giovedì 27 febbraio 2014

una folata di vento che mi abbracci e mi dica ciao

Dico: faccio una scappata veloce, vabbè tre giorni la settimana sono sempre giù. Però era l'anniversario della morte di mio padre, sapevo che mia madre era in crisi più del solito, dico facciamoci ancora altri 300 e 300 chilometri. Poi la notte mia madre è stata male, pronto soccorso. Ormai una volta al mese. Dicono che sono problemi legati alla pancia, c'è un casino di patologie, solite cose che una volta al mese mi sento dire. Non menate, situazioni sempre gravi e al limite. Dicono qua non c'è posto la ricoveriamo in una casa di cura privata. Cerco di oppormi, già qualche mese fa , altra casa di cura, l'hanno tenuta li senza fare niente, no casa di cura mi rispondono, fanculo. Pratiche usuali, dicono alla sera abbiamo poco personale occorrerebbe la presenza di una persona. Di solito le notti per i miei, dopo rapporti disastrosi con le varie badanti notturne, le ho sempre fatte io, ma in questo periodo , come si dice in Romagna, sono a terra da fagioli. E vai per la badante che comunque è la signora che viene già a casa per qualche ora al giorno. Praticamente una qualche flebo per disidratare, faccio notare che mia madre non mangia praticamente più, mi dicono : siamo noi i medici. Il secondo giorno ricoverano, nel letto vicino, una signora altissima completamente strafatta. Poi abbiamo fatto amicizia, una puttanona russa ex modella ancora piacente, una di quelle avventuriere pericolose così come si legge nei feilleton. Sposata non so quante volte, un patrimonio immenso dissipato, tantissimi fidanzati, non ho capito quanti figli dati in affido non ricordava neanche a chi, ormai senza fissa dimora e senza amanti, salvo qualche vecchietto che la sera le portava il vino. Ormai la sua professione i tentativi di suicidio e il ricorso agli assistenti sociali. Mi stava simpatica, anche se consapevole una donna del genere meglio tenerla lontana. Una sera il suo amico vecchiotto le ha portato del vino ( il tavernello in busta) , lei prima ne ha sorseggiato voluttuosa un piccolo sorso nel bicchiere che era di mia madre, poi due piccoli sorsi. Dopo un'ora era attaccata al cartone e aveva finito il vino. Dopo una settimana dico ai medici “se tenete qua mia madre senza farle neanche un esame e in attesa che muoia, tanto vale che la porti a casa a morire nel suo letto”. Questo di sabato. Fortuna nel frattempo Marco mi aveva portato giù il cane che è stato la mia salvezza. Il lunedì mia madre inizia ad accusare dolori lancinanti, poi la sera improvvisamente il cuore smette di battere, poi riprende , sta donna  in coma. Chiamo il pronto soccorso, arrivo di ambulanza, fortuna un infermiere che capisce subito il problema, poi i medici e poi di corsa in ospedale. Nei giorni precedenti il cane era stato adorabile, lo è ancora, cioè è il mio cane. Forse memore della volta che stava male e mia madre aveva preso una coperta e si era sdraiata a terra accucciata a lui, le è sempre stato vicino , sdraiato nel letto di fianco a lei. Con grande delicatezza. E' un po' stressato, gli mancano gli ampi spazi e le corse lungo il fiume, pure a me, comunque quelle quattro ore di camminata e corse al giorno , pur con i salti mortali, sono sempre riuscito a garantirgliele. Quello che non riuscirò mai a capire dei cani, è che quando sono in giro e vedono un altro cane, sembra non ne abbiano mai visto uno. Per ritornare all'ospedale, dopo diversi consulti fra di loro , mi chiamano i medici e iniziano a sgridare con me. Per i troppi farmaci che prende mia madre. Ma cazzo glieli avete dati voi e fortuna che io avevo dimezzato le dosi. Conclusione , prolungata intossicazioni da farmaci ed in specifico dalla digitale contenuta in uno di questi. Tre giorni per disintossicarla e poi via , pacemaker e raddoppio di medicine. Quello che mi fa rabbia dei medici è che a forza di specializzarsi in un settore, tendono a dimenticare che la persone non è solo un cervello, o uno stomaco, o dei reni, o un cuore. E' l'insieme di queste cose. Alla casa di cura avevo detto, guardate che sta donna ha dei grossi problemi di cuore e  di testa a volte, mi hanno risposto che non ci potevano fare niente. Ora è allettata e mangia poco o niente, anche se non ci sarebbero motivi per continuare a dormire e a mangiare poco o niente. E' la paura, si questo si, però una donna di 85 anni che negli ultimi 20 anni ha subito più di quindici operazioni devastanti e tutte da patologie capite poco prima del danno irreversibile ( sembra strano , ma su mia madre i medici hanno sempre sbagliato diagnosi, poi va in coma ed improvvisamente la soluzione) Fortuna ho trovato medici in gamba, ma sempre e solo all'ultimo momento. Dicevo una donna di 85 anni con tante operazioni alle spalle e tante patologie rimaste, ormai con un equilibrio nervoso fragilissimo, a cosa servono tutte le tante medicine che ancora deve prendere? Le salvano la vita, mi rispondono. Siamo sicuri? I veleni che salvano la vita poi si depositano e creano altri problemi. Il pacemaker è relativamente una sciocchezzina, dicono, per mia madre è stato devastante, oltre l'idea di avere ancora qualcos'altro di estraneo dentro il corpo. E' chiaro che una persona si cerca di farla vivere il più possibile, però un cardiologo, come un chirurgo o un ortopedico o quale altra specializzazione, se gli dici “ha presente tutto il resto?” non ti può rispondere “ io le sto salvando il cuore”. Ho molti amici medici che stimo tantissimo, conosco medici straordinari ( ne conosco altrettanti bbbrrrr) così come le persone della nostra società. E ho l'impressione che non i medici, ma tutta la nostra società si stia perdendo a cercare di curare un particolare senza più avere la capacità di considerare o vedere l'insieme. Morale della favola , ormai è un mese che sono a Cesena senza la possibilità di potermi spostare ad esclusione dei girettini con il mio cagnotto che mi sembra sempre piccolino e tutti mi dicono dio quanto è grande. Sono fortunato ad avere il carattere che ho, perchè si incazzature e demoralizzazioni ci sono, e anche stanchezza infinita, però mi passano nel giro di poche ore. Da piccolo i miei, ad esclusione delle case di parenti , dispersi fra le montagne, colline mare pianura delle province di forlì cesena rimini e ravenna, non mi hanno mai portato da nessuna parte. Mi accorgo ora che conosco pochissimo di queste colline e montagne che mi stanno affascinando molto più della città in cui non mi sono mai sentito a casa. Ho anche scoperto che non sono nato esattamente dove mi è sempre stato detto e ho anche scoperto tante altre cose e ho deciso di interrompere una ricerca che mi stava e mi sta ossessionando. Non è il momento ora, poi si vedrà. Mi piacerebbe un giorno di primavera o d'estate prendere la macchina e girare lungo queste colline e montagne così care ai corridori di bicicletta. Tanti posti sentiti raccontare, alcuni ormai anche abbandonati e che non ho mai visto. Io che sono sempre fuggito e che spero di fuggire ancora, avrei bisogno ora di riappacificarmi con questi luoghi la cui storia e il cui vissuto fanno comunque parte di me. Non ho nulla da trovare o da cercare, solo una “folata” di vento che improvvisamente mi abbracci e mi dica ciao. Un amico, un poeta della valle di Cembra, aveva scritto sul suo facebook : “ la morte non fa parte della vita, la morte è la fine della vita”. In questi 20 e passa anni di ospedali dei miei, di gente morire ne ho vista tanta. Sono morti tantissimi parenti e tanti amici e allora tutte le volte che posso, dico che bello ancora un'altra giornata. Mi manca molto la mia vita che poi alla fin fine non so qual'è, non quella che avrei voluto, ma quella che vorrei. Ma la vita di una persona , piaccia o non piaccia, è quello che questa persona sta vivendo. Marco è stato un grande amico, non solo mi ha portato il cane che mi mancava in maniera incredibile, ma è anche ritornato e abbiamo parlato pure di lavoro. Volevo lavorare sul Sosia , volevo danzare, ma non ci riuscirei per la data che ci eravamo dato , quella in cartellone. Avevo voglia di danzare e ogni rinuncia la vivo come una sorta di sconfitta. Ho chiesto a Marco di coprirmi ancora qualche volta per il laboratorio. Qua non voglio rinunciare, non sarà il lavoro che mi ero prefissato, ma lavoro sarà. Poche persone, ma cui devo molto. Poi si vedrà. Nella mia testa sto progettando un casino di cose e ho, avrei, voglia di vivere. L'ultimo ricovero i medici hanno detto a mia madre “ signora suo figlio le ha salvato la vita”, lei ha risposto “ se aspettava io smettevo di soffrire e lui iniziava a stare bene”. Fanculo e grazie alla vita. Si una piccola folata di vento che mi abbracci e mi dica “ciao”.

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