lunedì 9 dicembre 2013

il paraculo e le zavorre

Quando avevo deciso di riaprire il blog, avevo chiaro che avrei mescolato lavoro , vita privata, sentimenti, emozioni, molto a ruota libera . In base anche agli umori del momento, a volte in maniera incantata, a volte disincantata, spesso con ironia, a volte spiazzante anche per me. Esagerando a volte , prendendomi in giro spesso, ma credo in maniera abbastanza sincera. L'abbastanza sta nel fatto che il termine sincero è molto poco obiettivo e viene ampiamente e continuamente riveduto. Spesso Marco il mio socio mi diceva che ero un idiota salvo poi specificare nel senso dostojevskiano del termine. L'ultima volta gli ho detto che l'ultimo idiota che avrei sentito, gli avrei spaccato la faccia. Infatti ora non me lo dice più anche se glielo leggo in faccia che lo sta pensando. Ma non posso spaccare la faccia ad uno per un pensiero non espresso. Forse per via di questa mia professione, credo di più per il mio carattere, pur ponendomi anche io dei paletti, da una vita, praticamente da quando mi ricordo, dico quello che penso. Nella mia maniera sballata e falsamente sognante. Sabato, dopo la serata, Paola la nostra magica cassiera, mi diceva che ero stato coraggioso. Per cosa? Per dire delle parole che molti hanno nel cuore? Per dirlo su di un palco di fronte ad un pubblico? Se io decido di parlare di viaggi reali e di viaggi nel cuore e nei percorsi tortuosi della mente, mica sono incasinati solo gli altri, parto da me. Non per narcisismo, ma per dire lasciati accompagnare in questo viaggio, non avere paura di porgermi la mano. E forse per la mia professione, forse per il mio carattere, ho la fortuna di poterlo fare ( mettere pubblicamente in gioco me e in piazza) o di potermelo permettere. Ho qualcosa da perdere? Per gioco una volta per una festa del teatro, mi sono messo con tanto di pigiama a fare quello che interpreta i sogni. Si, li so abbastanza interpretare, così come mi ha tramandato mia madre e alla maniera dei contadini di Romagna, quelli delle colline e delle montagne, però ho avuto paura. C'era la fila di persone che mi arrivavano con il cuore in mano, anche un signore che di professione era psichiatra, quelli da analisi. Io volevo divertirmi e fare il cretino, ma ancora una volta ho avuto a che fare con i desideri non confessati e con le paure profonde che uno si tiene dentro. Risultato della serata: ho perso un amico che vedendomi così conciato ha iniziato a guardarmi con sospetto e di notte non ho dormito per tutti i mattoni che mi ero caricato addosso. A volte sono terrorizzato dall'idea che questo parateatro parallelo al teatro che pur continuo a fare ( o forse sono la stessa cosa) mi ponga su di un piedistallo sbagliato come quello del santone, del guro o del paraculo. Giù il piedistallo è sbagliato. Perchè comunque amo giocare e perchè comunque l'ottica con cui guardare è sempre quella del teatro. Appunto, un po' di verità, un po' di gioco, un po' di finzione o di esagerazione e dai si , anche un pochino di paraculismo. Ci sono tante cose tragiche nella vita, su questo non ci piove, ma ci sono anche tante cose belline, purtroppo non sempre e non per tutti, molte volte ci si dimentica delle cose belline. I miei viaggi reali e metaforici di cui parlo in “ avevi troppo peso dentro da portare per una persona sola” ( non finirò mai di ringraziare la mia amica , maremma bella, che tempo fa mi ha scritto questa frase e che io ho rubato) sono i viaggi che faccio lungo e dentro i fiumi, un viaggio negli inferi per ritornare fuori, finalmente alla luce e anche con la possibilità di potersi girare indietro. Fra natura, teatro, paraculismo, sociologia, antropologia, psicoterapia, sorrisi e ancora paraculismo. La serata di sabato va ancora perfezionata, dato che ho parlato troppo. Però andata bene, si credo proprio bene. Prima, ma questo era solo per Romanengo il reportage fotografico sull'Armenia di Sergio da quel di Faver, con letture di Marco. Poi la visione di un film che per me è stato più importante di un altro film , fondamentale per la mia professione di attore come dico io e che era la “montagna sacra “ di Jodorowsky, questo era “il colore del melograno” di Paradzanov. Io ho sbagliato che mi sono lasciato il film alle spalle e parlavo e non vedevo le immagini. Letture sempre fatte da Marco. Aggiustamenti si, ma mi è piaciuto. Per una serata del genere sarebbe stato previsto anche il mio cane, che ormai si chiama Peter e però l'italiano Pietro sarebbe stato più azzeccato. Ma mi sono lasciato condizionare e l'ho lasciato in sede per qualche ora. Si bella serata, grazie al film, grazie a me e a Marco e a Sergio che ci ha permesso di mostrare il reportage. Ma soprattutto grazie alle persone. Temevamo non venisse nessuno e Marco era già pronto a rinfacciarmelo, si, non c'erano le folle, ma un po' di uomini e donne un po' alla volta sono arrivati. Più che abbastanza da renderci soddisfatti e sorridenti. Grazie. “avevi troppo peso dentro da portare per una persona sola? “ Si. Dai, allora buttiamo un po' di zavorra

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