giovedì 25 giugno 2020

Il dio dei masi

Sempre Val di Cembra e Faver. Diversi mesi  fa mi chiama Sergio e dice :" è morto Aleardo". Sono stato un pò a pensare perchè non lo ricordavo di nome. Nei tre anni passati a Faver e in valle , ho conosciuto tantissime persone, infatti oltre a portare spettacoli nei masi ( il festival si chiamava "masi invisibili") ho presentato anche alcuni miei spettacoli  rivisitati con attori non solo locali.

Inoltre con Sergio,
dal primo giorno abbiamo letteralmente analizzato e perlustrato tutto il territorio. Io Marco e Sergio su e giù per la valle. Poi Marco segue più la parte organizzativa e gli spettacoli altri, io seguo le produzioni, le regie e la scrittutra dei testi. Sergio e sorgente '90 sono la direzione artistica e produttiva.  E Sergio è stato un grande maestro perchè si, ho scritto diversi testi, ma dietro c'era comunque lui, i suoi commenti,le sue dritte, le sue informazioni e pure la conoscenza delle persone da cui ci facevamo raccontare. Erano nati "L'uomo che correva tra le  nuvole "che non so spiegare bene cosa fosse se non uno sguardo poetico e ancestrale sulla valle alla ricerca di quel cuore profondo cui spesso mi sono avvicinato , ma cui non sono mai realmente riuscito ad arrivare. Attori Marco e Sergio con anima musicale di Babol.

 Poi "voglio parlare con Aldo moro",
due versione, ma altrettanto belle, la prima con quattro attrici della valle, la seconda con quattro attrici professioniste. Si parlava di una grande e disastrosa alluvione. Abbiamo visitato i posti, parlato con i superstiti, visto mostre fotografiche . Poi Sergio mi ha raccontato che era arrivato anche Aldo Moro. Allora ho immaginato una signora, una contadina che correva su e giù lungo gli argini e le montagne devastate dall'Avisio sperando di riuscire a parlare con Aldo Moro. Una donna divisa in quattro che ho voluto elegante, non con i vestiti da contadina, una donna forte, orgogliosa, distrutta. Sin dal primo giorno, Sergio mi parlava del ciclismo della val di Cembra. Io non so niente di ciclismo. Si , sapevo che Moser era del Trentino e anche Simoni. Ma che fossero li a pochi chilometri di distanza , Giovo frazione di Palù, no non lo sapevo. 

Eppure arrivando da Lavis, arrivi a Giovo, la deviazione per Palù e un cartello enorme a specificare che li è nato e vissuto Francesco Moser e tutta la sua famiglia.
Molin de Portegnac - Faver
E pur avendo amici imparentati o in stretta collaborazone con Gilberto Simoni o con la famiglia dei Moser, io ancora non sapevo niente di ciclismo. Sergio continuava a raccontarmi e scrivermi degli aneddoti, tante cose, ma la possibilità di uno spettacolo sul ciclismo, proprio non veniva. Daltra parte, il secondo anno (l'inverno per me era il momento delle ricerche e della scrittura) stavo già lavorando al testo di "Volevo parlare con Aldo Moro". Però ho iniziato a studiarmi e a leggere tutto quello che era possibile ( tantissimo) sia su Francesco Moser, la sua famiglia e su Gilberto Simoni. E Sergio mi scriveva, dobbiamo fare uno spettacolo sul ciclismo, dobbiamo fare uno spettacolo su quello, su quell'altro.
Molin de Portegnac - Faver- riunione operativa
Oooohhhhh! Ho iniziato anche a leggere sul ciclismo in Trentino, non solo Palù e val di Cembra e alla fine mi sono ritrovato a studiarmi anche tutti i giri d'Italia, Francia  e Spagna. Ma uno spettacolo sul ciclismo non aveva voglia di uscire. Mi sarebbe piaciuto, con l'aiuto di diversi amici , molto vicini a entrambe le famiglie Moser- Simoni (tra l'altro imparentate fra di loro) fare un incontro pubblico, ma tante questioni non ci siamo riusciti. E Sergio ancora :"si, ma il ciclismo è importante qua in valle". Oooohhhhh! Marco ci propone uno spettacolo che avevamo già presentato a Romanengo, spettacolo molto bello. Su Pantani. Io poi sono romagnolo, i miei genitori d'estate prendevano sempre in affitto a Cesenatico una casina proprio di fronte al "Club Pantani", sulle colline romagnole c'erano grandi scritte dedicate a Pantani, molti amici della valle andavano a Cesenatico in ferie, lasciavano le mogli al mare e loro in bicicletta si facevano i percorsi che normalmente faceva Pantani per allenamento. 

Dico si, va bene.
Sergio non diceva nulla. Il suo era un si molto allungato. Sergio non mi aveva detto che Pantani non era molto amato in valle. Sapevo di grandi problemi suoi e Simoni. Ma quando Pantani era Morto, Gilberto era corso subito a Cesenatico, con grande generosità. Qualche casino è successo, ho cercato di spiegare le mie ragioni, ho perso alcune amicizie cui tenevo tantissimo. Zappalaglio continuava  a non capire i problemi che mi stavo facendo. Sergio Paolazzi che è del capricorno, anche se ti dice un si allungato, ma se poi ci sono degli ostacoli, il si diventa questione di principio. E abbiamo fatto lo spettacolo su Pantani. Poca gente.

  Tanti figli o nipoti dei Moser e dei Simoni corrono o correvano in bicicletta. Aneddoti. Me ne hanno raccontati tantissimi. Comunque Simoni e soprattutto Moser sono , in valle, un mito assoluto, e anche se la gente a volte scherza un pochino, ma è come quando si scherza in famiglia, Moser e Simoni sono il mito. Detto questo mi sono impuntato io e ho cercato di capire, non tanto i campioni, ma la grande importanza del ciclismo in valle. Ho scoperto che Fabrizio ( lui e sua moglie Sonia erano i miei amici del negozietto di Faver) era stato un ciclista professionista e campione, molto amico e quasi coetaneo di Gilberto, ma poi aveva abbandonato perchè si era era innamorato di quella ragazza che diventerà sua moglie e non aveva più voglia di stare sempre in giro. Sergio me ne aveva un pò parlato, poi ho fatto delle ricerche e sono andato in negozio e avevo detto "perdonami Fabrizio, ma non sapevo che anche tu eri stato un campione". Grande sorriso suo e Sonia che rideva e mi abbracciava. 

Poi mi ha raccontato tante cose, fatto vedere foto.
"volevo parlare con Aldo Moro"- seconda versione
E il mio terzo anno in valle, quando avevo preso l'appartamentino in affitto a Faver, lo vedevo tutti i giorni, chiudere il negozio, già in assetto da bici  e ritornava quando il pomeriggio doveva riaprire. Neanche mangiava, si portava dietro una brioche e un frutto. Ho anche scoperto che un altro giovanotto del paese 
( che vent'anni prima aveva partecipato anche come attore agli spettacoli che avevamo organizzato allora) e che mi salutava sempre con "ciao comunista di merda" e poi ci mettavamo a ridere, anche lui era stato un grande campione. O meglio una grande promessa. Una volta l'ho fermato era sul trattore, gli ho raccontato del progetto che mi si stava chiarendo in mente. Lui prima titubante "ma sei venuto a rompermi i coglioni?" ma sempre con affetto e amicizia. Io testa dura volevo sapere il motivo per cui lui, grandissima promessa in tanti sport, non solo ciclismo, ad un certo punto ha mandato a fanculo tutti e poi si era rtitirato. Non posso riferire il contenuto dei nostri discorsi, però si è aperto completamente, poi era commosso, mi ha sorriso e "dammi la mano comunista". Ci sono persone cui magari parli pochissimo, ma cui ti senti legato. 

Poi mi succedeva che il pomeriggio, prima di andare al Mulino di Portegnac per le innumerevoli prove, vedevo un signore. Tutti i giorni, stessa ora, in piedi e tenendo in mano una bici scassata da donna, stesso posto, stava li immobile  a guardare l'orizzonte oltre le motagne. Non era assente, vedeva qualcosa oltre che gli altri non avrebbero mai potuto vedere. Ne ero affascinato. Chiaramente per rispetto e per pudore, non mi sono mai avvicnato e non mi sono mai permesso di chiedere nulla. Ma ero curioso di sapere chi fosse questo signore anziano.
Si chiamava Aleardo, lui si , era stato un grande campione. Una volta addirittura gli avevano rubato le scarpe da ciclista e lui con gli scarponi da lavoro era salito in sella e aveva vinto. Poi tante cose, non solo della vita, l'hanno messo da parte. Guardavo questo signore e immaginavo me anziano. Anch'io potrei perdermi a guardare oltre le montagne e tutto mi è stato chiaro. Ho chiamato Sergio "Sono pronto per lo spettacolo sul ciclismo". 

Non volevo parlare dei grandi campioni, sono già state scritte tantissime e bellissime pagine sui campioni, io non avrei potuto aggiungere nulla di più o di meglio. Però questi campioni esistevano, esistono, la loro presenza è continuamente nell'aria. Speravo di conoscere Francesco Moser, ma non ci sono mai riuscito. Si ho avuto a che fare con tanti del suoi entourage, ma lui non sono mai riuscito a conoscerlo. Volevo conoscere anche Gilberto Simoni e anche se i rapporti si erano un pochino incrinati,ero molto amico di sua sorella e del cognato. Ma tutte le volte che c'era la possibilità, Gilberto scompariva. Una mattina scendendo in macchina dal mulino di Portegnac, mi fermo all'incrocio. In lontananza stava arrivando un giovanotto in bicicletta. Mi ha guardato un attimo, si è fermato, mi ha sorriso, gli ho sorriso. Lo conosco continuavo a ripetermi. Era lui , tra l'altro assolutamente uguale a sua sorella. Era Gilberto Simoni, ma era già scomparso. Volevo scrivere di un perdente, amo i perdenti, un gregario che sognava il ciclismo , che amava il ciclismo e soprattutto sognava di essere alla pari dei suoi grandi campioni, Appunto Francesco Moser e Gilberto Simoni.

Avevo parlato con Sergio e come attore volevo Camillo, personaggio molto particolare, molto bravo. In Trentino i gruppi di teatro amatoriale sono una cosa a parte rispetto ai gruppi amatoriali italiani. A volte sono quasi professionisti, c'è una tradizione antichissima.
Camillo Caresia - Fornace- Ultimr prove
Camillo, che tra l'altro lavorava nel porfido, era regista del gruppo di Fornace oltre che presidente e direttore della banda. Fornace non è val di Cembra, siamo in territorio straniero, alta valsugana, però vicini. Qundo andavo a Fornace a fare le prove, Camillo, era ritornato dal lavoro, era già stato nei campi, aveva dato le direttive al gruppo sia teatrale che musicale e con grande sorriso e fresco come una rosa arrivava e diceva "sono qua". E' stato piacevole lavorare assieme pur con qualche difficoltà.

Però Camillo mi ha aiutato tantissimo anche nella stesura del testo e tutti gli aneddoti che venivano raccontati nello spettacolo facevano parte del suo vissuto. Inoltre cantava benissimo e mi era venuta l'idea che ogni tanto si perdesse a "guardare oltre l'orizzonte" (era il mio omaggio ad Aleardo) e cantava un pezzo d'opera.

La val di Cembra non è grandissima, è un lunga striscia pienissima di vigneti, foreste, montagne spaccate di porfido, poco più di venti chilometri da una parte, poco più di venti chilometri dall'altra divise giù in basso  dal fiume Avisio. Sono diversi paesi e diversi comuni, ma tutti conoscono tutti e tutti sanno le cose di tutti. Avevo deciso di chiamare lo spettacolo "il dio dei masi" (perchè tale si considerava il nostro personaggio anche se arrivava sempre ultimo e spesso le salite le faceva a piedi). Succede che ad uno spettacolo, (Sista Bramini al Roccolo Sauch) io stavo ancora lavorando alle prove, arriva un giovanotto accompagnato da un altro giovanotto che avevamo conosciuto con Sergio e che mi viene presentato come assessore allo sport o qualcosa del genere di Giovo. Io continuavo a guardarlo perchè sapevo di conoscerlo, ma non riuscivo a capire chi fosse. Eppure nella mia rierca avevo controllato foto e curriculum di tutti. Finito lo spettacolo vedo Sergio che parla con Marco e iniziano a ridere. Poi mi arriva Marco e dice "ma scusa tu non hai fatto grandi ricerche sul ciclismo qua in valle?"- "si" - "e non hai riconosciuto quel ragazzo?" - "no" - " si chiama Matteo Moser"- porca miseria , figlio di Diego uno dei fratelli di Francesco e a sua volta fratello di Moreno e Leonardo. In valle chiaramente lo conoscono tutti, è anche amico di miei amici, me lo potevano dire prima. Vado a presentarmi a Diego, tra l'altro  disponibile, simpatico e alla mano e inziamo a parlare. Mi mette soggezzione.  Parliamo tantissimo, mi dice di andarli a trovare, non posso sono sempre in prova e poi c'è il festival, Nel frattempo Sergio aveva tirato fuori il suo asso nella manica. Una vecchia bicicletta da corsa, una delle prime chiamate "Francesco Moser". Arriva la prima siamo in una piazzzetta di Fornace. Io sto lavorando con Camillo su ultime cose, arrivano Sergio e Marco, il gatto e la volpe e ridono. Mi dicono vieni che ti dobbiamo presentare un pò di persone. Io ho paura, non so come andrà lo spettacolo, Camillo è  troppo adrenalinico, non riesco a calmarlo. Vado. Che bello c'è Orietta (sorella di Gilberto), la mamma e Fabrizio il marito. Lei ancora finto accigliata, ma siamo affezzionati e mi abbraccia. Arriva anche Matteo, che bello, lo porto in camerino e gli faccio vedere la bicicletta di suo zio. Ritorniamo in sala e mi presenta una signora, la moglie di Francesco e uno dei figli di Francesco, Poi mi presenta Diego il babbo, (fratello di Francesco) io inizio a sudare, e la mamma. Poi Diego mi dice "vieni con me" e in fondo alla sala c'era seduto il fratello Leonardo con la fidanzata. Mancava Moreno, temevo di svenire.  Camillo da bravo ariete è partito in quarta e in quarta è arrivato. Finisce lo spettacolo, attimo di silenzio , poi boato. Sono andato da Matteo per ringraziarlo perchè era stato lui a convincere buona parte della sua famiglia. Io ero alla regia e alle luci e vedevo che ogni tanto qualcuno di loro mi scrutava e man mano diventavo sempre più piccolo.
Questo era l'ultimo anno del festival . Tante cose, problemi miei personali, stanchezza di tutti, altri problemini, sapevamo che non ci sarebbe stato seguito. Finito l'ultimo spettacolo del festival, "Taiko trio" a Grumès, ho deciso di rimanere in valle ancora alcuni giorni. Senza malinconia, dovevo sistemare un pò di cose e poi decido di farmi una camminata verso Valda e Grumès. Prima mi si ferma vicino Andrea da Verla in bici. Ci fermiamo, chiacchieriamo tanto, ci salutiamo. Poi si faceva tardi, era già il tramonto e decido di ritornare indietro. Ad un certo punto vedo un giovanotto, anche lui in bicicletta, la camicia bianca aperta. Inizia a sbracciarsi e a gridare "ciao Enzo"- "ciao". Era Leonardo Moser. Questa è stata l'ultima immagine che ho impresso della valle di Cembra. Vent'anni prima, quando ero arrivato a Faver avevo visto un ragazzo  anche lui bello, ma una parte della faccia era devastata probabilmente da una delle esplosioni in cava. Questo il primo ricordo che avevo della valle. L'ultimo , Leonardo Moser. Chiudo qua , volevo parlare di tante cose e di tante persone, ma il mio non voleva essere un diario di quei giorni. Volevo solo raccontare di alcuni piccoli grandi incontri, di situazioni e di persone. Per chi vuole, sia sul sito di Piccolo Parallelo , sia sulla pagina fb di Masi invisibili ( che ora si chiama in divenir) ci sono i programmi completi di questi tre anni di festival. Un grazie di cuore a Sergio, a Marco, a tutti giovanotte e giovanotti di "sorgente 90", ai tantissimi attori con cui ho lavorato o che abbiamo ospitato , a tutta le gente della valle,  realmente a tutti un grande grazie e un abbraccio immenso. Dai, alla prossima con altre avventure. ciao

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