ero già fatto delle idee, ma ho deciso che qua non voglio idee. Tutto è pulitino , tutto perfetto, la metropoli è vicina, grandi graffiti sui muri, gente con il cane a guinzaglio, gli orti per i pensionati. Sobborgo popolare e inquietante del quartierone paesone Niguarda. Qua costeggeremo un fiume capace anche questo di danni mostruosi. Un fiume ingabbiato ammalato , un fiume che scompare dentro un tunnel quasi fosse una metropolitana. Non ti viene voglia di tuffarti nel Seveso neanche di bagnarti un dito, non c'è profumo di campagna, ma odore di città. Costeggeremo due cimiteri , ma anche alcuni rigagnoli di acqua pulita. Da questi rigagnoli in un futuro vicino nascerà un laghetto , dicono balneabile, a me sembra strano. Però in questo periodo i milanesi non sono ancora pallidi colore da inquinamento continuo. Hanno ancora il colore rosato del sole di città. E un sorriso e un cuore acquietato, almeno per un attimo, dobbiamo conquistarlo.

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