“non è stato il freddo la cosa
peggiore” è lo spettacolo che Marco Zappalaglio , Marco Ravasio e
Raffaella Matta hanno dedicato alla memoria. Sabato a Romanengo,
martedì a Calcio. Io risulto come regista, in realtà ho dato solo
qualche occhiata alle prove e il merito va unicamente a loro. Voce
recitante e due violoncelli da pelle d'oca. Lo dico tutti gli anni,
siamo stati una delle primissime realtà ad avere pensato anche al
teatro per la giornata della memoria. Non è un merito. Nel
tempo e in giro sono arrivate anche diverse speculazioni, ma è cosa
secondaria, l'importante che questa giornata sia via via patrimonio
di tutti. Ogni anno cerchiamo di viverlo in maniera diversa, anni fa
oltre ad uno spettacolo , poi avevamo voluto la proiezione del film
“Amen”. Polemiche a non finire da quella parte politica che ci
ha sempre attaccato. Secondo me “Amen” non è mai stato un film
contro la chiesa, ma una denuncia di chi anche nella chiesa, non ha
visto, non ha sentito, e soprattutto ha collaborato. L'inizio del
film era un pugno allo stomaco: parata nazista e alcuni ragazzini con
handicap che correvano incoscienti al ritmo delle musiche. Gli stessi
ragazzini poi fatti fuori per l'inizio della selezione della razza.
La giornata della memoria per me è la giornata della vergogna di chi
nel nome di una razza , di un dio, di non so quale ideale ha
perpetuato dei massacri incredibili con il silenzio e la complicità
di troppi. Allora e oggi. Se uno ha tempo e voglia , c'è questo
librone che è “Kalendarium”: è la cronistoria certosina, giorno dopo giorno, dei numeri di Auscwitz dal 1939 al 1945. Senza commenti,
solo numeri e nomi. Nulla di inventato, ma dai registri ufficiali.
Stai male. La Shoah, il genocidio , ha riguardato il popolo ebraico.
Fra i 5 e i 6 milioni di persone sterminate, i numeri parlano. Questo
credo non si debba dimenticare, neanche oggi, mai. Perchè questione
primaria e principale della selezione della razza era l'idea dello
stermino totale del popolo ebraico e del furto dei loro beni. Non
bisogna neanche dimenticare che oltre la Shoah erano stati
calendarizzati anche altri stermini di diverse tipologie di persone e
di nazionalità. Neanche bisogna dimenticare le varie nazioni alleate
e la loro collaborazione. La propaganda: guardare i filmati
dell'epoca sulle varie adunate, i vari proclami , la scorrettezza
delle informazioni e la teatralità di chi aspira ad ergersi a dio.
Non ci sono solo i tedeschi, non è responsabilità solo dei tedeschi
perchè tanti altri sapevano , li hanno appoggiati e poi anche
aiutati a fuggire. Rastrellamenti e leggi razziali ci sono stati
anche in Italia e credo soprattutto in questi periodi sia utile non
dimenticarlo. Mi vengono in mente alcune immagini di racconti di mia
madre. Le donne obbligate in fila , obbligate anche se poi la
propaganda mostrava donne felici esultanti, a dare l'anello o le cose
d'oro che possedevano, i bambini e le bambine come allora mia madre,
costretti ad indossare delle divise al primo arrivo di un capetto o
di donna Rachele. Mi vengono in mente i cugini di mia nonna, un prete
e un frate, seviziati, spogliati, violati, unghie , lingua e occhi
strappati. Corpi che mia nonna, seguita di nascosto da mia madre poco
più che bambina, aveva dovuto raccogliere e riconoscere. Mi vengono
in mente le varie delazioni, le tante botte che mia madre ha preso e
poi ancora i fascisti, i partigiani, i finti partigiani e le persone
mai più ritornate dal fronte. E le rese dei conti che hanno
continuato fino ai primi anni 50 quando i fascisti sembravano
definitivamente scomparsi. E la storia ci insegna come non fossero
scomparsi. La follia di una guerra, la follia della
guerra e la tanta follia di tanti squilibrati che riescono ad
ubriacare dei popoli ad uso e consumo del loro potere e della loro
ricchezza. Settanta anni, mai più guerre, mai più massacri. Solo
parole: quante guerre, massacri, genocidi in questi settanta anni?
Quanta follia spesso nel nome di una finta pace, o di un dio, quanti
soldi e vendita di armi dietro ai discorsi. Quanta ignoranza e voglia
di non sapere e vedere. Fra le testimonianze, reali, che Marco
racconta, c'è anche la storia di un signore francese che alla età
di 16 anni era stato arrestato dalla gendarmeria perchè ritenuto
omosessuale. E chiedo scusa ai vari partecipanti ai convegni su come guarire gli ammalati,
chiedo scusa a chi si nasconde dietro la propria nullità per gridare
culattone , chiedo scusa ai sentinelli in piedi : ho usato e osato la
parola omosessualità. Questo ragazzo , 16 anni, viene arrestato, gli
avevano rubato un orologio e hanno arrestato lui. Sempre 16 anni
deportato poi, perchè sospettato di omosessualità, in un campo di
concentramento. Violentato e seviziato da avere poi i segni e
problemi per tutta la vita. Di fronte a lui e ad altre persone in
fila, hanno portato un ragazzo, il suo amico, lo hanno spogliato e
poi fatto sbranare dai cani. Patetico? No, solo uno dei tanti
episodi, tantissimi. Ma non ci sono solo gli ebrei,gli stranieri, i
polacchi, i sediziosi, gli omosessuali, i testimoni di Geova, gli
zingari. Tempo fa avevo visto un servizio televisivo in cui parlava
una donna. Una che in tarda età aveva scoperto che sua madre era
stata una delle tante “puttane” (parole di questa donna) del
reich. Nel nome della selezione della razza, tante donne, rigidamente
catalogate, ispezionate e analizzate, diventavano o per loro scelta o
non sempre per loro scelta, le “puttane” di altrettanti maschi
rigidamente catalogati e controllati, per fare nascere questa “razza”
superiore. Questa donna che raccontava, era stata uno dei tanti figli
concepiti da questo delirio e quando lo aveva saputo aveva cercato di
ammazzarsi. Ecco, parlare di Shoah, non è essere comunisti,
anticlericali, omosessuali. Non è fare propaganda e via via, è solo
cercare di non dimenticare . È solo cercare , nel proprio piccolo,
di fare migliore questo presente sempre più cupo e sempre più
piccolo. Volevo parlare dei miei laboratori che stanno andando molto
bene, volevo parlare del mio cane che in questo periodo sente il
calore delle femmine e mi sta tirando scemo, volevo parlare delle mie
tante sciocchezzine, ma mi sono lasciato trasportare
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