lunedì 3 febbraio 2014

in questi giorni quasi di novembre e di deriva della nostra democrazia

Sempre a proposito che non riesco a tenermi dentro le cose che penso , ieri vedo un ragazzo, uno che gira con il cane e che ha grossi problemi di depressioni. Lui, non il cane. Non lo vedevo da un mese, ingrassato, ancora più cupo, gli chiedo “non è che stai prendendo degli psicofarmaci? “Si è agitato e ha iniziato a dire “ no, non sono messo ancora così male”. Comunque sicuro che sta prendendo dei farmaci. Mi fanno tenerezza queste persone ancora giovani che entrati in un qualche tunnel poi si arrabattano senza riuscire a trovare una via di uscita e che forse è solo lì a portata di mano. Giornate cupe quasi di novembre, più devo essere e sono attaccato ai miei doveri, più le voglie di fughe hanno voglia di concretizzarsi. Che non sono fughe, E' l'incipit che ho avuto da bambino, nato e cresciuto vicino a qualche fiume, i miei sempre a cambiare casa, mio padre sempre fuori per lavoro , mia madre spesso a seguirlo. Fughe e inseguimenti. Le estati posteggiato dagli zii in campagna, sulle colline romagnole. Poi il collegio per mia scelta, poi da ragazzo d'estate a lavorare al mare per mantenermi a scuola, non ho mai avuto un luogo in cui sentire quelle che gli altri chiamano radici. E ora che sto invecchiando, sento come obbligo pesante i miei doveri, cui peraltro non mi sono mai sottratto, di figlio. In questi giorni della memoria che sembra essere scomparsa, in questi giorni di deriva democratica e di bellicosi spiriti autoritari, mi è piaciuta molto una intervista di Moni Ovadia. Anni fa quando ancora non era il personaggio famoso e pubblico, veniva spesso a Romanengo, poi nel momento di passaggio, da artista sconosciuto alla notorietà, credo un piccolo attimo di sbandamento, c'è stato qualche episodio che ci ha allontanato. Poi è ritornato, grande, generoso, per una intera giornata fra Romanengo e Crema. E alla fine della serata, tutti, soprattutto lui, stremati, mi ha salutato con un sorriso e con un forte abbraccio. Si, un grande uomo. Mi ha telefonato un giovanotto per i razzismi duri e da denuncia che sta incontrando in internet, mi chiedeva consiglio, mi chiedeva cosa si può fare. Non lo so, attaccare brutalmente una persona perchè è nera, perchè è rom, perchè è donna, perchè è omosessuale perchè è... non lo so. Continuo a pensare che la scuola e la capacità di ragionamenti propri, siano fondamentali, ma forse non sono sufficienti. Ci sono paure e odi ancestrali, ci sono frammenti non ricuciti del proprio essere, come cani che si mettono ad abbaiare furiosamente alla luna. Ma l'abbaiare dei cani furiosamente alla luna non fa male a nessuno. In certi casi e con certe persone forse non serve il ragionamento, occorre la legge perchè fino a prova contraria l'istigazione all'odio razziale è reato. Io con la mia faccia da straniero, l'ho sempre detto e sempre raccontato, sono incappato in tanti episodi, diciamo non piacevoli. Non sono brutto, sporco e cattivo, sono pure italiano e ho pure una laurea, senza la lode, ma pur sempre centodieci. Oggi ripensando ad un po' di casini della mia vita , mi veniva da sorridere per il fatto che mio padre ha sempre vissuto come una disgrazia il fatto che io abbia studiato. Invidiava i suoi fratelli che avevano figli, tanti e senza tanti grilli per la testa, che a 15 anni a lavorare senza troppe menate. Non è mai stato orgoglioso di me, si vergognava un pochino per questo suo unico figlio fuori dalle regole. E quando qualcuno gli chiedeva se fosse vero che io ero laureato, rispondeva che lui non ne sapeva nulla. Oggi sono stato al cimitero, nascosto dalle nebbie quasi da montagna e mi sembrava che la sua foto mi sorridesse. Oggi, sempre sulle colline romagnole, ho chiesto ancora a mia madre di indicarmi la casa in cui sono nato. E lei ancora a indicarmi la piccola casettina di sasso, appena dietro al bar. Poi ho visto questa vecchiettina, mia madre, scendere a fatica dalla macchina, camminare a fatica a piccoli passi , doversi appoggiare a me per non cadere, e mi ha fatto tenerezza. Poi ho pensato che quali i segreti di lei e di mio padre o delle loro famiglie, non posso più cercare, sono cose che non mi devono riguardare. Ho sempre preteso rispetto per la mia vita e ho sempre combattuto le invadenze eccessive, oggi ho capito che anch'io non posso essere invadente per la vita dei miei e che comunque, per il fatto che sono nato e mi hanno cresciuto, anche se non mi sento a casa da nessuna parte , devo loro rispetto. Ecco, forse capire che le persone tutte, sono persone e come tali, hanno bisogno di rispetto, capire questa cosa elementare, potrebbe essere una buona cosa per iniziare a combattere i razzismi. Non sapevo che foto mettere,cos' ho messo la foto di Marco in prova per lo spettacolo "non è stato il freddo la cosa peggiore" mentre legge una delle tante allucinanti farneticazioni di Hitler

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