giovedì 9 luglio 2020

Brevissimo romanzo inutile di mezza pagina

PROLOGO: ieri su fb, parlavo di romanzi e il desiderio di trovarne uno con pochi personaggi, senza tanti pensieri e cortissimo, così ho deciso di scrivermelo da solo.

TITOLO
LA SPENSIERATEZZA DEL TOPO


Lui, il senza nome, socchiuse le finestre dato che faceva troppo caldo. Aveva fame e raccimolò dal frigorifero gli avanzi dei giorni precedenti.  "Sono ancora buoni, sono andati a male? boh!". Poi all'improvviso gli venne voglia di fare all'amore. In maniera pressante, come neanche si ricordava. Prese una birra gelata, andò in camera da letto e si spogliò. Poi si guardò "no fare l'amore ancora da soli no". Si dimenticò della birra, si rivestì - anche perchè nudo faceva un pò schifo - e si addormentò. Sognò mari in tempsta e fragili barchette allo sbando. Sognò lupi ululare alla luna e caprioli abbaiare in calore. Sognò montagne piene di neve che si scioglievano e diventavano fango. Sognò qualcuno che russava e si svegliò. Spostò le tende e andò al balcone. Lì, sul balcone di fronte, il vicino , grasso con la pancia all'aria e mutande che avevano visti tempi migliori, stava russando beato insaccato dentro uno sdraio troppo piccolo per lui. Un topo continuava a correre avanti e indietro cercando riparo dal caldo. Lui il senza nome, iniziò a battere le mani per  allontanare la bestia che continuava il suo avanti e indietro che sembrava una danza. Il vicino si svegliò, si grattò la dove le mutande un tempo erano state tali e :" cosa ghèt dè hardà pò, cojò " - "incùlet". Dall'altro lato , altro balcone, una grossa vecchia signora  infagottata in uno striminzito , una volta costume da bagno, con le cosce , la pancia e le tette che cercavano di scoppiare, continuava a farsi aria con un pezzo di cartone e continuava a ripetere come un mantra: "fa colt, fa colt, fa colt" - "pota". Il vicino si era riaddormentato e la pancia continuava ad andare su e giù seguendo il flusso del russare. La vicina con un mestolo si cospargeva di acqua. Il topo, dopo avere preso confidenza delle cosce, mutande e pancia del vicino , aveva inizato a danzare sulla ringhiera del balcone. Lui il senza nome, chiuse la finestra e ruttò. 

FINE del mio romanzo brevissimo e inutile

EPILOGO: 
traduzione on line dei pezzi in dialetto bergamasco a cura di Marco Zappalaglio

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