Quando
avevo deciso di riaprire il blog, avevo chiaro che avrei mescolato
lavoro , vita privata, sentimenti, emozioni, molto a ruota libera .
In base anche agli umori del momento, a volte in maniera incantata, a
volte disincantata, spesso con ironia, a volte spiazzante anche per
me. Esagerando a volte , prendendomi in giro spesso, ma credo in
maniera abbastanza sincera. L'abbastanza sta nel fatto che il termine
sincero è molto poco obiettivo e viene ampiamente e continuamente
riveduto. Spesso Marco il mio socio mi diceva che ero un idiota salvo
poi specificare nel senso dostojevskiano del termine. L'ultima volta
gli ho detto che l'ultimo idiota che avrei sentito, gli avrei
spaccato la faccia. Infatti ora non me lo dice più anche se glielo
leggo in faccia che lo sta pensando. Ma non posso spaccare la faccia
ad uno per un pensiero non espresso. Forse per via di questa mia
professione, credo di più per il mio carattere, pur ponendomi anche
io dei paletti, da una vita, praticamente da quando mi ricordo, dico
quello che penso. Nella mia maniera sballata e falsamente sognante.
Sabato, dopo la serata, Paola la nostra magica cassiera, mi diceva
che ero stato coraggioso. Per cosa? Per dire delle parole che molti
hanno nel cuore? Per dirlo su di un palco di fronte ad un pubblico?
Se io decido di parlare di viaggi reali e di viaggi nel cuore e nei
percorsi tortuosi della mente, mica sono incasinati solo gli altri,
parto da me. Non per narcisismo, ma per dire lasciati accompagnare in
questo viaggio, non avere paura di porgermi la mano. E forse per la
mia professione, forse per il mio carattere, ho la fortuna di poterlo
fare ( mettere pubblicamente in gioco me e in piazza) o di potermelo
permettere. Ho qualcosa da perdere? Per gioco una volta per una
festa del teatro, mi sono messo con tanto di pigiama a fare quello
che interpreta i sogni. Si, li so abbastanza interpretare, così come
mi ha tramandato mia madre e alla maniera dei contadini di Romagna,
quelli delle colline e delle montagne, però ho avuto paura. C'era la
fila di persone che mi arrivavano con il cuore in mano, anche un
signore che di professione era psichiatra, quelli da analisi. Io
volevo divertirmi e fare il cretino, ma ancora una volta ho avuto a
che fare con i desideri non confessati e con le paure profonde che
uno si tiene dentro. Risultato della serata: ho perso un amico che
vedendomi così conciato ha iniziato a guardarmi con sospetto e di
notte non ho dormito per tutti i mattoni che mi ero caricato addosso.
A volte sono terrorizzato dall'idea che questo parateatro parallelo
al teatro che pur continuo a fare ( o forse sono la stessa cosa) mi ponga
su di un piedistallo sbagliato come quello del santone, del guro o
del paraculo. Giù il piedistallo è sbagliato. Perchè comunque amo
giocare e perchè comunque l'ottica con cui guardare è sempre
quella del teatro. Appunto, un po' di verità, un po' di gioco, un
po' di finzione o di esagerazione e dai si , anche un pochino di
paraculismo. Ci sono tante cose tragiche nella vita, su questo non ci
piove, ma ci sono anche tante cose belline, purtroppo non sempre e
non per tutti, molte volte ci si dimentica delle cose belline. I miei
viaggi reali e metaforici di cui parlo in “ avevi troppo peso
dentro da portare per una persona sola” ( non finirò mai di
ringraziare la mia amica , maremma bella, che tempo fa mi ha scritto
questa frase e che io ho rubato) sono i viaggi che faccio lungo e
dentro i fiumi, un viaggio negli inferi per ritornare fuori,
finalmente alla luce e anche con la possibilità di potersi girare
indietro. Fra natura, teatro, paraculismo, sociologia, antropologia,
psicoterapia, sorrisi e ancora paraculismo. La serata di sabato va
ancora perfezionata, dato che ho parlato troppo. Però andata bene,
si credo proprio bene. Prima, ma questo era solo per Romanengo il
reportage fotografico sull'Armenia di Sergio da quel di Faver, con
letture di Marco. Poi la visione di un film che per me è stato più
importante di un altro film , fondamentale per la mia professione di
attore come dico io e che era la “montagna sacra “ di Jodorowsky,
questo era “il colore del melograno” di Paradzanov. Io ho
sbagliato che mi sono lasciato il film alle spalle e parlavo e non
vedevo le immagini. Letture sempre fatte da Marco. Aggiustamenti si,
ma mi è piaciuto. Per una serata del genere sarebbe stato previsto
anche il mio cane, che ormai si chiama Peter e però l'italiano
Pietro sarebbe stato più azzeccato. Ma mi sono lasciato condizionare
e l'ho lasciato in sede per qualche ora. Si bella serata, grazie al
film, grazie a me e a Marco e a Sergio che ci ha permesso di mostrare
il reportage. Ma soprattutto grazie alle persone. Temevamo non
venisse nessuno e Marco era già pronto a rinfacciarmelo, si, non
c'erano le folle, ma un po' di uomini e donne un po' alla volta sono
arrivati. Più che abbastanza da renderci soddisfatti e sorridenti.
Grazie. “avevi troppo peso dentro da portare per una persona sola?
“ Si. Dai, allora buttiamo un po' di zavorra
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