......Quando
era morto mio padre, la neve era tantissima e le persone morte in
quel periodo venivano lasciate in obitorio dato che c'era il divieto
di sepoltura. Siamo stati giorni con mia madre in questo grande
obitorio, io e lei le uniche persone viventi, Dopo nove giorni siamo
riusciti a dargli sepoltura. Avevo raccontato questa brutta avventura
e una amica mi aveva inviato via mail la foto di un omino dentro un
cappotto troppo grande. Questo omino teneva in mano una corona di
fiori, rose rosse e attorno a lui tanta neve. Non so dove abbia
trovato questa foto, ma rappresentava esattamente me. Sempre questa
amica, aveva pubblicato sul suo profilo la foto di un gruppo di
uomini anziani, in apparenza mongoli, seduti
in fila su di una panca. Rivestiti di coperte e tutto era gelato. La
neve, le coperte, i baffi le barbe, le ciglia. Il dolore assoluto, il
dolore quando il freddo
ha ormai il sopravvento.
La
casa dove sono nato o comunque dove sono stato portato dal mio primo
giorno di nascita, una casina piccola, è situata a
Piavola. I miei erano in affitto. Nei documenti io sono nato a
Cesena, La casina però è da quella parte che appartiene al comune
di Mercato Saraceno. Non ho dato mai molto peso dato che i parenti di
mia madre e il fratello di mio padre abitavano prima del rigagnolo,
quindi zona Cesena. Mettiamo che i miei fossero
lì in maniera provvisoria , come poi è avvenuto e non avevano
ancora cambiato i documenti, risultavano ancora essere dall'altra
parte. Dovevo essere nato a Mercato Saraceno, invece nato a Cesena,
ci sta.
Mia
madre
ha sempre raccontato la mia nascita non come una donna che
partorisce, ma come una donna che assiste un'altra donna nel momento
del parto. Avrei dovuto essere battezzato, così come mia sorella,
nata due anni prima di me e morta nel giro di una settimana nella
chiesa di Casalbono, dove si erano sposati i miei genitori e dove
erano stati battezzati , oltre mia sorella, anche i miei cugini.
Quando poi ho iniziato a fare delle ricerche ho scoperto di essere
stato battezzato a Piavola, il 2 di settembre. Nato il 28 o 29 di
agosto, battezzato il 2 di settembre. Dicono che allora si faceva,
battezzare il figlio pochi giorni dopo la nascita. Ci sta.
Dicevo
che episodi strani hanno sempre accompagnato
la mia vita, episodi a volte tragici , a volte bizzarri. Mi hanno
sempre raccontato (io
non riesco a ricordare nulla fino ai cinque anni di età)
che un giorno, mia madre era andata con me a trovare i suoi, una casa
in cima alla collina, una strada ripida sterrata , neanche un
centinaio di metri, arrivano due signore giovani, eleganti con
macchina fotografica e volevano fotografare me. Dicevano per la
pubblicità di una marca di biscotti. Pochi anni dopo la guerra e la
bellezza non poteva essere un bambino magro e
io ero proprio grosso.
Il simbolo della salute e della prosperità. Ma che due donne
eleganti, con le scarpettine con i tacchi, arrivino da Forlì e fare
a piedi una polverosa
strada
sterrata in
salita
per cercare un bambino per una foto di
pubblicità è
quantomeno bizzarro. Infatti so che mia madre si era
rifiutata di farmi fotografare ed erano arrivati i suoi parenti per
allontanare le due donne.Un altro episodio di cui ho sempre saputo,
mio padre poco dopo la mia nascita era andato a lavorare in Belgio,
più che un lavoro sembrava una fuga, ed erano entrati in casa nostra
due carabinieri ( mia madre ha sempre detto che non erano
carabinieri, ma due delinquenti vestiti da carabinieri), non ho mai
saputo
bene cosa sia successo, ma so che loro, forse chiedevano dei soldi
che non c'erano, avevano minacciato mia madre di portarle via il
bambino, io. Credo l'abbiano anche menata e qui sono arrivate in
soccorso tutte le donne del vicinato che hanno sempre voluto un bene
immenso a mia madre e sono riuscite a cacciare gli
intrusi.
Quando
sono nato, non era presente
nessuno dei parenti dei miei, nè la madre nè la sorella di mia
madre, neanche la moglie del fratello di mio padre, tutti abbastanza
vicini e legatissimi fra di loro. Dopo un mese una cugina di mia
madre era venuta a trovarci e io ero così scuro, tanti capelli
nerissimi che lei aveva esclamato :"fortuna è finita la guerra,
altrimenti avrei detto che era figlio di un marocchino".
In
effetti se riguardo le foto di quando avevo pochi mesi , più che al
classico bambino romagnolo, assomigliavo ad un classico bambino
cicciotto, non
marrocchino, ma
della mongolia. Anche adesso, d'estate, se prendo il sole, divento
così abbronzato che poi la polizia mi ferma per chiedermi i
documenti.
Quando
tu nasci e cresci non dai importanza al colore della tua pelle, dei
tuoi capelli, dei tuoi occhi. Sei tu, sei così. Neanche ti interessa
l'altezza o il
colori di capelli o di occhi dei tuoi genitori o dei tuoi parenti.
Sono così e basta, ci cresci assieme , sei voluto bene, il resto non
interessa. Solo da adulto mi sono accorto realmente come
mia madre avesse
la pelle chiarissima , i capelli castano chiari e gli occhi verdi.
Solo da adulto mi sono accorto che mio padre, scuro di capelli, aveva
gli occhi più chiari dei miei e la barba rossiccia e che era molto
alto.
Solo da adulto mi sono accorto, anche se mi hanno sempre detto che
sono uguale uguale a mia madre, di
non avere niente in comune ,
come tratti somatici, con nessuno dei miei parenti. E
sono tantissimi.
Cambio
di casa dopo cambio di casa i miei sono andati a vivere a Cesena. Non
so che età avessi, forse 4 forse 5 anni. Fin da piccolo sono sempre
stato blindatissimo, mai lasciato solo e di tutti questi posti delle
colline ho
conosciuto praticamente solo Piavola. Solo due anni fa quando ho
iniziato le
ricerche mi sono accorto di queste colline bellissime che profumano
di terra , di mare e di montagna, solo due anni fa mi sono inerpicato
lungo i borghi fino alla montagna, la dove nasce il tevere che una
volta era zona toscana. E
mi sono innamorato di questi posti che non avevo mai visto se non
nei racconti dei miei.
I
miei genitori avevano poco più di vent'anni quando si sono
trasferiti a Cesena, ma non si sono mai considerati di città e per
loro questi paesi in cui avevano vissuto, erano diventati ormai
qualcosa di mitico, le loro radici mai abbandonate. E quando c'è la
malinconia per
un
posto , si parla spesso di questo posto e si raccontano le vicende
che hanno dato linfa a questo posto. Mi parlavano spesso della
guerra, soprattutto quando erano diventati più anziani.
Se
si prende la E45 da Cesena verso Roma, sulla destra i paesi di cui
parlavo, sulla sinistra
altre colline forse ancora più belle che si allungano verso il mare
e verso le Marche. Nomi strani dei paesi: Roncofreddo, Sogliano sul
Rubicone dove fra le tante cose c'è il famoso
formaggio
di fossa, Montecodruzzo. Mio padre era di Montecodruzzo e dato che
erano tantissimi e molto poveri, i due figli più piccoli, mio padre
e sua sorella, erano
stati mandati a vivere, in età molto giovane, dai
due fratelli più grandi. Mio padre da suo fratello Giovanni, detto
Vanin, che si era sposato con una ragazza del mulino di sotto, poco
prima di Piavola. Loro su a Montecodruzzo, erano i contadini del
prete, diverse volte mio nonno l'ha cacciato inseguendolo con il
forcale. Dei racconti di guerra a Montecodruzzo,
mio padre , allora
bambino, parlava
sempre divertito che una volta erano arrivati i tedeschi e avevano
razziato il bestiame, poi gli inglesi che si erano nascosti nella
cantina dove c'erano le bottiglie di vino. La
mattina questi inglesi erano così ubriachi che hanno iniziato a
ridere, a spogliarsi e a girare nudi nel cortile.
Più
forti , potenti e devastanti i ricordi di mia madre. Ma quello che a
me affascinava maggiormente erano i racconti del dopoguerra e delle
persone.
C'era
un uomo, dato per disperso in Russia. Un giorno, una domenica, erano
tutti a messa – la chiesa di Piavola non è in paese, ma in cima ad
una collina, con il cimitero, la casa del prete e le vecchie scuole
elementari – arriva di corsa qualcuno annunciando che l'uomo dato
per disperso in Russia era vivo e stava arrivando da Borello verso
Piavola. Tutta la chiesa improvvisamente si è svuotata
e tutti con in testa la moglie dell'uomo dato per disperso, hanno
iniziato a correre per arrivare alla strada
che portava a Borello. Man mano loro scendavano , si passava voce, le
persone uscivano dalle case e si aggiungevano a questo corteo. Da
Borello nel frattempo, man mano l'uomo avanzava , si aggregavano
dietro di lui tutte le persone che incontrava per strada. Ad un certo
punto i due cortei si sono incrociati e c'è stato un abbraccio, un
pianto e una risata collettivi.
Oppure
ero affascinato dai tanti racconti , sempre dopoguerra e a cavallo
degli anni 50, delle ripicche, delle vendette, degli strascici della
guerra o le tante storie o storiacce di donne e di uomini. Mai
raccontate con malizia o pettegolezzo, ma sempre con enorme rispetto.
La donna allora era poco più che schiava e la donna che aveva un
figlio fuori dal matrimonio o una storia fuori del matrimonio, veniva
cacciata e trattata come una prostituta. Molto hanno fatto anche i
preti. Quindi il neonato trovato in un fossato vicino
a Casalbono. La donna rimasta vedova con figli piccoli e uno sul
momento di nascere, così povera da non sapere come mantenere i
figli, che si butta disperata da un burrone con la speranza che
qualcuno potesse avere pietà per i figli. La donna che durante la
guerra si era fatta un amante e quando il marito era
tornato, lo ha ammazzato. Tutti
racconti che non riguardano Piavola, perchè per mia madre a Piavola
erano praticamente tutti perfetti, ma il triangolo
geografico di cui ho parlato all'inizio. Ci pensava però mio padre a
smantellare la perfezione. Oppure la ragazza un pochino irrequieta e
con diverse frequentazioni, qualche aborto e una figlia già
abbandonata, era rimasta ancora incinta e nel momento cruciale aveva
preso la bicicletta
ed era fuggita a partorire all'ospedale di Cesenatico.
Sono chilometri. Dicono avesse avuto due gemelli che poi ha
abbandonato all'ospedale e mai riconosciuti. Dicono anche che poi sia
fuggita , subito dopo il parto, per tornare a casa e per strada, i
chilometri sono tanti ed era estate, sia svenuta innumerevoli volte.
Come i miei potessero sapere che lei era andata
a Cesenatico, che avesse avuto due gemelli, grossi , belli e sani,
questo non l'ho mai capito.
Comunque
era la cugina di mia madre.
Ho
rivisitato, riportato alla memoria , quasi sezionato, queste e tante
altre storie quando due anni fa è iniziata la mia ricerca.
No,
non sono stato adottato.
In
ogni caso di tutte queste storie, quelle che ho potuto verificare,
non tornavano i conti , nel senso di date che potevano riguardare me.
Mia
madre ha sempre avuto problemi di salute, mio padre no, sempre sano
come un pesce. Ma arrivati alla pensione hanno cominciato a cambiare
, le malattie hanno cominciato ad essere tante e pesanti e gli ultimi
dieci anni della loro vita sono stati un calvario doloroso.
Era
successo circa dieci anni fa che un ricovero urgente e una operazione
molto grave,mia madre sia andata in coma e avesse avuto
bisogno
di sangue. Il suo gruppo
sanguigno
raro e il sangue non si trovava. Arriva trafelato il medico da me e
mi chiede
che tipo di sangue avessi, poi mi chiede il tipo di sangue di mio
padre, poi si blocca, mi guarda e perentorio : tu non puoi essere
loro figlio. Mia madre
era in coma e io ho pensato "cretino, mia madre sta morendo e tu
te ne vieni fuori con queste sciocchezze?" , ma gli ho chiesto
educatamente "non capisco". Lui mi ha spiegato che visti i
tre gruppi
sanguigni
totalmente differenti e incompatibili fra di loro, era impossibile
che io fossi nato da loro. Mi sono alterato " dottore ascoltami,
non so niente di gruppi
sanguigni
, mia madre sta morendo , io
sono figlio loro senza discussioni, andiamo a cercare sto sangue".
Il medico che era mio amico, non mi ha più parlato e io
questo episodio l'ho messo in un angolino della mente.
Valse
uno di Shostakovic, l'angelo nero che danza e distrugge i vasi colmi
di sabbia che incontra nel proprio percorso. Come in un rapporto
amoroso, quando uno dei due tradisce , in maniera evidente eclatante
che tutti se ne accorgono, tranne la parte tradita che sa , capta ,
vede, percepisce, ma rifiuta l'evidenza. Poi quando questa evidenza
gli si spappola in faccia, cade dalle nuvole "non l'avei mai
detto".
L'omino
con il cappotto più grande di lui, con in mano la corona di fiori e
disperso, tramortito in mezzo ad una tempesta di neve.
Non c'è stato
tempo per pensare, dovevo lavorare, non volevo abbandonare la mia
vita, dovevo seguire i miei, dieci anni passati con il fiato in gola.
Quando i miei stavano meglio mi facevo raccontare
le loro storie di guerra, di dopoguerra, di gioventù, di miseria, di
voglia di vivere per
immaginare un futuro migliore. Storie sentite e risentite migliaia di
volte, ma ogni volta mi sembravano nuove. I loro ricordi, la loro
vita e si acquietavano. Con mio padre non ho avuto grandi rapporti ,
non belli, non brutti, non esistevo. Negli ultimi anni ci siamo
incontrati e riappacificati.
Non
sto a raccontare dei tanti episodi o imput che mi sono stati dati nel
corso della vita e che non ho mai colto, lo
devo per rispetto ai miei perchè come avevo detto a mia madre poche
settimane prima che morisse :" comunque siano andate le cose, io
sono tuo figlio e tu mia madre e basta"
.
Dicevo
che con mio padre ci siamo riappacificati gli ultimi anni, gli ultimi
anni non cancellano una vita, ma improvvisamente per mio padre sono
diventato importante e insostituibile e improvvisamente ha iniziato a
darmi quegli abbracci che mai mi aveva dato.
Pochi
giorni prima di morire , aveva le visioni, gli incubi, strani
personaggi popolavano la casa, aveva paura e voleva gli stessi vicino
e mi chiedeva di portarlo a casa. Eravamo già a casa. Pochi giorni
prima di morire, ero seduto vicino a lui : " tu non sei figlio,
sei molto di più, sei molto di più di tutto". La notte avevo
sognato, io piccolino, lui grande con il suo cappello, il cappottone,
una valigia in mano che lo accompagnavo in stazione perchè doveva
prendere il treno. Era silenzioso , rassegnato e continuava a starmi
vicino.
Con
la morte di mio padre, i tanti giorni al freddo all'obitorio,
la sepoltura camminando all'interno di muri di neve accatastata, le
situazioni fisiche di mia madre sono peggiorate tantissimo e
purtroppo anche diverse medicine sbagliate hanno contribuito al
crollo fisico psicologico e mentale. Mia madre ha iniziato a dire in
giro che lei aveva un segreto nella propria vita, ma che questo
segreto l'avrebbe portato con sè nella tomba, poi
tutte le volte che la portavo su al cimitero, in cima alla collina,
di fianco alla chiesa di Piavola, ha iniziato a raccontare
strane cose che mi inquietavano e mi ponevano interrogativi. Come
il racconto di un figlio, suo
e di mio padre,
nato morto , dopo già una figlia vissuta solo per una settimana. Non
avevo mai saputo nulla.
Da allora ho iniziato a fare domande, non volevo fare un processo a
mia madre, mi accorgevo che queste domande accumulavano dolore su
dolore. Ne ero consapevole, ma era più forte di me.
In
tutto questo un episodio divertente. Scendevo da Piavola verso
Cesena, ci fermano i carabinieri. Mia madre, bionda, bianchissima, lo
sguardo perso. I carabinieri guardano i miei documenti : " ma
lei è italiano?" - "si sono italiano" – "e da
Bergamo cosa è venuto a fare qua?"- "sono nato qua, abito
in provincia di Bergamo,ho accompagnato mia madre al cimitero" –
Chi è quella signora vicino a lei? - ( avevo dimenticato i suoi
documenti a casa) – "E' mia madre" - " voglio sapere
chi è quella signora. Signora chi è lei?" - "sono sua
madre", la cosa è continuata per tanto tempo e ad un certo
punto mia madre ha perso la pazienza e in dialetto gli ha detto "
sono sua madre, la vuoi capire si o no"
..................... continua
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