martedì 13 settembre 2016

No non sono stato adottato - parte seconda


......Quando era morto mio padre, la neve era tantissima e le persone morte in quel periodo venivano lasciate in obitorio dato che c'era il divieto di sepoltura. Siamo stati giorni con mia madre in questo grande obitorio, io e lei le uniche persone viventi, Dopo nove giorni siamo riusciti a dargli sepoltura. Avevo raccontato questa brutta avventura e una amica mi aveva inviato via mail la foto di un omino dentro un cappotto troppo grande. Questo omino teneva in mano una corona di fiori, rose rosse e attorno a lui tanta neve. Non so dove abbia trovato questa foto, ma rappresentava esattamente me. Sempre questa amica, aveva pubblicato sul suo profilo la foto di un gruppo di uomini anziani, in apparenza mongoli, seduti in fila su di una panca. Rivestiti di coperte e tutto era gelato. La neve, le coperte, i baffi le barbe, le ciglia. Il dolore assoluto, il dolore quando il freddo ha ormai il sopravvento.
La casa dove sono nato o comunque dove sono stato portato dal mio primo giorno di nascita, una casina piccola,  è situata a Piavola. I miei erano in affitto. Nei documenti io sono nato a Cesena, La casina però è da quella parte che appartiene al comune di Mercato Saraceno. Non ho dato mai molto peso dato che i parenti di mia madre e il fratello di mio padre abitavano prima del rigagnolo, quindi zona Cesena. Mettiamo che i miei fossero lì in maniera provvisoria , come poi è avvenuto e non avevano ancora cambiato i documenti, risultavano ancora essere dall'altra parte. Dovevo essere nato a Mercato Saraceno, invece nato a Cesena, ci sta.
Mia madre ha sempre raccontato la mia nascita non come una donna che partorisce, ma come una donna che assiste un'altra donna nel momento del parto. Avrei dovuto essere battezzato, così come mia sorella, nata due anni prima di me e morta nel giro di una settimana nella chiesa di Casalbono, dove si erano sposati i miei genitori e dove erano stati battezzati , oltre mia sorella, anche i miei cugini. Quando poi ho iniziato a fare delle ricerche ho scoperto di essere stato battezzato a Piavola, il 2 di settembre. Nato il 28 o 29 di agosto, battezzato il 2 di settembre. Dicono che allora si faceva, battezzare il figlio pochi giorni dopo la nascita. Ci sta.
Dicevo che episodi strani hanno sempre accompagnato la mia vita, episodi a volte tragici , a volte bizzarri. Mi hanno sempre raccontato (io non riesco a ricordare nulla fino ai cinque anni di età) che un giorno, mia madre era andata con me a trovare i suoi, una casa in cima alla collina, una strada ripida sterrata , neanche un centinaio di metri, arrivano due signore giovani, eleganti con macchina fotografica e volevano fotografare me. Dicevano per la pubblicità di una marca di biscotti. Pochi anni dopo la guerra e la bellezza non poteva essere un bambino magro e io ero proprio grosso. Il simbolo della salute e della prosperità. Ma che due donne eleganti, con le scarpettine con i tacchi, arrivino da Forlì e fare a piedi una polverosa strada sterrata in salita per cercare un bambino per una foto di pubblicità è quantomeno bizzarro. Infatti so che mia madre si era rifiutata di farmi fotografare ed erano arrivati i suoi parenti per allontanare le due donne.Un altro episodio di cui ho sempre saputo, mio padre poco dopo la mia nascita era andato a lavorare in Belgio, più che un lavoro sembrava una fuga, ed erano entrati in casa nostra due carabinieri ( mia madre ha sempre detto che non erano carabinieri, ma due delinquenti vestiti da carabinieri), non ho mai saputo bene cosa sia successo, ma so che loro, forse chiedevano dei soldi che non c'erano, avevano minacciato mia madre di portarle via il bambino, io. Credo l'abbiano anche menata e qui sono arrivate in soccorso tutte le donne del vicinato che hanno sempre voluto un bene immenso a mia madre e sono riuscite a cacciare gli intrusi.
Quando sono nato, non era presente nessuno dei parenti dei miei, nè la madre nè la sorella di mia madre, neanche la moglie del fratello di mio padre, tutti abbastanza vicini e legatissimi fra di loro. Dopo un mese una cugina di mia madre era venuta a trovarci e io ero così scuro, tanti capelli nerissimi che lei aveva esclamato :"fortuna è finita la guerra, altrimenti avrei detto che era figlio di un marocchino". 
In effetti se riguardo le foto di quando avevo pochi mesi , più che al classico bambino romagnolo, assomigliavo ad un classico bambino cicciotto, non marrocchino, ma della mongolia. Anche adesso, d'estate, se prendo il sole, divento così abbronzato che poi la polizia mi ferma per chiedermi i documenti.
Quando tu nasci e cresci non dai importanza al colore della tua pelle, dei tuoi capelli, dei tuoi occhi. Sei tu, sei così. Neanche ti interessa l'altezza o il colori di capelli o di occhi dei tuoi genitori o dei tuoi parenti. Sono così e basta, ci cresci assieme , sei voluto bene, il resto non interessa. Solo da adulto mi sono accorto realmente come mia madre avesse la pelle chiarissima , i capelli castano chiari e gli occhi verdi. Solo da adulto mi sono accorto che mio padre, scuro di capelli, aveva gli occhi più chiari dei miei e la barba rossiccia e che era molto alto. Solo da adulto mi sono accorto, anche se mi hanno sempre detto che sono uguale uguale a mia madre, di non avere niente in comune , come tratti somatici, con nessuno dei miei parenti. E sono tantissimi.
Cambio di casa dopo cambio di casa i miei sono andati a vivere a Cesena. Non so che età avessi, forse 4 forse 5 anni. Fin da piccolo sono sempre stato blindatissimo, mai lasciato solo e di tutti questi posti delle colline ho conosciuto praticamente solo Piavola. Solo due anni fa quando ho iniziato le ricerche mi sono accorto di queste colline bellissime che profumano di terra , di mare e di montagna, solo due anni fa mi sono inerpicato lungo i borghi fino alla montagna, la dove nasce il tevere che una volta era zona toscana. E mi sono innamorato di questi posti che non avevo mai visto se non nei racconti dei miei.
I miei genitori avevano poco più di vent'anni quando si sono trasferiti a Cesena, ma non si sono mai considerati di città e per loro questi paesi in cui avevano vissuto, erano diventati ormai qualcosa di mitico, le loro radici mai abbandonate. E quando c'è la malinconia per un posto , si parla spesso di questo posto e si raccontano le vicende che hanno dato linfa a questo posto. Mi parlavano spesso della guerra, soprattutto quando erano diventati più anziani.
Se si prende la E45 da Cesena verso Roma, sulla destra i paesi di cui parlavo, sulla sinistra altre colline forse ancora più belle che si allungano verso il mare e verso le Marche. Nomi strani dei paesi: Roncofreddo, Sogliano sul Rubicone dove fra le tante cose c'è il famoso formaggio di fossa, Montecodruzzo. Mio padre era di Montecodruzzo e dato che erano tantissimi e molto poveri, i due figli più piccoli, mio padre e sua sorella, erano stati mandati a vivere, in età molto giovane, dai due fratelli più grandi. Mio padre da suo fratello Giovanni, detto Vanin, che si era sposato con una ragazza del mulino di sotto, poco prima di Piavola. Loro su a Montecodruzzo, erano i contadini del prete, diverse volte mio nonno l'ha cacciato inseguendolo con il forcale. Dei racconti di guerra a Montecodruzzo, mio padre , allora bambino, parlava sempre divertito che una volta erano arrivati i tedeschi e avevano razziato il bestiame, poi gli inglesi che si erano nascosti nella cantina dove c'erano le bottiglie di vino. La mattina questi inglesi erano così ubriachi che hanno iniziato a ridere, a spogliarsi e a girare nudi nel cortile.
Più forti , potenti e devastanti i ricordi di mia madre. Ma quello che a me affascinava maggiormente erano i racconti del dopoguerra e delle persone.
C'era un uomo, dato per disperso in Russia. Un giorno, una domenica, erano tutti a messa – la chiesa di Piavola non è in paese, ma in cima ad una collina, con il cimitero, la casa del prete e le vecchie scuole elementari – arriva di corsa qualcuno annunciando che l'uomo dato per disperso in Russia era vivo e stava arrivando da Borello verso Piavola. Tutta la chiesa improvvisamente si è svuotata e tutti con in testa la moglie dell'uomo dato per disperso, hanno iniziato a correre per arrivare alla strada che portava a Borello. Man mano loro scendavano , si passava voce, le persone uscivano dalle case e si aggiungevano a questo corteo. Da Borello nel frattempo, man mano l'uomo avanzava , si aggregavano dietro di lui tutte le persone che incontrava per strada. Ad un certo punto i due cortei si sono incrociati e c'è stato un abbraccio, un pianto e una risata collettivi.
Oppure ero affascinato dai tanti racconti , sempre dopoguerra e a cavallo degli anni 50, delle ripicche, delle vendette, degli strascici della guerra o le tante storie o storiacce di donne e di uomini. Mai raccontate con malizia o pettegolezzo, ma sempre con enorme rispetto. La donna allora era poco più che schiava e la donna che aveva un figlio fuori dal matrimonio o una storia fuori del matrimonio, veniva cacciata e trattata come una prostituta. Molto hanno fatto anche i preti. Quindi il neonato trovato in un fossato vicino a Casalbono. La donna rimasta vedova con figli piccoli e uno sul momento di nascere, così povera da non sapere come mantenere i figli, che si butta disperata da un burrone con la speranza che qualcuno potesse avere pietà per i figli. La donna che durante la guerra si era fatta un amante e quando il marito era tornato, lo ha ammazzato. Tutti racconti che non riguardano Piavola, perchè per mia madre a Piavola erano praticamente tutti perfetti, ma il triangolo geografico di cui ho parlato all'inizio. Ci pensava però mio padre a smantellare la perfezione. Oppure la ragazza un pochino irrequieta e con diverse frequentazioni, qualche aborto e una figlia già abbandonata, era rimasta ancora incinta e nel momento cruciale aveva preso la bicicletta ed era fuggita a partorire all'ospedale di Cesenatico. Sono chilometri. Dicono avesse avuto due gemelli che poi ha abbandonato all'ospedale e mai riconosciuti. Dicono anche che poi sia fuggita , subito dopo il parto, per tornare a casa e per strada, i chilometri sono tanti ed era estate, sia svenuta innumerevoli volte. Come i miei potessero sapere che lei era andata a Cesenatico, che avesse avuto due gemelli, grossi , belli e sani, questo non l'ho mai capito. Comunque era la cugina di mia madre.
Ho rivisitato, riportato alla memoria , quasi sezionato, queste e tante altre storie quando due anni fa è iniziata la mia ricerca.
No, non sono stato adottato.
In ogni caso di tutte queste storie, quelle che ho potuto verificare, non tornavano i conti , nel senso di date che potevano riguardare me. Mia madre ha sempre avuto problemi di salute, mio padre no, sempre sano come un pesce. Ma arrivati alla pensione hanno cominciato a cambiare , le malattie hanno cominciato ad essere tante e pesanti e gli ultimi dieci anni della loro vita sono stati un calvario doloroso.
Era successo circa dieci anni fa che un ricovero urgente e una operazione molto grave,mia madre sia andata in coma e avesse avuto bisogno di sangue. Il suo gruppo sanguigno raro e il sangue non si trovava. Arriva trafelato il medico da me e mi chiede che tipo di sangue avessi, poi mi chiede il tipo di sangue di mio padre, poi si blocca, mi guarda e perentorio : tu non puoi essere loro figlio. Mia madre era in coma e io ho pensato "cretino, mia madre sta morendo e tu te ne vieni fuori con queste sciocchezze?" , ma gli ho chiesto educatamente "non capisco". Lui mi ha spiegato che visti i tre gruppi sanguigni totalmente differenti e incompatibili fra di loro, era impossibile che io fossi nato da loro. Mi sono alterato " dottore ascoltami, non so niente di gruppi sanguigni , mia madre sta morendo , io sono figlio loro senza discussioni, andiamo a cercare sto sangue". Il medico che era mio amico, non mi ha più parlato e io questo episodio l'ho messo in un angolino della mente.
Valse uno di Shostakovic, l'angelo nero che danza e distrugge i vasi colmi di sabbia che incontra nel proprio percorso. Come in un rapporto amoroso, quando uno dei due tradisce , in maniera evidente eclatante che tutti se ne accorgono, tranne la parte tradita che sa , capta , vede, percepisce, ma rifiuta l'evidenza. Poi quando questa evidenza gli si spappola in faccia, cade dalle nuvole "non l'avei mai detto".
L'omino con il cappotto più grande di lui, con in mano la corona di fiori e disperso, tramortito in mezzo ad una tempesta di neve. 
Non c'è stato tempo per pensare, dovevo lavorare, non volevo abbandonare la mia vita, dovevo seguire i miei, dieci anni passati con il fiato in gola. Quando i miei stavano meglio mi facevo raccontare le loro storie di guerra, di dopoguerra, di gioventù, di miseria, di voglia di vivere per immaginare un futuro migliore. Storie sentite e risentite migliaia di volte, ma ogni volta mi sembravano nuove. I loro ricordi, la loro vita e si acquietavano. Con mio padre non ho avuto grandi rapporti , non belli, non brutti, non esistevo. Negli ultimi anni ci siamo incontrati e riappacificati.
Non sto a raccontare dei tanti episodi o imput che mi sono stati dati nel corso della vita e che non ho mai colto, lo devo per rispetto ai miei perchè come avevo detto a mia madre poche settimane prima che morisse :" comunque siano andate le cose, io sono tuo figlio e tu mia madre e basta"
 Dicevo che con mio padre ci siamo riappacificati gli ultimi anni, gli ultimi anni non cancellano una vita, ma improvvisamente per mio padre sono diventato importante e insostituibile e improvvisamente ha iniziato a darmi quegli abbracci che mai mi aveva dato.
Pochi giorni prima di morire , aveva le visioni, gli incubi, strani personaggi popolavano la casa, aveva paura e voleva gli stessi vicino e mi chiedeva di portarlo a casa. Eravamo già a casa. Pochi giorni prima di morire, ero seduto vicino a lui : " tu non sei figlio, sei molto di più, sei molto di più di tutto". La notte avevo sognato, io piccolino, lui grande con il suo cappello, il cappottone, una valigia in mano che lo accompagnavo in stazione perchè doveva prendere il treno. Era silenzioso , rassegnato e continuava a starmi vicino.
Con la morte di mio padre, i tanti giorni al freddo all'obitorio, la sepoltura camminando all'interno di muri di neve accatastata, le situazioni fisiche di mia madre sono peggiorate tantissimo e purtroppo anche diverse medicine sbagliate hanno contribuito al crollo fisico psicologico e mentale. Mia madre ha iniziato a dire in giro che lei aveva un segreto nella propria vita, ma che questo segreto l'avrebbe portato con sè nella tomba, poi tutte le volte che la portavo su al cimitero, in cima alla collina, di fianco alla chiesa di Piavola, ha iniziato a raccontare strane cose che mi inquietavano e mi ponevano interrogativi. Come il racconto di un figlio, suo e di mio padre, nato morto , dopo già una figlia vissuta solo per una settimana. Non avevo mai saputo nulla. Da allora ho iniziato a fare domande, non volevo fare un processo a mia madre, mi accorgevo che queste domande accumulavano dolore su dolore. Ne ero consapevole, ma era più forte di me.
In tutto questo un episodio divertente. Scendevo da Piavola verso Cesena, ci fermano i carabinieri. Mia madre, bionda, bianchissima, lo sguardo perso. I carabinieri guardano i miei documenti : " ma lei è italiano?" - "si sono italiano" – "e da Bergamo cosa è venuto a fare qua?"- "sono nato qua, abito in provincia di Bergamo,ho accompagnato mia madre al cimitero" – Chi è quella signora vicino a lei? - ( avevo dimenticato i suoi documenti a casa) – "E' mia madre" - " voglio sapere chi è quella signora. Signora chi è lei?" - "sono sua madre", la cosa è continuata per tanto tempo e ad un certo punto mia madre ha perso la pazienza e in dialetto gli ha detto " sono sua madre, la vuoi capire si o no"
..................... continua

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